2 gennaio 2012

Lega Nord: Napolitano è come Cetto La Qualunque.


‘Giorgio Napolitano e’ come Cetto La Qualunque’. Nella notte di Capodanno la Lega Nord non rinuncia a sparare i suoi ‘fuochi d’artificio’ ed attacca senza mezzi termini il presidente della Repubblica paragonandolo al personaggio populista del film ‘Qualunquemente’ di Antonio Albanese. La definizione e’ di Roberto Calderoli che liquida cosi’ il messaggio di fine anno del Capo dello Stato: ‘Ricorda la conferenza del premier Monti – attacca a testa bassa – un libro dei sogni con tanti luoghi comuni’.
LE REAZIONI – L’uscita di Calderoli scatena una serie di reazioni a difesa di Napolitano: piu’ critico il Pd, mentre il Pdl si limita a esprimere giudizi positivi sul messaggio del presidente. ‘Il futurista’, la rivista vicina a Fli ed al presidente della Camera Gianfranco Fini, invita addirittura a creare ‘un arco costituzionale per isolare la Lega Nord’. Ma al di la’ della metafora molto forte, l’ex ministro leghista fa una critica severa alle parole del capo dello Stato, reo di ‘aver fatto un panegirico, una cosa che non si e’ mai vista, del governo Monti’ che e’ invece ‘capace solo di tassare’ i cittadini. Tra le righe si legge l’accusa dei lumbard a Napolitano di essere artefice della caduta del governo Berlusconi a favore dell’esecutivo ‘dei professori’.
ESAME DI COSCIENZA - Al Carroccio non va giu’ neanche il lungo ‘cahier de doleances’ presentato dal capo dello Stato come causa dell’attuale crisi dell’Italia: spesa pubblica impazzita, corruzione, evasione fiscale e malgoverno negli anni ’80. ’Vista la lunghezza della carriera politica di Giorgio Napolitano come parlamentare, ministro e presidente della Repubblica – sottolinea Calderoli – avrebbe potuto fare un esame di coscienza su quello che non si e’ riuscito a fare fino ad oggi’. ’Ma la cosa che piu’ mi ha dato fastidio – conclude l’esponente del Carroccio – e’ che non c’e’ nessun accenno al federalismo: questa e’ una colpa! Penso che ormai l’Italia sia il passato ed il futuro sia la Padania’. L’ex ministro sceglie di chiudere cosi’, con un riferimento alla Padania. Il 2012 per la Lega Nord, infatti, non e’ ancora iniziato ma prende il via soltanto il 22 gennaio.
CAPODANNO PADANO - E, ovviamente, a Milano. Non e’ l’ennesima provocazione della Lega ma la data della manifestazione in programma nel capoluogo lombardo per aprire quella campagna che, nelle intenzioni, dara’ il via alla ‘nascita della Padania’, alla ‘indipendenza’. Per il momento non c’e’ niente da festeggiare. Anzi. Il movimento leghista sceglie di ‘ritirarsi’ sul territorio in attesa di un voto che nel Carroccio si vede sempre piu’ vicino. L’obiettivo e’ incassare in termini elettorali l’opposizione al governo Monti e a ‘Roma Ladrona’. Si torna alle origini per sopravvivere e magari rilanciarsi alla prossima tornata elettorale. La ‘secessione’ stavolta si chiama indipendenza; il nemico e’ sempre a Roma e le misure antipopolari adottate da Monti fanno buon gioco per i ‘padani’. Poco importa se Fli prova ad isolare la Lega, riportando alla memoria ‘quell’arco costituzionale’ tra tutti i partiti che precluse la strada ad alleanze con il Movimento Sociale nella prima repubblica. L’unico pericolo resta un cambiamento della legge elettorale. Ma in questo caso la Lega ha gia’ avvisato i ‘quasi-alleati’ del Pdl: se Berlusconi appoggia una modifica della legge salterebbero tutte le amministrazioni locali condivise al Nord. (di Teodoro Fulgione) (ANSA)

300 mila posti a rischio. Sindacati: possibili tensioni.

I leader delle principali confederazioni rispondono al premier Mario Monti, che ha scongiurato più volte la possibilità di tensioni sociali dovute alla manovra. Interviene anche la chiesa, con le parole l'arcivescovo di Genova, e presidente della Cei, Bagnasco.

2012, anno nero per il lavoro: 300 mila posti a rischio

SUSANNA CAMUSSO (CGIL)
C'è un «rischio reale» di tensioni sociali crescenti nei prossimi mesi e va contrastato con un piano per il lavoro, la vera emergenza. Lo sostiene il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, sebbene il premier Mario Monti sia fiducioso che non ci saranno «grosse» tensioni sociali. «Nei prossimi mesi - sottolinea la Camusso - la recessione avrà un impatto duro sull'occupazione e sui redditi. Il rischio che cresca il conflitto sociale man mano che cresce la disuguaglianza è reale».

