31 gennaio 2012

Documento letto da Fassina - Assemblea "ERA PROPRIO NECESSARIO"-



Cerco di spiegarlo recuperando le 10 tappe principali che hanno portato i consiglieri del PD alla scelta di dare le dimissioni.

1-     Abbiamo lavorato alla stesura del programma presentato nel 2009 con una certa fatica perché ci sono state negate le proposte di discontinuità col passato (precedente Amministrazioni). Alla fine abbiamo trovato un compromesso sulla settima edizione del programma. Stesso problema sulla firma dell’accordo che avrebbe sancito la nascita della LISTA CIVICA SI. La sera del 4 maggio 2009, dopo aver rischiato di far naufragare l’accordo, abbiamo proposto di sottoscrivere una dichiarazione del PD a sostenere l’Amministrazione e non una lettera di intenti, sulla quale non c’era accordo. E così è stato. Fassina, in qualità di portavoce ha firmato la lettera che è stata controfirmata da Sindaco uscente e Capogruppo SI uscente.

2-     Il risultato elettorale ha premiato i 5 candidati del PD: infatti i dati parlano chiaro.

MARIA  GRAZIA  CRESPI
68
LUIGI  FASSINA
67
FAUSTO  BRAMBILLA
59
LUIGI  CEREDA  (detto GINO)
54
ELENA  ALICE  VILLA
54
MATTEO  LEONI
50
CLAUDIO  ZANONI
43
MARIO  ZOIA
38
ANDREA  CAVENAGHI
31
MIRKO  VINCENTI
31
LUCA  ZOIA
22
LUCA  STUCCHI
20 primo non eletto
LUIGI  SIRONI
13
MASSIMO  GAZZOLA
7

Sono stati nominati Vice-sindaco e capogruppo indipendentemente dai risultati elettorali, in base ad accordi fatti coi diretti interessati prima del voto, ma non condivisi col Gruppo. Abbiamo anche proposto, a più riprese, un modo differente di lavorare in Gruppo Consigliare: gli incontri infatti venivano indetti senza Odg e mai steso un verbale.

3-     Dopo l’ennesima irritazione del Sindaco, su quanto scritto sul blog Teorema, a cui non è mai seguito incontro coi diretti interessati, nonostante i ripetuti inviti da parte dei 5 consiglieri del PD, è stato comunicato dal Sindaco a Fassina, per telefono che gli toglieva la delega di Assessore in quanto ancora portavoce del PD. Fassina ha fatto presente che non era negli accordi che venisse sostituito nel compito di portavoce: peraltro aveva già provveduto perché il nuovo statuto del PD prevedeva la non possibilità del doppio incarico. La mattina dopo a Fassina veniva ridata la delega senza che nessun fatto nuovo fosse intervenuto.



4-     Ad aprile del 2011, veniva posta la questione Outlet, perché la proprietà, in febbraio, aveva consegnato una richiesta di unificazione del PE19 e PE20 ipotizzando l’Outlet. In preparazione della riunione di Giunta del 26 aprile, Fassina ha scritto un documento nel quale chiedeva che venissero modificate una serie di affermazioni contenute nella delibera. Alla risposta negativa del Sindaco, Fassina prima dell’incontro ha dichiarato che se veniva confermato il testo, avrebbe dato voto contrario: quindi nessuna scelta fatta col Circolo e prevaricante la Giunta come invece ha affermato il Sindaco. La seduta di Giunta si è conclusa, dopo accesa discussione, con il voto contrario dei 2 assessori PD.  Tre giorni dopo Fassina veniva raggiunto telefonicamente dal giornalista del GdV al quale ha detto brevemente come si era giunti ai 2 voti contrari. Questa intervista ha fatto decidere il Sindaco per il ritiro della delega.  A questo punto la tensione è aumentata al punto che è stata chiesta dal portavoce del PD un incontro di chiarimento. In quella sede il Sindaco ha ribadito la scelta della revoca ed la conseguente rottura dell’accordo col PD. Il Sindaco ha chiesto poi che i 3 consiglieri PD formassero gruppo a parte, condizione per mantenere i 2 assessori che avrebbero quindi continuato a far parte della Lista Civica. Di fronte al diniego dei consiglieri PD di uscire dalla Lista Civica, è stata fatta una riunione della Lista Civica senza i 5 consiglieri del PD e decretata la loro espulsione.

5-     I 5 consiglieri a questo punto hanno formato il Gruppo Consigliare PD e l’assessore Crespi ha presentato le sue dimissioni da Assessore. Con che coraggio oggi viene affermato che il Gruppo PD è in Consiglio Comunale senza essere passato dalle urne….

6-     E’ stato chiesto un incontro tra Circolo, Gruppo e Sindaco al fine di definire la nuova collaborazione di maggioranza. In quella sede il Portavoce ha chiesto la disponibilità a ritornare sulla scelta dei 2 Assessori, ma il Sindaco ha affermato che piuttosto di ridare il secondo assessorato agli uomini del PD, l’avrebbe offerto a quelli del PDL.

7-     Il Gruppo PD ha dichiarato di mantenere fede all’impegno preso con i cittadini, continuando a sostenere l’Amministrazione sui punti di programma: ha precisato che sugli altri punti avrebbe di volta in volta valutato le posizioni da prendere. Quanto è stato affermato, che i consiglieri PD “saltano da una parte all’altra” a seconda di quanto “imposto loro” dal Circolo, è falso, tendenzioso e lontano dalla realtà.

8-     Il resto è storia recente. Nonostante la proposta del gruppo PT di presentare una mozione di sfiducia, il Gruppo PD ha affermato di voler tener fede all’impegno elettorale: sostegno per il programma ma valutazione di volta in volta sugli altri punti in discussione. A giugno il Consiglio Comunale ha discusso il tema Outlet, grazie ad una mozione presentata da PT: in quell’occasione il Gruppo PD ha presentato un emendamento che bloccava le iniziative della Giunta ed impegnava il Sindaco ad avere il Consiglio Comunale come ambito nel quale decidere la strategia sulla questione.
Il Sindaco è stato messo per la prima volta in minoranza.






9-     Nel CC di settembre è successo una altro strappo: il Gruppo PD era pronto a votare contro la variazione di bilancio. E’stato affermato in modo non trasparente che il voto contrario avrebbe di fatto provocato la caduta dell’amministrazione. Ed il Gruppo PD ha deciso di astenersi, per evitare il blocco delle attività nel sociale, ma scoprendo poi che le norme non decretavano la caduta in modo automatico. Era la Giunta, e non il PD, che, non essendo disponibile a rivedere la scelta, avrebbe provocato la caduta dell’amministrazione. Questa è scorrettezza istituzionale.

10-A dicembre l’epilogo con la dichiarazione dei tre assessori in carica, di essersi tesserati nel PDL. E’ apparso subito che la scelta fosse strumentale, cioè legata a bloccare la minacciata mozione di sfiducia preparata dalla minoranza. Si è atteso invano che durante il Consiglio i tre tesserati chiarissero la loro posizione, ma ciò non è avvenuto. Resta solo la dichiarazione del Sindaco che questa scelta avrebbe “riequilibrato la situazione”: non si capisce come possa essere equilibrata una Giunta uscita dalle elezioni con 2 assessori in forza al PD, ed ora con nessun tesserato del PD ma 3 tesserati PDL, partito all’opposizione. Questa per noi è confusione profonda !


Resta una considerazione finale: questo modo di procedere, che di fatto utilizza meccanismi molto praticati nella prima repubblica, quando i governi di facevano e disfacevano per trovare gli equilibri, non ci appartiene ed lo riteniamo molto lontano dal sentire odierno dei cittadini.
I reduci della Lista Civica hanno tentato con le due mosse, la prima con l’espulsione dei Consiglieri PD e la seconda col tesseramento dei 3 assessori nel PDL, di tenere in piedi “una baracca” che per primi invece hanno affossato:
- hanno ammazzato una collaborazione col PD che aveva tutti i requisiti per poter governare   
   per 5 anni,
- hanno inventato un tesseramento per salvare capra e cavoli.

Ma in entrambe le scelte fatte non hanno calcolato le conseguenze.
E questo dice molto sulla poca attitudine della Lista Civica a gestire una collaborazione e ad avere uno sguardo politico sulle questioni.
Per noi le idee diverse sono una risorsa perché stimolano il confronto e arricchiscono le proposte: per la Lista Civica no. Se la pensi diversamente sei un nemico.
Queste sono caratteristiche basilari per chi amministra.
La presunzione della Lista Civica è dimostrata nei fatti.

Ecco perché è stato necessario interrompere questa Amministrazione !!!

E ci siamo assunti la responsabilità di GIRARE PAGINA nell’interesse del paese.

Expo autostrade senza fondi - Il sole 24 ore.


