29 febbraio 2012

Attività in Provincia di MB - n° 7 del 24/02/2012


Settimana dal 20 al 24 febbraio 2012
A cura del Consigliere Vittorio Arrigoni.

1)Lunedì 20 febbraio 2012, in Commissione 7  il dott. Alberto Zoia, funzionario delle politiche sociali, ci ha illustrato i contenuti del “ servizio di teleassistenza a favore di residenti nel territorio della provincia di MB”. La legge regionale 12.03.2008 n° 3 dà facoltà alle province di sostenere la realizzazione, con proprie risorse, interventi innovativi per favorire la crescita di offerta sociale, anche in collaborazione con il Terzo Settore.

La nota del mattino del 29/02/2012


1. LA SEGRETERIA DEL PD HA DISCUSSO IERI DI ELEZIONI AMMINISTRATIVE, DEI PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO E DELLE PERICOLOSE TENSIONI RELATIVE ALLA TAV.
La segreteria nazionale del Pd ha discusso ieri di elezioni amministrative, dei problemi relativi ad alcuni provvedimenti del governo all’esame del Parlamento e in preparazione e delle tensioni sociali createsi attorno alla realizzazione della Tav in Val di Susa. Al termine della riunione il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha riassunto il senso dei lavori alle agenzie di stampa.

28 febbraio 2012

La foto di gruppo.

Fa piacere vedere che la gente ci mette ancora la faccia e fa una bella foto di gruppo per sostenere una lista. Le persone in foto sono molto conosciute in paese,quasi tutti portano uno dei cognomi tra quelli più diffusi della nostra Comunità.


Molti possono asserire orgogliosamente di essere Sulbitesi D.o.c.

Nella foto ci sono famiglie intere probabilmente anche legate da stretti vincoli di parentela.

Un'osservazione però ci sembra importante: è forse questa la lista specifica dei Sulbiatesi D.o.c.?

27 febbraio 2012

Carnate: il centrosinistra candida Daniele Nava.

Il centrosinistra di Carnate per le prossime amministrative del 6 maggio candida Daniele Nava sostenuto da Pd, Sel, Idv, Udc.
Di Seguito l'intervista a Nava pubblicata da MBNEWS:


La nota del mattino del 27/02/2012

1. ANCHE LO SPREAD SUGLI STIPENDI E SUL COSTO DELLA VITA E’ TROPPO ALTO TRA L’ITALIA E GLI ALTRI PAESI EUROPEI.
Non servivano certo le statistiche europee per dimostrare che gli stipendi in Italia sono troppo bassi rispetto a quanto i lavoratori percepiscono negli altri paesi europei. Quel che le statistiche non hanno ricordato ieri è che anche il costo della vita è più altro rispetto a molti dei paesi europei.

25 febbraio 2012

I cento giorni del governo Monti: come sta cambiando il paese.


24 Febbraio 2012
 di Marina Sereni


Diffido sempre un po' delle letture giornalistiche e dei bilanci sui "primi cento giorni". Le lune di miele finiscono sempre, le novità invecchiano, la realtà ha molti più spigoli di come a volte la si racconta.

23 febbraio 2012

Lavoro, Bersani: senza accordo non scontato il sì del PD.

"La riforma del lavoro è importante tanto quanto la ritrovata coesione sociale. Senza accordo con le parti, il nostro sì in Parlamento non è scontato". Lo afferma in un'intervista al Tg3, in cui affronta anche il tema del dopo Monti: "Lavoriamo ad un'alternativa, non a Monti, ma alla destra liberista e populista".


La nota del mattino del 23/02/2012


1. LAVORO, OGGI RIPRENDONO GLI INCONTRI. TRATTATIVA IN SALITA. NON CI SONO I SOLDI PER GLI AMMORTIZZATORI SOCIALI E SI RISCHIA DI ABBASSARE QUELLO CHE C’E’. GLI IMPRENDITORI NON VOGLIONO CHE IL LAVORO PRECARIO COSTI DI PIU’. E IN MOLTI, A COMINCIARE DAL PDL, LAVORANO PER FAR SALTARE L’ACCORDO. LE DICHIARAZIONI DI FORNERO E BERSANI GONFIATE PER SCENEGGIARE LO SCONTRO.
Riprende oggi il confronto tra il governo, i sindacati e gli imprenditori sull’occupazione, la precarietà, il mercato del lavoro e gli ammortizzatori sociali.

22 febbraio 2012

Intervista a Rosy Bindi - Fonte l'Unità.


La nota del mattino del 22 - 02 -2012.

1. LAVORO, LA BATTAGLIA PER LA SUCCESSIONE A MARCEGAGLIA IN CONFINDUSTRIA IMBROGLIA LE CARTE E IL PARTITO DEL NON ACCORDO (IN TESTA IL PDL) RIPRENDE FORZA. LA TRATTATIVA SUI PUNTI TECNICI ANCORA IN SALITA. BERSANI: SENZA UN’INTESA VALUTEREMO IN PARLAMENTO SULLA BASE DELLE NOSTRE PROPOSTE.
All’improvviso l’accendersi della battaglia all’interno della Confindustria sul successore di Emma Marcegaglia (la scelta verrà fatta tra poche settimane) e dunque anche sulla linea strategica della che in futuro seguirà la confederazione degli industriali ha ingarbugliato tutte le carte sul tema del lavoro e nel confronto tra governo, sindacati, imprenditori.

21 febbraio 2012

Attività in provincia di MB.

ATTIVITA’ IN PROVINCIA DI MB
Settimana dal 06 al 10 febbraio 2012
A cura del Consigliere PD Vittorio Arrigoni.

La nota del mattino del 21/02/2012.


1. ACCORDO NELLA NOTTE SULLA GRECIA. GIA’ SI PENSA A ULTERIORI DIFESE PER L’EUROPA. E 12 PAESI, COMPRESA L’ITALIA, LANCIANO LA SFIDA A MERKEL E SARKOZY PER LA CRESCITA E L’OCCUPAZIONE.
Dopo 12 ore di riunione, i ministri delle Finanze dell'Eurogruppo hanno trovato l'accordo sul secondo programma di aiuti alla Grecia per 130 miliardi. L'obiettivo finale è che la Grecia riesca a contenere il rapporto tra debito pubblico e ricchezza prodotta ogni anno al 120 per cento entro il 2020. L’Europa fornirà dunque i 130 miliardi di euro che servono alla Grecia per evitare il fallimento a marzo. Nel frattempo anche il Fondo monetario deciderà di mettere a disposizione una parte di fondi. I creditori privati hanno accettato di ricevere indietro solo il 47 per cento del capitale prestato ai greci. Fino al 2020 la cosiddetta Troika (Bce, Ue e Fmi) monitorerà passo dopo passo la politica greca.

20 febbraio 2012

La nota del mattino del 20/02/2012

1. L’EUROPA DECIDE SULLA GRECIA. E TUTTO IL MONDO E’ APPESO A QUELLA SCELTA, A COMINCIARE DALL’ITALIA.
Oggi pomeriggio i ministri finanziari del cosiddetto Eurogruppo decidono se le misure adottate ad Atene sono sufficienti per deliberare il finanziamento destinato ad evitare che la Grecia fallisca.

18 febbraio 2012

SULBIATE TRADITA: la verità

SULBIATE TRADITA è il titolo dell’articolo di prima pagina della “Finestra” foglietto patinato della lista SULBIATE INSIEME.


Ma se ci fosse tradimento, riteniamo che il responsabile sia il contenuto del foglietto nei confronti della verità.


L’uso così sfacciato di proclami e di parole che ricordano tempi bui, quali: tradimento, ordine, eliminazione, prendersi… ha il solo scopo di rivolgersi alla pancia delle persone piuttosto che al loro cervello e al loro cuore.
Alzare a livelli così alti la polemica è la conferma del metodo di rifiutare il confronto sui fatti.




A noi invece piace ragionare e condividere ci rivolgiamo perciò al cervello e al cuore delle persone, come tutti gli esseri umani non abbiamo certezze assolute abbiamo invece chiari principi democratici e ci spingono al confronto.

Proviamo a ragionare e mettere in fila i fatti, lasciando le sceneggiate ai venditori di pentole della fiera degli “O’ bei o’ bei”.


1 Quattro consiglieri di Sulbiate hanno giudicato negativa per il paese la possibilità che venga realizzato un outlet nelle aree P19 e P20 e che queste aree venissero unificate allo scopo di realizzare una grande struttura di vendita. A fronte di una chiusura totale per ricucire il contrasto e supportati anche di un pronunciamento negativo dei sindaci del vimencatese e della provincia si sono presi la responsabilità e l’onere di non accordare il consenso alla proposta.



2 La volontà elettorale del 67% dei Sulbiatesi non è stata rispettata sia perché una parte della maggioranza ha espulso 2 assessori dalla giunta e 4 consiglieri dal consiglio comunale sia perché 3 assessori della lista civica si sono tesserati al partito uscito sconfitto dalle elezioni (PDL) capovolgendo il risultato delle urne. I 4 consiglieri del PD avevano comunque ottenuto dai sulbiatesi molte preferenze personali nelle elezioni.




3 Sull’outlet si è già detto, ma evidentemente la stessa “invenzione” è stata contemporaneamente
fatta dai sindaci e dai consigli comunali di: Aicurzio, Bellusco, Mezzago, Ronco B.no, Verderio inf., Vimercate, Villasanta… ma anche dal presidente della provincia Allevi.
Sulla ex filanda è cosa nota che uno dei tre partner, la categoria degli artigiani è sparito
Il Paes del patto dei sindaci è stato presentato con un anno di ritardo e probabilmente pochi in Sulbiate sanno ancora oggi cosa sia.
Qualcuno può smentire queste affermazioni?




Questa parte non è degna di nota alcuna perché dal contenuto inutile, offensivo in modo gratuito e pieno di boria.

Il redattore si è forse dimenticato che la famosa “banda dei 4” succeduti a Mao Tze Tung alla sua morte è ormai cosa finita da diverso tempo!













Cari concittadini, sulbiatesi di vecchia e di nuova data

da ora il giudizio spetta a voi.

Bersani: passi avanti su riforme. Video.

"C'è un'intesa sulla riduzione dei numero dei parlamentari e su una prima soluzione del bicameralismo cosiddetto perfetto". Così Pier Luigi Bersani sulla riunione di questa mattina alla Camera con Angelino Alfano e Pierferdinando Casini.

17 febbraio 2012

Bernareggio - incontro : "Riforme - Mercato del Lavoro e Welfare" - lunedì 20 febbraio 2012


Più democrazia più trasparenza: la proposta di legge del PD di riforma dei partiti politici in attuazione dell'articolo 49 della Costituzione.


Elezioni

"Abbiamo unificato le proposte presentate da esponenti del nostro partito per dare impulso a una rapida discussione parlamentare su una questione per noi cruciale”, così il segretario Pier Luigi Bersani ha introdotto la conferenza stampa di presentazione della proposta di legge del PD per la democrazia interna e la trasparenza dei partiti.

16 febbraio 2012

Monza: il Governo chiude le sedi ministeriali fantoccio volute dalla Lega Nord.

Le sedi distaccate dei ministeri per la Semplificazione e per le Riforme nella reggia di Monza sono state chiuse con la nascita del governo Monti. La presidenza del Consiglio è stata condannata il 9 novembre per comportamento antisindacale per l'apertura di queste sedi e lo scorso 9 febbraio sempre Palazzo Chigi ha rinunciato ad opporsi a questo decreto del Tribunale di Roma perché nel frattempo cessata l'operatività delle sedi. Lo ha detto alla Camera, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda.

Bersani:"Mi vergogno per il comportamento dell' Ue verso la Grecia".

Indurre al rigore non significa uccidere un paese.

"Mi vergogno per come l'Europa si sta comportando con la Grecia. Si può indurre un Paese al rigore ma non si può ucciderlo e massacrare gente comune. Non si può assistere ad uno scempio del genere". Così Pier Luigi Bersani ha chiesto all'Europa di cambiare linea rispetto alla crisi greca.

15 febbraio 2012

Il nuovo numero di Tamtàmdemocratcio.

E' consultabile il numero di febbraio di Tamtàmdemocratico, il periodico online di approfondimento del PD. Il focus del mese è dedicato al tema "Per una ricostruzione civile".