«Anche per questo - afferma il leader della Cgil - è meglio che il governo abbia più coraggio di quanto ne ha avuto finora e apra un confronto esplicito e costruttivo con le parti sociali sui temi della crescita e dell'occupazione. Noi vogliamo confrontarci sulla crescita del Paese, e per noi crescita vuol dire creare nuove occasioni di lavoro per giovani e donne e lavori meno instabili e precari per tutti». «Per questo - aggiunge la Camusso - proponiamo un nuovo 'Piano del lavorò. Crediamo sia indispensabile ridurre il numero e la tipologia dei contratti instabili e atipici, moltiplicata in maniera irresponsabile dal governo Berlusconi».

«Bisognerà anche - spiega la Camusso - riformare gli ammortizzatori sociali per tutelare maggiormente chi perde il lavoro, senza rinunciare agli interventi urgenti che si proporranno nei prossimi mesi. Fare queste due operazioni a parità di spesa 2011 ci sembra molto difficile».

«Senza dimenticare - aggiunge il segretario generale della Cgil - che per noi il capitolo sulle pensioni non è chiuso: ci sono delle ingiustizie e delle discriminazioni che gridano vendetta e vanno risolte. Penso soprattutto a coloro che hanno perso e perderanno il lavoro e a chi stava maturando il diritto di andare in pensione che si vede di colpo allungato il lavoro di 5 anni. Questo non è giusto - conclude - e non è accettabile».

RAFFAELE BONANNI (CISL)

L'inasprirsi del conflitto sociale nei prossimi mesi di recessione dipenderà soltanto dal governo. Lo afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, sottolineando che «dipenderà solo dal comportamento del governo. La Cisl chiede una concertazione vera su tutti i temi economici e sociali. La necessaria rapidità delle decisioni non può divenire un alibi per evitare il confronto con il sindacato. Non accetteremo - aggiunge - pacchetti prefeconfezionati o ispirati da altri». Il premier Mario Monti confida che non ci saranno «grosse» tensioni sociali. Tuttavia, sostiene il leader della Cisl a TMNews, «finora il governo ha voluto fare da solo e infatti la reazione del sindacato è stata la diretta conseguenza di questa scelta. Verificheremo nei prossimi giorni se ci sarà un cambiamento nella linea del governo e se alle parole del presidente Monti corrisponderanno i fatti».

Nel confronto con l'esecutivo, sottolinea Bonanni, la Cisl avanzerà le sue proposte. «Noi pensiamo - dice - che il problema sia quello di alzare di più i salari dei lavoratori flessibili, estendere gli ammortizzatori sociali a chi oggi ne è escluso, rendere obbligatoria la previdenza integrativa e agevolare fiscalmente le assunzioni dei precari, delle donne e degli ultracinquantenni. Se non avremo una buona economia - afferma - non avremo più occupazione. Occorre soprattutto - aggiunge il segretario generale - un vero piano del lavoro che affronti il divario Nord-Sud. La gran parte dei giovani disoccupati sono concentrati nelle regioni del Sud. La vera emergenza sociale - conclude - rimane il Mezzogiorno, come ha più volte sottolineato il presidente della Repubblica».

LUIGI ANGELETTI

Il governo deve cambiare rotta o c'è il rischio di nuove tensioni sociali nei prossimi mesi di recessione. Lo sostiene il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, nonostante il premier Mario Monti sia fiducioso che non ci saranno forti tensioni sociali. «Non è nostra intenzione - sottolinea - fare del conflitto sociale la nostra regola, ma è chiaro che il governo si illude se pensa che possiamo sopportare un 2012 carico di disoccupati. La combinazione - sottolinea - di pensioni più basse, redditi reali decrescenti e minore occupazione non è un buon viatico per la pace sociale». Per questo, spiega Angeletti, nel confronto che si aprirà con l'esecutivo «andremo a chiedere una declinazione di questa politica per la crescita. Secondo noi si deve basare soprattutto su una riduzione delle tasse sul lavoro, perchè gli effetti benefici sulla crescita sono indiscutibili. Il problema principale che abbiamo è l'occupazione».

Per rilanciare l'economia, afferma Angeletti, è necessario «modificare le norme sugli investimenti, perchè finchè le norme non cambiano gli investimenti resteranno solo ipotesi: gli ostacoli sono enormi. Solo un'autentica semplificazione, un'eliminazione radicale di molte norme può rendere credibile il fatto che si faranno sul serio gli investimenti». «Chiederemo anche - aggiunge il leader della Uil - che ci siano liberalizzazioni in alcuni settori, perchè è evidente che esistono situazioni di monopolio che non si conciliano per nulla con la parola crescita».

ANGELO BAGNASCO

Per «evitare il pericolo di tensioni sociali» è necessario «essere più positivi» e «creare coesione»: lo ha detto l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, rispondendo ai cronisti sull'allarme lanciato dai sindacati per il rischio di tensioni sociali. «Credo che - ha detto il cardinale Angelo Bagnasco - se ci mettiamo insieme nello sforzo e nella fatica di costruire dei ponti nuovi, di cambiare mentalità e creare più coesione sia nel lavoro sia nella società, a tutti i livelli le tensioni non si coaguleranno». Bagnasco ha anche ribadito un concetto espresso ieri nel Te Deum: «a forza di seminare vento si raccoglie tempesta, la tempesta della sfiducia, del tutti contro tutti, dell'avvilimento, della litigiosità esasperata e inconcludente, della rabbia sorda ma che potrebbe scoppiare».

fonte l'Unità.