3 febbraio 2012

La linea del PD sulle liberalizzazioni.

DIFENDERE, ACCELLERARE, RINFORZARE.



La battaglia delle liberalizzazioni

In Parlamento arriva il decreto del Governo. Il PD difende e punta ad ampliare in molti settori

Dopo l’approvazione del mille proroghe arriva in Parlamento il decreto sulle liberalizzazioni. Il Pd difende il decreto e prepara l’offensiva per rafforzare le liberalizzazioni. Ecco la sintesi informativa redatta a cura dell’Ufficio Stampa, con l’aiuto del dipartimento economia e dei gruppi parlamentati del Pd.

Le leggi più importanti le ha fatte il centrosinistra. Berlusconi ha fermato tutto. Con Monti finalmente si riparte

A cinque anni dalle ultime lenzuolate in favore del cittadino-consumatore approvate dal governo Prodi, e dopo le innumerevoli marce indietro a favore di lobby e corporazioni varie da parte del governo di Silvio Berlusconi, è positivo che si torni, con il decreto “Cresci Italia”, a riaprire il cantiere delle liberalizzazioni. Questo cantiere non si deve più chiudere, anche perché non basta approvare alcune norme per aver risolto la questione. Come insegna l’esperienza e il metodo seguito per dare attuazione alle liberalizzazioni varate dai governi di centro-sinistra, le norme pro-concorrenziali devono essere anche accompagnate, monitorate e se serve corrette per garantire che si realizzino i loro benefici a favore dei consumatori. Il varo del pacchetto Monti, al di là delle proteste corporative, ha riscosso un notevole gradimento da parte dell’opinione pubblica, suscitato un grande interesse e una plateale approvazione da parte dei media. Queste decisioni hanno fatto seguito all’impegno e alle pressioni che negli anni ha profuso il Partito democratico su questo tema. E va rimarcato che troppo spesso in queste settimane ci si è dimenticati che le liberalizzazioni nei settori del commercio, dell’elettricità (compreso lo spacchettamento dell’Enel), del gas, dei trasporti, delle telecomunicazioni (eliminazione delle spese di ricarica, delle spese di recesso nella telefonia), delle banche (per esempio gli accordi per l’estinzione anticipata dei mutui, via i costi fissi per la chiusura dei conti correnti), dei professionisti ( niente obblighi di tariffe minime), dei farmaci (via il monopolio per la vendita dei medicinali da banco), dei notai (niente notaio per la compravendita di veicoli o la cancellazione di ipoteca) sono state promosse e attuate dall’ex ministro Pier Luigi Bersani durante i governi centro-sinistra, dal 1996 al 2001 e poi dal 2006 al 2008. Negli ultimi tre anni il governo Berlusconi ha fatto marcia indietro, ha lavorato per smontare quanto era stato fatto. Mentre il Pd, anche in questi ultimi tre anni, ha sempre cercato di rilanciare l’iniziativa legislativa sul terreno delle liberalizzazioni. Basti ricordare che nel marzo 2011 il Partito democratico invio una proposta all’ex ministro Tremonti per approvare in modo bipartisan una serie di norme a favore della concorrenza e dei consumatori, all’interno del Piano nazionale per le riforme (PNR), che tutti i Paesi della area Euro devono ogni anno presentare a alla Commissione europea (il Pd proposte oltre 30 interventi specifici nelle diverse aree, come si può leggere nei testi che si possono trovare anche sul sito del partito). Oggi dunque il decreto Monti segna una riapertura positiva di quel cantiere e il pacchetto varato va nella direzione giusta della crescita economica, stimolando la concorrenza con interventi di liberalizzazione.