A Sulbiate e a Carnate la Lega corre da sola. Di M. Dozio - Il Giorno.

di Marco Dozio da il Giorno

A confermarlo è la responsabile del Carroccio
LA LEGA NORD balla da sola anche a Sulbiate e Carnate. I piccoli Comuni non fanno eccezione. Nessun accordo in vista con gli ex alleati del Pdl o con liste civiche riconducibili al centrodestra.

14 febbraio 2012

Sentenza storica al processo Eternit.

Condanna di 16 anni di carcere sia al miliardario svizzero Stephan Schmidheiny sia al barone belga Louis De Cartier che furono a capo della multinazionale Eternit.


Il processo riconosce che i due condannati, pur ben consapevoli che l’amianto uccide, hanno continuato la produzione per il profitto indifferenti alla vita dei lavoratori e degli abitanti residenti vicino ai loro stabilimenti.

Italiani si nasce.

Ecco la proposta del Partito Democratico: clicca qui





13 febbraio 2012

Sulbiate e la nuova illuminazione pubblica led.

Fonte MBNews - articolo di Lorenzo Giglio.

Sulbiate: il led arriva in città, con meno costi e meno inquinamento per tutti


Finalmente una buona notizia per il comune di Sulbiate, che a fine dicembre ha visto la caduta del consiglio comunale retto dall'ex-sindaco Maurizio Stucchi. Il distretto Green and High tech Monza e Brianza, insieme a Philips e Edison, aziende associate al distretto, hanno realizzato nel comune brianzolo un impianto di illuminazione pubblica ad alta efficienza energetica.

Atene brucia. La Grecia dice sì al piano austerità.


Atene

Il Parlamento greco dice sì al piano di austerità mentre tutt’intorno Atene brucia, ostaggio della violenza e dei saccheggi dei black bloc che, per ore, hanno messo a ferro e fuoco piazza Syntagma, occupata da almeno cinquantamila persone. La manifestazione parte tranquilla, gli scontri divampano quando una colonna di black bloc, al grido di «maiali assassini», fa irruzione nella piazza, tra gli applausi della gente, lanciando molotov e bombe carta. I neri devastano tutto, è una battaglia. Lacrimogeni, segnali in codice, assalti organizzati. La polizia, schierata a difesa del Parlamento da ore con le maschere antigas e in assetto antisommossa reagisce caricando. La piazza di riempie di fumo, i manifestanti scappano lasciando la piazza in balia dei gruppi di anarchici e degli scontri. Il caffè Starbucks brucia, la filiale della banca greca Eurobank è in cenere. Fuoco anche nella biblioteca universitaria: a tarda notte il bilancio parla di 54 feriti.

La nota del mattino del 13/02/2012.

1. LIBERALIZZAZIONI. AL SENATO IL PDL TENTA DI FRENARE TUTTO PER FAVORIRE LE CORPORAZIONI, IL PD TENTA DI SPINGERE DI PIU’ PER FAVORIRE I CITTADINI.

11 febbraio 2012

Monti incontra Obama a Whashington

Time: "Può quest'uomo salvare l'Europa?".



Obama scopre SuperMario. "Roma una diga per l'euro" - da Repubblica del 10.2

Decreto Crescitalia.

Le dieci proposte prioritarie del Partito Democratico nel campo delle liberarizzazioni, presentate al Senato. "Deve essere fatto un ulteriore passo in avanti perchè il paese ne ha grande bisogno. Il decreto del governo è il primo tentativo serio di liberalizzare il mercato".

10 febbraio 2012

Napolitano:"Ricordare le Foibe, perchè non si ripeta".

"Serve ricordare anche per ripensare a tutti i fatali errori al fine di non ripeterli mai più". Così il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha parlato ai familiari delle vittime degli eccidi delle Foibe nella cerimonia al Quirinale in occasione del Giorno del Ricordo, istituito con una legge del marzo 2004

9 febbraio 2012

More Parks, less Parks


More Parks, less Parks!

Riprendiamo il discorso di parchi e parcheggi: l'ultima (decaduta) amministrazione di Sulbiate, annovera tra le cose "ben fatte" negli ultimi anni, una serie di interventi urbanistici che hanno dato come risultato, la creazione di enormi aree di parcheggio.


SULBIATE TRADITA: la verità.

SULBIATE TRADITA è il titolo dell’articolo di prima pagina della “Finestra” foglietto patinato della lista SULBIATE INSIEME.

Ma se ci fosse tradimento, riteniamo che il responsabile sia il contenuto del foglietto nei confronti della verità.


L’uso così sfacciato di proclami e di parole che ricordano tempi bui, quali: tradimento, ordine, eliminazione, prendersi… ha il solo scopo di rivolgersi alla pancia delle persone piuttosto che al loro cervello e al loro cuore.
Alzare a livelli così alti la polemica è la conferma del metodo di rifiutare il confronto sui fatti.




A noi invece piace ragionare e condividere ci rivolgiamo perciò al cervello e al cuore delle persone, come tutti gli esseri umani non abbiamo certezze assolute abbiamo invece chiari principi democratici e ci spingono al confronto.

Proviamo a ragionare e mettere in fila i fatti, lasciando le sceneggiate ai venditori di pentole della fiera degli “O’ bei o’ bei”.


1 Quattro consiglieri di Sulbiate hanno giudicato negativa per il paese la possibilità che venga realizzato un outlet nelle aree P19 e P20 e che queste aree venissero unificate allo scopo di realizzare una grande struttura di vendita. A fronte di una chiusura totale per ricucire il contrasto e supportati anche di un pronunciamento negativo dei sindaci del vimencatese e della provincia si sono presi la responsabilità e l’onere di non accordare il consenso alla proposta.



2 La volontà elettorale del 67% dei Sulbiatesi non è stata rispettata sia perché una parte della maggioranza ha espulso 2 assessori dalla giunta e 4 consiglieri dal consiglio comunale sia perché 3 assessori della lista civica si sono tesserati al partito uscito sconfitto dalle elezioni (PDL) capovolgendo il risultato delle urne. I 4 consiglieri del PD avevano comunque ottenuto dai sulbiatesi molte preferenze personali nelle elezioni.




3 Sull’outlet si è già detto, ma evidentemente la stessa “invenzione” è stata contemporaneamente
fatta dai sindaci e dai consigli comunali di: Aicurzio, Bellusco, Mezzago, Ronco B.no, Verderio inf., Vimercate, Villasanta… ma anche dal presidente della provincia Allevi.
Sulla ex filanda è cosa nota che uno dei tre partner, la categoria degli artigiani è sparito
Il Paes del patto dei sindaci è stato presentato con un anno di ritardo e probabilmente pochi in Sulbiate sanno ancora oggi cosa sia.
Qualcuno può smentire queste affermazioni?




Questa parte non è degna di nota alcuna perché dal contenuto inutile, offensivo in modo gratuito e pieno di boria.

Il redattore si è forse dimenticato che la famosa “banda dei 4” succeduti a Mao Tze Tung alla sua morte è ormai cosa finita da diverso tempo!













Cari concittadini, sulbiatesi di vecchia e di nuova data

da ora il giudizio spetta a voi.

La nota del mattino del 09/02/2012

1. IL BLUFF DURA 24 ORE: LA DESTRA DEL PDL E’ PRIGIONIERO DELLA LEGA E NON VUOLE LA RIFORMA ELETTORALE. PARTIRE DALLE LEGGI COSTITUZIONALI SIGNIFICA NON AVERE IL TEMPO DI CAMBIARE IL PORCELLUM. IL PD ALL’OFFENSIVA.

8 febbraio 2012

Video dell'intervento di Gigi Fassina tenuto durante l'assemblea pubblica del 26 gennaio

Intervento di Gigi Fassina del Pd di Sulbiate del 26 gennaio 2012.
Incontro pubblico "Era proprio necessario ?"


Luigi Lusi cancellato dall'anagrafe degli iscritti PD.

La commissione dei garanti del PD ha deciso all'unanimità: Lusi non fa più parte del Partito Democratico.
simbolo del pd
La commissione dei garanti del PD ha deciso, all'unanimità, la cancellazione dall'anagrafe degli iscritti e dall'elenco degli elettori del PD del senatore Luigi Lusi. Da oggi Lusi non fa più parte del Partito Democratico.

La nota del mattino del 08/02/2012.

1. LEGGE ELETTORALE. PARTE IL CONFRONTO, MA LA DESTRA DEL PDL TENTA DI GETTARE FUMO NEGLI OCCHI. E BERLUSCONI GIOCA A RILANCIARSI, NONOSTANTE PROCESSI E DISASTRI.

6 febbraio 2012

Bersani al Governo Monti: "No alle prese in giro".

Il segretario Pd a Piacenza per votare alle primarie del centrosinistra: «Siamo leali, sosteniamo il governo, ma non ci lasciamo prendere in giro. Monti durerà fino al 2013».

La nota del mattino del 06/02/2012.

1. I SONDAGGI CONSIGLIANO A BERLUSCONI DI LANCIARE L’OFFENSIVA DELL’ABBRACCIO, MENTRE TRAMA PER GLI AFFARI E LE ELEZIONI. MA NESSUNO SI FIDA. Il PD CAUTO: SI DISCUTE SU RIFORME, MA CON TUTTI.

4 febbraio 2012

Provincia di Monza: a tre settimane dagli arresti ancora nessun rimpasto. Centrodestra e Allevi in crisi. Bocciato odg PD che chiedeva dimissioni.

Comunicato PD Monza e Brianza.

Monza, 3 febbraio 2012 - A tre settimane dalla bufera giudiziaria che ha investito la provincia di Monza con gli arresti, insieme all'ex assessore regionale ed ex coordinatore brianzolo del Pdl Massimo Ponzoni, del vice presidente Antonino Brambilla, ex assessore provinciale al Territorio che ha curato la redazione del piano territoriale di coordinamento, e dell’ex assessore provinciale al personale, Rosario Perri, il presidente della giunta Dario Allevi non ha ancora provveduto all’annunciato rimpasto di giunta.

Lo ha rilevato il Pd, attraverso il consigliere Nadio Limonta, durante la discussione, ieri nell’aula di Palazzo Grossi, dell’ordine del giorno presentato dal partito democratico che chiede le dimissioni del presidente della giunta Allevi. L’ordine del giorno è stato bocciato dalla maggioranza di centrodestra.

“Ieri abbiamo assistito ancora una volta al tentativo di far finta che nulla sia successo, alla minimizzazione di fatti gravi – ha commentato il capogruppo Domenico Guerriero – Sono stati arrestati esponenti scelti direttamente dal presidente Allevi, non eletti dai cittadini, che già all’epoca della nomina erano molto chiacchierati. Questa giunta sta in piedi in nome delle poltrone, aumenta le tasse e non è in grado di adottare alcun provvedimento incisivo a favore di famiglie e imprese della Brianza”

Il vice presidente del Consiglio Vittorio Pozzati (Pd) ha sottolineato che quanto al rimpasto “c’è poco da rimpastare, Allevi si deve dimettere. Oltre all’inchiesta e al fatto che la giunta vanta forse il peggior record nazionale con tre esponenti finiti nei guai giudiziari, l'esecutivo da lui guidato non si è dimostrato all’altezza. Allevi aveva un’occasione storica come primo presidente di una nuova provincia ma l’ha sprecata. E’ meglio che si dimetta”.

Per un dibattito politico concreto: le domande di un lettore.


Riceviamo il seguente commento da un frequentatore del nostro blog:

Seguo per diletto i tre blog “politici” di Sulbiate: quello del PD, quello del PDL e quello della civica. Questo commento è inviato contemporaneamente a tutti e tre e probabilmente sarà allegato a un post qualsiasi. Magari qualcuno di voi tre lo può trasformare in post vero e proprio per dagli visibilità.

Nei vostri blog si respira un clima di campagna elettorale pesante come un macigno. Ovviamente si scrive che la propria parte ha fatto cose corrette e gli altri hanno fatto scelte sbagliate. Gli argomenti sembrano interessare solo gli addetti ai lavori! Sembra una discussione tra sordi. E’ invece ora di intervenire in positivo, dichiarando cosa fareste se foste votati a maggioranza?

Ecco alcuni degli argomenti interessanti su cui sbilanciarsi, due opzioni contrapposte sono indicate per stimolare la risposta. Di questioni importanti ce ne sono però molte e molte altre, c’è ancora molto tempo.

CULTURA
- Chi tra voi è per una concezione della cultura che favorisca incontri e senso critico, che permetta la socializzazione nel paese e arricchisca tutti con la comprensione reciproca tra vecchi e nuovi sulbiatesi? chi ritiene cha la cultura abbia anche una funzione di stimolo e sana provocazione intellettuale?

