Caro Maroni, che ti succede?
Che succede a Maroni? No, tranquilli, non siamo
interessati alla sua vita privata, che peraltro Bobo presidente tiene
giustamente ed efficacemente riservata, ma al modo in cui interpreta il
ruolo di leader della regione più importante d'Italia.
Da un anno e mezzo a questa parte il governatore lombardo ha perso
progressivamente smalto e visibilità e pare in balia delle pressioni dei
suoi alleati che sgomitano per imporgli un rimpasto di Giunta che ha
sempre più il sapore di una resa dei conti.
Il silenzio, in alcuni casi, è segno di sicurezza e forza, perché, più
che l'affanno comunicativo può la concretezza amministrativa e politica.
Il silenzio di Maroni non ci pare però appartenere a questa categoria,
sembra piuttosto l'imbarazzo di chi non sa bene che cosa dire e non ha
certezze riguardo la strada da intraprendere, salvo affidarsi ai
ritornelli di antico sapore leghista sulla necessità che tutti imitino
la virtuosissima Lombardia.
Pressato dai suoi, Maroni ha tentato di invertire l'inerzia di una
comunicazione ripiegata su lui stesso e, prima, ha giocato la carta
Sgarbi in piena estate, salvo venirne oscurato e anche quasi canzonato,
poi si è deciso a ritagliarsi una tribuna televisiva che, dopo la
curiosità della prima volta, è sparita nel triste tran-tran di
un'emittenza locale sempre più in crisi di risorse e di idee.