6 agosto 2015

La grande incompiuta di Maroni

Maroni porta dunque a casa l'agognata e travagliata riforma sanitaria e, sornione, ringrazia le opposizioni, perché, dice, se ci fosse stato lui al loro posto, si sarebbe andati sicuramente a settembre.
Ma che cosa porta di nuovo questa riforma?

Maroni sostiene che offra un modello per i prossimi 20 anni di sanità e welfare in Lombardia. Il tutto passerebbe da un fortissimo legame degli ospedali con il territorio a partire dal quale si potrà dare risposte innovative e sviluppare l'eccellenza del sistema sanitario lombardo.

Noi siamo propensi a credere che sia in agguato il rischio di un grande equivoco: va bene rinsaldare il legame degli ospedali con i territori, ma attenzione a non farli soffocare nell'erogazione di prestazioni che avranno sempre più a che fare con la cronicità e le lungo degenze e non saranno in grado di stare al passo con le grandi partite della sanità europea e internazionale. La sanità territoriale va fatta rinascere, dopo la vera e propria decimazione che i servizi di prossimità ai cittadini hanno progressivamente subito nella stagione formigoniana e post-formigoniana, ma non va persa di vista la necessità che ricerca e sviluppo non siano esclusivamente appiattite sulle necessità del territorio.

Da questo punto di vista, come ha sottolineato nel suo intervento conclusivo in aula il nostro capogruppo Enrico Brambilla, questa riforma è una grande incompiuta, perché si limita a disegnare un più che ipotetico nuovo sistema di governance e non offre reali prospettive di sviluppo e innovazione di un sistema sanitario che rischia di rimanere ostaggio dei precari equilibri di forza della maggioranza maroniana.