- Chi invece ritiene che fare cultura sia qualche acquisto di libri in biblioteca, solo qualche “teatro” dialettale e il recupero delle proprie radici. Mentre l’integrazione dei nuovi sulbiatesi è insegnare a senso unico affinché diventino come noi …

TERRITORIO
- Chi condivide l’idea che ormai si è costruito in modo esagerato e insostenibile e che l’unica soluzione assolutamente obbligata è quella di non consumate ancora un solo metro quadro di suolo prima che siano stati utilizzati la gran parte degli appartamenti vuoti in Sulbiate?

- Chi invece pensa ancora, con logica fallimentare, che per finanziare il comune bisogna distruggere il poco verde che ci rimane?

VIABILITA’
- Chi pensa che il paese debba essere vissuto “slow”, con occasioni di socializzazione, con qualche parco per anziani e bambini, con le panchine per sedersi e chiacchierare dove il cittadino è messo al centro e i veicoli in secondo piano?

- Chi invece pensa che i parcheggi devono essere ovunque per arrivare ovunque con la macchina, chi ha attacchi di orticaria pensando ai sensi unici e ad una circolazione più regolamentata?
(Le piste ciclabili ora fanno pena! Gincane, pali della luce, e sovrapposizione degli spazi con i pedoni)

SOCIALE
-Chi pensa che in questo momento di crisi, la risposata ai disagi materiali e personali che essa comporta debba, oltre che a mettere a disposizioni risorse, favorire una solidarietà e una socialità più diffusa?
-Chi invece pensa che bisogna fare della “carità”?


OUTLET
-Chi è per il NO?
-Chi è per il SI?

Questi sono gli argomenti che ritengo interessano la gente per scegliere a chi dare il voto.

Suriv Kumar Fumagalli


Non possiamo che condividere il fatto che occorra girare pagina e iniziare a dare concretezza al dibattito politico in Sulbiate.

Le questioni poste sono certamente tra quelle più qualificanti a cui le forze che si proporranno all’elettorato per amministrare il paese, dovranno affrontare.

Il nostro lettore pone due differenti visioni: una più progressista e l’altra più conservatrice. Il partito democratico non può che sentire una assonanza di fondo con l’approccio più progressista e moderato. Ma le tematiche sono molto complesse e il lavoro che stiamo facendo è di approfondimento anche delle questioni poste affinché una visione ideale possa trovare sana concretezza in proposte politiche. Per questo occorre un po’ di tempo.

Chiediamo al nostro lettore di pazientare e di seguirci, oltre che invitarlo a collaborare con noi per il lavoro che stiamo facendo, non rimarrà deluso.

3 febbraio 2012

La linea del PD sulle liberalizzazioni.

DIFENDERE, ACCELLERARE, RINFORZARE.



La battaglia delle liberalizzazioni

In Parlamento arriva il decreto del Governo. Il PD difende e punta ad ampliare in molti settori

Dopo l’approvazione del mille proroghe arriva in Parlamento il decreto sulle liberalizzazioni. Il Pd difende il decreto e prepara l’offensiva per rafforzare le liberalizzazioni. Ecco la sintesi informativa redatta a cura dell’Ufficio Stampa, con l’aiuto del dipartimento economia e dei gruppi parlamentati del Pd.

Le leggi più importanti le ha fatte il centrosinistra. Berlusconi ha fermato tutto. Con Monti finalmente si riparte

A cinque anni dalle ultime lenzuolate in favore del cittadino-consumatore approvate dal governo Prodi, e dopo le innumerevoli marce indietro a favore di lobby e corporazioni varie da parte del governo di Silvio Berlusconi, è positivo che si torni, con il decreto “Cresci Italia”, a riaprire il cantiere delle liberalizzazioni. Questo cantiere non si deve più chiudere, anche perché non basta approvare alcune norme per aver risolto la questione. Come insegna l’esperienza e il metodo seguito per dare attuazione alle liberalizzazioni varate dai governi di centro-sinistra, le norme pro-concorrenziali devono essere anche accompagnate, monitorate e se serve corrette per garantire che si realizzino i loro benefici a favore dei consumatori. Il varo del pacchetto Monti, al di là delle proteste corporative, ha riscosso un notevole gradimento da parte dell’opinione pubblica, suscitato un grande interesse e una plateale approvazione da parte dei media. Queste decisioni hanno fatto seguito all’impegno e alle pressioni che negli anni ha profuso il Partito democratico su questo tema. E va rimarcato che troppo spesso in queste settimane ci si è dimenticati che le liberalizzazioni nei settori del commercio, dell’elettricità (compreso lo spacchettamento dell’Enel), del gas, dei trasporti, delle telecomunicazioni (eliminazione delle spese di ricarica, delle spese di recesso nella telefonia), delle banche (per esempio gli accordi per l’estinzione anticipata dei mutui, via i costi fissi per la chiusura dei conti correnti), dei professionisti ( niente obblighi di tariffe minime), dei farmaci (via il monopolio per la vendita dei medicinali da banco), dei notai (niente notaio per la compravendita di veicoli o la cancellazione di ipoteca) sono state promosse e attuate dall’ex ministro Pier Luigi Bersani durante i governi centro-sinistra, dal 1996 al 2001 e poi dal 2006 al 2008. Negli ultimi tre anni il governo Berlusconi ha fatto marcia indietro, ha lavorato per smontare quanto era stato fatto. Mentre il Pd, anche in questi ultimi tre anni, ha sempre cercato di rilanciare l’iniziativa legislativa sul terreno delle liberalizzazioni. Basti ricordare che nel marzo 2011 il Partito democratico invio una proposta all’ex ministro Tremonti per approvare in modo bipartisan una serie di norme a favore della concorrenza e dei consumatori, all’interno del Piano nazionale per le riforme (PNR), che tutti i Paesi della area Euro devono ogni anno presentare a alla Commissione europea (il Pd proposte oltre 30 interventi specifici nelle diverse aree, come si può leggere nei testi che si possono trovare anche sul sito del partito). Oggi dunque il decreto Monti segna una riapertura positiva di quel cantiere e il pacchetto varato va nella direzione giusta della crescita economica, stimolando la concorrenza con interventi di liberalizzazione.

Il decreto tocca molti temi, non sempre e’ soddisfacente, ma va difeso dal boicottaggio in parlamento. e bisogna anche rafforzarlo

Se si vuole esprimere un giudizio sui contenuti del provvedimento bisogna fare un’attenta verifica, perché spesso la difficoltà applicativa si nasconde nei dettagli e nei termini temporali, eccessivi e spesso solo di tipo ordinatorio. In prima analisi, va detto che il decreto tocca tutti i “titoli”, gli ambiti di intervento, chiesti dal Pd. Ma non sempre in modo soddisfacente. Il Pd, dunque, in sede di conversione parlamentare del decreto si adopererà per estendere la portata delle misure per rafforzare gli effetti delle norme in favore del Paese, dei lavoratori, delle imprese e dei consumatori, oltre che per difendere l’impianto normativo da possibili attacchi di tipo corporativo. In particolare, secondo quanto è emerso dal lavoro avviato dal Dipartimento Economia e Lavoro del Partito in stretto raccordo con i Gruppi parlamentari di Camera e Senato, andrebbero estese le norme in materia bancaria e assicurativa per consentire benefici immediati agli utenti di questi servizi. In seconda analisi, va specificato che nel decreto “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” sono stati aggiunti una cinquantina di articoli che contengono norme eterogenee (che vanno dal pagamento dei debiti della PA ai siti nucleari). In ogni caso, le misure sulle liberalizzazioni dovranno essere rafforzate e che poi andranno adeguatamente seguite nella fase di applicazione per evitare l’effetto boomerang: molte di esse non determineranno con molta probabilità effetti immediati, sia dal lato dei benefici per i consumatori, sia da quello dello sviluppo degli investimenti e dell’occupazione; se dunque non daranno risultati nel tempo prestabilito, si rischia che la grande aspettativa suscitata nell’opinione pubblica sul decreto possa essere facilmente disattesa.

I punti positivi e ciò che non convince

I principali interventi previsti dal decreto-legge per la parte che riguarda le liberalizzazioni vanno nella direzione di quanto auspicato dal Pd, con l’avvertenza di evitare che tutto si scarichi alla fine solo sulle condizioni del lavoro. È positiva l’istituzione dell’Autorità di settore sui trasporti, e il fatto che rientri tra le competenze previste anche quelle sul comparto dei servizi autostradali, seppur in modo parziale. Non è invece apprezzabile che, in attesa della costituzione dell’Autorità di settore, le funzioni e le competenze di regolazione dei rispettivi mercati vengano, seppur temporaneamente, assegnate all’Autorità per l’energia e il gas che vigila in tutt’altro ambito di mercato e che non ha ancora reso funzionante le sue nuove attribuzione nel campo dei servizi idrici. Positiva la decisione sulla separazione proprietaria della rete di trasporto del gas, anche se l’iter previsto per la separazione di Snam rete gas da Eni prevede, entro sei mesi, l’adozione di un provvedimento specifico. Si doveva invece intervenire in tempi più rapidi visto che la separazione di Snam da Eni era già prevista fin dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi. Anche la decisione di modificare i parametri di riferimento delle tariffe del gas, tenendo conto dell’andamento dei prezzi europei, al fine di contenere i prezzi per i clienti vulnerabili è da ritenersi soddisfacente. Sui carburanti è positiva l’abolizione del vincolo di esclusiva nell’approvvigionamento di carburanti da parte dei gestori delle stazioni di servizio, anche se la norma così come è prevista inciderà solo su pochi impianti e quindi rischia di produrre scarsi effetti per gli automobilisti. Non tutto quello che veniva chiesto dal Pd e dalla stessa Autorità Antitrust è stato recepito dal decreto. Inoltre alcune norme risultano essere ridondanti rispetto a provvedimenti precedenti e altre ancora vengono presentate per nuove, come ad esempio l’abolizione delle tariffe per i servizi professionali, mentre invece erano state oggetto di interventi precedenti.

Alcuni degli emendamenti possibili

Chiariti questi punti, l’impegno del Pd sarà quello di difendere il provvedimento, ma anche di lavorare con degli emendamenti per rafforzare la portata delle misure e per renderle pienamente applicabili. Banche, assicurazioni, farmaci, tutela dei consumatori, professioni, carburanti, ferrovie, sono i “titoli” che necessitano di uno svolgimento più ampio e incisivo. Ecco alcune delle ipotesi di intervento che sono emerse dal lavoro degli esperti e dei parlamentari del Pd.

Farmaci. La pura e semplice rivisitazione della pianta organica delle farmacie, senza la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, rischia di far saltare il secondo canale, quello delle parafarmacie. Con un duplice rischio: senza la fascia C in parafarmacia non ci sarà concorrenza e quindi sconti sui medicinali pagati completamente dai cittadini; la mancata liberalizzazione, rischia di mettere in grave difficoltà più di 3mila esercizi farmaceutici che assicurano dal 2006 occupazione ad oltre 7mila farmacisti. Per quanto riguarda invece i concorsi previsti per l’apertura di nuove farmacie nel rispetto del nuovo parametro di una farmacia ogni 3mila abitanti, occorre vigilare affinché i concorsi vengano svolti davvero, entro tempi ragionevoli, visto che, dal 1993 ad oggi, non è stato mai indetto un nuovo concorso, pur essendo disponibili una migliaio di sedi di farmacia.

Banche. Il decreto interviene in maniera sbagliata sulle polizze-vita che le banche richiedono per l’accensione di un mutuo. Prevede che gli istituti che richiedono tale assicurazione debbano presentare almeno due preventivi. Una norma facilmente aggirabile da parte degli istituti che inoltre vanifica il provvedimento Isvap in vigore dal prossimo 2 aprile che vieta alla banca di vendere una polizza di cui ne è contemporaneamente “distributrice” (venditrice) e beneficiaria. Il Pd intende presentare delle modiche al decreto per riassumere in un’unica norma il provvedimento Isvap (la fine del conflitto di interesse per le banche venditrici e beneficiarie della copertura assicurativa) e quanto prevede la legge francese in materia, ovvero qualora la banca richieda un’ulteriore garanzia alla concessione del mutuo, il mutuatario deve essere libero di contrarre sul libero mercato la polizza al miglior prezzo. Per le banche il Pd intende intervenire per una riduzione dei costi per e-money e carte di credito.