MILANO

È molto improbabile che le grandi opere viabilistiche del Nord, come l'autostrada Pedemontana lombarda (Bergamo-Malpensa) e la nuova tangenziale esterna di Milano (Tem), siano disponibili per il 2015, la data simbolo dell'Expo di Milano. Il problema è di natura finanziaria: per completare le due opere servono circa 5,2 miliardi. Una cifra enorme che, in assenza di risorse pubbliche, andrà reperita sul mercato dei capitali, attraverso il project financing. Tuttavia la profondità della crisi che stiamo attraversando e la complessità dell'operazione finanziaria non lasciano spazio all'ottimismo.
È un allarme forte quello che Giuliano Asperti, vicepresidente di Assolombarda con delega alle Infrastrutture, lancerà dal palco della Mobility conference, la conferenza annuale su trasporti e infrastrutture che Assolombarda e Camera di commercio di Milano ospiteranno il 6-7 febbraio 2012. Tra i relatori ci saranno anche Corrado Passera, ministro dello Sviluppo ed Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria. Asperti anticipa al Sole 24 Ore alcuni temi che svolgerà nella relazione introduttiva della Mobility conference, giunta quest'anno alla decima edizione.
La crisi finanziaria degli ultimi tre anni – riflette Asperti – e le evidenti difficoltà di oggi a reperire le risorse non bastano a spiegare i ritardi: «La crisi – afferma il vicepresidente di Assolombarda – amplifica il rammarico per non avere fatto più in fretta e prima e adesso ci pone il problema di uno scatto finale aggiuntivo, ma essa sta solamente dilatando problemi di altra provenienza. Problemi ai quali sono chiamate a rispondere le classi dirigenti del Nord». Poi l'affondo: «Molte incertezze finanziarie attuali delle opere lombarde – dice Asperti – sono figlie di sottovalutazioni di percorso e di non piena consapevolezza finanziaria».
In cerca di fondi
Vediamo alcune cifre. Se guardiamo alle tre grandi autostrade dell'area milanese, Brebemi, Pedemontana e Tangenziale est esterna, mancano all'appello circa sette miliardi, da reperire sui mercati finanziari. Brebemi (1,9 miliardi) è l'opera più vicina al closing finanziario, che tuttavia continua a slittare. Pedemontana lombarda, a fronte di un costo che con gli oneri finanziari raggiunge i cinque miliardi, ha risorse disponibili pari a 1,445 miliardi, mentre deve reperire sui mercati finanziari 3,6 miliardi di euro. Per il 2015, l'anno dell'Expo, sarà pronta solo la tratta da Cassano Magnano a Lomazzo, mentre le tratte rimanenti, le più impegnative sul piano esecutivo, si attueranno con le risorse che dovranno reperirsi sui mercati finanziari. La Tem presenta un investimento complessivo di 1,7 miliardi; le risorse attualmente disponibili sono pari a 100 milioni mentre dovranno essere reperiti sui mercati finanziari 1,6 miliardi di euro. Si tratta di cifre enormi

La nota del mattino del 31/01/2012.

1. GLI INTERESSI DI FRAU MERKEL PESANO SUGLI ACCORDI EUROPEI. SI FANNO PASSI IN AVANTI E L’ITALIA OTTIENE QUANTO CHIEDEVA. MA RESTANO LE INCERTEZZE, A PARTIRE DA GRECIA E PORTOGALLO.
Il Consiglio d’Europa (la riunione dei capi di Stato e di governo dei 27 paesi che fanno parte dell’Unione europea) si è concluso ieri con alcuni importanti accordi, la cui portata complessiva è stata tuttavia limitata dalla pervicace posizione della Germania, giustificata dagli interessi elettorali della cancelliera Angela Merkel, sempre più sensibile agli umori della popolazione tedesca (niente soldi in aiuto dei paesi più deboli senza rigore o addirittura senza sanzioni) in vista delle prossime elezioni politiche.
L’accordo principale riguarda il cosiddetto Fiscal compact, trattato sulla finanza pubblica. L’intesa è stata firmata solo da 25 paesi su 27 (esclusa Gran Bretagna e Repubblica Ceca) e prevede: a) tutti i membri dell’Unione firmatari devono inserire una norma sull’obbligo di pareggio di bilancio nella Costituzione (si potrà sforare ma non più di una somma equivalente allo 0,5 per cento del Prodotto interno lordo, cioè di tutta la ricchezza che un paese riesce a produrre in un anno); b) tutti i paesi che hanno un debito superiore al 60 per cento del Pil dovranno rientrare al di sotto di questa soglia entro i prossimi 20 anni, tenendo però conto come chiesto dall’Italia di diversi fattori attenuanti.
Molte resistenze sono venute per diverse ragioni da sette paesi: Gran Bretagna, Austria, Ungheria, Polonia, Repubblica ceca, Finlandia, Slovacchia. In parte erano dovute essenzialmente a una forma di protesta contro la tendenza della Germania a voler mettere le mani direttamente nelle faccende interne di altri Stati, come è accaduto con la Grecia e la richiesta esplicita di un commissariamento volto a verificarne la politica economica. In parte (La Polonia) all’assenza di coinvolgimento nelle decisioni e nelle discussioni dell’Eurogruppo (i paesi che hanno adottato l’euro come moneta). In parte perché contrari a mettere nero su bianco una norma che negherebbe ogni possibile azione pubblica a rilancio dell’economia (Gran Bretagna, contraria anche a ogni forma di regolamentazione finanziaria).
Un secondo accordo ha riguardato la necessità di avviare un’iniziativa specifica per rilanciare l’economia e l’occupazione. Saranno mobilitati circa 82 miliardi di euro di fondi europei non ancora spesi (quasi 8 per l’Italia). Un passaggio che oggi è stato accolto in tutta Europa come un grande passo in avanti.
Infine, è stato stabilito che verrà creato il fondo salva Stati permanente (European Stability mechanism), ma ancora non è chiaro se avrà a disposizione 500 miliardi di euro come pensa la Germania o 750 come chiedono tutti gli altri europei.
Mentre l’Europa è impegnata a fare questi faticosi passi in avanti, la Grecia ancora non ha chiuso l’accordo con i propri creditori (che dovrebbero perdere il 70 per cento del capitale investito in titoli greci) e il Portogallo è entrato in zona pericolo per un possibile fallimento.

2. I TAGLI AI COSTI DELLA POLITICA DIVENTANO REALTA’. MA ADESSO BISOGNA METTERE IL TURBO ALLE RIFORME PER UNA BUONA POLITICA. L’OFFENSIVA DEL PD.
Dopo la manovra che ha messo al sicuro la finanza pubblica italiana, il decreto sulle liberalizzazioni e quello sulle semplificazioni, ieri il presidente del Consiglio ha varato un decreto attuativo per mettere un tetto alle retribuzioni dei manager pubblici e dei massimi dirigenti statali. Cifra massima, 310 mila euro lordi l’anno, lo stesso stipendio del presidente della Corte di Cassazione. Sempre ieri la Camera ha deciso di tagliare stipendi e rimborsi dei deputati. Un altro passo in avanti verso il taglio dei costi della politica.
Ora però, oltre ai costi della politica, bisogna mettere in campo anche le riforme per la buona politica (ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è tornato a invocare una iniziativa forte dei partiti in questo senso). Il Partito democratico ha avviato da tempo un’offensiva in questo senso. Riforma elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, riforma del bicameralismo, riforma dei regolamenti parlamentari: sono queste le mete da raggiungere in fretta. Dario Franceschini e Anna Finocchiaro hanno chiesto ai presidenti di camera e Senato di mettere subito in discussione la riforma della legge elettorale. Il Pd si appresta anche a lanciare un’offensiva di mobilitazione in tutta Italia su questi temi.

3. LA BATTAGLIA DI OGGI CONTRO L’EVASIONE FISCALE DIMOSTRA CHE IL GOVERNO DELLA DESTRA NON L’HA VOLUTA FARE. TUTTA L’ITALIA PAGA QUELLA SCELTA. IL CENTROSINISTRA INVECE HA FATTO SUL SERIO LA LOTTA ALL’EVASIONE COME LE LIBERALIZZAZIONI. NON BISOGNA DIMENTICARLO.
Continua il battage informativo sulle iniziative contro l’evasione fiscale. Ieri è stato reso noto che la presenza dei finanzieri e dei dipendenti della Agenzia delle Entrate nel fine settimana a Milano ha fatto lievitare di oltre il 40 per cento gli affari degli esercizi messi sotto sorveglianza. A testimoniare il livello iperbolico dell’evasione fiscale in Italia. Ma non solo. Tutte le iniziative della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle entrate dimostrano che la lotta all’evasione fiscale si può fare oggi, ma si poteva fare anche prima. Coloro che oggi conducono blitz e ricerche sono gli stessi che erano ieri al lavoro con il governo Berlusconi. E dunque la lotta all’evasione fiscale è un problema di volontà politica: il governo della destra ha voluto pervicacemente
bloccare tutte le norme, gli strumenti e le iniziative che il centrosinistra aveva messo in campo. E oggi tutta l’Italia è costretta a pagare il contro di questa scelta scellerata.
Non bisogna dimenticare infatti che non è vero che nessun governo ha mai fatto nulla contro l’evasione fiscale (altrimenti perché il centrosinistra e Visco in particolare sarebbero stati attaccati tanto duramente dai giornali berlusconiani nel periodo 2006-2008?), così come non è vero che per la prima volta si sta facendo qualcosa per le liberalizzazioni (fatte largamente e con successo dal centrosinistra e da Bersani, ma bloccate e ritirate dal governo di Berlusconi, Bossi e Tremonti). L’operazione “perdita della memoria” e confusione delle responsabilità della destra con quelle del centrosinistra va combattuta aspramente.

