Tra i tanti messaggi che ho ricevuto a seguito delle mie dimissioni da senatore, quelli dei giovani in particolare sembrano averle interpretate come un segnale di abbandono. Ho chiesto a Pippo ospitalità sul suo blog per dire loro che non è così, anzi. Il mio gesto vuole essere un incitamento ai giovani a impegnarsi in politica, rischiando per le proprie idee, contribuendo a migliorare il rapporto dei partiti con la società.
Fin dalla sua nascita, il Pd si è appoggiato molto alla figura del leader, con alterne fortune, ma non ha mai messo a frutto le tante altre risorse disponibili: ci sono tre milioni di elettori pronti a impegnarsi; nei territori giovani amministratori realizzano quelle innovazioni che stentano a livello nazionale; tanti movimenti che curano i beni comuni avrebbero molto da proporre a un partito disposto ad ascoltare; tante competenze, nuovi linguaggi, esperienze creative potrebbero essere coinvolte nell’inventare nuovi modi di fare politica. Un partito che utilizza appieno le risorse civili disponibili è in grado di durare più dei suoi leader. Viviamo nel tempo corto della comunicazione, ma i partiti servono anche al tempo lungo del cambiamento. La grande politica che trasforma un paese ha una durata.
Questo è il Pd non ancora che insieme abbiamo sognato nelle primarie.
15 ottobre 2014
La lettera di Walter Tocci ai giovani (e non solo)
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