28 luglio 2011

Terremoto in Provincia: indagato Brambilla Assessore al Territorio.


Ecco quanto pubblicato da il Giorno di Monza e Brianza.

Dopo le dimissioni di Perri, e la revoca di Talice, per il Presidente PDL Allevi ora scoppia il caso Brambilla, Vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza e Assessore al Territorio, indagato per corruzione.



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L'"intollerante" Ministro Brunetta colpisce ancora. Fischiato da alcuni contestatori risponde dandogli dei CRETINI.

Un ministro dalla parte della gente....




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IL PD CONTRO LA SICCITA' IN AFRICA.

NON CHIUDERE GLI OCCHI.



Fantascienza sociologica, fantapolitica e fantasie di un cartone animato. By Virus.

Amo la fantascienza sociologica e perciò la fantapolitica.

Da personaggio dell’immaginazione e dell’ironia, abbiate pazienza,

con piacere condivido con voi le seguenti personali "fantasie":

Ricapitolando:

1. La delibera “outlet” è stata ritirata in seguito alla votazione del consiglio comunale del 10 Giugno la mozione di Progetto Territorio è stata votata anche dal PD.

2. Sempre del consiglio comunale del 10 Giugno, il PD ha proposto un emendamento che impegna l’amministrazione a non procedere con l’affaire outlet senza consultare il consiglio comunale.

3. Il presidente della provincia Allevi, poco tempo dopo, diceva al nostro sindaco che nella provincia di Monza e Brianza non c’erano più spazi per grandi strutture di Vendita.

So: GAME OVER!

Ma il nostro sindaco invece insiste:

· Convoca un incontro tra i consiglieri comunali e i “tecnici” di Andromeda sulla viabilità.

· In consiglio comunale dichiara di non voler tenere conto dell’emendamento.

· Anzi minaccia i consiglieri comunali che potrebbero rispondere in prima persona dei danni arrecati all’operatore.

Perché, ecco alcune ipotesi del perché:

1. Il sindaco non ha capito.

2. Al PD mancano delle informazioni importanti.

3. Il sindaco deve dimostrare all’operatore che ha fatto tutto il possibile e anche di più ma sono gli altri che hanno impedito l’operazione.

4. Il sindaco deve dimostrare a qualche corrente politica di un qualche partito che ha fatto tutto il possibile e anche di più, qualche riconoscenza/candidatura futura da qualche parte sarà sempre possibile.

Per ogni caso ecco degli sviluppi possibili per chiudere la faccenda.

1. Si rilegga i post di Teorema.

2. Ci si dica dove leggere le informazioni.

3. Virus potrebbe garantire lui l’operatore che l’amministrazione ha fatto tutto e di più fino al punto di rompere la giunta.

4. Virus potrebbe garantire lui il riferimento politico che l’amministrazione ha fatto tutto e di più, ma nel caso di candidatura... Virus non lo voterà sicuramente.

By Virus.

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Somalia in ginocchio. Il PD e Agire: rompiamo il silenzio.



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Articoli del Giornale di Vimercate del 26/07/2011.

Le difficoltà della maggioranza.

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Nostro commento: l'articolo è una cronaca abbastanza fedele di quanto avvenuto. Unica perplessità la segnalazione dell' "incertezza" dell' ex Assessore Crespi circa la ventilata possibilità di un suo ripensamento. Precisiamo che l'Assessore Crespi si è seduta al solito posto (quello che occupava abitualmente da Assessore) perchè quando è entrata in Aula il Consiglio era già iniziato e quella era l'unica sedia disponibile.
Comprensibile la nuova offerta del Sindaco a Crespi che le chiede personalmente di riaccettare l'incarico, (curioso sarebbe stato non l'avesse fatto!), ma altrettanto limpida la posizione di Mariagrazia che attende di rispondere in coerenza con quanto ha già dichiarato nella missiva dell 8 luglio 2011 che accompagnava le sue dimissioni che potete leggere cliccando qui.

Il Circolo ha sempre rispettato la libertà personale di scelta dei suoi componenti, in particolare dei suoi amministratori. Libertà personale che in ogni modo è anche frutto di discussione e di dialogo che regolarmente si svolgono all'interno del nostro gruppo e che non può essere in contrasto con la linea politica espressa dal nostro Partito, sintesi delle idee e del democratico contributo di tutti .


