31 marzo 2011

In parlamento è guerriglia. Ileana Argentin in prima linea.


Anche questa mattina aula è stato il caos. Alla ripresa dei lavori troppe assenze tra i banchi della maggioranza. A nulla è valso il soccorso di alcuni ministri che hanno lasciato il loro consiglio per evitare il peggio. Mentre l'Europa è sconvolta dalla crisi Libica il ministro degli Esteri Frattini è costretto a rimanere in parlamento. Il governo va sotto. Si deve aprovare il processo verbale che doveva registrare lo scomposto il vaffa.... di ieri con cui è stato appellato il Presidente Fini dal Ministro La Russa in evidente crisi isterica. Il ministro Alfano, quello che aveva garantito l'imminiente riforma epocale della giustizia e che non si sarebbe affrontato il processo breve per evitare speculazioni, stizzito in disprezzo del parlamento getta il suo tesserino tra i banchi dell'opposizione.

Un giornale lanciato dai banchi della maggioranza colpisce il presidente Fini.

Non è mai accaduto niente di simile!

Siamo curiosi di vedere la cronaca edulcorata che ne faranno i telegiornali asserviti al padrone questa sera.

Il ministro La Russa con le escandescenze di ieri ha rubato la scena a Berlusconi sceso a Lampedusa con l'evidente intento di distrarre l'opinione pubblica grazie al nuovo miracolo mediatico della risurrezione dell'isola liberata dai migranti.

Il presidente del Consiglio con qualche regalo e generosa concessione è certo di nascondere la vergogna degli immigrati.

La battaglia dei nostri parlamentari per difendere la Giustizia continua. Il processo breve slitta .

La Deputata Argentin, interviene per dununciare un gravissimo attacco di un deputato della destra e mentre parla è insultata da un leghista con queste disprezzabili e vergognose parole: "falla stare zitta quella handicappata del c....":


Lega dura con i deboli, debole con in forti. Bersani e Franceschini pronti alla battaglia, dentro e fuori il parlamento.


Mentre Berlusconi ieri,recitava la parte del salvatore della patria e generoso dispensatore di miracoli, a Montecitorio i suoi servitori accelleravano l'iter del porcesso breve. In in quel momento la destra schierata compatta in tutti i suoi ranghi, ministri compresi per garantiere inumeri, accellerava l'iter per approvare "la madre di tutte le leggi ad personam", il processo breve, necessario per proteggere l'imputato, capo del governo Silvio Berlusconi, dai processi a suo carico in corso di svolgimento.
La Lega supinamente avalla questa forzatura.
La sua approvazione provocherà la liberazione di un grande numero di criminali. Un imputato di violenza carnale, se incensurato, avrà la prescrizione breve. La Lega, il partito della "sicurezza", delle "ronde", oggi si carica di un enorme responsabilità. Cosa racconterà ai suoi elettori?

Ieri: "fora dai ball", per i migranti, in cerca di fortuna in fuga da guerra e povertà.

Oggi: "fora dai processi" per i delinquenti ed un miliardario imputato. Il Partito democratico non ci sta. E' scontro aperto.


Dichiarazione di Dario Franceshini. "Vergogna, volete solo salvare Berlusconi !".



Pier Luigi Bersani "Stiamo combattendo dentro e fuori il parlamento. E' in atto un colpo di mano per salvare Berlusconi".

Mezzago: Il solare fotovoltaico sul tetto di casa.

Iniziativa patrocinata dal Comune di Mezzago nell'ambito delle attività connesse al "Patto dei Sindaci" per la sostenibilità ambientale.
Il nostro documento discusso recentemente con la nostra Amministrazione.

Post correlato

C.A.I. Sulbiate: "Incontri informativi di avvicinamento alla Montagna"

C.A.I. Sulbiate
"Fabio Cavenago"

propone

INCONTRI INFORMATIVI di
AVVICINAMENTO alla MONTAGNA
aperti a tutti


1° appuntamento
Venerdi
1 Aprile 2011

Meteorologia
e Orientamento


ore 21
presso locale Gruppi e Associazioni

via Madre Laura 1, Sulbiate
(locale sotto la biblioteca)


ingresso libero


Apertura straordinaria sede CAI
via Don M. Ciceri 2
Mercoledi 6 e 13 Aprile
dalle ore 20.45 alle 22.30