4. VIGILIA DI CONFRONTO SUL LAVORO. RESTARE AI FATTI, DIFFIDARE DELLE CHIACCHIERE.
Domani si riuniscono imprenditori e sindacati in vista del confronto con il governo di giovedì su occupazione, precarietà e riforma del mercato del lavoro. Non vi sono documenti o bozze già pronte scritti dal governo. Non vi sono posizioni precostituite. Ma in questi giorni i principali quotidiani del paese, per larga parte espressione di azionisti industriali, di grandi banche e di grandi società assicurative, premono sul sindacato per ammorbidirne le posizioni. Ma nulla è predeterminato. L’importante, come fu nel 1992 e nel 1993, è che al tavolo del confronto con il governo si trovino soluzioni largamente condivise e che garantiscano coesione sociale e percorsi condivisi insieme all’innovazione necessaria per dare competitività all’Italia.

5. LA MINACCIA DI SCENDERE IN PIAZZA CONTRO LA MAGISTRATURA, LA MINACCIA DI FAR SALTARE IL GOVERNO MONTI SE LA MAGISTRATURA CONDANNA BERLUSCONI E L’ASSENZA DEL PDL AI FUNERALI DI SCALFARO SONO FACCE DIVERSE DELLA STESSA REALTA’: LA DESTRA NON AMA LE REGOLE.
L’assenza della prima fila del Pdl ai funerali di Oscar Luigi Scalfaro è stata ieri plateale. Era dovuta a una ragione semplice: Scalfaro si oppose allo scioglimento delle Camere, quando la Lega si sfilò dal primo governo Berlusconi, per la semplice ragione che in Parlamento esisteva una maggioranza che sosteneva un altro governo. Ma la destra non ha mai digerito il rispetto delle regole e della Costituzione, soprattutto quando vanno contro gli interessi del capo.
E’ una diversa faccia di una stessa realtà rispetto all’annuncio di una possibile crisi di governo ad opera di Berlusconi alle Idi di marzo (l’ex ministro leghista Calderoli dixit) o alla minaccia di organizzare manifestazioni di massa contro la magistratura se Berlusconi venisse condannato in uno dei diversi processi che stanno giungendo a conclusione e che lo riguardano (Mills, Ruby, Unipol, e così via). In altre parole: la destra non sopporta le regole.

30 gennaio 2012

La scomparsa di Scalfaro. Il cordoglio del Partito Democratico.

Bersani: "Non abbandoneremo le sue battaglie".



Grande il cordoglio del Partito democratico, tanti esponenti del PD hanno voluto esprimerlo pubblicamente.

Per il segretario del PD, Pier Luigi Bersani “Sono moltissimi i ricordi che Oscar Luigi Scalfaro lascia a chi ha avuto la fortuna di conoscere la sua umanità, la sua intelligenza, i suoi valori, la sua passione per la Costituzione e per l'Italia. I democratici oggi inchinano per lui le loro bandiere e ricordano soprattutto un grande presidente della Repubblica, che seppe guidare il nostro Paese in una delle sue stagioni più difficili e difese le istituzioni nel mezzo di una delle crisi più gravi. Lo fece con una decisione, una lucidità e un equilibrio impossibili da dimenticare.

La Costituzione, che aveva contribuito da giovanissimo a scrivere, era per lui, uomo di profonda fede religiosa, qualcosa di laicamente sacro. In nome della Costituzione ha difeso la centralità del Parlamento, il rispetto della legalità e la dignità delle istituzioni. Verso di lui come italiani e come democratici abbiamo una riconoscenza infinita e un grande dovere: non abbandonare le sue battaglie, ricordando sempre che la nostra è la Costituzione più bella del mondo, e continuare a impegnarci per l'idea di Italia che ha prima costruito e poi difeso nel corso di tutta la sua vita”.

"Giovani, non arrendetevi mai" furono le parole con cui Scalfaro si rivolse ai giovani nella sua ultima intervista, trasmessa da Youdem il 22 dicembre 2012.

E' morto Scalfaro, dalla parte della Costituzione.

L'ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro è morto ieri notte a Roma. Era nato a Novara il 9 settembre 1918 ed era stato il nono presidente della Repubblica italiana, dal 1992 al 1999. Laureato in giurisprudenza e brevemente magistrato a metà degli anni Quaranta, durante il fascismo, entrò in parlamento per la prima volta nel 1946 e fece parte dell’Assemblea Costituente, eletto nella Democrazia Cristiana. Nel corso della sua lunghissima carriera politica e parlamentare (fu deputato dal 1946 al 1992) fece parte della cosiddetta “ala destra” della Democrazia Cristiana, quella più conservatrice e anticomunista, di cui facevano parte Mario Scelba (che ne fu il politico di riferimento tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Sessanta) e Guido Gonella.

Scalfaro fu diverse volte sottosegretario nel corso degli anni Cinquanta e, in seguito, ministro: dei Trasporti, nel primo governo Andreotti (febbraio-giugno 1972) e della Pubblica Istruzione, nel secondo governo Andreotti (giugno 1972-luglio 1973). Negli anni Settanta fu decisamente contrario al divorzio e sostenitore del referendum abrogativo della legge. Tornò agli incarichi di governo nel 1983, nominato ministro dell’Interno da Craxi. Rimase ministro dell’Interno per quattro anni, dal 1983 al 1987.

Venne eletto presidente della Repubblica in una delle votazioni più celebri e più discusse della storia repubblicana: Scalfaro era presidente della Camera dei deputati da circa un mese quando iniziarono le votazioni, dopo le dimissioni di Francesco Cossiga, e non era considerato tra i favoriti. Ma continuava a mancare un accordo tra i parlamentari (ci furono quindici votazioni senza che si arrivasse a un accordo) fino a quando, il 23 maggio 1992, Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti della scorta vennero uccisi in un attentato vicino allo svincolo autostradale di Capaci, a pochi chilometri da Palermo. Il 25 maggio 1992 Scalfaro venne eletto a larghissima maggioranza, al posto dei ben più quotati Spadolini e Andreotti.

La sua presidenza della Repubblica fu molto controversa, per il modo in cui gestì alcune situazioni di difficoltà politica e istituzionale nei primi anni Novanta, quelli di Tangentopoli e della fine della Prima Repubblica. Suscitarono molte polemiche e contrapposizioni molto nette le sue scelte di nominare Giuliano Amato presidente del Consiglio, nel 1992, il suo rifiuto di firmare il decreto legge Conso che avrebbe depenalizzato il finanziamento illecito ai partiti (1993), e un suo discorso del 3 novembre 1993, che pronunciò in televisione a reti unificate (interrompendo una partita di Coppa UEFA) per difendersi da uno scandalo sulla gestione di fondi pubblici che coinvolgeva sua figlia, il ministro dell’Interno Mancino e i servizi segreti del SISDE: il celebre discorso dell’”Io non ci sto”.

Tra i molti momenti controversi della sua presidenza ci furono poi l’opposizione alla nomina di Cesare Previti a ministro della giustizia nel primo governo Berlusconi, e il rifiuto, nel dicembre del 1994, di sciogliere il parlamento, che aprì la strada alla nascita di un governo guidato dall’ex ministro del Tesoro Lamberto Dini (il cosiddetto “ribaltone”). Dopo la fine del suo mandato presidenziale divenne senatore a vita, e in quanto senatore più anziano (dopo Rita Levi Montalcini, che rifiutò l’incarico) nell’aprile del 2006 fu brevemente (un paio di giorni) presidente del Senato, prima che venisse eletto il presidente (che sarà Franco Marini). Fu uno degli ultimi momenti di notorietà nazionale della sua attività pubblica, che però continuò anche dopo quella data: a metà dicembre del 2011 concesse un’intervista con alcuni giovani del Partito Democratico, trasmessa da YouDem. Quattro anni prima aveva dichiarato il suo appoggio al Partito Democratico, pur senza iscriversi.

Fonte il Post



La nota del mattino del 30/01/2012.