Rc-auto. Norme parziali e di dubbio impatto sulla reale esigenza di far scendere i premi annuali pagati dagli automobilisti, richiedono di essere modificate durante l’esame parlamentare del decreto. In particolar modo ci si concentrerà sulla riforma del sistema bonus-malus in modo tale da concedere a chi è già nelle prime tre classi di merito (più del 90% degli assicurati) di poter ottenere sconti in assenza di incidenti, valorizzando il sistema della patente a punti. In secondo luogo dovranno essere approfondite le misure per favorire la confrontabilità delle offerte e l’indipendenza degli agenti assicurativi dalle compagnie, anche perché la norma del decreto che obbliga gli agenti che vendono esclusivamente le polizze di una sola compagnia a presentare al cliente il preventivo di almeno tre diverse compagnie sarà difficilmente applicabile sul piano pratico.

Ferrovie. È certamente da correggere la deroga al contratto nazionale nel settore dei trasporti. La concorrenza non si deve fare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.

Carburanti. Occorre creare maggiori occasioni di con concorrenza all’ingrosso e al dettaglio nella vendita dei carburati per favorire la discesa dei prezzi a favore dei consumatori. Separazione tra Eni e Snam. Come si è detto, la separazione andrebbe realizzata nel minor tempo possibile.

Notai. Ai notai i democratici vorrebbero chiedere di rinunciare all'esclusiva su alcuni atti, a cominciare dalla compravendita di abitazioni civili fino a un determinato ammontare. Queste stipule entrerebbero nel mercato aperto di altri professionisti come commercialisti e avvocati.

La nota del mattino del 03/02/2012.


1. LA DOPPIA VIA DI BERLUSCONI PRODUCE L’AGGUATO AL GOVERNO SULLA GIUSTIZIA. BERSANI: IL PDL SIA ALL’ALTEZZA DELLE SUE RESPONSABILITA’.
Berlusconi lotta per la propria sopravvivenza politica e per i propri affari personali. Per questo ha scelto di lavorare su due fronti contemporaneamente: da un lato, cerca di abbracciare Monti e di appropriarsi dell’operazione salvezza dopo aver provocato il disastro per l’Italia e gli italiani (incontri con Napolitano, Monti invitato a Mediaset, lodi pubbliche). E’ un atteggiamento che gli serve politicamente (tutti i sondaggi gli dicono che oggi perde chi grida), ma anche dal punto di vista degli affari personali: processi in corso, frequenze da ottenere gratuitamente, liberalizzazioni che non vuole e che anzi intende frenare perché toccano il suo elettorato. Dall’altro lato, però, sobilla rivolte e prepara la guerra (ulteriore occupazione della Rai insieme alla Lega, agguati sempre con la Lega in Parlamento).
E’ questo atteggiamento che ieri ha prodotto un cortocircuito, portando la destra a far approvare dalla Camera un a norma sui giudici estremista e forcaiola (non bisogna dimenticare che il Parlamento è ancora quello eletto nel 2008, dove Pdl e Lega insieme hanno una forte maggioranza). La protesta del Pd è stata dura. Il presidente del gruppo parlamentare alla Camera, Dario Franceschini, ha subito detto in aula che il governo dovrà subito rimediare nella discussione del provvedimento al Senato. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha chiesto al governo di rimediare, ma ha anche dato l’altolà al Pdl: “Il tema esiste ma non può essere affrontato in questo modo. Il Pdl sia all’altezza delle sue responsabilità” ha dichiarato ieri sera al Tg2, sottolineando che in un momento così delicato per il paese è da irresponsabili mettersi a fare giochini per mettere sotto pressione la magistratura ( a causa dei diversi processi dove Berlusconi è imputato).
La destra continua a mostrare insomma grandi mal di pancia e tentativi di eludere le proprie responsabilità, come dimostrano anche le frasi pronunciate ieri da Tremonti (ex ministro dell’Economia (“per tre anni il governo ha fatto tutto bene”) o la proposta del sottosegretario Polillo di eleggere Berlusconi presidente della Repubblica.
Ieri sera cena a palazzo Chigi tra Monti, Alfano, casini, Bersani.

2. OCCUPAZIONE, PRECARIETA’, AMMORTIZZATORI SOCIALI, CONTRATTI: L’INNOVAZIONE SERVE MA NON SENZA COESIONE E CONDIVISIONE. COME NEL 1993, DECISIVO SARA’ L’ACCORDO.
Pier Luigi Bersani al Tg2: "Abbiamo le nostre proposte e le abbiamo date al tavolo del governo. Abbiamo dimostrato che si può innovare senza toccare l'articolo 18 perché il problema è dare lavoro e non come licenziare". Il Pd ha presentato un progetto articolato per l’occupazione, e lo ha offerto come contributo al tavolo delle trattative tra governo e parti sociali, nella convinzione che è decisivo che vi sia un accordo, perché è importante l’innovazione, ma funziona solo se come nel 1993 c’è coesione e condivisione degli obiettivi e delle soluzioni.
Quanto alla frase di Monti sulla monotonia del posto fisso, Bersani ha dichiarato che può essere monotono per chi lo ha e cerca altre soluzioni, ma è sicuramente desiderabile per chi non lo ha. “In ogni caso – ha concluso Bersani – non voglio inchiodare Monti a una frase. So, perché lo conosco, che la sua riflessione è più complessa”.

3. CASO LUSI. IL PD PROPONE DI FORZARE I TEMPI PER VARARE UNA LEGGE SUI PARTITI. BERSANI: NON UN EURO SENZA CONTROLLI E NON UN EURO DI PIU’ DI QUANTO SI PRENDE IN EUROPA. PD UNICO PARTITO CON BILANCIO CERTIFICATO.
Dopo un incontro, ieri mattina, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e quello dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, hanno annunciato la decisione di imprimere una forte accelerazione all’approvazione di una legge sui partiti, oltre che all’approvazione delle riforme per la buona politica (legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, regolamenti parlamentari, costi della politica).
Da tempo il Pd ha presentato proposte di applicazione dell’articolo 49 della Costituzione. Bersani ne ha delineato ieri alcuni punti nell’intervista rilasciata al Tg2: "Non un euro se i bilanci dei partiti non sono certificati, non un euro se non viene esplicitato il meccanismo di partecipazione interna, non un euro se l'insieme dei finanziamenti non corrisponde alla media europea. Questa è la nostra proposta".
Da L’Unità. Articolo di Alfredo Reichlin. “Che cosa aspetta il Pd ad aprire con la gente un dialogo più alto e più serio sulla crisi della politica? La crisi è molto grave. I corrotti ci sono, ma la classe politica non è una banda di ladri. Perciò va benissimo espellere le «mele marce» e deferire gli indagati alla commissione di garanzia. Ma ha ragione l`Unità. La discussione che a noi spetta aprire deve riguardare il problema del perché la crisi sia così profonda e rischia di sfociare nel dramma di una democrazia malata e impotente. E quindi deve riguardare il problema della sua riforma. Questo è il nostro compito e il nostro dovere. Non possiamo più accettare che di noi si parli solo per dire che il Pd «non esiste», «non parla», «non sa cosa vuole». Altroché se esiste. Con tutti i suoi limiti esso rappresenta (forse per caso?) il solo perno solido dell`operazione «salva Italia». Io ne ho viste tante nella mia lunga vita. Ma non ricordo una guerra feroce come questa. Sento che la democrazia è in pericolo. Intendendo per democrazia, ciò che consenta alla gente non solo di votare e di vedere i dibattiti in tv, ma di partecipare alla vita statale attraverso i suoi organismi intermedi, i suoi partiti. Perciò è così importante riformare i partiti e cacciare i corrotti. Ma bisogna anche sapere a che gioco si sta giocando. La posta è altissima. Cosa c`è dopo il governo Monti? Si può affermare una nuova classe dirigente o, sia pure in forme nuove, resta l`Italia di sempre? I poveracci pagheranno il conto e restano al comando quelle forze, quei mondi e quei poteri forti responsabili di aver consegnato l`Italia a Berlusconi e che in tutti questi anni gli hanno consentito di ridurla in queste condizioni: un paese sull`orlo della catastrofe, reso impotente di fronte ai saccheggi dell`oligarchia finanziaria e per di più irriso in tutta Europa e nel mondo. Qui sta il cuore dello scontro. Adesso nessuno può più negare la gravità della crisi. Il problema allora diventa quello di contro chi indirizzare la protesta. Contro la sinistra? Fino a un certo punto. Del resto chi è più di sinistra di Tremonti? In realtà contro il Pd. Cioè contro quella forza che, con tutti i suoi limiti, è la sola che potrebbe prendere realmente in mano la guida del Paese e riformarlo rendendolo più giusto. Avverto subito che non sto cercando giustificazioni per il mio partito. Anzi. Io penso che noi stiamo sottovalutando il peso e la gravità di ciò che accade. Non mi consolano i buoni sondaggi. Al di là di essi esiste - altroché - un problema enorme di distacco della gente dalla democrazia dei partiti. Ma forse non ci rendiamo conto che non si tratta del solito, vecchio anarchismo italiano. C`è ben altro. C`è un grande vuoto. C`è la debolezza di una risposta democratica ai nuovi, grandi interrogativi, perfino esistenziali, posti da quella che non è solo una crisi dell`economia ma un passaggio della storia mondiale. Si è rotto un ordine, ed è per questo che il vecchio sistema politico non solo non regge più ma non tornerà più. Ma è
esattamente qui che sta la necessità di un nuovo partito come il Pd, più largo della vecchia sinistra ma che sia capace di collocarsi all`altezza del nuovo livello dei problemi. Quel livello in cui la lotta politica interna non si distingue più da quella estera e che un partito nazionale diventa parte integrante delle forze europee che vogliono restituire all`Europa e alla sua civiltà un ruolo globale. Così da poter finalmente lottare ad armi pari contro lo strapotere delle oligarchie. Perciò è così grave e insidioso l`argomento ripetuto in modo ossessivo che i partiti sono tutti uguali. Non è vero affatto, e non solo per ragioni morali. Ma rispondiamo, perbacco, con le rime. Domandiamoci quali problemi e quali pensieri occupano le menti delle nuove generazioni. Io penso che ha ragione Vendola quando parla della necessità di una nuova «narrazione». Quella che lui propone non va bene ma il problema è questo. Si è aperto un enorme problema non soltanto economico ma di legittimità anche morale per un sistema come questo in cui l`economia di carta si mangia l`economia reale. Dietro i travagli dell`euro c`è la rottura del patto sociale tra il capitalismo industriale e la democrazia che ha garantito per quasi un secolo il progresso dell`Europa moderna. Esattamente questo è il cuore del problema: mettere in campo una nuova soggettività politica e culturale che abbia la forza di misurarsi con l`oligarchia non in nome di una inesistente rivoluzione proletaria ma di un nuovo patto democratico e sociale.
Bersani fu trattato come un poveretto perché negli anni di Berlusconi cercava di dire alla tv che l`economia stava andando a rotoli e che questo dato era preoccupante almeno quanto le notti del Cavaliere. Poi tutti, due mesi fa, hanno scoperto lo «spread». Ma io vorrei soprattutto insistere sulla ragione principale della crisi della politica, la quale sta nel fatto che il lavoro umano è stato emarginato e che è stata avvilita la sua stessa funzione sociale. Qui sta la spiegazione di tante cose essendo il lavoro (non dimentichiamolo) il garante dei diritti politici e civili di tutti. La base dello Stato democratico. Di qui la mia ostinata battaglia in difesa del Pd. Da un lato io non mi nascondo affatto la debolezza di un partito ancora appesantito da una vecchia idea della politica essenzialmente dall`alto e molto ristretta dentro i vecchi canali notabilari (candidati, elezioni, luoghi istituzionali, ecc.). E sostengo la necessità per il Pd di occupare un terreno di battaglie più ampio, che è il terreno delle nuove idee da contrapporre alla forza vera dell`avversario. La quale nel mondo attuale sta soprattutto in quella estrema concentrazione della ricchezza immateriale che consiste nel controllo delle coscienze. Nella capacità di imporre una visione della realtà come strumento di direzione di una società atomizzata. Ma è proprio questa analisi delle cose che mi spinge non solo al sostegno ma alla militanza in un partito come questo. L`orgoglio di un militante che sa benissimo che la politica è in crisi e che in molte zone è anche corrotta. Ma sa quanto ha pesato, e pesa tuttora, il fatto che i grandi poteri sono altrove, ben oltre i confini di Montecitorio, e conosco il peso dell`intreccio politica-affari e la assoluta necessità di un sistema mediatico più libero che parta dai fatti e che fornisca non solo opinioni (peraltro tutte uguali) ma informazioni vere. Bersani fu trattato come un poveretto perché negli anni di Berlusconi cercava di dire alla tv che l`economia stava andando a rotoli e che questo dato era preoccupante almeno quanto le notti del Cavaliere. Poi tutti, due mesi fa, hanno scoperto lo «spread». Ma io vorrei soprattutto insistere sulla ragione principale della crisi della politica, la quale sta nel fatto che il lavoro umano è stato emarginato e che è stata avvilita la sua stessa funzione sociale. Qui sta la spiegazione di tante cose essendo il lavoro (non dimentichiamolo) il garante dei diritti politici e civili di tutti. La base dello Stato democratico”.

