24 agosto 2011

Bossi ed il grande annuncio. La Padania sta arrivando non domani ma dopodomani. By Virus.

Finalmente l'indiscusso fiuto politico del Ministro della Repubblica Italiana Umberto Bossi ha svelato l'intuizione risolutiva. L'annuncio è stato pronunciato da Bossi in persona durante un comizio tenuto in provincia di Alessandria.
Queste le sue parole: "Fratelli, la Padania sta arrivando". Il tono è quello dei grandi momenti. "Il sistema è in una crisi irreversibile, dobbiamo prepararci perchè la svolta è vicina". La conclusione però lascia un po' a desiderare. "Forse non sarà domani, ma per dopodomani sì".

Questo è il titolo pubblicato ieri dal giornale leghista:




Quindi oggi, mercoledì 24 agosto 2011, dovrebbe essere il tanto atteso dopodomani: il giorno della liberazione e dell'affrancamento del popolo padano. Occhio, non si scherza. State in campana perchè sono parole di un Ministro della Repubblica, non di un "chiacchierone " qualsiasi!

Allora questa mattina mi sono svegliato convinto di trovare in piazza tante bandiere verdi, uomini, donne e bambini a cantare e a danzare per festeggiare insieme il grande evento. Per l'occasione, per non sfigurare, avevo preparato una polo verde da indossare e anche dello spumante per brindare. Ma... non c'era nessuno.

Allora ho pensato:

1 - Mi sono svegliato tardi la festa era già teminata e tutti i padani, indefessi e lavoratori quali sono, responsabilmente sono già tornati alle loro occupazioni.
2 - Ho sbagliato a fare i conti. Bossi per dopodomani non intendeva oggi ma... domani. Meglio così. Questa sera quando andrò a dormire punterò la sveglia per non perdere l'appuntamento.
3 - Il dubbio: i giornalisti sono sempre i soliti burloni. Anche quelli della Padania non fanno eccezione e il povero Umberto è stato vittima di un malinteso. Qualcuno ad arte ha travisato malamente le sue parole.

Peccato perchè le feste inaspettate, quelle che ti soprendono sono sempre le migliori.

E allora che dire...
Padani, state allerta e non disperate.
Perchè come recitava la frase finale di un celebre film:

"...dopo tutto dopodomani...ops domani è un altro giorno".




Buona Padania a tutti ?


by virus

Bersani presenta la contromanovra del PD.

Conferenza stampa con Rosy Bindi, Enrico Letta, e Stefano Fassina.



Clicca qui per conoscere la posizione del PD - critiche alla manovra e sintesi delle proposte.

Le principali proposte alternative del Pd alla manovra del governo per ottenere equità e sviluppo sostenibile:


1. Istituzioni più snelle e taglio ai costi della politica. Interventi per riorganizzare e ristrutturare l’assetto istituzionale centrale e territoriale e le pubbliche amministrazioni. In particolare: dimezzamento del numero dei parlamentari; interventi sistematici e coordinati su Regioni, Province, Comuni per lo snellimento degli organi di rappresentanza e di governo, per l’obbligo della gestione associata di tutte le funzioni nei comuni con meno di 5000 abitanti (e profonda revisione dell'articolo 16 del Decreto che limita la rappresentanza democratica e non produce reali risparmi di spesa), il dimezzamento delle Province o, in alternativa, la loro trasformazione in enti di secondo livello; accorpamento degli uffici periferici dello Stato, radicale riduzione delle società partecipate da Regioni, Province e Comuni ed eliminazione degli organi societari per le società “in house” (oltre 50 mila incarichi), soppressione di enti, agenzie ed organismi, intermedi e strumentali, (consorzi di bonifica, bacini imbriferi montani, enti parco regionali) con attribuzione delle funzioni a Regioni province e comuni, centrale unica per gli acquisti di beni e servizi per ogni articolazione delle pubbliche amministrazioni; riavvio della spending review, per realizzare, per ciascuna amministrazione, veri e propri piani industriali, introdurre best practices e costi standard; revisione delle norme sugli appalti, in particolare per una drastica riduzione del numero delle stazioni appaltanti.

2. Dismissioni immobili e frequenze. Un piano quinquennale di dismissione e valorizzazione di immobili demaniali in partenariato con gli enti locali per almeno 25 miliardi di euro e l’introduzione di un’asta competitiva per le frequenze televisive.