Il decreto tocca molti temi, non sempre e’ soddisfacente, ma va difeso dal boicottaggio in parlamento. e bisogna anche rafforzarlo

Se si vuole esprimere un giudizio sui contenuti del provvedimento bisogna fare un’attenta verifica, perché spesso la difficoltà applicativa si nasconde nei dettagli e nei termini temporali, eccessivi e spesso solo di tipo ordinatorio. In prima analisi, va detto che il decreto tocca tutti i “titoli”, gli ambiti di intervento, chiesti dal Pd. Ma non sempre in modo soddisfacente. Il Pd, dunque, in sede di conversione parlamentare del decreto si adopererà per estendere la portata delle misure per rafforzare gli effetti delle norme in favore del Paese, dei lavoratori, delle imprese e dei consumatori, oltre che per difendere l’impianto normativo da possibili attacchi di tipo corporativo. In particolare, secondo quanto è emerso dal lavoro avviato dal Dipartimento Economia e Lavoro del Partito in stretto raccordo con i Gruppi parlamentari di Camera e Senato, andrebbero estese le norme in materia bancaria e assicurativa per consentire benefici immediati agli utenti di questi servizi. In seconda analisi, va specificato che nel decreto “Disposizioni urgenti per la concorrenza, lo sviluppo delle infrastrutture e la competitività” sono stati aggiunti una cinquantina di articoli che contengono norme eterogenee (che vanno dal pagamento dei debiti della PA ai siti nucleari). In ogni caso, le misure sulle liberalizzazioni dovranno essere rafforzate e che poi andranno adeguatamente seguite nella fase di applicazione per evitare l’effetto boomerang: molte di esse non determineranno con molta probabilità effetti immediati, sia dal lato dei benefici per i consumatori, sia da quello dello sviluppo degli investimenti e dell’occupazione; se dunque non daranno risultati nel tempo prestabilito, si rischia che la grande aspettativa suscitata nell’opinione pubblica sul decreto possa essere facilmente disattesa.

I punti positivi e ciò che non convince

I principali interventi previsti dal decreto-legge per la parte che riguarda le liberalizzazioni vanno nella direzione di quanto auspicato dal Pd, con l’avvertenza di evitare che tutto si scarichi alla fine solo sulle condizioni del lavoro. È positiva l’istituzione dell’Autorità di settore sui trasporti, e il fatto che rientri tra le competenze previste anche quelle sul comparto dei servizi autostradali, seppur in modo parziale. Non è invece apprezzabile che, in attesa della costituzione dell’Autorità di settore, le funzioni e le competenze di regolazione dei rispettivi mercati vengano, seppur temporaneamente, assegnate all’Autorità per l’energia e il gas che vigila in tutt’altro ambito di mercato e che non ha ancora reso funzionante le sue nuove attribuzione nel campo dei servizi idrici. Positiva la decisione sulla separazione proprietaria della rete di trasporto del gas, anche se l’iter previsto per la separazione di Snam rete gas da Eni prevede, entro sei mesi, l’adozione di un provvedimento specifico. Si doveva invece intervenire in tempi più rapidi visto che la separazione di Snam da Eni era già prevista fin dalla Finanziaria 2007 del governo Prodi. Anche la decisione di modificare i parametri di riferimento delle tariffe del gas, tenendo conto dell’andamento dei prezzi europei, al fine di contenere i prezzi per i clienti vulnerabili è da ritenersi soddisfacente. Sui carburanti è positiva l’abolizione del vincolo di esclusiva nell’approvvigionamento di carburanti da parte dei gestori delle stazioni di servizio, anche se la norma così come è prevista inciderà solo su pochi impianti e quindi rischia di produrre scarsi effetti per gli automobilisti. Non tutto quello che veniva chiesto dal Pd e dalla stessa Autorità Antitrust è stato recepito dal decreto. Inoltre alcune norme risultano essere ridondanti rispetto a provvedimenti precedenti e altre ancora vengono presentate per nuove, come ad esempio l’abolizione delle tariffe per i servizi professionali, mentre invece erano state oggetto di interventi precedenti.