Nostro commento. Vale quanto dichiarato da Fassina: la scelta di legare l'outlet alla questione della galleria Ventura di pedemontana è stata una scelta politica presa senza essere stata preventivamente discussa almeno all'interno del ex Gruppo Consigliare di Maggioranza. Si è rivelata una scelta strategica politica fallimentare. Non ha portato nessun frutto. Questa affermazione è ben espressa da questo post: clicca qui.
Esiste una trasparenza formale rispetto alla quale non c'è molto da dire, ma esistono anche una trasparenza ed una chiarezza sostanziali, che in questioni di questa rilevanza non potevano mancare. Da questo punto di vista sia il Sindaco che il suo Vice hanno gravi responsabilità.
Ora, per quanto ci riguarda, condividiamo quanto ha scritto il Capogruppo Fassina. Clicca qui.

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ps: Dal 12 di luglio il Circolo PD ha espresso pubblicamente 11 domande al primo cittadino.Ad oggi nessuno di noi ha avuto alcuna risposta.

Oggi in evidenza la domanda N°. 7

7. Perchè ad oggi non c'è stato un chiaro pronunciamento definitivo circa la volontà del Sindaco, della Giunta e dei consiglieri che si sono astenuti o hanno votato contro la mozione con la quale il consiglio ha espresso il parere della Comunità di Sulbiate in merito al possibile insediamento di una grande struttura di vendita? (Anche alla luce dei recenti pronunciamenti del Presidente della Provincia di Monza e Brianza?)

La Redazione

Bersani: critiche sì, aggressioni no. Via alla querele.

Ho voluto rispondere alle domande di Marco Travaglio e ribadire che noi del PD siamo gente perbene e che io ci metto la faccia. Libero e il Giornale hanno azionato contro di noi la macchina del fango: ma da oggi presenteremo querele e richieste di risarcimento dei danni.

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Non c’è nessuna tattica o imbarazzo che ci porta al silenzio sulle indagini che hanno coinvolto Filippo Penati.
Per la verità, sono stato il primo a parlarne giovedì scorso alla festa de l`Unità di Roma trasmessa in diretta da Rai News e da YouDem. Ne ho parlato mentre ero intervistato da Corradino Mineo davanti a 4000 persone.

Crediamo nella trasparenza delle nostre azioni: fin dall`inizio il Pd ha sottoposto il proprio bilancio alla certificazione di una società esterna; abbiamo un codice etico giustamente più stringente di un normale percorso giudiziario; chiediamo agli amministratori eletti nelle nostre liste di firmare un codice di responsabilità.


Pier Luigi Bersani

PS: i nostri gruppi parlamentari hanno approvato la proposta di legge elettorale del PD. Non vogliamo un parlamento di nominati e trasformisti: la nostra riforma prevede il maggioritario a doppio turno con quota proporzionale, la parità di genere, il divieto di formare gruppi parlamentari di partiti che non si sono presentati alle elezioni.

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Nota del mattino del 27 luglio 2011.


