22 dicembre 2010

La passionaria Prestigiacomo resta nel Governo ma lascia il PDL?

Il ministro Prestigiacomo dopo aver subito l'ennesimo "sgarbo" parlamentare dai deputati del suo partito in lacrime annuncia:"Lascio il PDL vado nel gruppo Misto","Resto al Governo, finchè Berlusconi lo vorrà". Che romantica eroina!
Il fatto attesta il clima di tensione e difficoltà in cui è obbligato a muoversi questo Governo.
Il comunicato stampa di Anna Finocchiaro.

In tarda serata a palazzo Chigi si sono incontrati Letta, Cicchito e Prestigiacomo. Un comunicato di Letta parla di "spiacevole incidente"e"difetto di comunicazione". Non è chiaro se il Ministro abbia ritirato l'addio dal PDL.


Una vecchia esilarante intepretazione della Cortellesi:

Sono 10.000 le firme contro il bando della Villa Reale.

Sono state 10.000 le firme consegnate in Regione Lombardia dal movimento "La Villa Reale è anche mia" che chiede che sia ritirato il bando per concedere ad uso privato per trent'anni il monumento storico identità culturale del nostro territorio.

Il commento dei nostri consiglieri regionali PD :

«Quello che è stato paventato è che questo intervento rischia di essere insostenibile per la Villa, sia per le modalità d’intervento, che ne stravolgerebbero le caratteristiche trasformandola in un business park o peggio ancora in un luna park, sia perché non si tratta di un’operazione vantaggiosa dal punto di vista economico. - ha affermato il consigliere Enrico Brambilla - L’impegno mio e del collega Pippo Civati è quello di trasformare questa iniziativa in una mozione da presentare in Consiglio subito dopo le vacanze natalizie affinché la questione venga discussa in aula. E’ necessario che la Regione, che è un partner di peso nella gestione della Villa, torni sui propri passi e pensi ad un nuovo intervento».

«Questo bando è la sintesi della politica di privatizzazione della destra – ha tuonato il consigliere Giuseppe Civati - Un meccanismo di appalto che trasforma la Villa in un centro commerciale. Bisogna dare alla Lombardia la sua reggia, come accaduto in altre regioni italiane».

La nota del mattino del 22 dicembre 2010

1. L’OCCUPAZIONE NON RIPARTE, LA REALTA’ IRROMPE NELLA FAVOLA DEI MIRACOLI BERLUSCONIANI.
I dati dell’Istat ogni tanto riescono a riportare l’attenzione dei media sulla realtà, rompendo lo scenario di cartapesta costruito attorno alla favola del paese dove tutti sono contenti, come nella pubblicità delle televisioni commerciali. Questa volta i dati riguardano il lavoro, tema centrale della crisi. Il Messaggero: “Torna a crescere la disoccupazione ad ottobre. Con un balzo all`8,7%. Il tasso più alto dall`inizio delle serie storiche dell`Istat, ovvero dal gennaio del 2004…. I più colpiti continuano ad essere i giovani e le donne del Mezzogiorno, oltre un under 25 su 3 è, infatti, senza lavoro. Cifre che per il segretario generale della Cgil, Camusso, sono davvero «allarmanti» perché siamo in una situazione molto difficile. Sulla stessa linea anche gli altri sindacati, dalla Cisl alla Ugl. Mentre il ministro Maurizio Sacconi sottolinea come la rilevazione trimestrale rimanga sotto la media europea”.