fonte Sulbiatenews

La nota del mattino del 31 marzo 2011

1. LA REAZIONE DEL PD FRENA LA SPALLATA DELLA DESTRA CHE VOLEVA IN UN SOL GIORNO PRESCRIZIONE BREVE, SPARTIZIONE DELLE POLTRONE E RILANCIO DEL CAPO CON LO SHOW A LAMPEDUSA. BERSANI E BINDI ARRINGANO I MANIFESTANTI. LA RUSSA PRIMA PROVOCA E POI FA UN AUTOGOL. “E’ una vergogna. Faccio appello a tutte le forze dell’opposizione per fare fronte comune contro lo sfregio alla Costituzione italiana e alla democrazia”. In piedi su una scaletta e con un megafono in mano, il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, ha parlato ieri pomeriggio alla folla riunitasi di fronte a Montecitorio per protestare contro il tentativo della maggioranza di approvare in fretta e furia la prescrizione breve. Il sit in era stato convocato dallo stesso Pd in mattinata dopo che la maggioranza aveva votato l’inversione dell’ordine del giorno dei lavori della Camera per imporre l’immediata discussione sul cosiddetto processo breve. “E’ una vergogna -ha ripetuto ancora Bersani - che quelli della Lega che predicano rigore e moralità poi votino provvedimenti destinati a lasciare in libertà molti delinquenti. Andremo in tutti i luoghi del Nord per denunciare questo comportamento. Combatteremo fino alla fine con tutti gli strumenti parlamentari, faremo opposizione dentro e fuori il Parlamento”. La reazione del Pd, la passione e la determinazione della folla accorsa davanti a Montecitorio, la battaglia parlamentare hanno frenato ieri la spallata che la destra aveva studiato ogni particolare per chiudere la partita su più fronti. Ieri mattina, prima di partire per Lampedusa e prima che alla Camera la maggioranza chiedesse di mettere subito in discussione il processo breve, compresa la prescrizione breve, il capo del governo si è riunito con il ministro Giulio Tremonti, con il sottosegretario Gianni Letta e con il direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, per mettere a punto la mappa delle nomine nelle aziende dove lo Stato ha ancora forti quote azionarie o è addirittura l’unico proprietario: Eni, Enel, Poste, Ferrovie, Terna, Finmeccanica. Fortissime le pressioni della Lega, intenzionata a mettere propri uomini in ogni posto disponibile. Poi, partenza per Lampedusa, dove Berlusconi ha preparato con cura il solito show, compreso l’acquisto di una casa (aveva fatto la stessa cosa dopo il terremoto in Abruzzo), le rassicurazioni sul superamento dei problemi in tre giorni, fino al punto da promettere la creazione di Casinò, campi da golf, scuole, perfino ripittura delle case sullo stile di Portofino. Lo show aveva lo scopo di rimettere Berlusconi in sintonia con la pancia del proprio elettorato e nello stesso tempo di coprire mediaticamente il blitz alla Camera per salvare il presidente dai processi. Ma la tempestività, la passione e il clamore delle proteste hanno rotto il giocattolo, svelato la posta in gioco e innervosito gli uomini della destra, tanto da spingerli a farsi un autogol. Ieri i manifestanti di fronte a Montecitorio sono stati lasciati avvicinare al portone principale della Camera, fatto davvero singolare (di solito la polizia non lascia oltrepassare lo sbarramento delle transenne). Il presidente del gruppo parlamentare democratico, Dario Franceschini, ne ha chiesto pubblicamente conto alle forze dell’ordine. Ignazio La Russa, ministro della Difesa, è uscito ostentatamente nel momento di maggior pressione della folla. Lo stesso hanno fatto Daniela Santanché e il leghista Gianluca Bonanno. E sono stati accolti con polemiche e lancio di monetine. La Russa è rientrato in aula per fare a sua volta uno show sui manifestanti e il centrosinistra, ma non è riuscito a controllarsi, ha urlato, inveito, ha perfino mandato a quel paese il presidente Gianfranco Fini. Un autogol. La seduta della Camera è stata sospesa. Tg e quotidiani sono pieni di articoli e servizi sulle proteste contro Berlusconi e sullo spettacolo indecente offerto da un ministro in aula. Il viaggio di Berlusconi a Lampedusa è stato capito per quello che era. E il governo ha continuato anche a perdere pezzi, perché il sottosegretario Mantovano si è dimesso in polemica con la gestione dell’emergenza immigrazione. 