Alcuni degli emendamenti possibili

Chiariti questi punti, l’impegno del Pd sarà quello di difendere il provvedimento, ma anche di lavorare con degli emendamenti per rafforzare la portata delle misure e per renderle pienamente applicabili. Banche, assicurazioni, farmaci, tutela dei consumatori, professioni, carburanti, ferrovie, sono i “titoli” che necessitano di uno svolgimento più ampio e incisivo. Ecco alcune delle ipotesi di intervento che sono emerse dal lavoro degli esperti e dei parlamentari del Pd.

Farmaci. La pura e semplice rivisitazione della pianta organica delle farmacie, senza la liberalizzazione dei farmaci di fascia C, rischia di far saltare il secondo canale, quello delle parafarmacie. Con un duplice rischio: senza la fascia C in parafarmacia non ci sarà concorrenza e quindi sconti sui medicinali pagati completamente dai cittadini; la mancata liberalizzazione, rischia di mettere in grave difficoltà più di 3mila esercizi farmaceutici che assicurano dal 2006 occupazione ad oltre 7mila farmacisti. Per quanto riguarda invece i concorsi previsti per l’apertura di nuove farmacie nel rispetto del nuovo parametro di una farmacia ogni 3mila abitanti, occorre vigilare affinché i concorsi vengano svolti davvero, entro tempi ragionevoli, visto che, dal 1993 ad oggi, non è stato mai indetto un nuovo concorso, pur essendo disponibili una migliaio di sedi di farmacia.

Banche. Il decreto interviene in maniera sbagliata sulle polizze-vita che le banche richiedono per l’accensione di un mutuo. Prevede che gli istituti che richiedono tale assicurazione debbano presentare almeno due preventivi. Una norma facilmente aggirabile da parte degli istituti che inoltre vanifica il provvedimento Isvap in vigore dal prossimo 2 aprile che vieta alla banca di vendere una polizza di cui ne è contemporaneamente “distributrice” (venditrice) e beneficiaria. Il Pd intende presentare delle modiche al decreto per riassumere in un’unica norma il provvedimento Isvap (la fine del conflitto di interesse per le banche venditrici e beneficiarie della copertura assicurativa) e quanto prevede la legge francese in materia, ovvero qualora la banca richieda un’ulteriore garanzia alla concessione del mutuo, il mutuatario deve essere libero di contrarre sul libero mercato la polizza al miglior prezzo. Per le banche il Pd intende intervenire per una riduzione dei costi per e-money e carte di credito.

Rc-auto. Norme parziali e di dubbio impatto sulla reale esigenza di far scendere i premi annuali pagati dagli automobilisti, richiedono di essere modificate durante l’esame parlamentare del decreto. In particolar modo ci si concentrerà sulla riforma del sistema bonus-malus in modo tale da concedere a chi è già nelle prime tre classi di merito (più del 90% degli assicurati) di poter ottenere sconti in assenza di incidenti, valorizzando il sistema della patente a punti. In secondo luogo dovranno essere approfondite le misure per favorire la confrontabilità delle offerte e l’indipendenza degli agenti assicurativi dalle compagnie, anche perché la norma del decreto che obbliga gli agenti che vendono esclusivamente le polizze di una sola compagnia a presentare al cliente il preventivo di almeno tre diverse compagnie sarà difficilmente applicabile sul piano pratico.

Ferrovie. È certamente da correggere la deroga al contratto nazionale nel settore dei trasporti. La concorrenza non si deve fare sulla pelle dei lavoratori e delle lavoratrici.

Carburanti. Occorre creare maggiori occasioni di con concorrenza all’ingrosso e al dettaglio nella vendita dei carburati per favorire la discesa dei prezzi a favore dei consumatori. Separazione tra Eni e Snam. Come si è detto, la separazione andrebbe realizzata nel minor tempo possibile.

Notai. Ai notai i democratici vorrebbero chiedere di rinunciare all'esclusiva su alcuni atti, a cominciare dalla compravendita di abitazioni civili fino a un determinato ammontare. Queste stipule entrerebbero nel mercato aperto di altri professionisti come commercialisti e avvocati.

La nota del mattino del 03/02/2012.