2. FIAT, L’ULTIMATUM DI MARCHIONNE RIGUARDA TUTTI.
IN GIOCO IL TEMA DI CHI RAPPRESENTA I LAVORATORI.
L’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ieri è stato chiaro: si può raggiungere un accordo e si può fare pure il referendum. Ma se nel referendum l’intesa non prende almeno il 51 per cento dei voti, è finita. La Fiat va via. John Elkann, capo della famiglia Agnelli, ha chiarito sempre ieri che le radici della Fiat sono in Italia ma che “questo non può precludere il futuro della Fiat”. Perfino la Confindustria si sente messa all’angolo, come rivela un articolo pubblicato oggi da Il Foglio con il titolo: La Fiat sbaglia (quasi) tutto. “Per il dg di Confindustria, Galli, l`offensiva di Marchionne sulle regole suscita solo conflitti: prima investa. Un modello americano non esiste, meglio`seguire la strada tedesca. "Non siamo per nulla timidi - dice il direttore generale della confederazione degli industriali in una conversazione con il Foglio…..Il protocollo del 2009 sui livelli di contrattazione ha impostato un cambiamento radicale delle relazioni industriali. Con le cosiddette deroghe, a livello aziendale si può modificare qualunque aspetto del contratto nazionale di lavoro, tranne i minimi contrattuali e le norme di legge"…Il punto vero, fa notare nell’articolo de Il Foglio Gianpaolo Galli è il tema della rappresentanza: “il Lingotto punterebbe a modificare l`intesa che consente a tutti i sindacati che superano la soglia del 5 per cento di formare le Rsu. In pratica le Rsu sarebbero concesse solo ai sindacati firmatari dei contratti: quindi la Fiom, che non ha firmato quello dei metalmeccanici, non avrebbe più rappresentanze all`interno degli stabilimenti”. E questo non sta bene nemmeno alla Confindustria: “Confindustria sta dalla parte di Fiat. Ne condivide le richieste sostanziali: orari, turni, straordinari e soprattutto rispetto degli accordi. Per quello che riguarda le regole della rappresentanza, riteniamo che la strada da percorrere sia quella di un accordo con tutte le organizzazioni sindacali. Questo è l`unico modo per garantire l`efficacia degli accordi sottoscritti".

3. UNIVERSITA’: LA RIFORMA SBAGLIATA CHE PIACE ALL’ESTABLISHMENT. GOVERNO E DESTRA FANNO PASTICCI IN PARLAMENTO.
Su Il Corriere della Sera ennesimo articolo in prima pagina di Francesco Giavazzi a favore della riforma Gelmini, che per lo stesso economista “non è certo perfetta” e che è un guscio vuoto senza le misure di attuazione. Giavazzi punta il dito contro il governo per non aver dialogato con gli studenti e, pur di bilanciare questa affermazione, accusa il Pd di non aver fatto proposte alternative. Le proposte invece ci sono state e ci sono. Ma il governo ha pervicacemente inseguito queste norme che il vicepresidente del gruppo Pd al Senato, Luigi Zanda, ha definito significativamente in un’intervista a La Repubblica “per ricchi”, come molte altre cose fatte da questo governo: ”La riforma prevede il taglio delle borse di studio, favorendo i figli dei ricchi, ed elimina l`autonomia degli atenei dando il potere regolamentare al governo. Per non parlare degli assurdi incentivi ai residenti per farli rimanere nell`università vicina». Perché la maggioranza ha tanta fretta di approvare questo ddl? «Pensano che portare in porto subito questa legge sia un merito, invece norme così delicate che riguardano il futuro del nostro Paese andrebbero discusse e approfondite».
Proprio la fretta e il disprezzo per le regole ed il Parlamento, ieri ha condotto il Senato sull’orlo del disastro. La presidente di turno, la leghista Rosi Mauro, infastidita dal dibattito suscitato dall’opposizione, ha cominciato a far votare velocissimamente gli emendamenti, finendo per darne per approvati anche quattro dell’opposizione. Il video di questa fase concitata è finito su Youtube ed ha fatto il giro d’Italia in un attimo. Il presidente del Senato, Renato Schifani, al termine di un lungo dibattito sulle procedure ha imposto che si rivotasse tra le proteste durissime dell’opposizione.
Oggi le manifestazioni annunciate dagli studenti si svolgeranno dunque anche alla luce di questo scontro parlamentare. Su L’Unità Emanuele Fiano, deputato del Pd e responsabile del forum sicurezza, oggi racconta l’incontro organizzato presso la sede nazionale del Partito Democratico tra i rappresentanti delle forze dell’ordine ed i rappresentanti degli studenti, a dimostrazione che chi vuole lavorare per il dialogo, lo fa e ci riesce.