2. LA BATTAGLIA NON E’ FINITA. NOMINE ENTRO LUNEDI’. CI SARA’ LA FIDUCIA SULLA PRESCRIZIONE. IL 5 VOTO IN AULA SUL CONFLITTO DI ATTRIBUZIONE SU RUBY. DENTRO E FUORI LE AULE L’OPPOSIZIONE DURA DEL PD, MENTRE IL GOVERNO PERDE PEZZI E CROLLA NEI SONDAGGI. Il blitz è stato fermato. Ma la battaglia non è finita. Se Berlusconi non ottiene la prescrizione breve, ci sono molte possibilità che venga condannato nel processo Mills, che tra leggi e leggine finora è riuscito ad evitare: è accusato di aver corrotto con 600 mila dollari l’avvocato Mills per garantirsi l`impunità nei processi All Iberian e Gdf. Mills, già fino alla Cassazione, è stato riconosciuto colpevole di corruzione giudiziaria e condannato a risarcire 250 mila euro allo Stato, anche se prescritto. La posizione di Berlusconi è stata invece stralciata dapprima per l’intervento del Lodo Alfano. Poi, bocciato il Lodo Alfano dalla Corte Costituzionale, il processo è ripartito. Ma il Parlamento ha varato il provvedimento sul legittimo impedimento. Dopo nove mesi di stop forzato, sempre la Corte Costituzionale, due mesi fa, ha in parte riformato la legge. Da allora in aula per l`affaire Mills si è tornati solo per due udienze. Senza la prescrizione breve si arriverebbe alla conclusione del processo. Se la nuova norma sulla cosiddetta «prescrizione breve» dovesse passare il vaglio della Camera, al processo mancherebbe invece il tempo per arrivare alla conclusione. Come in altri casi, tutto cadrebbe in prescrizione. Per questo Berlusconi ha imposto la spallata. Sul processo breve e la prescrizione breve non è escluso che ora il governo e la maggioranza si apprestino a mettere il voto di fiducia. Ieri intanto, l’ufficio di presidenza della Camera ha stabilito che il 5 aprile (il giorno precedente alla prima udienza per il processo per concussione e prostituzione minorile nel caso Ruby) l’aula della Camera voti sulla richiesta di passare il processo dal tribunale di Milano al tribunale dei ministri con una motivazione incredibile: quando Berlusconi ha telefonato alla Questura di Milano credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak. Nel frattempo governo e maggioranza si apprestano a forzare la mano per le nomine nelle aziende a partecipazione statale e anche nella Rai. Insomma, la battaglia non è affatto finita. Il Pd di Roma ha deciso di mantenere davanti a Montecitorio un presidio permanente. E tutto il vertice del partito è impegnato a dare battaglia. La Repubblica. Intervista a Rosy Bindi. «Io dico che ci vuole una strategia coordinata e programmata di iniziative. In Parlamento e fuori dal Parlamento. Una organizzazione scientifica della nostra opposizione. Il momento è tale che non possiamo rispondere con i mezzi ordinari a una situazione straordinaria»… «…L`ho detto anche a Bersani. Prima di tutto sono d`accordo con il presidio permanente davanti a Montecitorio. La dittatura della maggioranza merita una risposta forte. Non c`è più rispetto per le regole e non c`è rispetto nemmeno per la realtà visto che il Parlamento si accinge a votare un testo che dice: sì, Ruby è la nipote di Mubarak». ..«… Vogliamo mettere in fila gli strappi di questa maggioranza? Il consiglio dei ministri ha impedito al Tesoro di costituirsi parte civile per l`evasione fiscale di Mediatrade. I1 5 aprile si vota sul conflitto di attribuzione: sarà un altro atto di disonore perla Camera. La situazione è insostenibile». Il Pd si prepara a una fase ancora più dura di opposizione, mentre governo e Berlusconi crollano nei sondaggi. L’ultimo studio è dell`Osservatorio Politico Nazionale Lorien, specializzato in analisi sociali e politiche. Tra il 21 e il 23 marzo un campione di mille cittadini rappresentativi della popolazione italiana è stato intervistato col classico metodo Cali sull`impatto delle tematiche più urgenti: come incidono Libia, Giappone e riforma della Giustizia sulla credibilità dell`esecutivo, per esempio. Il giudizio più pesante riguarda il premier, che dal 27,7% del 9 dicembre è sceso al 22,5 della fiducia. Male anche il Pdl, che passa dal 27,7% al 23,8; peggio ancora il governo che dal 24,2% plana al 21,9. 