1. ECONOMIA 1. GLI USA ALLA RICERCA DI UN ACCORDO A POCHE ORE DAL BARATRO. L’EUROPA CHE SI MUOVE AL RALLENTATORE. I MERCATI CHE ATTACCANO. LA GRECIA RI-DECLASSATA. E L’ITALIA CHE RISCHIA.
Anche oggi borse in tempesta. Negli Usa ancora non si è riusciti a trovare un accordo tra repubblicani e democratici sul livello che deve avere il debito pubblico. Il 2 agosto scade il termine oltre il quale lo Stato non potrà più emettere titoli per trovare i soldi per il proprio funzionamento.
In Europa la lentezza con la quale si sta realizzando il piano salva-Grecia e un nuovo declassamento della Grecia da parte delle agenzie di rating sono diventate la nuova occasione per gli attacchi della speculazione.
L’Italia rischia di pagare il conto salato della caduta di credibilità del governo. Si è di nuovo ampliata la distanza tra i rendimenti che gli investitori attendono dai nostri Bpt rispetto agli interessi offerti dai più sicuri Bund tedeschi. E oggi si svolge nuova asta dei Btp.
Da Il Corriere della Sera. Massimo Mucchetti: “Feroci ribassi. Repentine risalite. Nuove, scoraggianti cadute. Le azioni delle banche italiane, cuore della Borsa di Milano e architrave dell`economia, tracollano sotto il peso della speculazione sulle obbligazioni degli Stati periferici dell`Eurozona e anche, ormai, su quelle nazionali. Un banchiere ieri osservava come il differenziale tra i Btp italiani e i Bund tedeschi sia ora analogo a quello della Grecia di 18 mesi fa. Deutsche Bank ha pressoché azzerato il rischio Italia nel suo portafoglio. E mentre infuria questa tempesta, al di là dell`Atlantico i Treasury bond vanno ancora bene, nonostante l`euro venga scambiato con il dollaro al 23% in più rispetto agli esordi, nonostante il dissidio tra Congresso e Casa Bianca minacci di provocare l`insolvenza tecnica dell`amministrazione federale e nonostante l`agenzia Egan-Jones abbia ridotto il rating del debito del Tesoro Usa, forse perché la pagano gli investitori e non i venditori di titoli. Tutto fa emergere la subalternità di molti soggetti di mercato, che erano e vorrebbero restare padroni del mondo, alla politica nel momento in cui, paradossalmente, la politica mostra la propria impotenza di fronte ad altri soggetti, che scommettono contro. E l’Italia vi aggiunge l’inadeguatezza del governo. La European Banldng Association aveva sottoposto 91 banche agli stress test per chiarire quali fossero sottocapitalizzate e quali no: un esercizio privato per soluzioni di mercato. Eppure, le azioni bancarie sono state vendute a piene mani prima e dopo l`esito degli esami. Perché? I test tenevano conto solo dei titoli di Stato detenuti per il trading, pari, dice Mediobanca Securities, a non più del 18% del totale messo a libro in media dai banchieri. Dunque, nascondevano la reale dimensione del rischio potenziale in situazioni avverse. Unicredit, Intesa Sanpaolo e Monte dei Paschi, per stare in Italia, hanno in casa titoli di Stato domestici ben oltre i propri patrimoni di vigilanza. La frana dei titoli bancari sembrava poter essere fermata dall`accordo Merkel-Sarkozy sul finanziamento del Fondo salva Stati e salva banche. Come il Tesoro Usa rassicurò Wall Street impegnandosi a evitare altri crac Lehman, così i governi dell`Eurozona cercavano di tranquillizzare le Borse stendendo un cordone sanitario attorno alla Grecia. Ieri l`industria finanziaria era stata salvata dagli Stati, oggi gli Stati salvano uno di loro sperando che tanto (o tanto poco?) basti a fermare il contagio e con ciò salvando per la seconda volta l`industria finanziaria. Ma l`operazione zoppica. L`effetto dell`accordo europeo è durato lo spazio di un
mattino. Perché? Le spiegazioni tecniche non mancano. Intanto, quello di Merkel e Sarkozy è soltanto un pagherò e fino a quando l`assegno vero non viene staccato la Banca centrale europea s`impegnerà poco a comprare i titoli spazzatura: il suo bilancio ha limiti precisi; le garanzie degli Stati alla Bce valgono in quanto diventano reali. L`Eurozona fatica a passare dal dire al fare, perché il senso di giustizia si declina all`interno di uno Stato in modo diverso da come si declina tra Stati associati ma indipendenti. Dentro il singolo Stato far pagare i ricchi può essere un atto di giustizia sociale; nelle relazioni interstatali viene visto come un premio ai furbi e ai fannulloni. Imporre virtù è sempre arduo, ma dentro uno Stato lo è un po’ meno che tra Stati. Eppure, l`Eurozona impotente ha tuttora conti pubblici assai migliori e più trasparenti di quelli degli Usa. Nell`Eurozona, il debito pubblico comprende sia le obbligazioni emesse o garantite dal Tesoro che le obbligazioni degli enti locali. Il debito pubblico italiano al 12% del Pil tutto questo comprende. Il debito pubblico americano di cui oggi si parla, invece, è solo quello del Tesoro di 14.342 miliardi di dollari. Ma poi ci sono anche 2.446 miliardi degli enti locali e circa 5 mila miliardi delle agenzie governative che finanziano l`edilizia. Il debito pubblico americano vero è pari al 144% del Pil. E a fronte di questa montagna c`è un debito delle famiglie e delle imprese nettamente superiore a quello europeo. Moody`s, S&P e Fitch sembrano usare due pesi e due misure. Giustificano il giudizio ancora eccellente sul debito americano con la possibilità che venga rimborsato stampando dollari che, grazie alla potenza politica e militare dello Stato emittente, vengono tuttora accettati nel mondo. Una specie di imperialismo, a questo punto, straccione. E tuttavia l`Europa disunita sul piano politico e senza un`idea condivisa di società sarà ancora più debole. E l`Italia dal governo inesistente in balia degli eventi. Si può sperare ancora che la speculazione si fermi alla Grecia? Forse. Ma come garantirlo se non si mettono in campo risorse di capitale davvero enormi? Gli eurobond saranno ottimi, ma sempre di debiti si tratta. E le banche non possono contrastare la crisi dei grandi debiti sovrani a colpi di aumenti di capitale. Ma fino a quando la politica non si darà l`obiettivo di smontare la frenetica industria finanziaria che deve macinare milioni di operazioni senza perdere tempo a valutare i rischi, non cambierà nulla e le tre agenzie bugiarde saranno sempre credute. E come potrebbe essere diversamente se i loro rating privati hanno corso legale nei bilanci dove servono a qualificare i titoli anche ai fini della Vigilanza? Si potrebbe eliminare questo appalto improprio? Sulla carta sì. E una pluralità di agenzie aiuterebbe. Ma come farebbero le grandi imprese e gli Stati a emettere obbligazioni senza rating sui mercati dei capitali aperti e che effetto avrebbero rating fortemente contrastanti? Forse sta arrivando il momento di cercare una risposta coraggiosa alla questione di fondo rimasta fin qui inevasa: si può uscire dalla Grande Crisi, indotta dall`eccesso di finanza e di debito privato, che è all`origine degli attuali eccessi pubblici, con le vecchie politiche dei primi anni Novanta, appena un po’ riverniciate?