4. PASSATA LA PAURA, BERLUSCONI STRAPARLA DALLA SUA TV, ANNUNCIA CENTRALI NUCLEARI MAI ESISTITE, ATTACCA I MAGISTRATI E PUNTA AL NUOVO OBIETTIVO: OTTENERE CHE LA CORTE COSTITUZIONALE NON SMONTI IL LEGITTIMO IMPEDIMENTO CHE LO PROTEGGE DAI PROCESSI PER CORRUZIONE.
Straordinaria performance del presidente del Consiglio ieri sera a Matrix (Canale 5). Mentre il ministro Angelino Alfano spiegava sulla rete tre della Rai (Ballarò) che se la Corte Costituzionale dovesse giudicare incostituzionale le norme sul legittimo impedimento che consentono a Berlusconi di non presentarsi ai processi per corruzione (per gli altri coimputati sono già finiti con regolari condanne), il presidente del Consiglio si presenterebbe regolarmente in tribunale e non accadrebbe nulla, su Canale 5 il premier spiegava che in questo caso andrebbe in piazza e attaccherebbe i pubblici ministeri. E’ l’ennesima pressione sulla Corte Costituzionale (che avrebbe dovuto decidere il 14 dicembre).
Ma questa non è stata l’unica bordata. Rinfrancato dallo scampato pericolo, Berlusconi ha dato sfogo, senza alcun intervento dell’intervistatore, a tutto il solito repertorio, con Casini nella parte del corteggiato, Fini in quella del reprobo, il centrosinistra pronto con i carri armati alle porte di Varsavia, aggiungendo per l’occasione anche l’annuncio di una fantomatica centrale nucleare praticamente già fatta in Italia, ma bloccata dalla sinistra. Purtroppo non c’è niente da ridere: è un leader che ha fallito nell’affrontare i problemi del paese, ma è ancora potente e al suo posto. Come ha avvertito più volte il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, il secondo tempo del berlusconismo può essere una stagione pesante e drammatica.

5. FINI E CASINI PRENDONO TEMPO. BOSSI VUOLE IL VOTO.
In attesa di capire che cosa accadrà a gennaio, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, Fini e Casini stanno prendendo tempo, rimanendo lontani dalle sirene berlusconiane, ma evitando lo scontro diretto con il centrodestra in questo momento. La Lega Nord invece vuole andare dritta al voto, in primavera.

6. DOMANI LA DIREZIONE DEL PD DISCUTE LA STRATEGIA PER IL SECONDO TEMPO DELLO SCONTRO CON IL BERLUSCONISMO.
Domani il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, sottopone alla discussione della direzione del partito la proposta di una riforma repubblicana e di un’alleanza per la crescita e il lavoro. La proposta, che in questi giorni è stata tirata, interpretata e anche snaturata a seconda delle convenienze e delle diverse posizioni dentro e fuori il partito, prende le mosse dalla grave situazione in cui versa l’Italia sia dal punto di vista economico e sociale, sia dal punto di vista della salute della democrazia. Da qui, l’iniziativa del Partito Democratico di presentare una piattaforma alle altre forze politiche di opposizione (di centro e di centrosinistra), ma anche al paese (sindacati, imprenditori, categorie, associazioni, confronto che d’altra parte è già cominciato con il tavolo di confronto avviato alcune settimane or sono) per una riforma repubblicana e un’alleanza per la crescita e il lavoro. Temi e proposte per larga parte già predisposti nel corso del lavoro svolto fino ad oggi dai dipartimenti, approvati nel corso delle assemblee nazionali svoltesi a Roma e Varese e che saranno definitivamente messi a punto nell’assemblea nazionale di Napoli a gennaio. Un’alleanza vasta dunque, che non ha alcun carattere di chiusura dentro il recinto dei partiti o di una sola parte dei partiti di opposizione, offerta a tutti coloro che ci staranno sui contenuti, e che potrà essere la base di discussione anche nel caso in cui il paese fosse spinto a forza alle elezioni con l’attuale, discorsiva legge elettorale. Obiettivo: battere Berlusconi e avviare il superamento del berlusconismo.
In vista della riunione di domani, si sono svolte e si svolgono oggi numerose riunioni di riflessione. Una di queste riunioni ha riguardato Modem, l’area fondata da Veltroni, Gentiloni, Fioroni. Su L’Unità oggi ha pubblicato un’intervista a Veltroni: «Il primo obiettivo per le forse responsabili è evitare le elezioni nell`interesse dell`Italia. Dobbiamo fare di tutto per spingere il paese verso questa prospettiva. E, per esempio, nel caso di autosfiducia, sottolineare con forza l`anomalia di un simile passaggio». E anche attrezzarsi per far fronte all`inevitabile accusa di ribaltonismo? «Il ribaltonismo non c`entra. Non ho mai pensato a nulla di simile ma a un governo di larghe
intese, sul modello di quello di Ciampi». Ma se si andasse al voto? «Allora il Partito democratico non potrebbe fare altro che assolvere al suo ruolo storico. Investire su cinque grandi idee e vedere chi su queste idee vuole convergere”….