1. LA DOPPIA VIA DI BERLUSCONI PRODUCE L’AGGUATO AL GOVERNO SULLA GIUSTIZIA. BERSANI: IL PDL SIA ALL’ALTEZZA DELLE SUE RESPONSABILITA’.
Berlusconi lotta per la propria sopravvivenza politica e per i propri affari personali. Per questo ha scelto di lavorare su due fronti contemporaneamente: da un lato, cerca di abbracciare Monti e di appropriarsi dell’operazione salvezza dopo aver provocato il disastro per l’Italia e gli italiani (incontri con Napolitano, Monti invitato a Mediaset, lodi pubbliche). E’ un atteggiamento che gli serve politicamente (tutti i sondaggi gli dicono che oggi perde chi grida), ma anche dal punto di vista degli affari personali: processi in corso, frequenze da ottenere gratuitamente, liberalizzazioni che non vuole e che anzi intende frenare perché toccano il suo elettorato. Dall’altro lato, però, sobilla rivolte e prepara la guerra (ulteriore occupazione della Rai insieme alla Lega, agguati sempre con la Lega in Parlamento).
E’ questo atteggiamento che ieri ha prodotto un cortocircuito, portando la destra a far approvare dalla Camera un a norma sui giudici estremista e forcaiola (non bisogna dimenticare che il Parlamento è ancora quello eletto nel 2008, dove Pdl e Lega insieme hanno una forte maggioranza). La protesta del Pd è stata dura. Il presidente del gruppo parlamentare alla Camera, Dario Franceschini, ha subito detto in aula che il governo dovrà subito rimediare nella discussione del provvedimento al Senato. Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha chiesto al governo di rimediare, ma ha anche dato l’altolà al Pdl: “Il tema esiste ma non può essere affrontato in questo modo. Il Pdl sia all’altezza delle sue responsabilità” ha dichiarato ieri sera al Tg2, sottolineando che in un momento così delicato per il paese è da irresponsabili mettersi a fare giochini per mettere sotto pressione la magistratura ( a causa dei diversi processi dove Berlusconi è imputato).
La destra continua a mostrare insomma grandi mal di pancia e tentativi di eludere le proprie responsabilità, come dimostrano anche le frasi pronunciate ieri da Tremonti (ex ministro dell’Economia (“per tre anni il governo ha fatto tutto bene”) o la proposta del sottosegretario Polillo di eleggere Berlusconi presidente della Repubblica.
Ieri sera cena a palazzo Chigi tra Monti, Alfano, casini, Bersani.

2. OCCUPAZIONE, PRECARIETA’, AMMORTIZZATORI SOCIALI, CONTRATTI: L’INNOVAZIONE SERVE MA NON SENZA COESIONE E CONDIVISIONE. COME NEL 1993, DECISIVO SARA’ L’ACCORDO.
Pier Luigi Bersani al Tg2: "Abbiamo le nostre proposte e le abbiamo date al tavolo del governo. Abbiamo dimostrato che si può innovare senza toccare l'articolo 18 perché il problema è dare lavoro e non come licenziare". Il Pd ha presentato un progetto articolato per l’occupazione, e lo ha offerto come contributo al tavolo delle trattative tra governo e parti sociali, nella convinzione che è decisivo che vi sia un accordo, perché è importante l’innovazione, ma funziona solo se come nel 1993 c’è coesione e condivisione degli obiettivi e delle soluzioni.
Quanto alla frase di Monti sulla monotonia del posto fisso, Bersani ha dichiarato che può essere monotono per chi lo ha e cerca altre soluzioni, ma è sicuramente desiderabile per chi non lo ha. “In ogni caso – ha concluso Bersani – non voglio inchiodare Monti a una frase. So, perché lo conosco, che la sua riflessione è più complessa”.