1. LA BATTAGLIA DELL’EURO. OGGI IL CONSIGLIO D’EUROPA DECIDE SU FISCAL COMPACT, RILANCIO DELL’OCCUPAZIONE E CRISI GRECA. CRESCE IL RUOLO DELL’ITALIA.
Si riunisce oggi a Bruxelles il Consiglio d’Europa, cioè il summit tra i capi di Stato e di governo dei 27 paesi dell’Unione. L’obiettivo di questo vertice è di varare finalmente una strategia europea che disinneschi la mina della tempesta finanziaria e avvii una nuova fase verso una maggiore integrazione tra i paesi comunitari. Più in particolare all’ordine del giorno dell’incontro vi sono: l’accordo sul cosiddetto fiscal compact, cioè il trattato sul rigore nella tenuta dei bilanci pubblici e nel rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo di ciascun paese; la soluzione per la crisi greca (per aprire ad un maggiore impegno finanziario, la Germania ha chiesto il commissariamento della Grecia, ma questa richiesta è stata respinta al mittente); decidere a quanto deve ammontare la dotazione dell’Esm, il fondo salva Stati definitivo; varare un piano per la crescita e l’occupazione, accanto alle decisioni caratterizzate dal rigore. Da quest’ultimo punto di vista la novità è rappresentata dalla possibilità che una rivisitazione nella gestione dei fondi strutturali europei possa liberare 82 miliardi di euro da impegnare per tale finalità. L’Italia potrebbe utilizzare 7,9 miliardi di euro. Un jolly per Mario Monti, come scrive oggi La Stampa.
All’Italia e a Mario Monti tutto il resto d’Europa ora guarda per il ruolo di mediazione tra Germania e Francia, ma anche tra Europa continentale e Gran Bretagna. Sarkozy ha annunciato che dall’estate la Francia applicherà la Tobin tax, cioè la tassa sulle transazioni finanziarie che in tutta Europa i progressisti propongono da tempo per recuperare le risorse da utilizzare per fronteggiare il problema dei dediti sovrani.

2. LA BATTAGLIA DEL WELFARE. MERCOLEDI’ E GIOVEDI’ RIPRENDE IL CONFRONTO GOVERNO-PARTI SOCIALI. E I GRANDI GIORNALI TIFANO PER L’ABBATTIMENTO DELL’ARTICOLO 18. LA PROPOSTA DEL PD SU OCCUPAZIONE, PRECARIETA’, MERCATO DEL LAVORO E AMMORTIZZATORI SOCIALI.
Riprende questa settimana il confronto sull’occupazione, sulla precarietà e sul mercato del lavoro tra governo e parti sociali. I più importanti quotidiani italiani, Il Corriere della Sera e La Repubblica, fanno esplicitamente il tifo per un superamento dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. L’ex segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, oggi ribalta la visione descritta nei giorni scorsi da due quotidiani. L’articolo 18 divide anche la Confindustria: i due candidati alla successione di Emma Marcegaglia hanno posizioni completamente diverse sull’argomento. Bombassei punta dritto all’abolizione dell’articolo 18. Squinzi sostiene che è un falso problema. La proposta del Pd, articolata in diversi punti di intervento e derivata dalle assemblee territoriali e nazionali svolte nei mesi scorsi, è il contributo del Pd al tavolo delle trattative tra governo e parti sociali.
Da L’Unità. Articolo di Guglielmo Epifani. “Il confronto tra governo e parti sociali sul riordino del mercato del lavoro è oggetto di forti pressioni da parte dei due principali giornali del Paese. L`editoriale di ieri del «Corriere della sera» invitava il governo a procedere speditamente per non dare l`impressione di usare due pesi e due misure nei
confronti delle costituency sociali di centrodestra e centrosinistra. L`abolizione della cassa integrazione e il superamento dell`articolo 18, insomma, dovrebbero riequilibrare gli interventi sulle liberalizzazioni. Si tratta evidentemente di una tesi senza capo né coda: infatti i durissimi interventi sulle pensioni come e dove andrebbero collocati? E l`inopinato aumento delle accise sui carburanti con il conseguente effetto sull`inflazione? E come si può pensare di fare un confronto prescindendo dal merito e dal rapporto che questo ha con la condizione dell`occupazione, su cui la crisi continua a incidere, o con l`assenza confermata dal governo delle risorse necessarie per una profonda riforma che allarghi le tutele e non le riduca? Ma anche Eugenio Scalfari su Repubblica ha ripreso ieri il tema della responsabilità del sindacato in occasione delle più gravi crisi del Paese, invitando la Cgil e le altre confederazioni a fare anche adesso la loro parte e a sostenere lo sforzo del governo. L`esortazione di Scalfari è comprensibile, ma meno convincente è mettere assieme stagioni politiche e sociali tanto diverse e soprattutto non affrontare i temi di merito e la natura delle questioni che possono dividere sindacati e governo. Entrambi gli articoli in realtà sono figli di una medesima preoccupazione ma rimuovono il merito, mentre sarà proprio questo a segnare l`esito del confronto, tanto più necessario in quanto non è la concessione a un rito nostalgico o alla difesa di interessi corporativi, bensì il rispetto che si deve a chi da tre anni, giorno dopo giorno, è impegnato a governare crisi, ristrutturazioni e licenziamenti. C`è infatti una grande distanza tra gli schemi astratti e la realtà che si vive. Ad esempio: superare la cassa straordinaria in questa crisi vuol dire licenziare centinaia di migliaia di lavoratori. Si vuole questo? Si abbia il coraggio di dirlo. Non lo si vuole? Allora si discuta. La stessa questione della precarietà che va sradicata deve partire dal superamento delle 46 forme e tipologie di contratti oggi esistenti e dai differenziali di costo che rendono troppo conveniente il loro uso. In sostanza bisogna affrontare i punti di merito del documento unitario Cgil, Cisl, Uil e poi lavorare per trovare le soluzioni condivise. Circola una strana teoria del tabù. Può qualcuno spiegare perché, a proposito di esperienze europee, nessuno mai fa riferimento al modello tedesco (che nella crisi ha perso meno lavoro e tiene i lavoratori in azienda, riducendo gli orari di lavoro con lo Stato che integra le retribuzioni)? E ancora: se si aumenta l`età di permanenza al lavoro, quando si affronta il tema della seniority e cioè delle nuove tutele e possibilità dei lavoratori ultrasessantenni per evitare che le aziende li mettano fuori dall`organizzazione produttiva? E quando si parla di mobilità a cosa ci si riferisce? Ai licenziamenti? Alla mobilità di un lavoratore sardo o siciliano? A una presunta rigidità del lavoro italiano, magari a causa dell`articolo 18? Perché, se fosse così, è evidente la clamorosa inversione tra cause ed effetti nel leggere la situazione produttiva e sociale italiana. Altri sono i temi da affrontare più utilmente: la formazione, la formazione permanente, l`apprendistato per i giovani e i contratti di inserimento per le persone svantaggiate, la flessibilità nell`organizzazione del lavoro. Tutti temi che possono far crescere la produttività aziendale insieme con gli investimenti e l`innovazione di prodotto. Il governo ha di fronte a sé due strade: aprire un confronto vero, ascoltare le ragioni di chi giorno dopo giorno si sforza di governare gli effetti di una crisi devastante, ricercare le migliori soluzioni che su questa materia sono quelle condivise; oppure procedere secondo le proprie convinzioni, magari dopo una serie di incontri rituali. In queste ultime settimane il Paese è stato attraversato da tanti e complessi movimenti di protesta, molti dei quali tuttora in corso. L`Italia non ha bisogno di altre divisioni e conflitti, semmai di coesione e giustizia nei sacrifici. Ci vuole perciò
responsabilità e misura anche in questa occasione e in questo confronto. Anche perché una divisione sociale più profonda non lascerebbe inalterato lo stesso quadro politico”.
Il Contributo del Partito Democratico al confronto tra forze sociali e governo sul tema del lavoro, in coerenza con le proposte approvate dall’Assemblea Nazionale del Pd del maggio 2010 e dalla Conferenza per il lavoro di Giugno 2011.
Il cambiamento della politica macroeconomica nell’area euro per uno sviluppo sostenibile è condizione necessaria per aumentare l’occupazione e contrastare la precarietà, in particolare giovanile e femminile. A complemento di tale strategia, in Italia si possono prevedere alcuni interventi specifici per il mercato del lavoro:
 la definizione di un contratto per l’ingresso dei giovani e per il reingresso dei lavoratori e delle lavoratrici deboli al lavoro stabile (sostituisce il “contratto di apprendistato professionalizzante”, il “contratto di apprendistato di alta qualificazione” ed il “contrato di inserimento”). Uno strumento di inserimento e reinserimento formativo caratterizzato da durata da 6 mesi a tre anni definita dalla contrattazione collettiva, livello contributivo inferiore a quanto in vigore per i “contratti atipici”, retribuzione crescente fino ai livelli delle qualifiche corrispondenti previsti nel contratto collettivo nazionale di riferimento, agevolazioni contributive per il triennio successivo alla trasformazione in contratto a tempo indeterminato secondo le regole vigenti (incluso art. 18 dello Statuto dei Lavoratori). Durante la fase iniziale, il licenziamento prevede una compensazione monetaria crescente in riferimento alla durata del rapporto di lavoro;
 la drastica riduzione delle forme contrattuali precarie (contratto di collaborazione coordinata e continuativa, contratto a progetto limitato alle alte qualifiche, associazione in partecipazione, rapporti a partita Iva in mono-committenza o a committenza prevalente, ecc), la limitazione per ogni impresa dell’utilizzo dei contratti a tempo determinato (in riferimento a quote e causali) e l’eliminazione dei vantaggi di costo delle forme contrattuali flessibili residue;
 nel quadro di una complessiva riforma degli ammortizzatori sociali, ad esempio secondo le linee della legge delega del 2007 condivisa da tutte le parti sociali, un’indennità di disoccupazione universale e tutele fondamentali (malattia, infortunio, ferie, congedi parentali, sostegno ai carichi familiari) ridefinite ed estese a tutte le tipologie di lavoro, dipendente, autonomo;
 una retribuzione o compenso minimo orario, determinato in relazione ai minimi dei contratti nazionali di riferimento per i rapporti di lavoro fuori dal contratto nazionale;
 in particolare, per l’occupazione femminile, il potenziamento dei servizi pubblici per conciliare lavoro e maternità ed un significativo aumento della detrazione fiscale per le mamme che lavorano; il ripristino delle norme di contrasto alle “dimissioni in bianco” e l’universalizzazione dell’indennità di maternità.
 Le politiche attive per il lavoro e la riforma dei servizi per l’impiego, al fine di costruire sinergie tra intervento pubblico e privato profit e non profit, e della formazione professionale e della formazione continua.
 la defiscalizzazione per i primi tre anni di attività delle imprese avviate da giovani.
 la regolazione e la remunerazione degli stage.
 La riforma del processo del lavoro.
 l’introduzione di uno Statuto per i lavoratori autonomi ed i professionisti.