7. UNO SGUARDO SUL MONDO: LA CINA IN SOCCORSO DELL’EURO, GLI USA METTONO NEL MIRINO IL PAKISTAN E TUTTI I GRANDI FANNO LA CORTE ALL’INDIA.
Mentre in Italia il dibattito è bloccato attorno a Berlusconi, nel mondo stanno rapidamente cambiando molte cose, a cominciare dalla dislocazione geopolitica e geoeconomica dei nuovi colossi, Cina e India. E non solo. La Cina, per esempio, sta correndo in soccorso dell’Euro (sotto attacco dalla finanza internazionale di origine anglosassone), perché vuole che il mondo sia policentrico anche dal punto di vista monetario ed economico. Ed è un soccorso pesante, fortissimo, e ovviamente interessato. E’ una guerra per il potere nel mondo che si svolge con armi diverse. L’india sta diventando il luogo di pellegrinaggio di tutti i grandi paesi perché ha un altissimo potenziale di sviluppo e si appresta a diventare un gigante (oggi è la volta della Russia). E intanto agli Usa (articolo su Il Foglio) non basta più l’uso dei droni per attaccare i talebani che dall’Afghanistan si rifugiano in Pakistan: l’apparato militare Usa sta studiando l’idea di estendere l’area dei combattimenti via terra.

Perchè si chiama terzo polo. By Virus

La politica non è scienza esatta. La situazione attuale poco limpida e molto confusa rende difficilmente prevedibili i possibili sviluppi.
Ho trovato in rete una citazione del paradosso di Bersan Russel. Penso possa giovare alla riflessione.

"In un villaggio c'è un solo barbiere che è un uomo ben sbarbato. Egli rade unicamente tutti gli uomini del villaggio che non si radono da soli. Chi rade il barbiere?".

Secondo i dati attuali se il Pd si allea con il Terzo Polo, perde un terzo dei propri elettori e prende un terzo dei voti totali, smarrendo al contempo un terzo della coalizione di cui fa già parte. Da meditare e sviluppare.


By Virus.

INTERVISTA A VELTRONI.


"RIPARTIAMO DAL PARTITO DEMOCRATICO".

"Cinque grandi idee, e poi chi ci sta discuta con noi".




d. Siamo davvero a una fase cruciale per il futuro della nostra democrazia?

r. “Siamo in una fase drammatica. Non ricordo una fase precedente nella quale si sia verificata la coincidenza di tanti elementi di crisi. Oggi li abbiamo tutti assieme: la debolezza e la fragilità della maggioranza che, sommate all'arroganza, creano una condizione pericolosa; una crisi sociale molto forte, anche molto più forte di come la si avverte nel dibattito pubblico: la rivolta degli studenti ne è una testimonianza drammatica; la crisi del rapporto tra cittadini e politica con un riemergere prepotente della questione morale in termini forse più acuti del tempo della denuncia di Berlinguer; la difficoltà di far emergere un'alternativa credibile che restituisca ragioni alla speranza e renda visibile la possibilità di uscire dal tunnel”.

d. E in più il timore che Berlusconi possa vincere ancora?

r. “Sì, il pericolo è reale. Proprio per questo se Berlusconi, dopo aver ottenuto la fiducia, facesse una specie di autosfiducia, istituto fino a ora sconosciuto alla democrazia italiana, la conseguenza non dovrebbe essere un automatico ritorno alle urne. In proposito condivido totalmente quanto ha detto Napolitano: le elezioni, in questa fase economica e finanziaria delicatissima, sarebbero un salto nel buio, un rischio mortale per la democrazia. E una vittoria di Berlusconi dischiuderebbe la strada a esiti devastanti, tra i quali c'è anche il pericolo dello snaturamente del ruolo del Quirinale come arbitro e garante dell'unità nazionale. Ma di certo Berlusconi non può pensare d'essere il padrone dell'Italia, non può accendere e spegnere la luce a suo piacimento. Se si autosfiduciasse ci vorrebbe un governo forte, sostenuto da un ampio consenso nel Paese e perciò capace di affrontare l'emergenza”.