3. Liberalizzazioni. Un pacchetto di interventi per rafforzare e dare operatività immediata alle misure di liberalizzazione dei servizi professionali, della distribuzione dei farmaci, della filiera petrolifera, del RC auto, dei servizi bancari, delle reti energetiche, dei servizi pubblici locali. Interventi possibili senza rovinare l’art 41 della Costituzione.

4. Politiche industriali per lo sviluppo sostenibile, il lavoro, il Mezzogiorno. Tra l’altro: la stabilizzazione dell’agevolazione fiscale del 55% per l’efficienza energetica (in scadenza al 32/12/2011); progetti per l’innovazione tecnologica italiana e la ricerca, con attenzione prioritaria alle straordinarie risorse potenziali, a partire dalle donne, del Mezzogiorno; il finanziamento pluriennale del contratto di apprendistato recentemente riformato; revisione dell’intervento sull’Istituto per il Commercio Estero; revisione per la semplificazione e l’adattamento alle diverse dimensioni aziendali del Sistri

5. Una politica vera contro l’evasione fiscale. Un pacchetto di misure efficaci contro l’evasione fiscale, per raccogliere risorse da utilizzare in via prioritaria: per la riduzione dei contributi sociali sui contratti a tempo indeterminato al fine di eliminare i vantaggi di costo dei contratti precari; alla riduzione dell’Irpef, in via prioritaria sulle mamme lavoratrici; alla graduale eliminazione del costo del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile dell’Irap. Tra le altre misure il Pd propone: la tracciabilità, a fini anti-riciclaggio, dei pagamenti superiori a 1.000 euro e, a fini anti-evasione, dei pagamenti superiori a 300 euro; la comunicazione da parte delle imprese dell’elenco clienti-fornitori; la parziale o totale deducibilità delle spese per la manutenzione della casa di abitazione.

6. L’imposta ordinaria sui grandi valori immobiliari. L’introduzione di una imposta erariale ordinaria sui grandi valori immobiliari, basata su criteri fortemente progressivi.

7. Il contributo di solidarietà dai capitali scudati. Un’imposta patrimoniale una tantum del 15% sull’ammontare dei capitali esportati illegalmente e condonati attraverso lo scudo fiscale del 2003 e del 2009 e, a titolo di saldo del debito fiscale, del 30% sui patrimoni “non scudati” detenuti nei paradisi fiscali, in modo da avvicinare l’intervento italiano alle medie delle analoghe misure prese nei principali paesi industrializzati e di reperire risorse da dedicare agli interventi per lo sviluppo sostenibile. Parte delle risorse così raccolte vanno utilizzate per finanziare il pagamento di una parte dei debiti delle Pubbliche Amministrazioni nei confronti delle piccole e medie imprese e per alleggerire il patto di stabilità interno, così da consentire immediati investimenti ai Comuni. Inoltre, si propone la rinegoziazione dei trattati bilaterali con i “paradisi fiscali” transitati dalla black alla white list dell’Ocse (in particolare Svizzera).

8. L’autonomia delle parti sociali. Il Decreto del governo viola il principio da tutti riconosciuto della non intrusività delle norme di legge nei rapporti tra le parti sociali. Di conseguenza, va soppresso l’articolo 8 o, in alternativa, va cambiato in modo da recepire i punti fondamentali dell’accordo raggiunto dalle parti sociali il 28 giugno scorso.

9. Contro il falso in bilancio, l’autoriciclaggio e il caporalato. La revisione delle norme sulle“false comunicazioni sociali” affinché il “falso in bilancio” torni ad essere reato punito severamente e vengano eliminate le clausole di non punibilità; revisione della normativa sull’autoriciclaggio ed irrobustimento delle norme contro il “caporalato”.

10. Giustizia. Interventi per l’efficienza della Giustizia, a cominciare dalla revisione delle circoscrizioni giudiziarie (razionalizzazione, gestione migliore del personale, più efficienza), dall’istituzione dell’ufficio per il processo (unità operativa in grado di svolgere tutti i compiti) e dalla semplificazione ed unificazione dei riti nella giustizia civile.

Fraceschini intervistato da Repubblica.


Intervista a Dario Franceschini a La Repubblica del 23 agosto 2011.

Per ingrandire cliccare sull'immagine.


Non c'è nessuna crisi. By Byoblu.

Riceviamo da un nostro gentile lettore la seguente segnalazione che pubblichiamo ben volentieri:

La parabola del contadino e dello speculatore.