3. LA BATTAGLIA DELLE LIBERALIAAZIONI. IN PARLAMENTO ARRIVA IL DECRETO DEL GOVERNO. IL PD LE DIFENDE E PUNTA AD AMPLIARLE IN MOLTI SETTORI.
Dopo l’approvazione del mille proroghe arriva in Parlamento il decreto sulle liberalizzazioni. Il Pd difende il decreto e prepara l’offensiva per rafforzare le liberalizzazioni. Ecco la sintesi informativa redatta a cura dell’Ufficio Stampa, con l’aiuto del dipartimento economia e dei gruppi parlamentati del Pd.

LE LEGGI PIU’ IMPORTANTI LE HA FATTE IL CENTROSINISTRA. BERLUSCONI HA FERMATO TUTTO. CON MONTI FINALMENTE SI RIPARTE. A cinque anni dalle ultime lenzuolate in favore del cittadino-consumatore approvate dal governo Prodi, e dopo le innumerevoli marce indietro a favore di lobby e corporazioni varie da parte del governo di Silvio Berlusconi, è positivo che si torni, con il decreto “Cresci Italia”, a riaprire il cantiere delle liberalizzazioni. Questo cantiere non si deve più chiudere, anche perché non basta approvare alcune norme per aver risolto la questione. Come insegna l’esperienza e il metodo seguito per dare attuazione alle liberalizzazioni varate dai governi di centro-sinistra, le norme pro-concorrenziali devono essere anche accompagnate, monitorate e se serve corrette per garantire che si realizzino i loro benefici a favore dei consumatori. Il varo del pacchetto Monti, al di là delle proteste corporative, ha riscosso un notevole gradimento da parte dell’opinione pubblica, suscitato un grande interesse e una plateale approvazione da parte dei media. Queste decisioni hanno fatto seguito all’impegno e alle pressioni che negli anni ha profuso il Partito democratico su questo tema. E va rimarcato che troppo spesso in queste settimane ci si è dimenticati che le liberalizzazioni nei settori del commercio, dell’elettricità (compreso lo spacchettamento dell’Enel), del gas, dei trasporti, delle telecomunicazioni (eliminazione delle spese di ricarica, delle spese di recesso nella telefonia), delle banche (per esempio gli accordi per l’estinzione anticipata dei mutui, via i costi fissi per la chiusura dei conti correnti), dei professionisti ( niente obblighi di tariffe minime), dei farmaci (via il monopolio per la vendita dei medicinali da banco), dei notai ( niente notaio per la compravendita di veicoli o la cancellazione di ipoteca) sono state promosse e attuate dall’ex ministro Pier Luigi Bersani durante i governi centro-sinistra, dal 1996 al 2001 e poi dal 2006 al 2008. Negli ultimi tre anni il governo Berlusconi ha fatto marcia indietro, ha lavorato per smontare quanto era stato fatto. Mentre il Pd, anche in questi ultimi tre anni, ha sempre cercato di rilanciare l’iniziativa legislativa sul terreno delle liberalizzazioni. Basti ricordare che nel marzo 2011 il Partito democratico invio una proposta all’ex ministro Tremonti per approvare in modo bipartisan una serie di norme a favore della concorrenza e dei consumatori, all’interno del Piano nazionale per le riforme (PNR), che tutti i Paesi della area Euro devono ogni
anno presentare a alla Commissione europea (il Pd proposte oltre 30 interventi specifici nelle diverse aree, come si può leggere nei testi che si possono trovare anche sul sito del partito). Oggi dunque il decreto Monti segna una riapertura positiva di quel cantiere e il pacchetto varato va nella direzione giusta della crescita economica, stimolando la concorrenza con interventi di liberalizzazione.

IL DECRETO TOCCA MOLTI TEMI, NON SEMPRE E’ SODDISFACENTE, MA VA DIFESO DAL BOICOTTAGGIO IN PARLAMENTO. E BISOGNA ANCHE RAFFORZARLO. Se si vuole esprimere un giudizio sui contenuti del provvedimento bisogna fare un’attenta verifica, perché spesso la difficoltà applicativa si nasconde nei dettagli e nei termini temporali, eccessivi e spesso solo di tipo ordinatorio. In prima analisi, va detto che il decreto tocca tutti i “titoli”, gli ambiti di intervento, chiesti dal Pd. Ma non sempre in modo soddisfacente. Il Pd, dunque, in sede di conversione parlamentare del decreto si adopererà per estendere la portata delle misure per rafforzare gli effetti delle norme in favore del Paese, dei lavoratori, delle imprese e dei consumatori, oltre che per difendere l’impianto normativo da possibili attacchi di tipo corporativo. In particolare, secondo quanto è emerso dal lavoro avviato dal Dipartimento Economia e Lavoro del Partito in stretto raccordo con i Gruppi parlamentari di Camera e Senato, andrebbero estese le norme in materia bancaria e assicurativa per consentire benefici immediati agli utenti di questi servizi. In seconda analisi, va specificato che nel decreto “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” sono stati aggiunti una cinquantina di articoli che contengono norme eterogenee (che vanno dal pagamento dei debiti della PA ai siti nucleari). In ogni caso, le misure sulle liberalizzazioni dovranno essere rafforzate e che poi andranno adeguatamente seguite nella fase di applicazione per evitare l’effetto boomerang: molte di esse non determineranno con molta probabilità effetti immediati, sia dal lato dei benefici per i consumatori, sia da quello dello sviluppo degli investimenti e dell’occupazione; se dunque non daranno risultati nel tempo prestabilito, si rischia che la grande aspettativa suscitata nell’opinione pubblica sul decreto possa essere facilmente disattesa.

I PUNTI POSITIVI. E CIO’ CHE NON CONVICE. I principali interventi previsti dal decreto-legge per la parte che riguarda le liberalizzazioni vanno nella direzione di quanto auspicato dal Pd, con l’avvertenza di evitare che tutto si scarichi alla fine solo sulle condizioni del lavoro. È positiva l’istituzione dell’Autorità di settore sui trasporti, e il fatto che rientri tra le competenze previste anche quelle sul comparto dei servizi autostradali, seppur in modo parziale. Non è invece apprezzabile che, in attesa della costituzione dell’Autorità di settore, le funzioni e le competenze di regolazione dei rispettivi mercati vengano, seppur temporaneamente, assegnate all’Autorità per l’energia e il gas che vigila in tutt’altro ambito di mercato e che non ha ancora reso funzionante le sue nuove attribuzione nel campo dei servizi idrici. Positiva la decisione sulla separazione proprietaria della rete di trasporto del gas, anche se l’iter previsto per la separazione di Snam rete gas da Eni prevede, entro sei mesi, l’adozione di un provvedimento specifico. Si doveva invece intervenire in tempi più rapidi visto che la separazione di Snam da Eni era già prevista fin dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi. Anche la decisione di modificare i parametri di riferimento delle tariffe del gas, tenendo conto dell’andamento dei prezzi europei, al fine di contenere i prezzi per i
clienti vulnerabili è da ritenersi soddisfacente. Sui carburanti è positiva l’abolizione del vincolo di esclusiva nell’approvvigionamento di carburanti da parte dei gestori delle stazioni di servizio, anche se la norma così come è prevista inciderà solo su pochi impianti e quindi rischia di produrre scarsi effetti per gli automobilisti. Non tutto quello che veniva chiesto dal Pd e dalla stessa Autorità Antitrust è stato recepito dal decreto. Inoltre alcune norme risultano essere ridondanti rispetto a provvedimenti precedenti e altre ancora vengono presentate per nuove, come ad esempio l’abolizione delle tariffe per i servizi professionali, mentre invece erano state oggetto di interventi precedenti.