d. Ma ormai non è affatto detto che esistano le condizioni per farlo questo governo.

r. “Sì. Ma insisto: il primo obiettivo per le forze responsabili è evitare le elezioni nell'interesse dell'Italia. Dobbiamo fare di tutto per spingere il Paese verso questa prospettiva. E, per esempio, nel caso di autosfiducia, sottolineare con forza l'anomalia di un simile passaggio.

d. E anche attrezzarsi per far fronte all'inevitabile accusa di ribaltonismo?

r. “Il ribaltonismo non c'entra. Non ho mai pensato a nulla di simile ma a un governo di larghe intese, sul modello di quello di Ciampi".

d. Ma se si andasse al voto?

r. “Allora il Partito democratico non potrebbe fare altro che assolvere al suo ruolo storico. investire su cinque grandi idee e vedere chi su queste idee vuole convergere. La domanda che dobbiamo porci è per quale motivo siamo nati come partito. E la risposta è che siamo nati per essere un'alternativa al centrodestra dal punto di vista programmatico, dei valori, del modo di governare. Il Pd è nato per essere il cuore di quella stagione riformista che l'Italia non ha mai conosciuto a parte brevi episodi come il primo governo di centrosinistra e il primo governo Prodi. Su questa prospettiva, nelle elezioni del 2008, abbiamo conquistato il 34 per cento dei voti. E' la 'vocazione maggioritaria' che è la stessa cosa dell Partito democratico. Se il Pd perde questa ambizione inevitabilmente rifluisce”.

d. Un attimo fa ha detto: in caso di elezioni il Pd deve elaborare un programma forte e poi vedere chi ci sta. E' uno schema analogo a quello che pochi giorni fa è stato illustrato da Bersani. Vede in questo un ritorno alla vocazione maggioritaria?

r. "Se lo è davvero va reso esplicito. Deve essere chiaro che si tratta di una correzione di rotta. Per ora vedo prevalere un'oscillazione di posizioni che mi sembra nascere da un vizio originario: la prevalenza della tattica sulla strategia, l'inseguimento di alleanze piuttosto che l'investimento sulle possibilità grandi del Pd. Il rischio si sta appalesando in questi giorni. Un giorno guardiamo a Vendola, un altro a Casini e così rischiamo di sbattere contro un muro. Non possiamo perdere la nostra ambizione e cercare affannosamente alleanze con forze che non le vogliono. Non possono esserci alleanze strumentali. Ci si allea non solo per vincere ma per cambiare.

d. Ma vale sempre, anche quando la democrazia è in pericolo?

r. “Credo che a maggior ragione in una situazione di questa gravità dobbiamo parlare all'Italia e ritrovare noi stessi. Dobbiamo evitare di riproporre lo schema, perdente, del 1994. Questo significa ripresentare un Pd aperto, fresco, nuovo, capace di parlare della vita delle persone. La precarietà dei giovani è una bomba atomica, paragonabile alle più feroci ingiustizie della storia come lo sfruttamento e l'emigrazione. L'insicurezza sociale è un delitto che non può avvenire senza reazione. Intendo dire che il rischio che la reazione diventi rivolta è molto forte”.

d. Diceva che la 'correzione di rotta' andrebbe esplicitata.