2 febbraio 2012

Il Gruppo PD al Senato delibera l'esclusione di Luigi Lusi.


L'Ufficio di Presidenza del Gruppo del PD al Senato ha deliberato all'unanimità, in una riunione che si è svolta ieri mattina, su proposta della presidente Anna Finocchiaro, l'esclusione del senatore Luigi Lusi (in foto) dal Gruppo stesso. Qui l'articolo su sito de l'Unità.




La nota del mattino del 02/02/2012.

1. SCATTA L’ORA X PER IL CONFRONTO SU OCCUPAZIONE E MERCATO DEL LAVORO. OGGI INCONTRO GOVERNO PARTI SOCIALI. IERI CONFRONTO IMPRENDITORI-SINDACATI. MONTI: ADDIO AL POSTO FISSO. E IL FOGLIO DI FERRARA IPOTIZZA CHE LA FIAT POTREBBE LASCIARE L’ITALIA.
Finalmente si chiude la fase delle chiacchiere e comincia quella del confronto vero. Oggi nuovo incontro governo-sindacati-imprenditori sui temi dell’occupazione, della precarietà, degli ammortizzatori sociali e del mercato del lavoro. Alla vigilia del confronto ieri ogni protagonista ha fatto “pre-tattica”. Il presidente del Consiglio, Mario Monti, ospite ieri di Mediaset, ha tirato la volata al ministro Elsa Fornero, sostenendo che “i giovani devono abituarsi al fatto che non avranno un posto fisso per tutta la via. Tra l’altro che monotonia il posto fisso”. La dichiarazione di Monti ha fatto scalpore (anche perché giunta all’indomani delle rilevazioni rese note dall’Istat, secondo le quali un giovane su tre il lavoro non ce l’ha proprio, né fisso, né temporaneo). Ma quel che conta, più delle parole, saranno i risultati e le posizioni concrete che scaturiranno dal tavolo delle trattative.
In vista del confronto di oggi, ieri si sono incontrati la Confindustria e i sindacati. Non hanno concordato una posizione comune su tutto, ma la verità è che hanno trovato molti punti su cui prenderanno la stessa posizione, a cominciare dal tema della cassa integrazione guadagni speciale.
I tentativi di spingere il confronto in un senso o in un altro sono stati e sono numerosi. Il più ingegnoso lo si può leggere oggi su Il Foglio di Giuliano Ferrara, che riprende un’indiscrezione uscita su il Wall Street Journal e scritta da un autorevole giornalista che è anche collaboratore de La Stampa, il quotidiano di casa Agnelli: "Un capoazienda italiano mi ha detto di recente che, viste le prospettive cupe dell`economia, la sua società - una delle pietre angolari del sistema industriale italiano - sta valutando di spostare la produzione dal paese". E se scrivi "one of the cornerstones of Italy`s industrial base", nel nostro paese viene subito in mente la Fiat. Senza contare che l`indiscrezione viene da Francesco Guerrera, attendibile caporedattore del Wall Street Journal a New York e da qualche tempo firma autorevole della Stampa, quella degli Agnelli. Certo, il fuoco dell`articolo era un altro, intendeva sottolineare che la crisi dell`euro non è questione che si risolve dedicando attenzione solo alla finanza arrembante e agli stati indebitati: in mezzo, ci sono le difficoltà delle imprese. Come quella guidata da Sergio Marchionne, appunto, che vista la situazione del nostro continente potrebbe scegliere di spostarsi definitivamente al di là dell`Atlantico, negli Stati Uniti”.
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2. LO SPREAD CALA SOTTO QUOTA 400. E BERLUSCONI VARA LA POLITICA DELLE DUE VIE: CON UNA MANO SOSTIENE MONTI PER APPROPRIARSI DEI RISULTATI, ATTENUARE LA PRESSIONE GIUDIZIARIA E PRENDERSI LE FREQUENZE GRATIS; CON L’ALTRA PREPARA LA CRISI.
Sia pure con lentezza, i mercati stanno registrando gli sforzi dell’Italia. Lo spread, cioè la differenza di rendimento tra i nostri Btp decennali e i Bund tedeschi, ritenuti i titoli più sicuri d’Europa, è sceso sotto quota 400 punti base per la prima volta dallo scorso ottobre.
Di fronte ai risultati concreti, e alle difficoltà alle quali sta andando incontro personalmente, Silvio Berlusconi, l’ex presidente del Consiglio, il capo del governo che ha portato l’Italia a un passo dal baratro, ha definitivamente varato la politica della doppia via: da un lato sta cercando di appropriarsi dei risultati del governo Monti per far dimenticare i disastri provocati, per tentare di attenuare (è la speranza del Pdl, perché si continua a ritenere che la magistratura agisca sotto dettatura) la pressione dei processi che lo riguardano e per contrattare con Monti l’assegnazione gratuita delle frequenze prevista dal beauty contest, sospeso dal governo dei tecnici per 90 giorni. Non a caso, ieri, proprio in concomitanza con il calo dello spread, e con la presenza di Monti su ben due trasmissioni di Canale 5 (accolto negli studi Mediaset di Roma da un calorosissimo Fedele Confalonieri), Berlusconi ha dichiarato senza mezzi termini che il governo Monti va sostenuto, altrimenti si sarebbe irresponsabili. Nello stesso tempo, l’ex premier sta caldeggiando qualsiasi operazione volta a preparare il terreno per le elezioni: dall’occupazione della Rai (vedi le ultime decisioni del Consiglio di amministrazione, contro le quali il Pd sta preparando una manifestazione di protesta e contro le quali si è anche dimesso un consigliere, Nino Rizzo Nervo) alla mobilitazione di tutte le categorie e di tutte le corporazioni toccate dalle liberalizzazioni, fino alla condiscendenza verso quell’area del Pdl e verso la Lega Nord di Bossi che vorrebbero far saltare Monti al massimo per le Idi di marzo, per andare poi al voto politico (come ha dichiarato e previsto l’ex ministro leghista Calderoli).
3. NON TORNANO I CONTI NEI BILANCI DELLA MARGHERITA. LUSI ESPULSO DAL GRUPPO PD. MISIANI: PD E’ L’UNICO CHE HA BILANCI CERTIFICATI.
Tutti i giornali raccontano oggi la vicenda del bilancio della Margherita e del tesoriere Lusi.
Particolare approfondimenti li si possono trovare su La Repubblica (articolo di Carlo Bonini), su Il Corriere della Sera (articolo di Fiorenza Sarzanini), su Il Fatto quotidiano.
Lusi è stato espulso dal gruppo del Pd al Senato. Lunedì 6 si riunirà la Commissione nazionale di garanzia del Pd.
Il Pd, anche se nulla c’entra con questa storia del senatore Lusi, uno dei dieci parlamentari ad aver firmato ad ottobre scorso l’appello di sostegno al Big-Bang di Matteo Renzi, rischia di subire pesanti ripercussioni da questa brutta vicenda. Più in generale il tema del finanziamento pubblico dei partiti sta in questi giorni sul tavolo degli imputati.
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Da ricordare: il Pd è l’unico partito che ha da sempre il bilancio certificato da una primaria società di revisione; il Pd, attraverso il suo gruppo dirigente e in particolare il segretario Pier Luigi Bersani, ha da tempo posto il tema di una legge applicativa dell’articolo 49 della Costituzione per rendere obbligatoria la trasparenza e le regole democratiche in tutte le forze politiche del paese; i bilanci del Pd si possono leggere su internet, basta cliccare su www.partitodemocratico.it; il Pd ha uno statuto e norme interne rigorose, come dimostra il comportamento concreto del partito nei casi in cui sono emersi problemi su dirigenti Pd.
Da L’Unità. Articolo di Antonio Misiani, tesoriere del Pd. “ L`inchiesta giudiziaria che ha coinvolto il senatore Luigi Lusi, tesoriere nazionale della Margherita, mette in luce con crudezza alcuni nodi politici che vanno affrontati a viso aperto. Prima di parlarne credo che sia necessario chiarire che l`altra sera, nella sua performance, Maurizio Crozza, apprezzato da un vasto pubblico (tra cui il sottoscritto), ha lasciato intendere e detto cose sbagliate. È satira, ma c`è il rischio che per far ridere si incida nelle convinzioni di molte persone. Alcune cose vanno dunque precisate. Primo: il Partito Democratico e la Margherita sono soggetti del tutto distinti, politicamente, giuridicamente ed economicamente. Il Pd, perciò, non ha alcun titolo per determinare indirizzi e fare controlli sul bilancio della Margherita, il cui presidente (Francesco Rutelli) è peraltro il leader di un`altra formazione politica. I 13 milioni di euro al centro delle indagini della magistratura sono stati sottratti alla Margherita, non al Pd. E il Pd non ha mai girato rimborsi elettorali alla Margherita: gli unici rapporti economici sono il pagamento da parte del Pd della sublocazione della sede di Sant`Andrea delle Fratte e il rimborso di alcune spese di gestione della sede e del personale distaccato. Secondo punto da precisare e ricordare: il bilancio nazionale del Pd, sin dalla nascita nel 2007, è controllato fino all`ultima fattura da una società di revisione indipendente (PriceWaterhouse Coopers, gli stessi che certificano il bilancio della Banca d`Italia). Siamo gli unici a farlo, sulla base dì una precisa scelta politica di trasparenza. Terzo: il Pd ha reagito all`indagine che ha coinvolto un suo parlamentare senza alcuna timidezza, seguendo con rigore le regole che ci siamo dati. Tutto questo, naturalmente, non toglie in alcun modo dal campo i riflessi politici della vicenda, perché il punto di fondo è la necessità di una profonda riforma del sistema dei partiti, in attuazione dell`articolo 49 della Costituzione. Uno snodo cruciale della più complessiva riforma della politica, che chiama in causa tutte le forze politiche, Pd compreso. I rimborsi elettorali, di gran lunga la principale fonte di finanziamento dei bilanci nazionali dei partiti, negli anni più recenti sono stati drasticamente ridimensionati: è stato cancellata la prosecuzione dei rimborsi anche in caso di scioglimento anticipato della legislatura e sono stati ridotti del 30 per cento gli stanziamenti. Nel 2010 i rimborsi elettorali ammontavano a 290 milioni. Nel 2011, con la fine dei rimborsi relativi alle politiche 2006, questa cifra è scesa a 189 milioni. Con la progressiva entrata in vigore dei tagli già decisi le risorse si ridurranno ulteriormente a 143 milioni: è un livello inferiore, in termini pro capite, a quanto viene destinato ai partiti in Germania, Francia e Spagna. Ciò che invece è rimasto invariato è il sistema dei controlli interni ed esterni sui bilanci dei partiti. Secondo la normativa vigente ogni partito che riceve
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i rimborsi elettorali deve redigere un rendiconto, che viene esaminato dai revisori dei conti interni. Il rendiconto è trasmesso al Presidente della Camera e un collegio di revisori, nominato d`intesa tra i Presidenti di Camera e Senato, verifica la regolarità formale del rendiconto. I bilanci dei partiti sono pubblicati su due quotidiani e sulla Gazzetta Ufficiale. Punto. È un sistema chiaramente insufficiente, che va radicalmente cambiato guardando alle migliori esperienze europee. Il Pd ha da tempo detto come la pensa: proponiamo che i rendiconti siano sottoposti obbligatoriamente alla certificazione di organismi esterni, siano essi società di revisione o un`autorità indipendente o la Corte dei Conti. Chi sgarra, deve perdere il diritto ai rimborsi elettorali. I rendiconti dei partiti vanno pubblicati non solo sui giornali ma anche su Internet, a disposizione dei cittadini che hanno il diritto di vedere e capire come i partiti si procurano le risorse e come le spendono. La trasparenza non è uno slogan, abbiamo scritto nelle pagine Internet in cui abbiamo messo online i conti del Pd. Oggi è una questione vitale, se vogliamo che i partiti riconquistino la fiducia e il rispetto dei cittadini”.
4. GUERRE MONDIALI. L’UNIONE EUROPEA BLOCCA L’UNIFICAZIONE DELLE BORSE DI NEW YORK E FRANCOFORTE SUI PRODOTTI DERIVATI.
Non è un caso se l’articolo di apertura del Financial Times oggi parla dell’accordo tra la Borsa di New York e quella di Francoforte per creare un’unica piattaforma per i prodotti derivati, gli stessi che hanno trasformato in questi anni la finanza in una torta appetitosa ma anche pericolosissima. Se questa fusione andasse in porto, si verrebbe a creare, gestito unitariamente, il più grande mercato finanziario del mondo su prodotti sui quali le lobby della finanza hanno impedito fino ad oggi che si creasse una vera e forte rete di controllo. La verità è che lontano dai riflettori delle vicende alle quali si appassionano i comuni cittadini si sta svolgendo nel mondo una battaglia durissima per il potere. Da non dimenticare in questo contesto che la Borsa di Milano in realtà da tempo fa capo alla City di Londra.
Da Il Corriere della Sera. Articolo di Luigi Offeddu. “Proprio quando gli sposi stavano per scambiarsi gli anelli, salta il matrimonio da 1o miliardi di dollari fra New York e Francoforte: la Commissione Europea ha bloccato la fusione tra le due più grandi piazze borsistiche al mondo per quel che riguarda la trattazione e gli scambi dei prodotti finanziari derivati (il cui valore «deriva» cioè da attività sottostanti come tassi di cambio e di interesse, valute, prezzo dell`oro e così via). Motivazione della decisione, sottoscritta dal commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia dopo non poche discussioni all`interno dello stesso vertice Ue: se la Borsa di New York con la sua piattaforma di scambi Nyse Euronext, e quella tedesca Deutsche Boerse con la sua piattaforma Liffer, si fossero fuse come avevano annunciato il 29 giugno zoi i, avrebbero creato una situazione di «quasi monopolio» perché avrebbero avuto il controllo del go% dei derivati europei scambiati nelle Borse (ci sono anche quelli «over the counter», cioè scambiati al di fuori dei mercati regolamentati). Secondo Bruxelles il «quasi monopolio» avrebbe chiuso il mercato ad altri
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operatori, impedendo loro di diventare «concorrenti credibili»: avrebbe cioè violato le normative comunitarie sulla libera concorrenza. Oggi i due giganti competono fra loro, a beneficio degli investitori che sfruttano la concorrenza fra i prezzi offerti: celebrate le nozze, quegli stessi prezzi avrebbero invece subito una distorsione e gli investitori ne avrebbero pagato il costo. Detta in altro modo, con la parole di un funzionario della Commissione: «È molto semplice. In una savana ci sono due elefanti più grandi e potenti di tutti gli altri. Si disputano i rami più verdi degli alberi, si distraggono, e mentre litigano fra loro anche gli altri elefanti più piccoli hanno il modo di piluccare qualcosa. Ma se i due giganti si accordano, per gli altri è finita». Nel caso della finanza alcuni dei «rami verdi» sono proprio i derivati, usati spesso alla stregua di polizze assicurative. Coprono o trasferiscono i rischi connessi alle fluttuazioni dei prezzi o ai destini mutevoli delle società: sono lodati a volte come fattore di sicurezza e ricchezza, o deprecati come fattori speculativi all`origine delle ultime crisi. In due parole, merce molto sensibile: «Questi mercati sono il cuore del sistema finanziario ed è cruciale per l`intera economia europea che rimangano concorrenziali - ha spiegato ieri Almunia - abbiamo cercato di trovare una soluzione, ma i rimedi proposti erano largamente insufficienti a risolvere le preoccupazioni». Il «no» di Bruxelles è stato pronunciato anche se le due Borse sulle opposte sponde dell`Atlantico avevano saggiato il terreno alla ricerca di un compromesso: avevano infatti proposto di vendere alcune risorse e di aprire a nuovi contratti le loro «camere di compensazione», ma l`offerta non è stata giudicata insufficiente. Ora il Nyse Euronext esprime «delusione». Mentre la Deutsche Boerse non ha dubbi: «E’ un giorno nero per l`Europa e per la sua competitività futura sui mercati finanziari mondiali».