ALCUNI DEGLI EMENDAMENTI POSSIBILI. Chiariti questi punti, l’impegno del Pd sarà quello di difendere il provvedimento, ma anche di lavorare con degli emendamenti per rafforzare la portata delle misure e per renderle pienamente applicabili. Banche, assicurazioni, farmaci, tutela dei consumatori, professioni, carburanti, ferrovie, sono i “titoli” che necessitano di uno svolgimento più ampio e incisivo. Ecco alcune delle ipotesi di intervento che sono emerse dal lavoro degli esperti e dei parlamentari del Pd. Farmaci. La pura e semplice rivisitazione della pianta organica delle farmacie, senza la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, rischia di far saltare il secondo canale, quello delle parafarmacie. Con un duplice rischio: senza la fascia C in parafarmacia non ci sarà concorrenza e quindi sconti sui medicinali pagati completamente dai cittadini; la mancata liberalizzazione, rischia di mettere in grave difficoltà più di 3mila esercizi farmaceutici che assicurano dal 2006 occupazione ad oltre 7mila farmacisti. Per quanto riguarda invece i concorsi previsti per l’apertura di nuove farmacie nel rispetto del nuovo parametro di una farmacia ogni 3mila abitanti, occorre vigilare affinché i concorsi vengano svolti davvero, entro tempi ragionevoli, visto che, dal 1993 ad oggi, non è stato mai indetto un nuovo concorso, pur essendo disponibili una migliaio di sedi di farmacia. Banche. Il decreto interviene in maniera sbagliata sulle polizze-vita che le banche richiedono per l’accensione di un mutuo. Prevede che gli istituti che richiedono tale assicurazione debbano presentare almeno due preventivi. Una norma facilmente aggirabile da parte degli istituti che inoltre vanifica il provvedimento Isvap in vigore dal prossimo 2 aprile che vieta alla banca di vendere una polizza di cui ne è contemporaneamente “distributrice” (venditrice) e beneficiaria. Il Pd intende presentare delle modiche al decreto per riassumere in un’unica norma il provvedimento Isvap (la fine del conflitto di interesse per le banche venditrici e beneficiarie della copertura assicurativa) e quanto prevede la legge francese in materia, ovvero qualora la banca richieda un’ulteriore garanzia alla concessione del mutuo, il mutuatario deve essere libero di contrarre sul libero mercato la polizza al miglior prezzo. Per le banche il Pd intende intervenire per una riduzione dei costi per e-money e carte di credito. Rc-auto. Norme parziali e di dubbio impatto sulla reale esigenza di far scendere i premi annuali pagati dagli automobilisti, richiedono di essere modificate durante l’esame parlamentare del decreto. In particolar modo ci si concentrerà sulla riforma del sistema bonus-malus in modo tale da concedere a chi è già nelle prime tre classi di merito (più del 90% degli assicurati) di poter ottenere sconti in assenza di incidenti, valorizzando il sistema della patente a punti. In secondo luogo dovranno essere approfondite le misure per favorire la confrontabilità delle offerte e l’indipendenza degli agenti assicurativi dalle compagnie, anche perché la norma del decreto che obbliga gli agenti che vendono esclusivamente le polizze di una sola compagnia a presentare al cliente il preventivo di almeno tre diverse compagnie sarà difficilmente applicabile sul piano pratico. Ferrovie. È certamente da correggere
la deroga al contratto nazionale nel settore dei trasporti. La concorrenza non si deve fare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Carburanti. Occorre creare maggiori occasioni di con concorrenza all’ingrosso e al dettaglio nella vendita dei carburati per favorire la discesa dei prezzi a favore dei consumatori. Separazione tra Eni e Snam. Come si è detto, la gestione della rete gas non dovrebbe essere affidata a un decreto ministeriale da definire. La separazione andrebbe realizzata nel minor tempo possibile. Notai. Ai notai i democratici vorrebbero chiedere di rinunciare all'esclusiva su alcuni atti, a cominciare dalla compravendita di abitazioni civili fino a un determinato ammontare. Queste stipule entrerebbero nel mercato aperto di altri professionisti come commercialisti e avvocati.

29 gennaio 2012

Buona domenica del 29/01/2012.

Giovedì 26 febbraio i consiglieri comunali che con le loro dimissioni hanno provocato le fine anticipata della legislatura, presso la sala della biblioteca comunale, hanno tenuto un incontro pubblico, per motivare le ragioni della loro scelta.

Abbiamo video registrato gli interventi dei tre ex capigruppo: Lazzarini - Progetto Territorio, Sanità - PDL- , Fassina - PD. Appena sarà possibile li potrete presto visionare sulle pagine di questo blog.

Gli interventi hanno ricostruito gli ultimi mesi e le fasi che hanno portato alla fine della Giunta dell'ex Sindaco di Sulbiate.

Lazzarini
ha ripercorso i suoi sette anni di esperienza amministrativa. Si è soffermato sulla realizzazione della scuola: obsoleta, voluta a tutti i costi ma su un progetto che ormai era palesemente vecchio e che quindi non poteva tenere conto di tutte le nuove possibilità ed esigenze di risparmio energetico. Ha poi denunciato, l'assurdo atteggiamento irrispettoso tenuto nei confronti della minoranza e tutte le opere non ancora completate: torrente Cava, asilo, tangenziale nord.... Lazzarini ha dichiarato che non si presenterà alle prossime elezioni. Il consigliere Antonini non ha potuto partecipare perchè ammalato ma sono stati molti gli spunti ripresi da Lazzarini di un suo intervento che il nostro blog aveva già pubblicato qui.

Sanità ha condiviso l'intervento di Lazzarini ( Sanità fino a poco tempo fa, era il capogruppo della Lista Civica Progetto Territorio). Secondo Sanità la responsabilità politica di quanto è accaduto non è solo dei nove consiglieri che si sono dimessi ma anche di chi in questi sei mesi non ha fatto nulla per tamponare la crisi. La situazione era di assoluta ingovernabilità, impossibile attendere ulteriormente. Ha confermato di essere stato avvicinato dall'ex vice Sindaco (neo tesserato PDL - ancora in attesa di conferma?) ma di non essersi prestato ad accordi "non alla luce del sole" che avrebbero stravolto la volontà degli elettori.

Più articolato e complesso l'intervento di Gigi Fassina.
Teorema lo ha già pubblicato in questo post dal titotolo: "Era proprio necessario? Noi oggi diciamo con forza: sì!". Ripercorre in breve le 10 tappe principali che hanno portato i consiglieri PD a scegliere di dare le dimissioni.

In estrema sintesi sono tre i punti emersi che hanno determinato la fine della legislatura, condivisi da tutti i presenti: la mancanza di democrazia; la questione grande distribuzione - outlet che ancora non sembra essere definitivamente risolta; l'ingovernabilità dovuta ai vari "giochini politici" praticati dalla ex giunta al fine di garantirsi una qualsiasi maggioranza in disprezzo di quella scelta nel 2009 dagli elettori di Sulbiate.

Pubblico presente abbastanza numeroso, anche se in buona parte persone "adetti ai lavori".

Da segnalare l'intervento dell'ex Sindaco Giampiero Cavenago che ha manifestato aperto consenso alle scelta del Pd.

Presenti in sala anche gli ex Assessori Daniela Mattavelli, Pierangelo Brioschi e il Segretario provinciale Lega Nord Canobbio, ex Consigliere di Progetto Territorio.

Pur sollecitati da alcuni interventi, nessuno dei protagonisti si è espresso in merito a quali saranno le formazioni e le allenze future che presto dovranno definirsi per le imminenti elezioni.

buona domenica


28 gennaio 2012

Era proprio necessario? Noi oggi diciamo con forza: SI!


Pubblichiamo il testo dell'intervento di Gigi Fassina (ex capogruppo consiliare Pd) tenuto durante l'incontro pubblico che si è svolto ieri sera in biblioteca.

