Anche l’antipolitica può tornare utile quando si tratta di trovare i numeri per sopravvivere.
Lo ha ben capito il presidente della Lombardia Maroni che, al giro di
boa di metà legislatura, ha lanciato segnali d’intesa ai consiglieri del
Movimento 5 Stelle, che non hanno certo disdegnato le lusinghe
presidenziali.
In questi giorni, come previsto dal regolamento consiliare, è stato
fatto il tagliando di metà legislatura alle commissioni attraverso il
rinnovo degli uffici di presidenza delle stesse.
Galateo istituzionale vorrebbe che alle minoranze fosse concessa almeno
una presidenza, di solito quella della commissione Bilancio, la più
importante in termini di ruolo istituzionale e vigilanza sui conti. Non
l’ha pensata così la maggioranza lombarda fin dall’inizio di questa
decima legislatura, concedendo all’opposizione solo la presidenza
dell’innocua (anche se fondamentale) Commissione Speciale Antimafia.
Preso atto di queste concessioni da parte di chi governa, la definizione
del rappresentante di minoranza nei diversi uffici di presidenza
dovrebbe essere una questione da definire tra i partiti di opposizione,
ma così non è stato. La maggioranza non si è infatti limitata ad
osservare, è entrata in campo dando una sponda agli appetiti dei
consiglieri del Movimento 5 Stelle, che non si accontentavano delle
cariche concordate con PD e Patto Civico a inizio legislatura. Abbiamo
assistito a una vera e propria metamorfosi di chi fino a ieri proclamava
il proprio assoluto disinteresse per le poltrone e ora non rifiuta
aiutini della maggioranza per conquistarle.