La parabola del contadino e dello speculatore.

Un contadino ha un campo di grano e produce pasta e pane. Un secondo contadino ha un frutteto. Un allevatore ha un gregge di pecore e produce latte e formaggi. Un artigiano realizza mobili in legno, un altro fila la lana e tesse indumenti.

Quello che ha il pane ne scambia una parte con il formaggio dell’allevatore e con i maglioni del secondo artigiano. Quello che ha la frutta ne scambia un po’ con un tavolo e quattro sedie, e con qualche chilo di pasta. Ognuno produce qualcosa e tutti insieme hanno le cose essenziali per vivere. La natura, del resto, nel medio termine si può considerare prevedibile: se un anno c’è meno frutta, l’anno dopo ce ne sarà di più.

Arriva uno speculatore che, promettendo di scambiare nuovi beni, si prende un po’ di pane, un po’ di frutta, un po’ di latte e un po’ di formaggio. Non restandone più a sufficienza per tutti, scambia quello che ha preso con chi ne ha bisogno ma, data la scarsità di beni che ne deriva, pretende da ciascuno un corrispettivo maggiore di indumenti, di sedie, di pane, di formaggio… Se l’allevatore, mettiamo, non riesce a far fronte alle richieste, perché non dispone di risorse sufficienti a coprire l’aumento artificiale del fabbisogno, lo speculatore gli concede lo stesso il pane e tutto il resto, ma lo impegna a versare l’ammanco ipotecando il formaggio che non è ancora stato prodotto. Lo indebita.

Arriva un secondo speculatore e si prende la restante parte della produzione locale. I contadini, gli artigiani e l’allevatore accettano, perché hanno bisogno di compensare la carestia indotta, cercando di produrre di più e di entrare subito in possesso di ciò che viene improvvisamente loro a mancare.

A questo punto, tutti i beni disponibili sono nelle mani dei due speculatori, i quali sono liberi di decidere come, a chi e per quanto scambiarli. Fanno i prezzi, esigono sempre di più e indebitano progressivamente i contadini, gli artigiani e l’allevatore che ora non producono più per vivere, ma vivono per produrre una quantità sufficiente, sempre maggiore, di cibo e di beni, che possa soddisfare le richieste degli speculatori.

Con l’arrivo di un terzo speculatore, proveniente da terre lontane, che a sua volta ha indebitato altri artigiani, altri allevatori e altri contadini, i tre iniziano a riunirsi periodicamente per scambiarsi i debiti dei produttori, scommettendo sulla loro capacità di ripagarli con perseveranza, senza morire di inedia. Senza fallire.

Quando gli speculatori, tra di loro, esagerano con le speculazioni, scommettendo sulla capacità di ripianare il debito di un allevatore che muore di infarto, per esempio a causa dell’eccessivo lavoro, perdono parte dei loro crediti, che poi sono i debiti di chi produce i beni reali. Così dichiarano ufficialmente l’apertura della crisi. Lo stato di crisi, dicono, richiede ai contadini di produrre più grano e più frutta, agli allevatori di produrre più latte, agli artigiani di fabbricare più tavoli e più indumenti e così via. Altrimenti verrà loro richiesto di saldare i loro debiti immediatamente, e poiché è chiaro che non possono farlo, le loro fattorie verranno espropriate, i loro allevamenti confiscati e moriranno di fame.

Ma la crisi non è dei contadini, che continuano a produrre il grano e la frutta che producevano all’inizio. Non è degli allevatori, che hanno sempre lo stesso numero di pecore, anzi di più, e dunque producono la stessa quantità di formaggi e di latte. Non è di chi fabbrica i mobili sempre alla stessa maniera, né di chi tesse indumenti esattamente come faceva una volta. No: sono gli speculatori ad essere in crisi, non i produttori. E’ il loro meccanismo di inflazione programmata dei prezzi per i beni di prima necessità ad essersi gonfiato fino ad esplodere. La loro ingordigia, il loro universo artificiale, il mondo parallelo e immaginario che hanno costruito accanto a quello reale: è tutto e solo questo ad essere andato in crisi.

Finì che i contadini, gli allevatori e gli artigiani mandarono affanculo gli speculatori e ricominciarono a scambiarsi il pane, il latte, il formaggio, i mobili e i vestiti tra di loro, lasciando gli speculatori al loro meritato destino.