1 febbraio 2012

La disoccupazione vola al 8,9%. Un giovane su tre è senza lavoro.


Istat: record dal 2004
Fornero: è prima preoccupazione.

La disoccupazione in Italia vola: a dicembre la quota dei senza lavoro sale all’8,9%, il tasso più alto dal gennaio del 2004, ovvero dall’inizio delle serie storiche mensili. E se si va a guardare ancora più indietro, a quando esistevano solo dati trimestrali, ecco che si torna al 2001.

L’anno si chiude riportando la schiera dei disoccupati ad oltre 2,243 milioni, come non accadeva da un decennio. Le stime dell’Istat fotografano così un netto peggioramento e il Governo, con il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sottolinea come la disoccupazione sia «la principale preoccupazione». I più colpiti sono sempre i giovani, che per il quarto mese consecutivo fanno registrare un tasso di senza posto che supera il 30%. L’Italia figura tra i Paesi europei con la percentuale più elevata di under 25 alla ricerca di un impiego. Ecco che anche l’Ue (nell’eurozona la disoccupazione è al 10,4% ai massimi dall’introduzione della moneta unica) lancia un allarme sui giovani parlando di livelli «inaccettabili» e avvertendo «dobbiamo agire ora».

Non a caso a febbraio un’apposita task force anti-disoccupazione della Commissione europea effettuerà una visita di uno-due giorni nella Penisola. E proprio oggi il presidente del Consiglio nel corso di un incontro con i vicepresidenti della Commissione Ue ha discusso di un’azione urgente a sostegno dell’occupazione. Tornando alle stime diffuse dall’Istituto di statistica, a dicembre la disoccupazione, dopo il balzo di novembre, sale ancora sfiorando la soglia del 9%. Le persone alla ricerca di un impiego sono aumentate in un solo mese di 20 mila unità e su base annua di 221 mila (+10,9%). Il rialzo è dovuto anche alla diminuzione degli inattivi, ma l’occupazione resta ferma. Anzi a confronto con dicembre 2010 si contano 23 mila occupati in meno. Questa volta il calo pesa sulle spalle degli uomini, con il tasso di occupazione ai minimi dal ’99 (e il tasso di disoccupazione al top dalla stessa data). Quanto ai giovani, la quota dei senza lavoro a dicembre è pari al 31%, in leggero calo su novembre, ma in netta crescita su base annua (+3 punti percentuali).

Per la Cgia di Mestre i numeri sono ancora peggiori se si guarda alla disoccupazione giovanile reale (38,7%). I dati arrivano in una settimana intensa per il cantiere della riforma del mercato del lavoro, un’azione che spiega Fornero è pensata «per aumentare l’occupazione». E a proposito dell’Europa e del team proposto dalla Commissione per aiutare ad arginare la disoccupazione dice: «Vuole collaborare con noi», non c’è alcun «commissariamento». Sindacati e consumatori esprimono preoccupazione e da più parti arriva il monito a non toccare l’articolo 18. Secondo il leader della Uil, Luigi Anegeletti la norma «non c’entra», sulla stessa linea il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni (che sfida qualcuno a sostenete che non c’è flessibilità in uscita) e il segretario generale dell’Ugl Giovanni Centrella. Mentre dalla Cisl arriva l’invito a valorizzare l’apprendistato.

fonte La Stampa.

La nota del mattino del 01/02/2012.

1. LA DISOCCUPAZIONE BATTE ALLE PORTE. DA TEMPO IL PD SUONA L’ALLARME, MENTRE LA DESTRA STENDEVA UN VELO DI MENZOGNE. OGGI L’INCONTRO SINDACATI- IMPRENDITORI, DOMANI PARTI SOCIALI E GOVERNO. DUE INDUSTRIALI SU TRE: L’ARTICOLO 18 NON C’ENTRA.
L`Istat comunica che a dicembre il numero dei disoccupati in Italia ha toccato i 2,243 milioni, in aumento dello 0,9% su novembre e del 10,9% su base annua (cioè rispetto al dicembre 2010). È il dato peggiore dal gennaio 2004 (cioè da quando sono cominciate le serie storiche mensili) e se si fa riferimento alle serie trimestrali si torna addirittura ai livelli di 10 anni fa (primo trimestre del 2001). Il tasso di disoccupazione a dicembre è risultato all`8,9%, in rialzo di 0,1 punti percentuali su novembre e di 0,8 punti su dicembre 2010. Anche in questo caso si tratta del dato peggiore dal gennaio 2004, o dal terzo trimestre 2001 osservando le serie storiche trimestrali. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a dicembre è al 31%, in calo di 0,2 punti percentuali su novembre, ma in aumento di 3 punti su dicembre 2010. La disoccupazione giovanile da settembre 2011 ha messo a segno un balzo che ha portato il tasso a superare per la prima volta la soglia del 30% e a novembre ha registrato il livello record del 31,2%, da cui poco è regredito a dicembre. Dal 2004 non era mai accaduto che il tasso di disoccupazione dei ragazzi tra i 15 e i 24 anni stazionasse su questi livelli.
Se non ci fosse stata la cassa integrazione guadagni speciale, che copre una parte di coloro che sono fuori dal lavoro ma li considera ancora collegati alla propria azienda, il numero dei disoccupati sarebbe in esplosione in Italia.
Da almeno due anni il Pd e i suoi dirigenti suonano l’allarme per la crisi in arrivo, facendo proposte di intervento in politica economica e invitando il governo ad agire. L’Italia è stata invece cloroformizzata dal centrodestra (e da gran parte della stampa che ha sempre assecondato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti e le affermazioni di Berlusconi): Berlusconi e Bossi non hanno fatto nulla, se non favorire i più ricchi, gli evasori, le corporazioni. Adesso tutti ne pagano il risultato.
Oggi imprenditori e sindacati si incontrano per delineare una posizione comune in vista del confronto di domani tra parti sociali e governo sulla riforma del mercato del lavoro, sulla precarietà da ridurre, sul’occupazione e la formazione.
Da La Stampa. Indagine tra gli imprenditori. “Né totem né tabù, ma nemmeno la chiave magica che riuscirà ad aprire le porte della riforma del lavoro. I manager italiani sdrammatizzano il peso dell’articolo 18, indicando la strada per un nuovo patto tra aziende e lavoratori. L`articolo 18 non è un tabù, ma da solo non serve più. La maggioranza degli 850 dirigenti e quadri intervistati rivela un atteggiamento pragmatico e laico verso quello che è diventato un territorio di crociate e di battaglie spesso ideologiche e riporta i problemi con i piedi per terra. Come risulta dall`indagine realizzata dall`associazione Manageritalia, che rappresenta oltre 35 mila direttori e capi d`impresa, con la collaborazione di Astra Ricerche, due manager su tre affermano che non è l`articolo 18 a impedire alle imprese di assumere personale (concorda con questa opinione il 61,7% degli intervistati).
I dirigenti indicano con chiarezza quelle che dovrebbero essere le vere tutele in un moderno sistema del lavoro. Secondo l`86,7% degli interpellati, infatti, il punto critico è la forte competizione e l`obsolescenza di alcune professionalità, che vanno sostituite rapidamente, ma ciò deve e può avvenire solo con una riforma più ampia e complessiva del mercato del lavoro. Per questo, nove manager su dieci ritengono che compito delle aziende sia soprattutto assicurare e mantenere le competenze professionali dei propri lavoratori, con una crescita e una riconversione verso le nuove esigenze; mentre più di tre intervistati su quattro ritengono che compito del sindacato sia quello non tanto di difendere il singolo posto, ma il lavoro, l`occupabilità e la professionalità dei lavoratori. Infine, l`83,4% ritiene che sia compito di aziende e sindacati quello di aiutare i singoli ad avere cura del loro sviluppo professionale. L`articolo 18 è un falso problema, affermano quattro manager su dieci. Il fronte dei dirigenti si divide poi grosso modo in due parti uguali nel rispondere sulla difendibilità o meno in questa fase storica dell`articolo 18, per la spinta della competizione globale. Ma mantiene anche una relativa omogeneità nel rilevare i difetti che il limite dei 15 dipendenti ha creato….”.

