20 ottobre 2014

Il parere di Civati sugli 80 euro alle neomamme

Vi prego: gli asili nido, non gli 80 euro (è meglio, meglissimo)

Lo diceva anche il premier attualmente in carica che avrebbe fatto gli asili, come nella sua città.
Perché spendere 80 euro per tre anni (pare che il conto ci porti a impegnare risorse tra il miliardo e mezzo e i due: desumiamo i dati dalle trasmissioni tv) quando quelle risorse ingenti potrebbero essere investite per aprire asili nido?
A parte il maschilismo certamente involontario (“per le mamme”, che così se ne stanno ancora un po’ a casa) e il messaggio sicuramente forte sotto il profilo del marketing elettorale spintissimo a cui siamo quotidianamente esposti, mi pare una mossa molto sbagliata.
Sulle bambine e i bambini non voglio certo fare polemica, ma come sanno tutti (soprattutto gli esperti), l’investimento in asili nido è quello più redditizio per la società: da tutti i punti di vista. Perché dà lavoro di qualità, perché riduce le disuguaglianze, perché estende un servizio che ora manca.
Non dico che sia la “spesa pubblica perfetta”, ma si avvicina molto all’idea.
Se quelle risorse ci sono e hanno copertura (la qual cosa non era prevista nemmeno nelle slide di pochissimi giorni fa), si usino bene. Altrimenti, pensando ai nostri figli, commetteremmo un errore proprio nei loro confronti.

Nuovi fondi per l'Agricoltura

Martina: "Due miliardi all'agricoltura"

"Il `fondo di garanzia prima richiesta` copre fino al 70% dell`importo finanziato dalle banche e dovrebbe portare 510 milioni di investimenti"Intervista a Maurizio Martina di Sandro Neri - QN

martina  martina
Milano è una mano tesa, e insieme una sfida, agli imprenditori. Proprio come la legge di Stabilità. «Il messaggio è coerente con quello lanciato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi: ci sono strumenti per accompagnare investimenti e imprese - sottolinea il ministro Maurizio Martina - chi vuole investire nei settori agricolo e agroalimentare può farlo. Quindi si faccia avanti». Martina presenta così il piano del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali espressamente nato per «accompagnare le imprese nel futuro». Sul tavolo, oltre 2 miliardi di euro per il triennio 2015-2017 e otto diversi strumenti messi in campo per promuovere gli investimenti. «E la prima volta - precisa Manina - che il ministero vara un piano pluriennale con questa finalità, unendo le forze di Isa e Ismea. Cioè i due enti controllati che operano, rispettivamente, nel comparto agroalimentare e in quello agricolo. Lo faccio prima di tutto perché le imprese abbia- no tutte le informazioni necessarie per agire».

Ministro, 2 miliardi sono tanti. Dove troverete le risorse?

«Le risorse di parte pubblica del piano ci sono già. Sono quelle stanziate e messe a bilancio dalle due società controllate, Isa e Ismea. Ma lo Stato non si sostituisce all'impresa: per questo ad ogni euro stanziato dal pubblico deve corrisponderne almeno un altro ad opera dei privati. Noi dobbiamo accompagnare e aiutare le imprese, non certo sostituirle. Lo Stato interviene solo a titolo di garanzia o di supporto».

Cosa vi rende così sicuri che i privati investiranno così tanto?

Il PD per tutto il Paese

Guerini: "Il nuovo PD parla a tutto il Paese non solo a un pezzo"

"Un partito degli elettori non solo degli iscritti".
L'intervista al vicesegretario del PD di Carlo Bertini, La Stampa

guerini  guerini
"Il PD renziano è un partito che esce dal suo tradizionale recinto per consolidare quella vocazione maggioritaria già testimoniata dal voto alle europee e considerata velleitaria da chi ci ha preceduto». Evita toni polemici, Lorenzo Guerini, vicesegretario del PD, alla vigilia della Direzione chiamata a decidere il profilo del nuovo partito, ma è evidente a chi si riferisca. A Bersani e compagni che non perdono un colpo per «fare polemiche inutili e pretestuose. Se la strategia è quella di logorare Renzi, non mi sembra abbia gran successo". 

Da dieci mesi governate voi la ditta. In cosa si differenzia da quella di Bersani? 

«Intanto nel messaggio: si sono visti i limiti che il richiamo alla cosiddetta ditta scontava. Il nuovo PD è un partito che parla a tutta l`Italia e non solo a un ne di chiudersi in una ridotta per navigare in mare aperto. 
E in cui le forme di partecipazione si devono rinnovare: dobbiamo riconquistare la fascia tra i 20 e i 35 anni e per farlo l`uso dei social network è essenziale. Non sul modello grillino, ma sul modello Obama per intenderci. 
A sette anni dalla sua nascita dobbiamo proiettare il PD nelle sfide del futuro. Sapendo che le forme del passato hanno mostrato i loro limiti: deve essere chiamata alla partecipazione la platea degli iscritti ma anche quella degli elettori che ci hanno dato fiducia alle europee, coinvolgendoli ad esempio con referendum tematici».