2. ECONOMIA 2. IMPRESE E LAVORATORI CHIEDONO DISCONTINUITA’.
Con una iniziativa straordinaria, tutte le organizzazioni rappresentative degli imprenditori e dei lavoratori, con l’unica eccezione della Uil che ha ritrattato, hanno chiesto ieri di aprire una nuova fase per la salvezza del paese. Un patto corale per la crescita capace di assicurare la sostenibilità del debito e la creazione di nuova occupazione. E’ la conferma più plateale dell’incapacità del governo e della scarsa credibilità di Berlusconi. E testimonia la preoccupazione del mondo dell’economia e del lavoro per il futuro.
Il Pd ha apprezzato il passo di industriali, banchieri, cooperatori, artigiani, commercianti e lavoratori dipendenti, chiedendo che il governo si dimetta e si apra una nuova pagina della storia italiana.

3. ECONOMIA 3. MENTRE INFURIA LA BUFERA E GLI ITALIANI RISCHIANO DI PAGARE PREZZI SALATI IL GOVERNO PENSA AGLI UFFICI DEI FINTI MINISTERI Al NORD E AL PROCESSO LUNGO PER SALVARE BERLUSCONI.
Di fronte ai problemi degli italiani ed alla bufera che incombe sui mercati il governo pensa ad altro. Ieri Berlusconi ha presentato due nuovi ministri, tra cui Nitto Palma alla Giustizia. Primo obiettivo: portare a casa il processo lungo, le norme per vanificare il processo Ruby. Non solo. Per far contento Bossi, il presidente del Consiglio ha consentito alla Lega di mettere in scena il trasferimento dei ministeri al Nord. Anche se si tratta, materialmente, di un paio di camere, questo passaggio è stato dal punto di vista istituzionale un pasticcio così ingarbugliato da spingere il presidente Giorgio Napolitano ad intervenire. Oggi in Consiglio dei ministri sarà il principale argomento all’ordine del giorno. Semmai ce ne fosse stato bisogno, è l’ulteriore prova dell’inadeguatezza di questo governo e della necessità di una vera e profonda discontinuità. L’Italia ha bisogno di andare non solo oltre Berlusconi, ma anche oltre il berlusconismo.