Ma recuperiamo le 10 tappe principali che ci hanno portato alla scelta di dare le dimissioni.
1- Abbiamo lavorato alla stesura del programma presentato nel 2009 con una certa fatica perché ci sono state negate le proposte di discontinuità col passato (precedente Amministrazioni). Alla fine abbiamo trovato un compromesso sulla settima edizione del programma. Stesso problema sulla firma dell’accordo che avrebbe sancito la nascita della LISTA CIVICA SI. La sera del 4 maggio 2009, dopo aver rischiato di far naufragare l’accordo, abbiamo proposto di sottoscrivere una dichiarazione del PD a sostenere l’Amministrazione e non una lettera di intenti, sulla quale non c’era accordo. E così è stato. Fassina, in qualità di portavoce ha firmato la lettera che è stata controfirmata da Sindaco uscente e Capogruppo SI uscente.

2- Il risultato elettorale ha premiato i 5 candidati del PD: infatti i dati parlano chiaro.

MARIA GRAZIA CRESPI 68 -
LUIGI FASSINA 67 -
FAUSTO BRAMBILLA 59
LUIGI CEREDA (detto GINO) 54 -
ELENA ALICE VILLA 54 -
MATTEO LEONI 50 -
CLAUDIO ZANONI 43
MARIO ZOIA 38
ANDREA CAVENAGHI 31
MIRKO VINCENTI 31
LUCA ZOIA 22
LUCA STUCCHI 20 primo non eletto
LUIGI SIRONI 13
MASSIMO GAZZOLA 7


Sono stati nominati Vice-sindaco e capogruppo indipendentemente dai risultati elettorali, in base ad accordi fatti coi diretti interessati prima del voto, ma non condivisi col Gruppo. Abbiamo anche proposto, a più riprese, un modo differente di lavorare in Gruppo Consigliare: gli incontri infatti venivano indetti senza Odg e mai steso un verbale.

3- Dopo l’ennesima irritazione del Sindaco, su quanto scritto sul blog Teorema, a cui non è mai seguito incontro coi diretti interessati, nonostante i ripetuti inviti da parte dei 5 consiglieri del PD, è stato comunicato dal Sindaco a Fassina, per telefono che gli toglieva la delega di Assessore in quanto ancora portavoce del PD. Fassina ha fatto presente che non era negli accordi che venisse sostituito nel compito di portavoce: peraltro aveva già provveduto perché il nuovo statuto del PD prevedeva la non possibilità del doppio incarico. La mattina dopo a Fassina veniva ridata la delega senza che nessun fatto nuovo fosse intervenuto.

4- Ad aprile del 2011, veniva posta la questione Outlet, perché la proprietà, in febbraio, aveva consegnato una richiesta di unificazione del PE19 e PE20 ipotizzando l’Outlet. In preparazione della riunione di Giunta del 26 aprile, Fassina ha scritto un documento nel quale chiedeva che venissero modificate una serie di affermazioni contenute nella delibera. Alla risposta negativa del Sindaco, Fassina prima dell’incontro ha dichiarato che se veniva confermato il testo, avrebbe dato voto contrario: quindi nessuna scelta fatta col Circolo e prevaricante la Giunta come invece ha affermato il Sindaco. La seduta di Giunta si è conclusa, dopo accesa discussione, con il voto contrario dei 2 assessori PD. Tre giorni dopo Fassina veniva raggiunto telefonicamente dal giornalista del GdV al quale ha detto brevemente come si era giunti ai 2 voti contrari. Questa intervista ha fatto decidere il Sindaco per il ritiro della delega. A questo punto la tensione è aumentata al punto che è stata chiesta dal portavoce del PD un incontro di chiarimento. In quella sede il Sindaco ha ribadito la scelta della revoca ed la conseguente rottura dell’accordo col PD. Il Sindaco ha chiesto poi che i 3 consiglieri PD formassero gruppo a parte, condizione per mantenere i 2 assessori che avrebbero quindi continuato a far parte della Lista Civica. Di fronte al diniego dei consiglieri PD di uscire dalla Lista Civica, è stata fatta una riunione della Lista Civica senza i 5 consiglieri del PD e decretata la loro espulsione.

5- I 5 consiglieri a questo punto hanno formato il Gruppo Consigliare PD e l’assessore Crespi ha presentato le sue dimissioni da Assessore. Con che coraggio oggi viene affermato che il Gruppo PD è in Consiglio Comunale senza essere passato dalle urne….

6- E’ stato chiesto un incontro tra Circolo, Gruppo e Sindaco al fine di definire la nuova collaborazione di maggioranza. In quella sede il Portavoce ha chiesto la disponibilità a ritornare sulla scelta dei 2 Assessori, ma il Sindaco ha affermato che piuttosto di ridare il secondo assessorato agli uomini del PD, l’avrebbe offerto a quelli del PDL.

7- Il Gruppo PD ha dichiarato di mantenere fede all’impegno preso con i cittadini, continuando a sostenere l’Amministrazione sui punti di programma: ha precisato che sugli altri punti avrebbe di volta in volta valutato le posizioni da prendere. Quanto è stato affermato, che i consiglieri PD “saltano da una parte all’altra” a seconda di quanto “imposto loro” dal Circolo, è falso, tendenzioso e lontano dalla realtà.

8- Il resto è storia recente. Nonostante la proposta del gruppo PT di presentare una mozione di sfiducia, il Gruppo PD ha affermato di voler tener fede all’impegno elettorale: sostegno per il programma ma valutazione di volta in volta sugli altri punti in discussione. A giugno il Consiglio Comunale ha discusso il tema Outlet, grazie ad una mozione presentata da PT: in quell’occasione il Gruppo PD ha presentato un emendamento che bloccava le iniziative della Giunta ed impegnava il Sindaco ad avere il Consiglio Comunale come ambito nel quale decidere la strategia sulla questione.
Il Sindaco è stato messo per la prima volta in minoranza.

9- Nel CC di settembre è successo una altro strappo: il Gruppo PD era pronto a votare contro la variazione di bilancio. E’stato affermato in modo non trasparente che il voto contrario avrebbe di fatto provocato la caduta dell’amministrazione. Ed il Gruppo PD ha deciso di astenersi, per evitare il blocco delle attività nel sociale, ma scoprendo poi che le norme non decretavano la caduta in modo automatico. Era la Giunta, e non il PD, che, non essendo disponibile a rivedere la scelta, avrebbe provocato la caduta dell’amministrazione. Questa è scorrettezza istituzionale.

10- A dicembre l’epilogo con la dichiarazione dei tre assessori in carica, di essersi tesserati nel PDL. E’ apparso subito che la scelta fosse strumentale, cioè legata a bloccare la minacciata mozione di sfiducia preparata dalla minoranza. Si è atteso invano che durante il Consiglio i tre tesserati chiarissero la loro posizione, ma ciò non è avvenuto. Resta solo la dichiarazione del Sindaco che questa scelta avrebbe “riequilibrato la situazione”: non si capisce come possa essere equilibrata una Giunta uscita dalle elezioni con 2 assessori in forza al PD, ed ora con nessun tesserato del PD ma 3 tesserati PDL, partito all’opposizione. Questa è confusione profonda !

Resta una considerazione finale: questo modo di procedere, che di fatto utilizza meccanismi molto praticati nella prima repubblica, quando i governi di facevano e disfacevano per trovare gli equilibri, non ci appartiene ed lo riteniamo molto lontano dal sentire odierno dei cittadini.
I reduci della Lista Civica hanno tentato con le due mosse, dell’espulsione dei Consiglieri PD e del tesseramento nel PDL, di tenere in piedi “una baracca” che per primi invece hanno affossato: hanno ammazzato una collaborazione col PD che aveva tutti i requisiti per poter governare per 5 anni, hanno inventato un tesseramento per salvare capra e cavoli: ma in entrambe le scelte fatte non hanno calcolato le conseguenze e questo dice della poca attitudine a gestire una collaborazione e ad avere uno sguardo politico sulle cose. Per noi le idee diverse sono una risorsa: per la Lista Civica no. La presunzione della Lista Civica è dimostrata nei fatti.

Interrompere questa Amministrazione ? Si, è stato necessario !!!
E ci siamo assunti la responsabilità di GIRARE PAGINA nell’interesse del paese.

Gigi Fassina
26/01/2012

27 gennaio 2012

Giornata della memoria.


Lettera di Pier Luigi Bersani all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

La Giornata della Memoria è un momento di riflessione su una delle vicende più drammatiche della storia umana. Il ricordo della Shoah era indispensabile ieri, ma lo è ancora di più oggi. Ci spinge a cercare di comprendere per quale via, e seguendo quali aberrazioni dell'animo umano, sia stato possibile arrivare all'abisso, e come evitare che la storia non si ripeta.

Il nazionalismo, il disprezzo che genera l'intolleranza, il populismo, l'ignoranza, il razzismo, furono le cause prime che attraverso un lento scivolamento delle coscienze portarono allo sterminio programmato e di massa di milioni di uomini e donne, anziani e bambini. Esseri umani inermi, vittime di un odio cieco, che non ha limiti, che non si ferma e non riconosce l'umanità in chi è altro da sé.