2. DAY AFTER DEGLI ACCORDI EUROPEI. BENE MONTI. MA L’EUROPA COSI’ RISCHIA.
Da Il Sole 24 Ore. Articolo di Martin Wolf. “Le autorità economiche sono le più ottimiste rispetto a due mesi fa. Il motivo principale di questa maggiore fiducia è la convinzione che la Banca centrale europea, sotto l`accorta guida di Mario Draghi, abbia eliminato il rischio di un`implosione finanziaria dell`eurozona. Come ha osservato Mark Carney, stimato governatore della Banca del Canada nonché successore di Draghi a capo del Financial stability board, al Forum economico mondiale di Davos: «Non ci sarà un evento devastante come la Lehman in Europa. Questo conta». Gli spread sui Cds delle banche italiane e spagnole sono diminuiti da quando la Bce, a dicembre, ha dato il via alle operazioni di rifinanziamento a lungo termine per tre anni. Anche gli spread fra i rendimenti dei titoli di Stato di alcuni Paesi a rischio e i Bund tedeschi sono scesi. Significa che la crisi dell`euro è finita? Assolutamente no. La Bce ha salvato l`eurozona da un arresto cardiaco, ma i suoi membri hanno davanti una lunga convalescenza, resa ancora più impervia dall`ostinazione che la medicina giusta peri pazienti malati sia chiudere i rubinetti della spesa pubblica. La revisione al ribasso delle previsioni del Fondo monetario internazionale, la settimana scorsa, mostra i pericoli. L`Fmi prevede per quest`anno una recessione nell`eurozona, con un calo del prodotto interno lordo complessivo dello 0,5%. Il Pil dovrebbe registrare un brusco arretramento in Italia e in Spagna e rimanere al palo in Francia e in Germania: un contesto terribile per Paesi che cercano di ridurre il loro deficit. Anche per altri Paesi ad alto reddito le previsioni sono tutt`altro che soddisfacenti, ma l`eurozona è l`area di maggior pericolo dell`economia mondiale: solo qui si vedono Stati importanti come Italia e Spagna che corrono il rischio di perdere il credito dei mercati. Fuori dall`eurozona i Governi di Paesi ad alto reddito possono continuare a sostenere l`economia, soprattutto perché dispongono di una Banca centrale e di un tasso di cambio aggiustabile. Grazie a questi, due aspetti, sono in grado di sopportare deficit di grande portata. Nelle condizioni del dopo-crisi, questi deficit sono il corrispettivo naturale e il principale fattore che agevola il necessario del everaging del settore privato. L`eurozona non dispone di questi meccanismi interni.
Quando si è prosciugato il canale di finanziamento del settore privato esterno, come è successo a diversi Paesi, gli Stati membri colpiti si sono trovati ad aver bisogno sul breve termine di finanziamenti e sul lungo termine di un meccanismo per correggere il saldo con l`estero che non sia semplicemente passare attraverso una pesante recessione. L`eurozona non possiede nessuna della due cose e si è scoperto che ha pochi strumenti per affrontare il malessere finanziario globale. Come ha osservato a Davos Donald Tsang, capo dell`esecutivo di Hong Kong: «Non sono mai stato spaventato come adesso». Gli osservatori più acuti hanno la sensazione che sfamo a un passo da un`ondata di default di banche e Stati sovrani all`interno dell`eurozona, con funeste ripercussioni a livello globale.
La Bce ha ridotto il rischio di un tracollo immediato del settore bancario. Ma dall`esterno si chiede un argine più robusto contro l`eventualità che un crack della Grecia, che comporterebbe anche un`uscita di Atene dall`euro, scateni il panico sulle prospettive di Paesi ben più importanti. Christine Lagarde, direttrice generale dell`Fmi, in un coraggioso discorso pronunciato a Berlino la settimana scorsa ha fatto di questo punto uno dei suoi tre imperativi, insieme a una crescita più forte e a una maggiore integrazione. Quello che da fuori vogliono vedere è un impegno a garantire ai Paesi vulnerabili dell`eurozona il tempo e le cure necessarie per recuperare. Naturalmente vogliono vedere anche, da parte dell`eurozona, uno stanziamento di risorse che faccia capire chiaramente che i suoi membri sono determinati a garantire un esito di questo tipo. Solo in questo caso avrebbe senso che un Fmi potenziato aggiungesse il suo contributo. Perché un Paese relativamente povero, come la Cina, dovrebbe contribuire a salvare un`eurozona che ha dimostrato scarsa volontà o capacità di guarirsi da sola? Purtroppo non è solo un problema di volontà, ma di mancanza di una diagnosi corretta. E questo è un problema a cui la Bce non può porre rimedio. La Germania, in quanto Paese creditore, è contraria a un`"unione dei trasferimenti" e insiste che la disciplina di bilancio è tutto. Ha ragione sul primo punto e torto sul secondo. Un trasferimento di risorse a lungo termine a Stati membri non competitivi sarebbe un disastro: debiliterebbe chi lo riceve e manderebbe in rovina chi lo eroga. Ma l`indisciplina di bilancio non è l`unico problema. Così come non è stata la causa principale del disastro, provocato semmai dal credito allegro e dall`improvvido indebitamento del settore privato, la disciplina di bilancio non è la cura. Questo tentativo di riabilitare la catastrofica austerity di Heinrich Briining, cancelliere tedesco dal 1930 al1932, fa venire i brividi. La prospettiva incarnata nel patto di bilancio - a sua volta un tentativo di rilanciare il fallimentare patto di stabilità e crescita - difetta dell`indispensabile presa di coscienza che la produzione di uno Stato membro dipende dalla domanda di altri Stati membri, del ruolo giocato dagli squilibri nella bilancia dei pagamenti e del fatto che la competitività è sempre relativa: se l`Italia e la Spagna vogliono diventare più competitive all`interno dell`area euro, la Germania o l`Olanda dovranno diventarlo meno. Inoltre, se il settore privato è in surplus finanziario strutturale per ridurre l`indebitamento, le autorità possono eliminare il deficit di bilancio strutturale se, e solo se, la nazione è in attivo strutturale nel saldo con l`estero. La Germania dovrebbe capirlo bene, perché è esattamente quello che sta facendo. I Paesi colpiti da una crisi finanziaria hanno quasi sempre un settore privato in forte surplus; per riuscire a eliminare il disavanzo di bilancio strutturale anche loro
devono andare in attivo nel saldo con l`estero, proprio come la Germania. Ma non possono essere in attivo tutti gli Stati membri, a meno che non lo sia l`eurozona nel suoinsieme. È impossibile per i singoli Paesi guarire senza cambiamenti compensativi inaltriPaesi. Come ha detto la signora Lagarde, «ricorrere a tagli di bilancio a tutto campo e in tutto il continente non farà che aggravare le pressioni recessive». Il risanamento dei conti pubblici dev`essere selettivo. Ma soprattutto, l`indicazione che il processo di aggiustamento sta funzionando - rendendo inutili i trasferimenti monetari a lungo termine che la Germania giustamente vede come il fumo negli occhi - dovrebbe essere una vivacità della domanda nel cuore dell`eurozona, con un`inflazione ben al di sopra della media: un`immagine speculare di quello che succedeva prima della crisi. La più convinta nota di ottimismo sull`eurozona che ho ascoltato a Davos faceva leva sugli effetti catastrofici di una rottura dell`euro. Ma la gente disperata fa cose disperate. Gli Stati membri ora hanno bisogno di avere il tempo e l`opportunità per realizzare l`aggiustamento. Gli argini robusti possono garantire il tempo, ma solo una variazione della competitività può garantire l`opportunità. Senza entrambe le cose, la crisi tornerà sicuramente sui nostri schermi”.

3. CASO LUSI. RIGORE E NIENTE SCONTI. IL PD RIUNISCE LA COMMISSIONE DI GARANZIA.
Il Segretario del PD, Pier Luigi Bersani ha assicurato ieri che il caso di Luigi Lusi, Tesoriere della Margherita e ora senatore del PD, indagato dalla Procura di Roma per irregolarità nel bilancio della Margherita, sarà valutato con il massimo rigore dagli organismi di garanzia del Pd. "Stiamo raccogliendo gli elementi e la vicenda finirà alla Commissione di Garanzia, che deciderà in proporzione alle responsabilità di Lusi", ha spiegato Bersani ai cronisti in Transatlantico. "La Commissione - ha ricordato - ha tanti provvedimenti a disposizione, che verranno adottati secondo la gravità della questione. Come PD - ha assicurato - non facciamo sconti a nessuno. Abbiamo le nostre procedure che verranno applicate rigorosamente". Inoltre Bersani ha tenuto a ricordare che l'inchiesta riguarda l'attività di Lusi da tesoriere della Margherita e non come senatore del Partito democratico. "Se parliamo del PD, non ne sappiamo niente come appare chiaro a tutti - ha sottolineato - detto questo, personalmente sono piuttosto sorpreso e certo non gradevolmente".
Il Tesoriere del Parito Democratico, Antonio Misiani, ha precisato che "gli unici rapporti economici tra PD e Margherita, che sono soggetti giuridicamente distinti, riguardano i pagamenti che il PD effettua regolarmente ed esclusivamente per il subaffitto e per le spese di gestione della sede di via Sant’Andrea delle Fratte".
Anna Finocchiaro, presidente del gruppo parlamentare del Pd al Senato, ha chiesto al senatore Luigi Lusi, attraverso una lettera inviata ieri, "di dimettersi dal Gruppo del PD e da tutti gli incarichi che, in ragione di tale appartenenza, ricopre a Palazzo Madama".
Il presidente del partito, Rosy Bindi, ha parlato ieri di “una storia sconcertante, che provoca tanta amarezza e tanta tristezza. Rispetteremo, come sempre, il lavoro dei magistrati ma intanto ha fatto bene la presidente Finocchiaro a chiedere al senatore Lusi le dimissioni dal gruppo Pd. Il Pd ha un codice etico e procedure rigorose che saranno applicate anche in questa circostanza, come ha ricordato il segretario Bersani. Del resto è già stata convocata la Commissione di garanzia. Questa vicenda ripropone
l’urgenza di varare una legge, in attuazione dell’art. 49 della Costituzione, che regoli la vita dei partiti, prevedendo nuove norme per il finanziamento pubblico e procedure efficaci di controllo sull’utilizzo delle risorse”.
L’Ufficio Stampa del PD ha reso noto ieri che il presidente della Commissione nazionale di Garanzia del PD, Luigi Berlinguer, ha convocato la Commissione per svolgere tempestivamente l’istruttoria sulla vicenda del senatore del PD Lusi e verificare se risultano attendibili le informazioni apparse oggi sulla stampa. Ove così fosse, la Commissione prenderà tutte le misure previste dallo Statuto e dal codice etico del Partito democratico.
Memento: il Pd è l’unico partito italiano ad avere il bilancio certificato da una primaria società di revisione.