4. FREQUENZE DIGITALI E DISTRAZIONE DI MASSA. MENTRE TUTTI I RIFLETTORI SONO PUNTATI DA UN’ALTRA PARTE PARTONO LE GARE PER LE NUOVE FREQUENZE DEL DIGITALE TERRESTRE. E MEDIASET E’ IN PRIMA FILA PER PRENDERLE GRATIS.
Da L’Unità. L`eterno Natale di Mediaset porterà ad una strage digitale. Una strage di tv locali, per la precisione, che subiranno quello che si configura come un vero e proprio esproprio di frequenze televisive. Non solo. Alle emittenti verrà negato il diritto di ricorrere alla giustizia amministrativa: chi si ribella, si troverà in casa la polizia, con la prospettiva di tre anni di carcere. Autore di questa nuova trovata «ad aziendam» il ministro Paolo Romani, con un meccanismo che de facto risarcisce l`azienda del premier del maxi-risarcimento dovuto alla Cir di De Benedetti con un cadeau da 300 milioni di euro, il tutto a scapito dell`emittenza locale. Il meccanismo è semplice (e, a suo modo, feroce): a settembre si terranno due gare per l`ulteriore assegnazione di frequenze digitali, di cui la prima riservata agli operatori di telefonia mobile, mentre la seconda è un beauty contest (cioè un "concorso di bellezza" al posto di un’asta competitiva) per sei super-frequenze digitali, in grado di trasportare ciascuna sei canali televisivi. In pratica, saranno i concorrenti dai punteggi più alti per quel che concerne requisiti tecnici e commerciali ad accaparrarsi (gratuitamente) l`ambito premio: è del tutto evidente che si tratterà di Mediaset e Rai. «A scapito degli editori emergenti», rileva il deputato Pd Vinicio Peluffo, membro della commissione dì vigilanza Rai. Che mette il dito nella piaga: «Le tv locali sono beffate due volte: i nove segnali destinati a essere venduti all`asta agli operatori di telecomunicazione erano stati assegnati alle tv locali solo sei mesi fa. Un regalo che vale 300 milioni. Pari alla metà della somma pagata all`Ingegner De Benedetti». A fronte dell`esproprio, il ministro Giulio Tremonti - in un`ottima concertazione interna all`esecutivo ha previsto un indennizzo che Peluffo definisce «poco più che simbolico», ossia 240 milioni da suddividersi tra tutti. E nell`ultima manovra appena varata il responsabile dell`economia ha pure inserito una norma che blocca la possibilità delle tv di ricorrere al Tar: «E se non saranno acquiescenti - spiega Peluffo - la polizia interverrà a blindare gli impianti, con l`avvio di procedimenti penali con reclusione di tre anni, addebito di danni e interessi nonché privazione del risarcimento. Una follia. Praticamente non si trattano così nemmeno gli squatter». Appunto. Ora, secondo le associazioni di settore l`esproprio riguarderebbe circa 200 emittenti. Le quali, nel loro complesso, sono già duramente segnate dal passaggio alle meraviglie del digitale terrestre. La
promessa era stata quella di più spazio per tutti, con la magnifica prospettiva di maggiore pluralismo. Figurarsi: Rai e Mediaset hanno occupato l`occupabile, le tv locali sono state spinte nel fondo più buio della galassia digitale, più o meno alle cifre triple del vostro telecomando. Con un conseguente calo di ascolti e, in sovrappiù, una vistosa flessione dei fatturati pubblicitari, fagocitati pur’essi da Publitalia: che, avendo molto più spazio da offrire, spalmato su più canali, evidentemente ha allargato la sua concorrenza agli ambiti che finora erano di pertinenza delle private. Una storia di straordinaria sopraffazione. Dove ha un suo ruolo anche un ulteriore convitato di pietra: la legge italiana, che stabilisce con chiarezza che un terzo delle frequenze digitali debbano essere destinate alle tv locali. Peluffo ride amaro: «Certo, è ovvio che così si apra la strada ad una caterva di ricorsi, perché siamo di fronte ad un vero e proprio mostro giuridico. Un`ennesima dimostrazione del conflitto d`interessi e dei provincialismo italiano in campo televisivo, a fronte di un`Europa che ogni giorno ci chiede di aprire il mercato, non certo di introdurre ulteriori elementi discorsivi della libera concorrenza. Per questo, come già avanzato da Paolo Gentiloni, chiediamo al governo di assegnare queste frequenze agli operatori locali, già costretti a liberare la banda destinata all`accesso a Internet». Chissà se Paolo Romani si ricorda dei bei tempi in cui gestiva Tvl Radiotelevisione Libera, la seconda emittente libera d`Italia, e poi quando, dal 1976 al 1985 fu il direttore generale di Rete A, o quando, dopo esser passato da Telelombardia, finì a dirigere Lombardia7 fino al 1995. Oggi, che spesso viene accusato di essere un po` troppo vicino agli interessi di Mediaset, fa parlare di sé come aspirante strangolatore delle tv libere. Che dire: forse è solo la malattia senile del berlusconismo”.