r. “Sì, perché alla vocazione maggioritaria abbiamo rinunciato. Ed è stato rimesso in discussione il bipolarismo, si comincia a dubitare delle primarie si sono messi sostanzialmente in discussione gli architravi del Partito Democratico. Il Pd deve essere centrosinistra, se no rischia di non essere appetibile neanche per le alleanze con le quali si spera di sostituire la vocazione maggioritaria,. Mi spiego: se perdi il centrosinistra, il centro non si allea. E non essere di centrosinistra rende minoritaria l'alleanza con Di Pietro e Vendola. Voglio essere ancora più chiaro: se il Pd fosse quello del 2008 alleato con Vendola potrebbe avere la maggioranza. Oggi mi pare molto più difficile. Ho già detto che mi è dispiaciuto che Bersani da Fazio non abbia mai usato la parola 'democratico'. Per me non c'è nulla più di sinistra del voler cambiare le cose. Di certo non si è di sinistra in base a una sorta di autocertificazione. Conosco gente 'di sinistra' che ha concezioni inaccettabili del potere e della politica.

d. Torniamo alle primarie. Bersani non dice di volerle abolire ma regolamentare. E, quanto a quelle di coalizione, dice che non possono essere imposte alla coalizione.

r. “Nello schema di un partito a vocazione maggioritaria le primarie sono di partito. Quelle di coalizione sono uno strumento che va governato attraverso il mutuo convincimento nella ricerca del candidato che meglio può garantire unità e consenso”.

d. Anche questo, in effetti, lo dice Bersani.

“Sì, il punto è che deve essere chiaro, al di là di ogni dubbio, che le primarie sono la regola del Pd. Lo devono essere al punto che il Pd dovrebbe battersi per introdurre le primarie per legge, come un obbligo democratico che regoli la vita interna di tutti i partiti. E' un ragionamento semplice: se i partiti godono del finanziamento pubblico devono dotarsi di regole democratiche al loro interno”.

d. Lei era segretario e si è dimesso. Ora a quanto pare è tornato.

r. “Non ci si dimette dall'impegno civile. Non si può rinunciare a dare il proprio contributo di idee. Ma non a tutti è chiaro. Quando abbiamo elaborato il documento dei 75 si è scatenato un putiferio assurdo, figlio di una concezione del partito sbagliata. Anche nel Pci Berlinguer, Napolitano e Ingrao avevano idee diverse e non le tenevano segrete. E poi se guardo al contenuto di quel documento e leggo l'intervista recente di Bersani, ritrovo molte di quelle cose, quel reclamare un cambiamento di rotta”.

d. Parlava della campagna elettorale del 2008. tra i candidati c'era anche Calearo. Rosy Bindi non ha mancato di ricordarlo...

r. “Mi è molto dispiaciuto. In primo luogo perché Rosy Bindi è il presidente del partito e più di ogni altro dovrebbe tutelare e rappresentare tutti. Quelle candidature furono votate all’unanimità e ho ritrovato una dichiarazione di allora della Bindi che diceva “Calearo capolista funziona; è uno verace, non costruito, ci sa stare in squadra”. Mi sarebbe piaciuto che il presidente del partito ricordasse davanti a milioni di spettatori che il Pd ha saputo garantire l’impegno di più di trecento parlamentari. E che la percentuale di abbandono del mandato originale è inferiore a quello di tutti gli altri gruppi. Calearo si è dimostrato una persona pessima, anche dal punto di vista umano. Quando lo candidammo era presidente degli industriali veneti e, in una regione dove eravamo scesi al 15%, bisognava recuperare consenso. Operazione che riuscì visto che risalimmo di oltre dieci punti. Il Pd allora voleva dare il senso della sua identità e portare in Parlamento industriali e operai, piccoli imprenditori e intellettuali cercando di trasmettere il senso di una forza maggioritaria, capace di rivolgersi all’intero paese. Così scegliemmo Boccuzzi, operaio Thyssen, o Umberto Veronesi, o Gianrico Carofiglio, o Sangalli e Fioroni, rappresentanti della media impresa. Non è stato solo Calearo a non votare la sfiducia. Anche altri due parlamentari eletti dal Pd, e non certo proposti da me. Calearo si è dimostrato una scelta sbagliata. E anche se il suo voto non è stato determinante ciò che ha fatto è insopportabilmente meschino. Penso però a quante forze sane negli anni abbiamo portato in Parlamento. Mi piace citare, tra gli altri, Rosa Calipari, Sabina Rossa, Olga D’Antona, Daria Bonfietti. Scelte nelle quali credo di aver avuto un ruolo”.

d. L'unità del Pd è in pericolo?

r. “No. Non lo è. L'unità dipende dalla capacità di ascolto e di interloquire con le diverse culture. E' quanto da parte mia continuerò a fare. Il 22 gennaio torneremo al Lingotto per proporre al Partito democratico una nuova frontiera del riformismo italiano. Non un programma generico ma cinque idee fortemente innovative che implicano scelte impegnative. Ripeto. Scelte impegnative, non una generica lista di propositi”

S.P.Q.R.: Sono pazzi questi Romani o sono padani quindi ridicoli?