3. CASO LUSI. IL PD PROPONE DI FORZARE I TEMPI PER VARARE UNA LEGGE SUI PARTITI. BERSANI: NON UN EURO SENZA CONTROLLI E NON UN EURO DI PIU’ DI QUANTO SI PRENDE IN EUROPA. PD UNICO PARTITO CON BILANCIO CERTIFICATO.
Dopo un incontro, ieri mattina, il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, e quello dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, hanno annunciato la decisione di imprimere una forte accelerazione all’approvazione di una legge sui partiti, oltre che all’approvazione delle riforme per la buona politica (legge elettorale, riduzione del numero dei parlamentari, regolamenti parlamentari, costi della politica).
Da tempo il Pd ha presentato proposte di applicazione dell’articolo 49 della Costituzione. Bersani ne ha delineato ieri alcuni punti nell’intervista rilasciata al Tg2: "Non un euro se i bilanci dei partiti non sono certificati, non un euro se non viene esplicitato il meccanismo di partecipazione interna, non un euro se l'insieme dei finanziamenti non corrisponde alla media europea. Questa è la nostra proposta".
Da L’Unità. Articolo di Alfredo Reichlin. “Che cosa aspetta il Pd ad aprire con la gente un dialogo più alto e più serio sulla crisi della politica? La crisi è molto grave. I corrotti ci sono, ma la classe politica non è una banda di ladri. Perciò va benissimo espellere le «mele marce» e deferire gli indagati alla commissione di garanzia. Ma ha ragione l`Unità. La discussione che a noi spetta aprire deve riguardare il problema del perché la crisi sia così profonda e rischia di sfociare nel dramma di una democrazia malata e impotente. E quindi deve riguardare il problema della sua riforma. Questo è il nostro compito e il nostro dovere. Non possiamo più accettare che di noi si parli solo per dire che il Pd «non esiste», «non parla», «non sa cosa vuole». Altroché se esiste. Con tutti i suoi limiti esso rappresenta (forse per caso?) il solo perno solido dell`operazione «salva Italia». Io ne ho viste tante nella mia lunga vita. Ma non ricordo una guerra feroce come questa. Sento che la democrazia è in pericolo. Intendendo per democrazia, ciò che consenta alla gente non solo di votare e di vedere i dibattiti in tv, ma di partecipare alla vita statale attraverso i suoi organismi intermedi, i suoi partiti. Perciò è così importante riformare i partiti e cacciare i corrotti. Ma bisogna anche sapere a che gioco si sta giocando. La posta è altissima. Cosa c`è dopo il governo Monti? Si può affermare una nuova classe dirigente o, sia pure in forme nuove, resta l`Italia di sempre? I poveracci pagheranno il conto e restano al comando quelle forze, quei mondi e quei poteri forti responsabili di aver consegnato l`Italia a Berlusconi e che in tutti questi anni gli hanno consentito di ridurla in queste condizioni: un paese sull`orlo della catastrofe, reso impotente di fronte ai saccheggi dell`oligarchia finanziaria e per di più irriso in tutta Europa e nel mondo. Qui sta il cuore dello scontro. Adesso nessuno può più negare la gravità della crisi. Il problema allora diventa quello di contro chi indirizzare la protesta. Contro la sinistra? Fino a un certo punto. Del resto chi è più di sinistra di Tremonti? In realtà contro il Pd. Cioè contro quella forza che, con tutti i suoi limiti, è la sola che potrebbe prendere realmente in mano la guida del Paese e riformarlo rendendolo più giusto. Avverto subito che non sto cercando giustificazioni per il mio partito. Anzi. Io penso che noi stiamo sottovalutando il peso e la gravità di ciò che accade. Non mi consolano i buoni sondaggi. Al di là di essi esiste - altroché - un problema enorme di distacco della gente dalla democrazia dei partiti. Ma forse non ci rendiamo conto che non si tratta del solito, vecchio anarchismo italiano. C`è ben altro. C`è un grande vuoto. C`è la debolezza di una risposta democratica ai nuovi, grandi interrogativi, perfino esistenziali, posti da quella che non è solo una crisi dell`economia ma un passaggio della storia mondiale. Si è rotto un ordine, ed è per questo che il vecchio sistema politico non solo non regge più ma non tornerà più. Ma è