5. LA FABBRICA DEL FANGO. BERSANI E TUTTO IL PARTITO FANNO MURO. UN CONTO SONO LE INCHIESTE CHE VANNO RISPETTATE. UN CONTO E’ LA GIUSTA SEVERITA’ VERSO SE STESSI. UN ALTRO CALUNNIE E MONTATURE AD ARTE. QUERELE CONTRO IL GIORNALE E LIBERO CHE PARLANO DI UN PARTITO DI LADRI E DI PIZZO. SONO GLI STESSI GIORNALI DEL METODO BOFFO.
Noi democratici siamo giustamente severi con noi stessi. Abbiamo chiarito fino in fondo che abbiamo rispetto massimo per il lavoro della magistratura. Abbiamo dimostrato fino in fondo di saper riflettere e affrontare le critiche che riceviamo. Le nostre regole interne sono già più severe rispetto a quelle di altre formazioni politiche e proponiamo a noi stessi e a tutti gli altri ulteriori passi in avanti. Ma di fronte a calunnie e alla macchina del fango con le quali si sta tentando di frenare l’iniziativa politica del partito e di sporcare tutti i militanti, tutti i dirigenti, è giusto reagire duramente. Per questo ieri il segretario Pier Luigi Bersani, nel corso di una conferenza stampa organizzata alla Camera, ha difeso il buon nome del Pd e annunciato che si sta studiando anche un’azione di massa per la salvaguardia della dignità del partito. “Le macchine del fango in azione, se sperano di intimorirci si sbagliano di grosso. Abbiamo capito cosa sta accadendo”. “Il Pd è totalmente estraneo a tutte le vicende di cui si parla - ha dichiarato Bersani - le critiche le accettiamo, ma aggressioni, calunnie e fango no. Da oggi cominciano a partire delle querele e delle richieste di risarcimento danni. Sto facendo studiare la possibilità di fare queste richieste di risarcimento come ‘class action’ da parte di tutti gli iscritti al Pd – ha aggiunto - perché essendo il partito una proprietà indivisa, una società, gli insulti riguardano ciascun componente.
Il Segretario democratico ha voluto anche ribadire che “queste vicende non faranno chiudere la bocca al PD su quanto sta accadendo da altre parti. Noi ci stiamo muovendo su quattro principi - ha chiarito ai giornalisti - che sono: rispetto assoluto della magistratura; cittadini uguali davanti alla legge; chi è investito da inchieste fa un passo indietro al netto della presunzione di innocenza e
regole più stringenti per la trasparenza e il controllo nei partiti. Piuttosto vorrei capire perché queste cose vengono chieste solo a noi e non ad altri - ha domandato ironicamente il Segretario PD - A guardare i giornali c'è da rimanere allibiti. Se questi principi sono giusti, perché non si chiedono anche a tutti gli altri partiti che invece si comportano all'opposto?".
Bindi, Letta, Finocchiaro, Franceschini e moltissimi parlamentari, membri della segreteria, presidenti di regione e segretari regionali hanno fatto muro ieri sulla linea della giusta severità che il Pd deve praticare verso se stesso, ma anche della difesa intransigente del partito, dei suoi militanti, dei suoi dirigenti da accuse messe in piedi senza motivo dalla macchina del fango avviata da Il Giornale, da Libero, da Panorama (i giornali berlusconiani) per ostacolare l’iniziativa politica del Pd e distrarre l’opinione pubblica dalle malefatte dei dirigenti della maggioranza, dalla iniqua, pesante e sbagliata manovra economica che il governo ha scaricato sui ceti medi e bassi e dal fallimento palese dell’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi