26 ottobre 2011

Ecco la lettera italiana per l'Europa.



Il testo definitivo della manovra per l'Europa. Gli impegni e il calendario.

PREMESSA

L’Italia ha sempre onorato i propri impegni europei e intende continuare a farlo. Quest’estate il Parlamento italiano ha approvato manovre di stabilizzazione finanziaria con un effetto correttivo sui saldi di bilancio al 2014 pari a 60 miliardi di euro. Sono state così create le condizioni per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013, con un anno di anticipo rispetto a quanto richiesto dalle istituzioni europee. Dal 2012, grazie all’aumentato avanzo primario, il nostro debito scenderà.
Tuttavia, siamo consapevoli della necessità di presentare un piano di riforme globale e coerente.
La situazione italiana va letta tenendo in debita considerazione gli equilibri più generali che coinvolgono l’intera area europea. Mesi di tensioni sui mercati finanziari e di aggressioni speculative contro i debiti sovrani sono, infatti, il segnale inequivocabile di una debolezza degli assetti istituzionali dell’area euro.
Per quel che riguarda l’Italia, consapevoli di avere un debito pubblico troppo alto e una crescita troppo contenuta, abbiamo seguito sin dall’inizio della crisi una politica attenta e rigorosa.
Dal 2008 ad oggi il nostro debito pubblico è cresciuto, in rapporto al Pil, meno di quello di altri importanti paesi europei. Inoltre, la disciplina da noi adottata ha portato a un bilancio primario in attivo. Situazione non comune ad altri Paesi.
Se problemi antichi, come quello del nostro debito pubblico, danno luogo oggi a ulteriori e gravi pericoli, ciò è soprattutto il segno che la causa va cercata non nella loro sola esistenza, ma nel nuovo contesto nel quale ci si è trovati a governarli.



  1. I FONDAMENTALI DELL’ECONOMIA



Il Governo italiano ha risanato i conti pubblici e conseguirà l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Il debito pubblico in rapporto al PIL è stato ricondotto su un sentiero di progressiva riduzione.
Nel 2014 avremo un avanzo di bilancio (corretto per il ciclo) pari allo 0,5% del PIL, un avanzo primario pari al 5,7% del PIL e un debito pubblico al 112,6% del PIL. Per realizzare questo obiettivo sono state approvate durante l’estate in tempi record due importanti manovre di finanza pubblica che comporteranno una correzione del deficit tendenziale nel quadriennio 2011-2014 pari rispettivamente a 0,2%, 1,7%, 3,3% e 3,5% del PIL. Nel 2011 si prevede un avanzo primario consistente pari allo 0,9% del PIL. Nonostante l’aumento delle spese per il servizio del debito, questo consentirà la riduzione del rapporto debito/PIL già nel 2012. I dati relativi ai primi otto mesi dell’anno in corso sono coerenti con questi obiettivi.
È doveroso segnalare che la nuova serie dei conti nazionali indica che nel 2010 il Pil italiano è cresciuto dell’1,5% e non dell’1,3% e, nei due anni della crisi, il Pil si è ridotto meno di quanto prima stimato (-1,2% invece di -1,3% nel 2008 e -5,1% invece di -5,2% nel 2009).
Come conseguenza della revisione contabile operata da Eurostat il rapporto deficit/Pil, che è stato confermato a 4,6% per il 2010, è praticamente allineato a quello della Germania, rivisto dal 3,3% al 4,3%. Si noti, inoltre, che l’Eurostat ha rettificato al rialzo anche i rapporti deficit/Pil della Francia (dal 7% al 7,1%), della Spagna (dal 9,2% al 9,3%), della Grecia (dal 10,5% al 10,6%) e del Portogallo (dal 9,1% al 9,8%).
In conclusione, nel 2010 l’Italia aveva, insieme alla Germania, il comportamento largamente più virtuoso in termini di indebitamento netto in rapporto al Pil.



  1. CREARE CONDIZIONI STRUTTURALI FAVOREVOLI ALLA CRESCITA



Siamo ora impegnati nel creare le condizioni strutturali favorevoli alla crescita. Il Governo ritiene necessario intervenire sulla composizione del bilancio pubblico per renderla più favorevole alla crescita.
Con questo obiettivo il Governo intende operare su quattro direttrici nei prossimi 8 mesi:

  • Entro 2 mesi,la rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, così da consentire, in particolare nei servizi, livelli produttivi maggiori e costi e prezzi inferiori;
  • Entro 4 mesi, la definizione di un contesto istituzionale, amministrativo e regolatorio che favorisca il dinamismo delle imprese;
  • Entro 6 mesi, l’adozione di misure che favoriscano l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano e ne accrescano l’efficacia;
  • Entro 8 mesi, il completamento delle riforme del mercato del lavoro, per superarne il dualismo e favorire una maggiore partecipazione.

Nei prossimi 4 mesiè, ad ogni modo, prioritario aggredire con decisione il dualismo Nord-Sud che storicamente caratterizza e penalizza l’economia italiana. Tale divario si estrinseca in un livello del Pil del Centro-Nord Italia che eguaglia il livello delle migliori realtà europee, e quello del Mezzogiorno, che è collocato in fondo alla graduatoria europea.
A riguardo, l’esecutivo è intenzionato a utilizzare pienamente i fondi strutturali, impegnandosi in una loro revisione globale, inclusi quelli per lo sviluppo delle infrastrutture, allo scopo di migliorarne l’utilizzo e ridefinirne le priorità in stretta collaborazione con la Commissione Europea. Tale revisione consentirà un’accelerazione, una riconsiderazione delle priorità dell’uso dei Fondi e una regia rafforzata, dove l’Italia è disposta a chiedere un sostegno tecnico alla commissione europea per la realizzazione di questo ambizioso obiettivo. Il programma straordinario per lo sviluppo del Mezzogiorno è definito in maniera evocativa “Eurosud” e nasce dalla convinzione che la crescita del Sud è la crescita dell’Italia intera.
Il Governo, quindi, definirà ed attuerà la revisione strategica dei programmi cofinanziati dai fondi strutturali 2007-2013. Tale revisione risponde alle Raccomandazioni del Consiglio del 12 luglio 2011 sul Programma Nazionale di Riforma dell’Italia.
Esso si basa su una più forte concentrazione dei Programmi sugli investimenti maggiormente in grado di rilanciare la competitività e la crescita del Paese, segnatamente intervenendo sul potenziale non utilizzato nel Sud, e su un più stringente orientamento delle azioni ai risultati (istruzione, banda larga, ferrovie, nuova occupazione). Tale revisione potrà comportare una riduzione del tasso di cofinanziamento nazionale dei programmi comunitari.
Le risorse resesi disponibili a seguito di questa riduzione saranno programmate attraverso un percorso di concertazione tra il Ministro delegato alle politiche di coesione, il Commissario europeo competente e le regioni interessate basato su una cooperazione rafforzata con la Commissione europea attraverso un apposito gruppo di azione.
Tale piano d’azione sarà definito entro il 15 novembre 2011.
La creazione delle condizioni strutturali per la crescita dell’intero Paese passa inevitabilmente per la revisione delle politiche di:

  1. promozione e valorizzazione del capitale umano;
  2. efficientamento del mercato del lavoro;
  3. apertura dei mercati in chiave concorrenziale;
  4. sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione;
  5. semplificazione normativa e amministrativa;
  6. modernizzazione della pubblica amministrazione;
  7. efficientamento e snellimento dell’amministrazione della giustizia;
  8. accelerazione della realizzazione delle infrastrutture ed edilizia;
  9. riforma dell’architettura costituzionale dello Stato.



  1. Promozione e valorizzazione del capitale umano

L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.
Si amplieranno autonomia e competizione tra Università. Si accrescerà la quota di finanziamento legata alle valutazioni avviate dall’ANVUR e si accresceranno i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione, con l’obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d’onore.
Da ultimo, tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria saranno approvatientro il 31 dicembre 2011.

  1. Efficientamento del mercato del lavoro

È prevista l’approvazione di misure addizionali concernenti il mercato del lavoro.
1. Inparticolare, il Governo si impegna ad approvareentro il 2011 interventi rivolti a favorire l'occupazione giovanile e femminile attraverso la promozione: a. di contratti di apprendistato contrastando le forme improprie di lavoro dei giovani; b. di rapporti di lavoro a tempo parziale e di contratti di inserimento delle donne nel mercato del lavoro; c. del credito di imposta in favore delle imprese che assumono nelle aree più svantaggiate.
2. Entro maggio 2012l’esecutivo approverà una riforma della legislazione del lavoro a. funzionale alla maggiore propensione ad assumere e alle esigenze di efficienza dell’impresa anche attraverso una nuova regolazione dei licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato; b. più stringenti condizioni nell'uso dei "contratti para-subordinati" dato che tali contratti sono spesso utilizzati per lavoratori formalmente qualificati come indipendenti ma sostanzialmente impiegati in una posizione di lavoro subordinato.

  1. Apertura dei mercati in chiave concorrenziale

Entro il 1° marzo 2012saranno rafforzati gli strumenti di intervento dell’Autorità per la Concorrenza per prevenire le incoerenze tra promozione della concorrenza e disposizioni di livello regionale o locale. Verrà generalizzata, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali in accordo con gli enti territoriali.
Le principali disposizioni contenute nella bozza di disegno di legge sulla concorrenza riguardano i settori della distribuzione dei carburanti e dell’assicurazione obbligatoria sui veicoli. Le misure relative al mercato assicurativo sono state definite all’interno di una proposta di legge di iniziativa parlamentare, che è già stata approvata dalla camera dei deputati ed è attualmente all’esame del senato. Le misure concernenti i mercati della distribuzione carburanti sono state integralmente inserite nel Decreto Legge n.98/2011 e pertanto sono già in vigore. Si è preferito adottare uno strumento legislativo quale il decreto che garantisce l’immediata efficacia degli interventi. nel medesimo decreto legge sono state inserite anche altre disposizioni di apertura dei mercati e liberalizzazioni, tra cui si ricorda in particolare la liberalizzazione in via sperimentale degli orari dei negozi. Nel frattempo, fra i primi in Europa, l’Italia ha aperto alla concorrenza il mercato della distribuzione del gas: sono stati adottati e saranno a breve pubblicati nella gazzetta ufficiale i regolamenti che disciplinano le gare per l’affidamento della distribuzione del gas in ambiti territoriali più ampi dei comuni.
Già con il Decreto Legge n.138/2011 sono state adottate incisive misure finalizzate alla liberalizzazione delle attività d’impresa e degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali. In particolare già si prevede che le tariffe costituiscano soltanto un riferimento per la pattuizione del compenso spettante al professionista, derogabile su accordo fra le parti. Il provvedimento sullo sviluppo conterrà recherà altre misure per rafforzare l’apertura degli ordini professionali e dei servizi pubblici locali.
Sempre in materia di ordini professionali, nella manovra di agosto, in tema di accesso alle professioni regolamentate, è stato previsto che gli ordinamenti professionali debbano garantire che l'esercizio dell'attività risponda senza eccezioni ai principi di libera concorrenza, alla presenza diffusa dei professionisti su tutto il territorio nazionale, alla differenziazione e pluralità di offerta che garantisca l'effettiva possibilità di scelta degli utenti nell'ambito della più ampia informazione relativamente ai servizi offerti. Inoltre, già in sede di conversione della manovra di luglio (DL n. 98/2011) è stato previsto che il Governo, sentita l'Alta Commissione per la Formulazione di Proposte in materia di Liberalizzazione dei Servizi, elaborerà proposte per la liberalizzazione dei servizi e delle attività economiche da presentare alle categorie interessate. Dopo 8 mesi dalla conversione del decreto legge, tali servizi si intenderanno liberalizzati, salvo quanto espressamente regolato.
Verranno rafforzati i presidi a tutela della concorrenza nel campo dei servizi pubblici locali, con l’introduzione a livello nazionale di sistemi di garanzia per la qualità dei servizi nei comparti idrico, dei rifiuti, dei trasporti, locali e nazionali e delle farmacie comunali, seguendo rispettivamente questa sequenza temporale 3 mesi, 6 mesi, 9 mesi e 12 mesi.
Per quanto riguarda la riforma dei servizi pubblici locali che il Governo italiano - riprendendo quanto già previsto dall’articolo 23 bis del DL 112/2008 - ha approvato nella manovra di agosto 2011 escludendo il settore idrico a seguito di un referendum popolare. Con le disposizioni che si intende varare si rafforza il processo di liberalizzazione e privatizzazione prevedendo che non è possibile attribuire diritti di esclusiva nelle ipotesi in cui l’ente locale affidante non proceda alla previa verifica della realizzabilità di un sistema di concorrenza nel mercato, ossia di un sistema completamente liberalizzato. Inoltre, viene previsto un ampliamento delle competenze dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nonché un sistema di benchmarking al fine di assicurare il progressivo miglioramento della qualità di gestione e di effettuare valutazioni comparative delle diverse gestioni.

  1. Sostegno all’imprenditorialità e all’innovazione

Entro il 2011, al fine di favorire la crescita delle imprese il Governo prevede di utilizzare la leva fiscale per agevolare la capitalizzazione delle aziende, con meccanismi di deducibilità del rendimento del capitale di rischio. Verranno potenziati gli schemi a partecipazione pubblica di venture capital e private equity, preservando la concorrenza nei relativi comparti.
Il Governo trasformerà le aree di crisi in aree di sviluppo, rendendo più semplice ed efficace la procedura per definire i programmi di rilancio, che potranno essere finanziati anche con risorse comunitarie.
Forte impegno dell’esecutivo verso le PMI, destinando loro il 50% delle risorse non utilizzate ogni anno del Fondo Rotativo per il Sostegno alle imprese e per gli investimenti in ricerca.
Questi interventi – insieme al Contratto di Sviluppo, già operativo – rientrano a pieno titolo nell’ambito del riordino generale degli incentivi contenuto nello Statuto delle Imprese, che diventerà legge nelle prossime settimane.
Per garantire la liquidità delle imprese si prevede un sistema di certificazione di debiti delle Pubbliche Amministrazioni locali nei confronti delle imprese stesse al fine di consentire lo sconto e successivo pagamento da parte delle banche, in conformità alle procedure di calcolo Eurostat e senza impatto addizionale sull’indebitamento della Pubblica Amministrazione.

  1. Semplificazione normativa e amministrativa

Il Governo incentiva la costituzione di “zone a burocrazia zero” in tutto il territorio nazionale in via sperimentale per tutto il 2013, anche attraverso la creazione dell’U.L.G. – Ufficio Locale dei Governi quale autorità unica amministrativa che coinvolgerà i livelli locali di governo in passato esclusi.
Il Governo mira a semplificare la costituzione del bilancio delle S.r.l., la digitalizzazione del deposito dell’atto di trasferimento delle quote delle società e lo snellimento in materia di vigilanza delle società di capitali e degli organi di controllo.
I rapporti con la pubblica amministrazione diventeranno più snelli grazie alla completa sostituzione dei certificati con delle autocertificazioni, mentre le certificazioni rilasciate dalla pubblica amministrazione resteranno valide solo nei rapporti tra privati.
I controlli sulle imprese si ispireranno a criteri di semplicità e proporzionalità, al fine di evitare duplicazioni e sovrapposizioni che possano recare intralcio al normale esercizio delle attività imprenditoriali.
Da ultimo, per quanto riguarda la semplificazione amministrativa verrà completata nei prossimi 6 mesi la strategia di revisione della regolamentazione settoriale, elaborando proposte puntuali di semplificazione dei procedimenti e monitorandone gli effetti. Verrà rafforzata e accelerata l’attuazione del programma di misurazione e riduzione degli oneri amministrativi derivanti da obblighi di tipo informativo previsti da leggi statali (MOA). Inoltre, ove la disciplina sia di fonte regionale e locale, verranno rafforzati ed estesi gli incentivi previsti dalla manovra estiva per i procedimenti amministrativi relativi all’avvio e alla svolgimento dell’attività d’impresa. L’obiettivo è quello di migliorare il posizionamento dell’Italia nella graduatoria internazionale relativa al Doing Business, nei prossimi 3 anni.

  1. Modernizzazione della pubblica amministrazione

La pubblica amministrazione è un volano fondamentale della crescita. Stiamo creando le condizioni perché la pubblica amministrazione sia pronta ad accompagnare la ripresa, svolgendo una funzione di servizio allo sviluppo e non di zavorra burocratica. Ecco perché la semplificazione, la trasparenza e la meritocrazia sono fondamentali. Un tassello rilevante è costituito dalla piena attuazione della Riforma Brunetta della pubblica amministrazione, in particolar modo dalle misure che rafforzano il ruolo della Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (istituita nel dicembre del 2009) e le cui competenze saranno integrate con il disegno di legge in materia di anticorruzione, già approvato dal Senato, e attualmente all’esame della Camera dei Deputati. Esso rappresenta un passaggio importante per la completa implementazione della riforma della pubblica amministrazione in quanto individua una nuova governance per l’attività di prevenzione e contrasto della corruzione, affidando le funzioni alla Commissione e individuando con estrema puntualità le modalità di accrescimento del livello di trasparenza della pubblica amministrazione.
Per rendere più efficiente, trasparente, flessibile e meno costosa la pubblica amministrazione tanto a livello centrale quanto a livello degli enti territoriali (oltre al vigente blocco del turnover del personale) renderemo effettivi con meccanismi cogenti/sanzionatori: a. la mobilità obbligatoria del personale; b. la messa a disposizione (Cassa Integrazione Guadagni) con conseguente riduzione salariale e del personale; c. il superamento delle dotazioni organiche.
Contestualmente all’entrata in vigore della legge costituzionale recante l’abolizione e la razionalizzazione delle province è prevista l’approvazione di una normativa transitoria per il trasferimento del relativo personale nei ruoli delle regioni e dei comuni.

  1. Efficientamento e snellimento dell’amministrazione della giustizia

Proseguendo sulla linea delle misure definite in estate, verranno rafforzati il contrasto della litigiosità e la prevenzione del contenzioso (anche attraverso la costituzione presso il Ministero della Giustizia di un gruppo tecnico che individui situazioni a forte incidenza di litigiosità e proponga specifici interventi di contrasto). Entro il 30 aprile 2012 verrà completato il progetto in corso presso il Ministero della Giustizia per la creazione di una banca dati centralizzata per le statistiche civili e per quelle fallimentari. Verranno rafforzati i meccanismi incentivanti per gli uffici virtuosi di cui alla Legge n. 111 del 2011. L’obiettivo è quello della riduzione della durata delle controversie civili di almeno il 20 per cento in 3 anni.

  1. Accelerazione della realizzazione delle infrastrutture ed edilizia

Oltre alla realizzazione degli investimenti già concordati con le società concessionarie, il Governo solleciterà una maggiore partecipazione degli investitori privati, definendo entro il 31 dicembre 2011 standard contrattuali tipo che facilitino il ricorso al project financing, con una più chiara ed efficiente allocazione dei rischi tra le parti e accrescendo le certezze sulla redditività dell’opera e la prevenzione di comportamenti di tipo monopolistico nella determinazione dei pedaggi. Verrà rafforzata la qualità della programmazione finanziaria pubblica, definendo obiettivi pluriennali di spesa e concentrando le risorse su progetti considerati strategici.
Il Governo è impegnato nella definizione nelle prossime 10 settimane di alcune opere immediatamente cantierabili, su proposta del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, che potranno beneficiare, a titolo di contributo al finanziamento, della defiscalizzazione (IRAP, IRES) a vantaggio dei concessionari dell’opera stessa. Inoltre sono previste una serie di semplificazioni e velocizzazioni nelle procedure di approvazione dei progetti da parte del CIPE e la suddivisione degli appalti in lotti funzionali per garantire alle PMI un accesso facilitato.
Si prevede lo sblocco degli investimenti privati grazie alla semplificazione delle procedure relative ai contratti di programma dei maggiori aeroporti italiani. Infine, sono previste norme mirate all’ottimizzazione delle gestioni negli impianti portuali e di semplificazione in materia di trasporto eccezionale su gomma.
Da ultimo, è in corso di predisposizione una garanzia “reale” dello Stato (attraverso propri beni immobili, e non solo di natura finanziaria) per i mutui prima casa di giovani coppie, prive di contratto di lavoro a tempo indeterminato. Questo garantirà un nuovo impulso al mercato immobiliare e alle nuove famiglie.

  1. Riforma dell’architettura costituzionale dello Stato

Il Governo italiano è impegnato in un processo di complessiva riforma costituzionale. Essa riguarda tanto l’assetto costituzionale dei poteri, quanto la cornice normativa volta a promuovere le condizioni di sviluppo del mercato e una disciplina più rigorosa delle finanze pubbliche.
Pur nella complessità del processo di revisione costituzionale l’Italia intende giungere all’approvazione della prima lettura di tali disegni di legge costituzionale entro i prossimi 6/12 mesi.
In particolare, quanto alla riforma dello Stato, si tratta dei seguenti provvedimenti:

  1. Disegno di legge (già approvato in prima lettura alla Camera) sulla modifica dell’elettorato attivo e passivo per l’elezione al Parlamento nazionale al fine di garantire una maggiore partecipazione giovanile alla vita politica.
  2. Due disegni di legge (all’esame del Parlamento) di riforma complessiva dell’organizzazione dei vertici delle istituzioni politiche, con particolare riferimento alla riduzione significativa del numero dei parlamentari, all’abolizione delle province, alla riforma in senso federale dello Stato, alla maggiore efficienza dei meccanismi decisionali e al rafforzamento del ruolo dell’esecutivo e della maggioranza.

Sul secondo versante, relativo alla disciplina del mercato e al rigore della finanza pubblica, si prevede:

  1. Un disegno di legge (la cui approvazione è in corso proprio in questi giorni presso la Camera dei deputati) di riforma degli articoli della costituzione relativi alla libertà di iniziativa economica e alla tutela della concorrenza, nonché alla riforma della pubblica amministrazione in funzione della valorizzazione dell’efficienza e del merito.
  2. Un disegno di legge sull’introduzione del vincolo di pareggio di bilancio sul modello già seguito in altri ordinamenti europei.

A tal fine si deve ricordare che l’articolo 138 della Costituzione Italiana impone che le leggi costituzionali ad intervallo non minore di tre mesi. Quindi, anche con la massima celerità possibile, le riforme costituzionali richiedono dei tempi minimi imprescindibili.
Le conseguenti leggi attuative saranno successivamente attuate senza indugio, non essendovi vincoli temporali nell’ambito della Costituzione.



  1. UNA FINANZA PUBBLICA SOSTENIBILE



Le pensioni
Nella attuale legislatura la normativa previdenziale è stata oggetto di ripetuti interventi che hanno reso a regime il sistema pensionistico italiano tra i più sostenibili in Europa e tra i più capaci di assorbire eventuali choc negativi.
Grazie al meccanismo di aggancio dell'età pensionabile alla speranza di vita introdotto nel 2010 (art. 12 commi 12-bis e 12-ter, DL 78/2010, come modificato con art. 18 comma 4, DL 98/2011), il Governo italiano prevede che il requisito anagrafico per il pensionamento sarà pari ad almeno 67 anni per uomini e donne nel 2026.
Sono già stati rivisti i requisiti necessari per l’accesso al pensionamento di anzianità. Tali requisiti aumenteranno gradualmente fino ad arrivare a regime a partire dal 2013. Questi requisiti sono in ogni caso agganciati in aumento all’evoluzione della speranza di vita.

La delega fiscale e assistenziale previdenziale
Il provvedimento di iniziativa governativa è già all’esame del Parlamento e sarà approvato, entro il 31 gennaio 2012, quindi con tempi compatibili all’emanazione dei provvedimenti delegati entro il 2012. Comunque, anche al fine di accrescere la fiducia degli investitori, nel rispetto del percorso di risanamento programmato, il Governo ha fornito, con la Legge 148 del 14 settembre 2011, le risorse che saranno reperite con l’esercizio della delega per la riforma dei sistemi fiscale e assistenziale sulla base degli attuali regimi di favore fiscale e delle sovrapposizioni fra agevolazioni e conseguenti inefficienze ad oggi individuate. Tali risorse ammontano ad almeno 4 miliardi di euro nell’anno 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi di euro annui a decorrere dal 2014. Contestualmente, per dare massima garanzia sul rispetto dei saldi è stata introdotta una clausola di salvaguardia. La clausola prevede che, in caso di ritardo nell’attuazione della delega oltre il 30 settembre 2012, le agevolazioni fiscali vigenti saranno ridotte del 5% per l’anno 2012 e del 20% a decorrere dal 2013. In alternativa, anche parziale, si è stabilita la possibilità di disporre con decreto del Presidente del consiglio, su proposta del Ministro dell’economia e delle finanze, la rimodulazione delle aliquote delle imposte indirette, inclusa l’accisa.
In breve, qualora la delega non fosse esercitata entro il 30 settembre 2012 o le nuove disposizioni fiscali e assistenziali non siano in grado di garantire un sufficiente effetto positivo sul deficit (almeno 4 miliardi nel 2012, 16 miliardi nel 2013 e 20 miliardi a partire dal 2014), si avrà una riduzione automatica delle agevolazioni fiscali che garantirà comunque il raggiungimento degli obiettivi di risparmio. Viceversa, se la delega verrà esercitata entro il termine e le nuove disposizioni garantiranno effetti di risparmio almeno pari a quelli previsti, non si procederà dunque al taglio automatico delle agevolazioni.

Le dismissioni
Entro il 30 novembre 2011,il Governo definirà un piano di dismissioni e valorizzazioni del patrimonio pubblico che prevede almeno 5 miliardi di proventi all’anno nel prossimo triennio. Previo accordo con la Conferenza Stato-Regioni, gli enti territoriali dovranno definire con la massima urgenza un programma di privatizzazione delle aziende da essi controllate. I proventi verranno utilizzati per ridurre il debito o realizzare progetti di investimento locali.

La razionalizzazione della spesa pubblica
Il Governo ribadisce l’impegno a definire entro il 31 dicembre 2011 il programma per la riorganizzazione della spesa previsto dalla Legge 14 settembre 2011, n. 148, in particolare per quanto riguarda: l’integrazione operativa delle agenzie fiscali; la razionalizzazione di tutte le strutture periferiche dell’amministrazione dello Stato e degli enti della previdenza pubblica in modo da creare sinergie e ottimizzare l’uso delle risorse; il coordinamento delle attività delle forze dell’ordine; la razionalizzazione dell’organizzazione giudiziaria nel suo complesso in modo da accelerare i tempi della giustizia civile; e la riorganizzazione della rete consolare e diplomatica. Il Governo attuerà i primi interventi dal 1° gennaio 2012 e darà conto dei progressi realizzati con cadenza trimestrale.


Debito pubblico
Entro il 31 dicembre 2011, il governo affiderà l’elaborazione di un piano organico per l’abbattimento del debito attraverso anche le dismissioni ad una commissione ristretta di personalità di prestigio, in collaborazione con gli enti territoriali e con le principali istituzioni economiche e finanziarie nazionali ed internazionali.

Il costo degli apparati istituzionali
Il Governo riconosce la necessità di rafforzare gli interventi volti a ridurre i costi degli apparati istituzionali. In particolare, verrà perseguita entro il 2012, una razionalizzazione e soppressione delle provincie e la riallocazione delle funzioni delle Province alle Regioni o ai Comuni, in modo da assicurare un significativo snellimento dei relativi apparati burocratici e degli organi rappresentativi. Verrà rafforzato il regime di incompatibilità fra le cariche elettive ai diversi livelli di governo.


Il pareggio di bilancio
Il disegno di legge di riforma della Costituzione in materia di pareggio di bilancio è già all’esame della Camera dei Deputati. L’obiettivo è quello di una sua definitiva approvazione entro la metà del 2012.
Con le modifiche introdotte con la Legge n.39/2011 alla “Legge di contabilità e finanza pubblica (L. 196/2009) è stata rivista la normativa relativa alle coperture finanziarie delle leggi a vantaggio del rafforzamento della relativa disciplina fiscale. In particolare, per la copertura degli oneri correnti della legge di stabilità è stata circoscritta la possibilità di utilizzare il miglioramento del risparmio pubblico, escludendo la possibilità di finanziare con tali risorse nuove o maggiori spese correnti.

Definire le ulteriori misure correttive eventualmente necessarie
Il Governo monitorerà costantemente l’andamento dei conti pubblici. Qualora il deterioramento del ciclo economico dovesse portare a un peggioramento nei saldi il Governo interverrà prontamente. L’utilizzo del Fondo per esigenze indifferibili sarà vincolato all’accertamento, nel giugno del 2012, di andamenti dei conti pubblici coerenti con l’obiettivo per l’indebitamento netto del prossimo anno.

  1. CONCLUSIONI



Siamo sicuri che, con l’impegno di tutti, scaturito dalla consapevolezza che ci troviamo a fronteggiare problemi che riguardano l’intera Unione e la tenuta stessa della moneta comune, dunque problemi non circoscrivibili a questa o quella debolezza o forza nazionali, consegneremo ai giovani un’Europa più forte e più coesa.

Le dichiarazioni del Sindaco al Cittadino del 22 ottobre 2011.

Pubblichiamo copia dell'articolo de il Cittadino del Vimercatese del 22 ottobre 2011 firmato da L. Rossi.

cliccare sull'articolo per ingrandire.

Progetto Territorio ha inviato una lettera al Prefetto.


Ieri, Progetto Terriotorio, in merito ai fatti avvenuti durante il Consiglio Comunale del 30 settembre 2011, ha inviato una lettera al Prefetto.

Il Gruppo Consiliare del PD, a cui era stato chiesto di condividere e sottoscrivere, prima di decidere qualsiasi iniziativa, attende la risposta al documento del 14 ottobre che contiene precise domande rivolte al Segretario Comunale.

Per leggere la lettera recapita alla Dott.ssa Tavella e per conoscenza al Capogruppo del SI e al Capogruppo della minoranza, clicca qui.

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In un momento in cui sarebbero necessarie, accortezza, lucidità e massima prudenza e intelligenza politica, il Sindaco di Sulbiate, invece, inventa improbabili delege a coloro che, invece, lo avevano impegnato ad agire in prima persona.


Nell'ultimo Consiglio Comunale svoltosi il 30 settembre, la nostra mozione di indirizzo in merito alle problematiche legate a Pedemontana (per leggere clicca qui) approvavata dalla maggioranza dei Consilieri, quindi con il concorso dei voti di Progetto Territorio, che ha condiviso, come ormai spesso accade, la nostra iniziativa, tra le altre cose, impegnava il Sindaco a promuovere un incontro con il Comune di Bellusco, mediante le commissioni competenti, per concertare insieme la miglior soluzione possibile alla viabilità tra casello Pedemontana e zona indutriale.

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cliccare sull'immagine per ingrandire
"La risposta del Gruppo Consiliare PD e di Progetto Territorio":

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e p.c.: Sindaco Comune di Bellusco,
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Capogruppo di Sulbiate Insieme,
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Consiglieri Comunali di Sulbiate



Sulbiate, lì 24/10/2011


OGGETTO: Risposta a Sua nota “Delega”, in data 19/10/2011, Prot. 6808

Lascia esterrefatti la Sua nota citata in oggetto perché non tiene conto delle regole basilari della pratica amministrativa, da Lei sempre utilizzata per rivolgersi verso i Consiglieri Comunali del nostro Comune, oltre che per rivolgersi verso i Suoi colleghi Sindaci nelle diverse questioni trattate in questi anni.

Rendiamo infatti noto che nessuna comunicazione precedente è intercorsa con i firmatari del presente per l’affidamento di una delega di questo tipo. Ma potremmo anche sorvolare sulla educazione e sulla prassi che di solito si suole utilizzare prima di emanare una delega di questo tipo. Non possiamo però sorvolare sulla gravità estrema del Suo gesto che ci lascia basiti, dato il ruolo Istituzionale che Ella ricopre, ma soprattutto data la Sua troppo spesso decantata “esperienza amministrativa”.

Non possiamo quindi che evidenziarLe:

- che la mozione è stata approvata dalla maggioranza dei Consiglieri Comunali e quanto approvato deve essere rispettato perché è il Consiglio Comunale che in maniera maggioritaria ha deliberato con chiari e precisi punti. Non Le staremo quindi a ricordare l’importanza che assume una decisione del Consiglio Comunale ovvero ricordarLe l’Istituzione fondamentale che lo stesso assume;
- che poco può importare che “il Sindaco e la maggioranza, momentaneamente in minoranza [..] non hanno avuto motivo di considerare carente la relazione con la vicina amministrazione di Bellusco”. Il dato oggettivo è che la maggioranza dei Consiglieri Comunali ritiene il contrario e per tali motivi hanno approvato di impegnare il Sindaco come espresso nella Deliberazione di Consiglio n. 49 del 30/09/2011;
- siamo ben contenti di partecipare agli incontri che il Consiglio Comunale Le ha affidato, ma di certo delegare due Consiglieri Comunali, affermando quanto espresso al punto precedente, senza nemmeno sentire la loro disponibilità in materia, rende nota una mancanza di rispetto verso le scelte prese in ambito di Consiglio Comunale. Dunque, dato che il Sindaco è Lei e la Sua figura rappresenta il nostro Comune, i sottoscritti non possono fare altro, al più, che accompagnarLa negli incontri alla quale Lei è stato impegnato dall’Istituzione del Consiglio Comunale, e mai poterci ritenere alla pari della Sua figura Istituzionale, data la diversità di ruoli che ricopriamo.

Concludiamo la presente rimarcando quanto espresso all’ultimo punto poc’anzi citato: il Consiglio Comunale Le ha affidato il compito espresso dalla Deliberazione Consiliare n. 49 del 30/09/2011, e Lei deve assumersi quanto l’Istituzione che rappresenta tutti i Cittadini di Sulbiate Le ha affidato. Usare scappatoie politiche come si evince palesemente dalla nota in oggetto non Le fa onore, ma non fa onore nemmeno al nostro paese.

Rimettiamo quindi le deleghe nelle Sue mani e saremmo pronti a ricevere le stesse solamente se il Consiglio Comunale decidesse che i sigg. Luca Sanità e Luigi Fassina siano coloro i quali possano adempiere ai dettami della D.C. n.49. Fino a quel momento La sollecitiamo a rispettare le direttive che il Consiglio Comunale, a maggioranza, Le ha attribuito e, dato l’argomento in questione, Le rimarchiamo una celere calendarizzazione delle azioni come espresso nella Deliberazione su citata.

Distinti Saluti,




f.to Luca Sanità – Capogruppo PROGETTO TERRITORIO

f.to Luigi Fassina – Capogruppo PARTITO DEMOCRATICO

La nota del mattino del 26 ottobre 2011.


1. L’EUROPA SULL’ORLO DEL BARATRO. RIUNIONE TRA CAPI DI STATO E DI GOVERNO. IL TEMPO STRINGE. SARKOZY E MERKEL CONSULTANO IL PROPRIO PARLAMENTO.
Da La Repubblica. Articolo di Andrea Bonanni. «L`Europa non è mai stata così vicina all`esplosione», dice il presidente francese Sarkozy parlando a porte chiuse ai suoi deputati. E in effetti il vertice che si aprirà questa sera a Bruxelles rappresenta l`ultima spiaggia per salvare l`euro e l`unione monetaria. La liturgia è quella dei grandi eventi. La Francia ha rinviato la pubblicazione delle previsioni di crescita perché, ha spiegato il premier Fillon, «esse dipendono in gran parte dal summit di domani». La cancelliere Merkel si presenterà prima del vertice davanti al Parlamento tedesco riunito solennemente in seduta plenaria per ricevere un mandato bipartisan a negoziare le condizioni del salvataggio dell`euro. Da Francoforte, la Bce potrebbe rompere il suo tradizionale silenzio ed emettere un comunicato al termine della riunione. Per sottolineare l`importanza dell`evento e la loro determinazione di andare al sodo, i capi di governo hanno anche annullato un incontro dei ministri delle finanze che avrebbe dovuto precedere il summit: come dire che ora non è più tempo di discussioni e di schermaglie, ma di decisioni concrete. Ma il nervosismo che circonda il vertice è al massimo”.

2. IL GOVERNO CERCA DI PASSARE LA NOTTATA PER ANDARE AL VOTO IN PRIMAVERA. BERLUSCONI NON CONSULTA IL PARLAMENTO, MA BOSSI.
Da La Stampa. Dall’articolo di Amedeo La Mattina. “L ennesima giornata convulsa sì chiude con una indiscrezione: Bossi accetta di alzare a quota 67 anni l`età per andare in pensione, Berlusconi apre alla possibilità di votare a marzo. Un`intesa segreta per sbloccare la situazione e scrivere una lettera che soddisfi Bruxelles senza spaccare la maggioranza. Prima di partire per Bruges, Napolitano ha atteso di leggere la missiva che Berlusconi manderà (dovrebbe mandare) stamane all`Unione europea. Il Capo dello Stato ha pure rinviato la partenza perla cittadina belga dove oggi parteciperà all`inaugurazione dell`anno accademico del Collegio d`Europa. Ha atteso invano: la missiva non era pronta, un accordo completo con Bossi non era stato ancora trovato. Qualcosa però Gianni Letta gliel`ha anticipato al telefono. Napolitano è partito preoccupato. Intanto a Roma il premier ha continuato a limare il testo, lungo nell`esposizione e nelle rivendicazioni ma «sottile» nei contenuti. Almeno rispetto alle aspettative europee; in particolare sul versante delle pensioni sul quale la Lega non ha ceduto. Tra l`altro il Consiglio dei ministri non ha preso alcuna decisione e scadenze precise non ce sono”.

3. L’ITALIA PAGA UN DECENNIO DI BUFALE E FAVOLE. E ADESSO RISCHIA DI DIVENTARE POVERA.
Da La Stampa. Intervista di Tonia Mastrobuoni a Vito Tanzi, per vent’anni stimatissimo capo economista del Fondo monetario e per qualche tempo sottosegretario all’economia dal 2001, dimessosi dal governo Berlusconi perché non sopportava di
dover raccontare bufale. “L’Italia rischia di mandare in rovina i frutti del miracolo economico se non fa le riforme che l`Europa le chiede». In questi giorni Vito Tanzi è in Italia, ospite dell`Istituto Bruno Leoni. Quando era sottosegretario all`Economia, all`inizio degli anni Duemila, l`italo arnericano era sempre seguito da un nugolo di cronisti affamati di notizie. Non solo per la sua biografia: dopo essere stato per vent`anni a capo del dipartimento delle politiche fiscali del Fmi, l`esperto mondiale di conti pubblici era stato catapultato nel ministero di Giulio Tremonti con una solida fama di economista. E diceva sempre, candidamente, quello che pensava. A un certo punto, nel 2003, lasciò. Qualcuno insinuò che Tremonti, innervosito da quel brutto vizio, l`avesse messo alla porta. E andata così professore? «Devo smentire questa tesi. È stata una scelta mia. Diciamo però che io ero abituato a dire le cose come le vedevo, non avevo interesse a dire la versione ufficiale che chiedevano al ministero». Scusi, che vuol dire la versione ufficiale? I conti sono conti. «Appunto. Non c`erano riunioni in cui qualcuno spiegava questa "versione ufficiale". Dovevamo coglierla a naso. Già pochi mesi dopo il mio arrivo, nel 2001, il ministro Tremanti mi mandò a una conferenza al posto suo. Dissi che c`erano problemi di finanza pubblica e che bisognava tagliare la spesa. E che non bisognava vedere solo le "vacche grasse", le cose positive, ma bisognava vedere tutto. Tremonti mi volle vedere e mi disse che dovevamo dire sempre che non avremmo mai messo le mani nelle tasche negli italiani». Lei come reagì? «Dissi che i conti pubblici non andavano bene. Dopo un po`, quando ho capito che non si-facevano le cose che pensavo si dovessero fare, ho preferito tornare a fare l`economista». E oggi cosa pensa dell`Italia? «Penso che di recente, dopo la lettera della Bce, Berlusconi si sia finalmente svegliato dal lungo sonno del "va tutto bene". E la stessa cosa però vale per Tremonti. In Italia il debito è al 120 per cento, il deficit da anni a livelli d`allarme, la produttività negativa da tempo: elementi che avrebbero fatto preoccupare da tempo qualsiasi ministro dell`Economia». Di cosa ha bisogno il nostro Paese? «Di una rivoluzione politica, amministrativa ed economica. Apportare modesti ritocchi, come è stato fatto negli ultimi anni, non basta più. Le riforme da fare si sanno da anni: bisogna rivedere le pensioni e ridurre la spesa pubblica (a cominciare dal taglio delle Province o dei Comuni), fare una seria riforma fiscale e mettere mano a questa montagna di burocrazia che vi affligge». Il governo continua a rimandare. «Faccio una previsione molto semplice: in assenza di cambiamenti fondamentali l`Italia potrà rimanere un Paese ricco ancora per qualche anno. Ma il lento declino che abbiamo osservato negli ultori vent`anni continuerà e, sul lungo periodo, la renderà più povera esponendola sempre più spesso alle crisi economiche e finanziarie. Il rischio è quello di mandare in rovina i frutti del miracolo economico». Ma perché il mercato si è svegliato solo ora se i problemi sono antichi? «E come in Argentina. Ad un certo punto gli investitori non si fidarono più. Gli interessi sul debito schizzarono di 2000 punti base e l`Argentina fallì».

4. BERSANI: IL PAESE RISCHIA. O GOVERNO DI TRANSIZIONE O VOTO.
Da La Repubblica. Articolo di Goffredo De Marchis. “Possiamo andare a votare a dicembre? «Perché no», è la risposta secca di Pier Luigi Bersani. Con un gruppo di deputati democratici, in un corridoio laterale della Camera, il segretario fa un`analisi impietosa della situazione. Prevede lo show down a brevissimo, «la letterina di
Berlusconi può far guadagnare 2-3 giorni». E poi? «Se anche l`Europa dovesse accettare questo accordo minimo, ci penseranno i mercati a darci una bastonata. Ormai i nostri titoli di Stato li comprano solo le banche italiane e la Bce. Che succede se la Banca centrale smette di acquistarli? Come fa a ingoiare un`intesa sul nulla?». Pensa già al dopo, Bersani. «Il governo di transizione sul modello Ciampi sarebbe l`ideale, è un`ipotesi che si rafforza in questo momento. Ma da sempre temo che Berlusconi abbia pronto il lanciafiamme e sia pronto ad usarlo contro il Paese. Quindi è una soluzione non facile. Può nascere un governo Letta. Sarebbe un passo avanti ma dovrebbe fare le riforme. E noi rimarremmo all`opposizione». La terza via è il voto anticipato. Non a marzo, è troppo tardi. A dicembre «perché no», insiste Bersani lasciando intendere che la considera molto più di una probabilità. «Anche in Spagna non sono abituati a votare d`inverno. Eppure le elezioni le fanno il mese prossimo...». Di tutto questo, racconta Bersani rispondendo alle domande dei presenti, ha discusso con Pier Ferdinando Casini nel pranzo di lunedì. È la seconda volta che si vedono "d`urgenza" a Bologna. «Facciamo il punto quando la fase diventa critica. Ma parliamo anche del futuro. Io mi preoccupo di rendere potabile e credibile per il governo un`alleanza di centrosinistra, quella che chiamano la foto di Vasto. In fondo, è il compito principale del segretario del Pd: cercare di tenere insieme le anime del centrosinistra. Ma la prospettiva finale rimane l`alleanza con i moderati. L`ho detto a Casini, capisco che guardando i sondaggi il Terzo abbia la tentazione di correre da solo. Ed è vero che un`intesa con loro si può trovare anche a urne chiuse. Ma è diverso fare un patto prima del voto anziché dopo». Casini cosa risponde durante i pranzi bolognesi? «Da due anni il Pd parla di ricostruzione, di crisi sociale, del pericolo di un crollo della nostra economia. Io vedo in Casini una consapevolezza nuova rispetto al passato. Adesso condivide la nostra analisi». Il leader democratico fa capire che un pezzo di strada con l`Udc è già stato fatto, che manca poco a un patto per il governo. Ma Berlusconi è ancora in sella, l`accordo con la Lega in qualche modo regge. «Ho parlato con Maroni. Gli ho detto che o staccano la spina o pagheranno il conto con gli elettori. Perché Berlusconi non mollerà mai. Non ha un partito vero come ce l`ha Zapatero. Io quella storia la conosco bene. Un bel giorno sono andati da lui 5-6 dirigenti del partito socialista e gli hanno spiegato: "Zappy, è finita, ti devi fare da parte. Magari perderemo le elezioni, così però abbiamola speranza di non essere ancellati"». Nel Pdl sono in grado di fare lo stesso? Dice Bersani che l`Unione «sta dicendo a Berlusconi: devi andare a casa». Ed è inutile rigirare la frittata aggrappandosi alle debolezze di Merkel e Sarkozy. «Sarà pure vero che il settore industriale tedesco soffre, ma noi siamo il fanalino di coda dell`Europa. Ed è vero che le banche francesi hanno in pancia tanti titoli tossici. Ma lì regge un sistema complessivo, sul mercato gli istituti francesi trovano sempre nuove risorse. Senza contare che sia la Francia sia la Germania hanno i soldi per salvare chi è in difficoltà, noi no. In America tante banche sull`orlo del fallimento il giorno dopo hanno accolto nuovi investitori senza fargli pagare un centesimo più del giorno prima. Perché nessuno può credere che gli Usa vadano gambe all`aria. Noi invece corriamo il rischio. Siamo troppo grandi per essere aiutati dagli altri, ce la dobbiamo fare da soli». Se la salvezza passa dal voto, se Berlusconi ha veramente deciso di usare il lanciafiamme, che voto sia. Prima di marzo, prima dei danni irreparabili. «Non è vero che stiamo meglio degli altri, che alcuni nostri fondamentali reggono. Le banche italiane sono solide seppure fanno una fatica enorme a trovare i soldi sul mercato.
Perché il Paese non funziona, perché tutti vedono che rischiamo grosso. E temo che i prossimi giorni ce lo ricorderanno».

5. BINDI: LE NOSTRE PROPOSTE VALIDE PER SALVARE IL PAESE. SE IL GOVERNO AVESSE FATTO CIO’ CHE PROPONIAMO DA TEMPO L’ITALIA NON SAREBBE CADUTA FINO AL PUNTO DI OGGI.
Da Il Corriere della Sera. Intervista all’arma bianca a Rosy Bindi di Monica Guerzoni. «La vera misura che l`Europa ci chiede è il passo indietro di Berlusconi». Il premier resiste e oggi la sua lettera arriverà a Bruxelles. «Bisogna vedere se il compitino soddisfa la Ue e se la sopravvivenza del governo non è la morte del Paese». Bossi è pessimista, dice che il governo rischia la crisi. «Mai come questa volta ci sono così vicini. La Lega è in grande sofferenza, lo sa Maroni e lo sa anche Bossi. Il motivo per cui il governo teneva segreta la lettera della Bce è che non è in grado di onorare gli impegni». Se al governo ci foste voi del Pd la situazione economica sarebbe migliore? «A noi quella lettera non sarebbe arrivata, perché non avremmo sprecato io miliardi per togliere l`Ici e provare a salvare l`Alitalia senza riuscirci. Non avremmo abbassato la guardia sulla lotta all`evasione e avremmo riformato il fisco tassando rendite e transazioni finanziarie e alleggerendo famiglie e imprese. Avremmo lavorato per irrobustire l`Europa e non per ridurla alle conferenze stampa di Merkel e Sarkozy». Le dichiarazioni del vostro responsabile economico, Stefano Fassina, non sembrano rafforzare l`Europa... «Fassina ha mosso critiche alla lettera della Bce. Ma al di là delle posizioni caratterizzate da qualche eccesso, la linea del Pd è assumere i contenuti di quella lettera non acriticamente ma con una mediazione politica». Prima di tutto dovete mediare al vostro interno, vista la differenza di posizioni su temi come le pensioni. «Non credo che il Pd sia diviso. La riforma della previdenza che abbiamo fatto noi con il governo Dini funziona e ha al suo interno gli strumenti per affrontare le sfide di oggi». Voterebbe l`innalzamento dell`età pensionabile a 67 anni? «La nostra proposta prevede incentivi e disincentivi per allungare l`età a 67 anni su base volontaria, ma il risultato della riforma dovrebbe andare ai giovani e alle politiche per la famiglia e non solo a scalare il debito, come è avvenuto per la pensione delle donne. Con noi la crescita sarebbe stata diversa, non avremmo affamato famiglie ed enti locali, non avremmo umiliato la scuola e avremmo riformato la pubblica amministrazione». E la patrimoniale? Le liberalizzazioni? «Le nostre proposte sono chiare, i grandi patrimoni immobiliari vanno tassati. Quanto alle liberalizzazioni, siamo stati gli unici ad averle fatte». Sulla flessibilità non avete idee altrettanto chiare, altrimenti non farebbero notizia il neolibe-rismo di Matteo Renzi e i «giovani curdi» del Pd, i trentenni che invocano il riformismo di Alesina e Giavazzi. Licenziare è un tabù? «La riforma del mercato del lavoro è necessaria, ma non ci sono solo le proposte di Alesina e Giavazzi. Siamo pronti a ragionare sulla flessibilità in entrata e in uscita, ma con adeguati ammortizzatori sociali. Però non siamo disponibili a fare cassa sulla pelle delle persone. E, soprattutto, il lavoro precario deve costare di più del lavoro stabile». E come pensate di far tornare i conti dello Stato? «Non si esce dalla crisi diminuendo il sistema di welfare. A saldi invariati noi chiediamo che il governo ritiri la delega per la riforma fiscale e assistenziale». Bersani ed Enrico Letta hanno lavorato ai fianchi Maroni, ma la Lega non stacca la spina. Non offrite sufficienti garanzie?
«La garanzia più grande per la Lega è staccarsi da Berlusconi, prima di perdere del tutto i suoi riferimenti elettorali e politici. Lo ha capito perfettamente Maroni e lo ha capito anche Bossi. La nostra proposta è sempre quella, un governo di responsabilità nazionale. Spero che trovino il coraggio di rompere” Dareste l`appoggio a un governo guidato da Schifani o Gianni Letta? «No, se cade Berlusconi ci sono solo due strade. Un governo di responsabilità sostenuto da tutti, o le elezioni. Siamo pronti a votare e saremo in grado. di costruire una coalizione larga tra progressisti e moderati. L`unità delle opposizioni è un dato di fatto».
Non avete un leader... «Se non lo abbiamo ancora individuato non è perché ci mancano i leader, ma perché ne abbiamo fin troppi. Comunque c`è Bersani e faremo le primarie». Lei si candida? «Lo potrei fare solo se melo chiedesse il mio partito».