La Vice presidente del Senato Rosi Mauro (LEGA NORD), dopo l'intervento del sen. Pardi(IDV) è responsabile di un incredibile confusione in Senato.
Raptus di follia o attacco isterico di "efficentismo" pressapochista padano lombardo?!?
DA NON PERDERE.

Qui non si esclude nessuno. Dove sono Lega e PDL?

Sulbiate 22/12/2010 - di Maurizio Sarchielli- Da un articolo apparso sul Giornale di Vimercate di ieri (21 dicembre) scopriamo di essere accusati dal sig. Luca Sanità di aver fatto un uso strumentale e politico della manifestazione del 12/12/'10 :"NO! A QUESTA PEDEMONTANA. SI! ALLA GALLERIA" organizzata e promossa dal Comitato Osservatorio Ambientale Pedemontana.
E' un accusa infondata che, purtroppo, rischia di vanificare il messaggio che il presidio, unicamente nell'interesse di Sulbiate, intendeva sostenere: SULBIATE RIVUOLE LA SUA GALLERIA! Perchè prima promessa e poi ingiustamente dimenticata.

Il mio commento in un precedente post in cui provocatoriamente indicavo quali "veri fantasmi della manifestazione" i partiti del PDL e della Lega, non era ovviamente indirizzato alla persona referente in paese del partito di Berlusconi, nè alla lista Civica locale di minoranza PT di cui lo stesso sig. Luca Sanità è il capogruppo.
Era semplicemente un'esortazione, un invito un po' ruvido, con "licenza" ironica, per provocare una reazione politica della destra, che potesse produrre un conivolgimento diretto, a questo punto non più rinviabile, dei livelli politici superiori, in modo da provocare, anche da parte loro, che sono maggioranza al Governo del Paese, in Regione, in Provincia, un pronunciamento, un impegno, almeno una parola chiara, a sostegno della nostra comunità.

Il Partito Democratico di Sulbiate da questo punto di vista si è già abbondantemente e convintamente esposto con tutti mezzi a sua disposizione e a tutti i livelli:
-contribuendo da protagonista, da subito (e non da semplice comparsa), alla raccolta delle 1800 firme per la petizione dell'O.A.P.
- producendo interpellanze in Parlamento e in Provincia;
- provocando incontri utili allo scopo in Regione ed in altre occasioni, informali e non;
- in ambito locale spendendosi in prima persona per favorire la costituzione ed il sostegno del Comitato Locale Osservatorio Ambientale, nato volutamente apartitico. per essere il più aggregante ed inclusivo possibile.

E' vero non abbiamo ottenuto grandi risultati, ma non abbiamo ancora perso definitivamente la speranza.

Da avversario politico non oso chiedere un aiuto particolare, ma consentitemi di sfidarvi pubblicamente a fare altrettanto, con la stessa intensità e la stesso impegno, nell'interesse generale di tutta Sulbiate.
Cosa c'è di strumentale in tutto questo? Perchè, invece, non emulate il nostro esempio? Che cosa vi trattiene?

Non basta la saltuaria partecipazione personale, di testimonianza, isolata, fine a se stessa, utile per lavarsi la coscienza ma non per provocare nessun fatto politico nuovo, nessuna presenza autorevole di livello superiore della vostra area politica disposta almeno intenzionalmente a sostenere le nostre ragioni!

Invito/sfido, quindi, in modo esplicito il Sig. Sanità (PDL) ed il Sig. Canobio ( Lega) ad unirsi a noi per riavere la nostra promessa galleria, dandosi da fare, proponendo qualcosa, ma in particolare coinvolgendo i loro rappresentanti politici in Regione Lombardia, luogo deputato autorevolmente a decidere in buona parte il futuro ambientale e di conseguenza la prossima qualità della vita della nostra comunità.