3. INFORMAZIONE. L’AUTORITA’ BACCHETTA TG1 E TG4 PER ECCESSO DI SBILANCIAMENTO. BLOCCATO L’ATTACCO AI TALK SHOW. MA CON LE NUOVE NOMINE IL GOVERNO TENTA L’AMPLEIN. E INTANTO MEDIASET FA AFFARI E LA RAI VA IN PROFONDO ROSSO. La Repubblica: “Il consiglio dell`Agcom ha adottato, a maggioranza, un «ordine a Tgl, Tg4 e a Studio Aperto di riequilibrio immediato tra tempo dedicato alla maggioranza e alla opposizione, evitando altresì la sproporzione della presenza del governo, specie in relazione alla campagna elettorale d`imminente inizio». Secondo i dati pubblicati dall`Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, tra dicembre e febbraio il governo, il premier e i partiti di maggioranza hanno occupato il 57% del tempo di parola al Tgl, oltre il 72% al Tg4 e il 66% a Studio Aperto. Salvi, per ora, i talk show Rai nel periodo pre-elettorale. Non saranno equiparati alle Tribune elettorali e non dovranno rispettarne le regole. Gli emendamenti presentati in commissione di Vigilanza da Pdl, Lega e Responsabili alla bozza di regolamento per le Tribune politiche e le trasmissioni elettorali sono stati dichiarati «inammissibili»”. Il governo vuole procedere in tempi brevi a nuove nomine in Rai. Per il Tg2 già pronta Susanna Petruni. Mediaset intanto continua a fare affari. Dopo aver chiuso un bilancio d’oro nel 2010, si appresta ora a conquistare la società Dmt, che possiede e gestisce torri di trasmissione (anche nel digitale terrestre) in tutta Italia. L’obiettivo? Il Corriere della Sera lo descrive così: “Mettendo le sue torri insieme a quelle di Falciai Mediaset taglia la strada a potenziali competitor e si candida a polo aggregante in questo settore”. La Rai, invece, sotto il tallone di ferro del governo Berlusconi non solo è piegata dal punto di vista dell’orientamento politico, ma sta subendo anche un danno grave sul piano dei conti economici (che è, di fatto, anche un danno per le tasche degli italiani). Il Sole 24 Ore: “L`ultima stima sui conti 2010, fatta a dicembre, prevede una perdita di bilancio pari a 118 milioni di euro. Il budget 2011, invece, prevede una chiusura in attivo per venti milioni. Quest`anno, però, non ci sono Olimpiadi e Mondiali di calcio che generano costi supplementari per 130-150 milioni. Non si è raggiunto, insomma, alcun equilibrio strutturale, anzi. L’indebitamento finanziario crescerà dai circa 200 milioni del 2010 ai 320 di fine 2011, a causa soprattutto degli investimenti imposti dal digitale terrestre”. 4. FIAT. SARA’ L’ANNO DELLA VERITA’. La Repubblica. “Marchionne accelera ancora. «Entro il 31 dicembre 2011 - annuncia - arriveremo al 51 percento di Chrysler». Passaggio essenziale, spiega l`ad del Lingotto, «per arrivare alla quotazione che faremo concordandola con il fondo degli ex dipendenti Chrysler». Saranno infatti loro i beneficiari di un`operazione che, se andrà in porto, avrà salvato le loro pensioni. Dopo la conquista della maggioranza della società di Detroit, spiega ancora il manager della Fiat, si aprirà una fase in cui «saremo obbligati a consolidare Chrysler nel bilancio Fiat». Perché a quel punto la casa americana sarà una controllata di Torino. Ma sarà anche quotata alla Borsa americana e dunque, ha ripetuto ieri Marchionne, «questo porrà un problema di governance» perché si avrebbero due diverse società, quotate sulle due sponde dell`oceano, che hanno per oggetto la stessa attività economica. A quel punto si dovrà decidere se lasciar sopravvivere l`anomalia o superarla con la fusione”. 5. DEBITI E MERCATI. OGGI DALLE BANCHE IRLANDESI POTREBBERO ARRIVARE NUOVE TENSIONI. Dagli avvenimenti più lontani possono sempre arrivare sorprese che finiscono per interessare tutti da vicino. Oggi è la volta delle banche irlandesi. MF, giornale finanziario: ”Occhi puntati sull`Irlanda. Nel pomeriggio di oggi Dublino annuncerà i risultati degli stress test sulle banche dell`isola. Già da giorni corrono le voci più disparate sull`esito dell`esame. Ieri sera fonti ben informate hanno detto che Bank of Ireland, il più grande istituto di credito del Paese, avrà bisogno di un aumento di capitale di 5 miliardi di euro, Irish Lite & Permanent di 3 miliardi e Ebs Building Society di 1 miliardo”. Se le previsioni si riveleranno giuste, le ripercussioni si vedranno sicuramente sull’andamento dei mercati finanziari europei. 6. GHEDDAFI NON MOLLA IN LIBIA. ASSAD NON MOLLA IN SIRIA. Il colonnello Gheddafi perde pezzi del proprio governo, ma non molla e anzi lancia nuove offensive contro i ribelli. Il presidente Assad parla al paese e non apre alla democrazia. La primavera del Nord Africa e del Medio Oriente è ancora in bilico.