4. RAI. VERSO UNA MOBILITAZIONE DI TUTTO IL PD CONTRO L’OCCUPAZIONE DELLA RAI DA PARTE DELLA DESTRA.
Il Consiglio di amministrazione ha deciso ieri a maggioranza di nominare Maccari direttore del Tg1 e Casarin direttore della Tgr, cioè l’insieme delle redazioni regionali della Rai, forti di centinaia di giornalisti su tutto il territorio nazionale. La decisione è scaturita da una proposta del direttore generale della Rai, Lorenza Lei, chiaramente suggerita dal centro destra di Berlusconi e Bossi: ci sono le elezioni amministrative e ancora non è chiaro se la destra del Pdl, Berlusconi compreso, riuscirà a reggere ancora per molto il governo Monti. Così, in vista del voto amministrativo, o anche di un voto politico dovuto alla decisione di Berlusconi di far saltare il tavolo del governo Monti, la destra intanto ha creduto bene di perpetuare l’occupazione della Rai.
Il consigliere Rizzo Nervo per protesta contro questa decisione del Cda si è dimesso. Il Partito democratico, che ha da tempo denunciato la necessità di una riforma del sistema di governo della Rai, ha deciso di organizzare una forte mobilitazione.
Da Il Messaggero. “Pier Luigi Bersani in mattinata aveva sollecitato il ministero del Tesoro, azionista Rai al 99%, a intervenire sul proprio rappresentante in Cda Angelo Patroni. Tentativo senza esito e ora, dopo le nomine, parte la battaglia sulla tv pubblica. «Non resteremo con le mani in mano. Non staremo di certo fermi davanti a coloro che vogliono vedere distrutta un`azienda pubblica», commenta il leader democrat. E il Pd sta già organizzandosi per iniziative di mobilitazione. «Lorenza Lei - dichiara il responsabile comunicazione del partito Matteo Orfini - ha scritto la pagina più nera della storia della Rai. Il direttore del principale tg italiano è stato nominato con il voto decisivo di un parlamentare del Pdl in carica. Una forzatura assurda che umilia chi crede nel servizio pubblico e i cittadini italiani». Antonio Di Pietro aggiunge: «La misura è colma. Adesso anche il governo faccia la sua parte e restituisca dignità al servizio pubblico della Rai defenestrando í partiti dalla gestione dell`azienda. L`Italia dei Valori non ha mai voluto partecipare a questa ignobile spartizione di poltrone nel Cda, nei tg, né tantomeno nelle trasmissioni delle tre reti.
Chiediamo a tutte le forze politiche che in queste ore stanno denunciando un`inaccettabile aggressione alla Rai, di passare dalle parole ai fatti e di fare un passo indietro per il bene del Paese». «Sono senza parole. Quello che si è consumato stasera nel Cda della. Rai è uno scandalo lungamente preparato ed annunciato. Il servizio pubblico dell`informazione ancora una volta è umiliato dalla protervia di un potere politico volgare e dozzinalmente padronale», dichiara a sua volta anche il presidente di
Sinistra ecologia e libertà, Nichi Vendola. La replica politica dal fronte dei vincitori di giornata è affidata a Maurizio Gasparri, padre della legge con la quale si sceglie attualmente la governance Rai, ora presidente dei senatori Pdl. «Bersanì usa sulla Rai il linguaggio della minaccia e della protervia» - dice - la smetta. Rispetti le decisioni del consiglio di amministrazione, rilegga le sentenze della Corte Costituzionale e si renda conto che la sua arroganza non lo porterà da nessuna parte. Quel che lui dice è falso. Quel che propone è illegale».
E se il democrat Paolo Gentiloni plaude alla scelta di Rizzo Nervo, Alessio Butti del Pdl risponde: «Difficile, anche sforzandoci. sentire la mancanza di Rizzo Nervo. In realtà con suo comportamento ci ricorda un po` quei bambini che vogliono decidere le regole del gioco e il risultato, ma poi una volta perso vorrebbero portarsi il pallone a casa per impedire di giocare. Queste dimissioni - aggiunge - sarebbero state un coup de theatre se fossero arrivate prima, adesso valgono a poco. Ad un mese e mezzo dalla fine del mandato non hanno senso». Per il leghista Davide Caparini, «è stata premiata la professionalità e garantita l`azienda da possibili ricorsi (quello di Augusto Minzolini per la poltrona del Tg1, ndr)». Ma lo scontro non è solo politico o nella governance aziendale. Contro la gestione Lei, dopo le dichiarazioni dei giorni scorsi del sindacato dirigenti, torna alla carica la rappresentanza dei giornalisti. «Il Cda ha autocertificato la fine di una negativa esperienza. Il voto 5 a 4 è il capolinea di ogni tentativo di trovare soluzioni condivise nell`interesse dell`azienda e non dei partiti di riferimento dei consiglieri», dichiara il segretario Usigrai Carlo Verna. «È ancor più chiaro aggiunge - che senza il cambio della legge sulla governance la Rai muore. Con questo vertice non trattiamo più. Quando e se saremo, come da obbligo contrattuale convocati, ci presenteremo consegnando l`avvio della procedura di sciopero».

5. VALORE LEGALE TITOLO DI STUDIO. DIBATTITO APERTO. GIARDA E BERLINGUER.
Da Il Mattino. Articolo del ministro Piero Giarda. “Il valore legale del titolo di laurea è praticamente un unicum nel mondo accademico internazionale. Si tratta di una categoria filosofica con qualche risvolto pratico e di questi vale la pena discutere. Ce ne sono tre.
Il primo è costituito dal fatto che spesso nei contratti collettivi di lavoro, soprattutto per il settore pubblico, il conseguimento della laurea attiva un passaggio automatico di carriera o di livello retributivo. Non sorprende che in numerose facoltà e corsi di laurea si incontrino studenti avanti negli anni che frequentano e sostengono esami nell`obiettivo di una laurea triennale da far valere per gli avanzamenti di posizione. Il secondo è costituito dal fatto che spesso i concorsi pubblici hanno come prerequisito, per certe carriere, il possesso di una laurea; con un subalterno che in qualche caso è richiesto, per l`ammissione al concorso, un voto minimo di laurea. Il terzo è che nei concorsi pubblici per titoli ed esami – ai quali si acceda solo con una laurea spesso il voto di laurea costituisce titolo il cui peso nella valutazione complessiva dei titoli del candidato è a volte fissato dal bando di concorso, altre volte lasciato alla discrezionalità della commissione. Nel settore privato, invece, il possesso della laurea e il voto di laurea costituiscono solo un indicatore che l`impresa considera nelle scelte di assunzione. Primi commenti. Sembra assai poco logico, oltre che molto inefficiente, che l`acquisizione di una laurea comporti automaticamente uno scatto di carriera o di retribuzione, mentre non c`è nulla di illogico che per l`accesso a certe posizioni o carriere nella pubblica amministrazione venga richiesta una particolare
laurea. Restano da chiarire le questioni sull`utilizzo del voto di laurea come criterio per l`ammissione a prove d`esame di un concorso, oppure come titolo per il computo del punteggio che determina i vincitori di concorso. Tali questioni sono relative alle difformità degli ordinamenti nelle singole università che poi rilasciano titoli formalmente identici. È esperienza comune che i voti di laurea, anche per singoli indirizzi di studi o facoltà, siano tra di loro difficilmente confrontabili. Nella facoltà di economia dell`università X solo i1 5 per cento degli studenti arriva al 110 e un altro 10 per cento si colloca tra il 100 e il 109. Nella stessa facoltà dell`università Y le percentuali sono del 15 e del 20 per cento. È molto improbabile che gli studenti di Y siano mediamente più intelligenti e preparati degli studenti di X. Il problema sono i professori, le tradizioni e le usanze: nell`università Y il sistema è più generoso. Lo stesso studente nelle due università X e Y avrebbe due voti di laurea molto diversi tra di loro. Non è grave se lauree rilasciate da università diverse vengono trattate allo stesso modo, quando costituiscono solo un requisito per l`accesso al concorso. Un po` più serio è il problema quando l`accesso a un concorso è condizionato dal possesso di una laurea con un voto minimo (per esempio superiore a 99/110). In questo caso un bravo, ma non eccellente, studente dell`università X non può accedervi mentre un suo coetaneo di pari preparazione dell`università Y, che magari ha conseguito la laurea con il voto di 108/110, può accedervi.
È opportuno continuare ad utilizzare il voto di laurea come titolo per concorsi? Questo aspetto è il cuore della proposizione «valore legale del titolo di laurea» che si basa sull`assioma amministrativo secondo cui le università italiane sono dei cloni uniformi di un modello fissato dalla legge. Ma è evidente che questo principio è del tutto infondato e le statistiche lo dimostrano. L`utilizzo del voto di laurea come titolo per giudicare l`idoneità o le capacità di laureati provenienti da università diverse può generare disparità di trattamento perché attribuisce lo stesso peso a contenuti formativi potenzialmente molto diversi. Sarebbe come far pagare una uguale imposta sul reddito a soggetti che hanno un reddito diverso. Per rimuovere gran parte del «valore legale» è quindi sufficiente, per iniziare, vietare l`utilizzo del voto di laurea come titolo (o ridurne al minimo il peso) e vietare avanzamenti di carriera per effetto della sola acquisizione della laurea”.
Da Europa. Articolo di Luigi Berlinguer. “Caro direttore, nel dibattito, anche quello meritoriamente promosso da Europa, occorre tenere distinte la funzione formativa da quella professionale. L’università ha il compito della formazione dei cittadini per lo svolgimento delle alte professioni e la società, lo stato, il potere pubblico, le imprese devono presiedere alle forme di utilizzazione degli alti quadri e dei professionisti. Ciò che deve essere impedito (anzi, scongiurato) è l`automatismo tra il possesso di un titolo di studio e l`impegno nella funzione o nella professione. Per l`esercizio del lavoro, l`utilizzatore deve sempre - sempre - procedere ad una sua verifica "indipendente". Mentre la Costituzione prevede il concorso per l`impiego pubblico, nelle altre funzioni "private" tale compito spetta ai soggetti economici. È questione che richiede drastiche misure di riforma. Prima tra tutte la cancellazione degli automatismi perché è evidente come la prassi italiana abbia, ad oggi, concesso in questo senso davvero troppo. Riassumere tutto ciò nella formula dell`abolizione del valore legale del titolo di studio è però, a mio parere, fuorviante. Sugli aspetti giuridici della questione rimando a quanto scritto, in modo esaustivo, da
Sabino Cassese. Come è possibile che l`università possa erogare titoli di studio privi di valore legale? Si provi a chiedere cosa pensino un genitore o uno studente in procinto di iscriversi all`università della prospettiva del "pezzo di carta" senza valore (questo e non altro sarebbe il messaggio lanciato nella, spesso dannosa, semplificazione mediatica). In una parte rilevante della società italiana ci sarebbe sconcerto (forse anche angoscia). Ritengo sbagliato insistere nello slogan e, parallelamente, doppiamente sbagliato non intervenire per eliminare gli automatismi. Come spiegare una eventuale abolizione del valore legale della laurea in medicina e un eventuale esercizio della professione medica sostanzialmente senza quel titolo? E lo stesso tema si potrebbe declinare per chi dovrà costruire un ponte (ingegneria), giudicare un reato (giurisprudenza). Le lauree sono necessarie con tutto il loro valore ma non possono certo abilitare alle professioni automaticamente né favorire gli scattidi carriera né coprire le molte forme di corporativismo che rinunciano alla verifica della effettiva capacità professionale degli aspiranti. L’istruzione è un bene pubblico da difendere energicamente, chiunque eroghi il titolo. Per valorizzare il merito occorre piuttosto cambiare mentalità sulle forme di reclutamento, superando formalismi e automatismi. In primo luogo, valutando i risultati e i voti di laurea attraverso la verifica con la prova d`ingresso nell`esercizio del lavoro. E, ancora, precisando il concetto stesso di concorso che in Italia è declinato ancor oggi in una dimensione prevalentemente formale e che spesso, molto spesso, non è in grado di valutare le vere capacità del concorrente. Un esempio può aiutare a capire meglio la dimensione del fenomeno: è in corso, come è noto, un ampio reclutamento di presidi scolastici. Per la "valutazione" sono state individuate prove del tutto esterne (test, bandi...) che guardano essenzialmente alla conoscenza del diritto amministrativo. Prove formali che non diranno se il vincitore saprà davvero gestire una scuola. In simili circostanze occorre certamente verificare con rigore lo spessore culturale del candidato, ma insieme la sua propensione e la sua capacità di direzione e di coordinamento in un rapporto con una struttura complessa quale oggi è una scuola. Concludo sulle misure da adottare. Prima di tutto occorre sostenere e far crescere il metodo della valutazione del sistema universitario, reso oggi imprescindibile dalla presenza del paese in Europa, dallo spazio europeo dell`istruzione superiore (Ehea) nel quale si deve raggiungere una fiducia reciproca tra i diversi sistemi universitari nazionali per tagliare il traguardo della validità della singola laurea in tutti i paesi europei. Su questo crinale si richiede la verifica dei Learning outcames, i risultati dell`apprendimento, attraverso il Quality assurance register (ovvero la verifica permanente della qualità). In tal modo, si determina una legittima emulazione tra atenei e tra corsi di laurea, perché attraverso l`osservazione continua si è costretti alla valutazione permanente dei risultati. I principi, già introdotti, di accreditamento dei nuovi corsi di laurea (insieme alla ricognizione di quelli esistenti) aiutano tale percorso e sanciscono che l`istruzione è un bene pubblico e la verifica della possibilità di titoli con valore legale spetta, conseguentemente, al potere pubblico. Un tempo nell`università d`élite funzionava l`orgoglio scientifico dell`accademico quale presidio della qualità. Oggi che, per fortuna, l`università è anche un grande bene sociale - Europa 2020 prescrive alt Italia di laureare il 40 per cento della leva d`età - la valutazione permanente interna ed esterna è necessità inderogabile