Dispiace che Luca Sanità responsabile PDL locale non abbia colto o non abbia voluto cogliere questa provocazione politica, che gioverebbe non poco sia per il lavoro del Comitato Osservatorio Ambientale Pedemontana, sia per sostenere le azioni a tutela del nostro territorio poste in essere da tempo dal Sindaco Stucchi e dalla sua Amministrazione, ma invece preferisca ridurre la questione a futile ed inutile polemica tra schieramenti politici di basso livello locale.

Il nostro futuro ora si decide altrove ed a ben altri livelli. Il nostro compito qui a Sulbiate si riduce, purtroppo, a fare tutte le pressioni possibili, affinchè la nostra voce possa essere ascoltata.

Il PDL locale è certamente in condizione di recuperare il tempo perduto: può e deve fare molto di più. Non è più tempo di attendere e di cercare visibilità presso i giornali locali giocando sul senso e sull'interpretazione delle dichiarazioni altrui. Per questo insisto a sfidiarlo e ad esortandolo a darsi da fare.

In questa anomala e virtuosa "gara", di interesse, preoccupazione, e attenzione per il nostro territorio, pur partendo da visioni politiche diverse, non ci sono rendite di posizione da difendere, perchè siamo destinati, vivendo a Sulbiate, a vincere o a perdere insieme.
Tutti responsabilmente devono fare la propria parte. Noi del PD ci stiamo provando. Lega e PDL si impegnino pubblicamente, dimostrino e documentino di fare altrettanto.

Posso solo serenamente assicurare sia il sig. Canobio (Lega), sia il sig. Sanità (PDL), che se decideranno finalmente di partecipare attivamente e di far parte di questo consesso, insomma, di metterci la faccia, di rischiare e di sporcarsi le mani, non solo non saranno mai esclusi, ma certamente saranno ben accolti ed apprezzati da tutti, anche da noi del PD, indipendentemente dal risultato, che insieme, ognuno per la sua strada e per le sue possibilità, ma uniti da un comune obiettivo, riusciremo ad ottenere.

Quanto all'area PE 19 centro commerciale Cascina Ca' non posso che compiacermi del fatto che non avete cambiato idea.

Maurizio Sarchielli.

La lettera degli studenti a Sindaco, Prefetto, e questore.


Fonte Adnkronos - Lettera degli studenti dell'Università La Sapienza al sindaco di Roma Gianni Alemanno, al prefetto Giuseppe Pecoraro e al questore Francesco Tagliente, in merito alla manifestazione di protesta nella capitale contro la riforma Gelmini. "Con la presente - si legge - gli studenti e le studentesse della Sapienza comunicano alle autorità che il giorno 22 dicembre sfileranno per le strade di Roma. Apprezziamo davvero la vostra apertura al dialogo che in queste settimane si è manifestata ripetutamente e in vari modi: dalle centinaia di denunce per manifestazione non autorizzata, agli arresti immotivati, alla costruzione di una ''zona rossa'' permanente e in continua espansione". Prosegue la lettera: "Siamo molto lieti di tanta premura nel volerci proteggere, tenendoci lontani dai patetici teatrini e compravendite di parlamentari, che avvengono ormai come consuetudine dentro Montecitorio e Palazzo Madama. Potete stare tranquilli: la politica istituzionale si è già allontanata dai noi e dal resto della societa' molto tempo fa. Sono proprio i nostri cortei e i nostri blocchi stradali ad aver riportato la politica vera nelle strade e nelle piazze, dall'universita' a tutta la citta'. Per il movimento studentesco il corteo spontaneo e' da anni la vera pratica con la quale far vivere e rendere visibile il diritto di manifestare, la voglia di partecipare e prendere parola sul nostro futuro".
Conclude la lettera: "Proprio per questo motivo il 22 lasceremo i palazzi del potere nella solitudine della loro miseria e andremo nella altre zone della città, per parlare con chi come noi è inascoltato da quelli stessi palazzi. Vogliamo però interloquire con chi ha detto, in questi giorni, che bisogna ascoltare il nostro disagio, perciò domani una nostra delegazione porterà una lettera al Presidente Napolitano. Vi inviamo questa richiesta di autorizzazione e vi chiediamo: siete disposti a garantire il diritto di manifestare?".