Proprio la memoria di ciò che è stato deve metterci in guardia di fronte al riemergere di sentimenti di paura dell'altro, di intolleranza, di xenofobia, di razzismo, di antisemitismo, semi amari capaci di far nascere cattivi frutti. Le cronache drammatiche di questi mesi testimoniano del pericolo che incombe sulla nostra comunità nazionale e, più in generale, sull'Europa.

Mi riferisco, in particolare, alla strage di Utoya e a ciò che è accaduto di recente in Italia, a Firenze, con l'uccisione dei nostri fratelli senegalesi Samb Modou e Diop Mor. Due storie violente ed atroci che hanno in comune l'odio per lo straniero e per chi ha idee diverse dalle proprie; idee considerate inaccettabili se diffondono sentimenti di pace, solidarietà e uguaglianza e se sono sostenute da giovani con forti convincimenti politici ed ideali.

Nessun paese può considerarsi al riparo dall'orrore. Dobbiamo dire con chiarezza che i ripiegamenti difensivi e di chiusura, che pure ci sono, non mettono al riparo nessuna comunità dai cambiamenti imposti dalla globalizzazione e dalla crisi di sistema che investe l'Occidente. Dobbiamo dire con forza che chi è chiamato a ricoprire una responsabilità deve preoccuparsi di non alimentare le paure e gli istinti più retrivi dell'animo umano, deve sentire l'urgenza di unire le persone e non di dividerle favorendo la comprensione reciproca. E' un dovere morale testimoniare ciò che è stato affinché le nuove generazioni siano avvertite che quanto accaduto con la storia tragica della Shoah non debba mai più ripetersi.

Dobbiamo educare i nostri ragazzi a diventare cittadini responsabili di fronte alla vita di ogni persona e a riconoscerne la piena dignità umana, senza differenze di razza o di religione e, più di ogni altra cosa, senza coltivare l'odio. La nostra bellissima Costituzione, nata dalla dolorosa esperienza del fascismo, della guerra e della lotta di liberazione, lo dice con una semplicità e una chiarezza cristallina all'articolo tre: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Dunque devi rispettare il bianco e il nero, l'uomo e la donna, il vecchio e il giovane, e in ugual modo devi rispettare chi è di destra e chi è di sinistra, perché una politica che si alimenta di odio non è politica. Dobbiamo insegnare ai giovani a difendere i propri convincimenti profondi con forza e determinazione, ma non al punto da odiare chi la pensa in maniera diversa.

Io credo che sia questo il significato più giusto per celebrare con spirito positivo la Giornata della memoria: ricordare la persecuzione e lo sterminio del popolo ebraico e di tutti coloro, militari, civili e politici, che furono deportati nei campi di sterminio nazisti, affinché il loro sacrificio non sia consegnato all'oblio, e riflettere sul valore della dignità e del rispetto dei diritti di ogni essere umano. Mai più, è stato detto e ognuno, per la propria parte, deve fare in modo che mai più sia.

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Il deputato democratico Ludovico Vico, ha voluto rendere omaggio alla "Giornata della Memoria", ricordando la scrittrice ebrea
Elisa Springer


La storia, se vogliamo veramente ricordare e comprendere, deve essere in grado di uscire dai libri ed entrare nei corridoi delle nostre case.
Quando conobbi Elisa Springer, una figlia adottiva della mia natia Manduria, pensai subito che il senso di quella presenza e del suo ricordo e del suo racconto, aveva il sapore di tale mia convinta asserzione.
Era carne viva di un tempo malato che spesso negazionismi oltraggiosi e dolorosi avevano tentato di cancellare, anche confidando nel “Silenzio dei vivi”: quei sopravvissuti che avevano deciso di allontanarsi dall’orrore perché troppo difficile anche solo da ricordare.

Elisa aveva tenuto questa paura per se in lunghi interminabili anni lontano dalla sua Vienna, ma quando i suoi occhi e la sua memoria stavano per spegnersi, seppe ritrovare l’orgoglio della sua storia per raccontarla al mondo non solo nel Giorno della Memoria, ma sempre.
Elisa è l’esempio consumato a pochi passi da noi di come l’orrore non sia mai troppo lontano per sentirsene difesi o immuni abbastanza.
L’orrore è in chi ancora nega, ma anche nel canto volgare e rozzo del figlio di un diplomatico, nei proclami razzisti, nelle vergogne di Stati che disseminano i loro confini di mine antiuomo,nelle spire di secessione, prima che politiche, umane di un popolo, nell’odio incontrollato che spinge molte giovani generazioni, anche della nostra Italia, a considerare di serie inferiore il cittadino di colore, il gay, il “terrone” o addirittura uno “stupido” il giovane carabiniere chiamato ad accompagnare la squadra del cuore tra i cori offensivi e ingiuriosi di uno stadio.

Questo orrore che il popolo ebraico consumò nel dolore di famiglie spezzate, umiliazioni, difficoltà e morte oggi è presente più che mai, anche se non ferisce in pieno volto i figli di Israele, ma i nostri figli o i ragazzi etiopi e somali o quelli di mille altri luoghi del mondo persi in guerre senza nome.

Elisa racconta del suo ritorno in quella casa che fu sua a Vienna così: “" la prego, mi conceda un attimo di pietà, non mi cacci via, so che per lei è difficile, ma mi faccia entrare, mi faccia guardare un attimo nel mio passato... Alle pareti c’erano ancora dei quadri di famiglia, i nostri quadri. La mia famiglia appesa a un muro. I miei occhi, gonfi di lacrime, si sono posati su un quadro in particolare. La signora, sulla porta, ha seguito il mio sguardo e mi ha concesso di toglierlo dalla parete e portarlo via con me” ( E. Springer, op. cit. pp.113-114 )

Quel quadro della memoria vorrei fosse appeso in ogni casa!

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Il senatore del PD Pietro Marcenaro, Presidente della Commissione Diritti Umani di Palazzo Madama, alla vigilia del 27 gennaio, ha annunciato che "lo scorso mercoledì la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha inserito all'ordine del giorno il disegno di legge che, rimediando a un errore compiuto nella originaria stesura della legge, riporta il ricordo dello sterminio della popolazione Rom e Sinti, a fianco di quello del popolo ebraico, all'interno del Giorno della Memoria".

"Quello dei Rom è uno sterminio dimenticato. Anche una legge così importante come quella che ha istituito il Giorno della Memoria non ne faceva cenno. Per questo l'inserimento del Porrajmos nel Giorno della Memoria è un atto dal forte valore simbolico e culturale. Un gesto di riparazione che restituisce verità storica e dignità a queste vittime dimenticate dell'Olocausto. Porrajmos (o Porajmos, Poraijmos), in lingua romanés, vuole dire 'divoramento', 'devastazione' - ha spiegato Marcenaro - uno sterminio che al pari di quello degli ebrei fu condotto con scientificità e meticolosità in tutti i paesi occupati dai nazisti. Mancano dati certi riguardo al numero delle vittime, ma le stime suggeriscono una cifra che oscilla tra le 500 mila ed il milione e mezzo di vittime".

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Il Vice Presidente Senato, Vannino Chiti si è recato a Pistoia a consegnare le medaglie concesse dal Presidente della Repubblica a tre cittadini della provincia di Pistoia internati nei lager nazisti durante l'ultimo conflitto mondiale.
"Tramandare la memoria alle giovani generazioni"


''Oggi, nel Giorno della Memoria, si ricorda la data simbolo in cui si aprirono i cancelli del campo di Auschwitz. E' doveroso ricordare i sei milioni di ebrei vittime del nazismo, gli orrori di quello sterminio e i campi di concentramento. Abbiamo il compito di impegnarci affinchè le giovani generazioni sappiano cosa accadde in quella stagione di barbarie. Non bisogna mai cessare di ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti dello sterminio e chi tramanda la memoria di chi non è tornato. Solo con la consapevolezza delle giovani generazioni potremo difendere con la massima fermezza l'uguaglianza, la libertà, la democrazia, la solidarietà e impedire che il mondo debba conoscere simili tragedie. I crimini contro l'umanità devono essere perseguiti: non per vendetta ma per spirito di giustizia. Perchè - ha sottolineato il vice presidente del Senato - per quanto è nelle nostre responsabilità mai più la storia debba ripetersi".

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In occasione della Giornata della Memoria, su Youdem tv alle ore 18.00 verrà messa in onda un’intervista esclusiva a Walter Veltroni, che racconta del viaggio, fatto assieme ad altri deputati e ai sopravvissuti, ad Auschwitz e Birkenau, il campo di concentramento più grande, dove furono uccisi circa due milioni di ebrei e zingari.
L’intervista sarà seguita dal documentario “L’infanzia interrotta”, il video racconto del viaggio ad Auschwitz e Birkenau compiuto con cinque sopravvissuti, le sorelle Andra e Tatiana Bucci, Nedo Fiano, che è il papà del deputato Emanuele (firmatario della lettera), Sami Modiano e Piero Terracina, persone sopravvissute a quell’orrore.

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