esattamente qui che sta la necessità di un nuovo partito come il Pd, più largo della vecchia sinistra ma che sia capace di collocarsi all`altezza del nuovo livello dei problemi. Quel livello in cui la lotta politica interna non si distingue più da quella estera e che un partito nazionale diventa parte integrante delle forze europee che vogliono restituire all`Europa e alla sua civiltà un ruolo globale. Così da poter finalmente lottare ad armi pari contro lo strapotere delle oligarchie. Perciò è così grave e insidioso l`argomento ripetuto in modo ossessivo che i partiti sono tutti uguali. Non è vero affatto, e non solo per ragioni morali. Ma rispondiamo, perbacco, con le rime. Domandiamoci quali problemi e quali pensieri occupano le menti delle nuove generazioni. Io penso che ha ragione Vendola quando parla della necessità di una nuova «narrazione». Quella che lui propone non va bene ma il problema è questo. Si è aperto un enorme problema non soltanto economico ma di legittimità anche morale per un sistema come questo in cui l`economia di carta si mangia l`economia reale. Dietro i travagli dell`euro c`è la rottura del patto sociale tra il capitalismo industriale e la democrazia che ha garantito per quasi un secolo il progresso dell`Europa moderna. Esattamente questo è il cuore del problema: mettere in campo una nuova soggettività politica e culturale che abbia la forza di misurarsi con l`oligarchia non in nome di una inesistente rivoluzione proletaria ma di un nuovo patto democratico e sociale.
Bersani fu trattato come un poveretto perché negli anni di Berlusconi cercava di dire alla tv che l`economia stava andando a rotoli e che questo dato era preoccupante almeno quanto le notti del Cavaliere. Poi tutti, due mesi fa, hanno scoperto lo «spread». Ma io vorrei soprattutto insistere sulla ragione principale della crisi della politica, la quale sta nel fatto che il lavoro umano è stato emarginato e che è stata avvilita la sua stessa funzione sociale. Qui sta la spiegazione di tante cose essendo il lavoro (non dimentichiamolo) il garante dei diritti politici e civili di tutti. La base dello Stato democratico. Di qui la mia ostinata battaglia in difesa del Pd. Da un lato io non mi nascondo affatto la debolezza di un partito ancora appesantito da una vecchia idea della politica essenzialmente dall`alto e molto ristretta dentro i vecchi canali notabilari (candidati, elezioni, luoghi istituzionali, ecc.). E sostengo la necessità per il Pd di occupare un terreno di battaglie più ampio, che è il terreno delle nuove idee da contrapporre alla forza vera dell`avversario. La quale nel mondo attuale sta soprattutto in quella estrema concentrazione della ricchezza immateriale che consiste nel controllo delle coscienze. Nella capacità di imporre una visione della realtà come strumento di direzione di una società atomizzata. Ma è proprio questa analisi delle cose che mi spinge non solo al sostegno ma alla militanza in un partito come questo. L`orgoglio di un militante che sa benissimo che la politica è in crisi e che in molte zone è anche corrotta. Ma sa quanto ha pesato, e pesa tuttora, il fatto che i grandi poteri sono altrove, ben oltre i confini di Montecitorio, e conosco il peso dell`intreccio politica-affari e la assoluta necessità di un sistema mediatico più libero che parta dai fatti e che fornisca non solo opinioni (peraltro tutte uguali) ma informazioni vere. Bersani fu trattato come un poveretto perché negli anni di Berlusconi cercava di dire alla tv che l`economia stava andando a rotoli e che questo dato era preoccupante almeno quanto le notti del Cavaliere. Poi tutti, due mesi fa, hanno scoperto lo «spread». Ma io vorrei soprattutto insistere sulla ragione principale della crisi della politica, la quale sta nel fatto che il lavoro umano è stato emarginato e che è stata avvilita la sua stessa funzione sociale. Qui sta la spiegazione di tante cose essendo il lavoro (non dimentichiamolo) il garante dei diritti politici e civili di tutti. La base dello Stato democratico”.