12 maggio 2017

Maroni e l'arte della guerra

Trecento anni prima di Cristo, in Cina, veniva composto "L'arte della guerra", un trattato di strategia militare che viene attribuito a Sun Tzu.
Abbiamo il dubbio che il presidente Maroni se ne tenga una copia sul comodino, almeno a giudicare dal modo in cui in queste ultime settimane evoca a ripetizioni la fine della legislatura che nega poi, puntualmente, di volere.
Tra le massime di Sun Tzu, ce n'è una che recita: "Di solito, chi ha occupato per primo il campo di battaglia e attende il nemico, è riposato; chi invece arriva più tardi e si impegna all'ultimo momento nella battaglia, è affaticato". Che ci si trovi di fronte, in Lombardia, a una vera e propria occupazione del campo politico amministrativo pare evidente. Non ci sono poi dubbi sul fatto che Maroni punti a scegliere il momento più propizio per il voto proprio nell'ottica di quell'occupazione preventiva del campo di battaglia suggerita dal saggio cinese. Lo stesso referendum consultivo su un'autonomia che Maroni potrebbe aver già chiesto da tempo pare ispirarsi ad altre suggestioni del trattato, quale, ad esempio: "Appari in luoghi dove [il nemico] sarà obbligato ad affaticarsi per raggiungerti in fretta; dirigiti rapidamente dove non se lo aspetta". Il referendum è terreno propizio per la propaganda maroniana e il continuo apparire di diversivi riguardo la data, il possibile accorpamento con le elezioni e altre amenità del genere non sono altro che il tentativo di disorientare gli avversari.
Il governatore non pare neppure troppo convinto della forza delle proprie truppe e allora appronta elementi di difesa dei propri territori, proprio come suggerito da Sun Tzu: "Chi ha poche truppe, è obbligato a grandi preparativi di difesa; chi ha un forte esercito, costringe il nemico a prepararsi contro di lui". Le difese che Maroni sta approntando passano da una frenetica attività di mediazione con i rappresentati dei diversi territori e con le parti sociali attraverso protocolli d'intesa che non mettono in campo risorse, ma impegnano i firmatari a una sorta di patto di non belligeranza, che pare estremamente utile al governatore in vista delle non si sa quanto prossime elezioni.
Meglio fare qualche esempio.
Dopo anni di tira e molla, finalizzati soprattutto a denigrare la legge Delrio e a fomentare malumori territoriali, la regione ha siglato un accordo con le province garantendo loro un'attenzione da parte della regione alle esigenze finanziarie che gli enti locali faticano a coprire.
A complemento dell'accordo, Maroni sta battendo i diversi territori per siglare protocolli con le diverse province sulla gestione delle strade che per le amministrazioni provinciali sono diventate una sorta di incubo. Nei protocolli si leggono impegni reciproci e la promessa della regione di farsi carico della manutenzione, ma non c'è traccia di stanziamenti di bilancio.
A voler essere maligni, ci si trova di fronte all'applicazione dell'ennesima raccomandazione del saggio cinese: "Corrompi tutto quel che c'è di meglio nel nemico con offerte, con doni, con promesse".
Nella stessa legge di semplificazione si trovano elementi per confermare questa tattica, a partire dal riordino delle competenze sui disabili dividendole tra comuni e regione senza però appostare le risorse necessarie, se non con vaghe indicazioni di principio.
Lo stesso si può dire per i vari protocolli d'intesa firmati sui trasporti, sullo sviluppo, sulla scuola, sull'industria… Una grande tessitura di relazioni e promesse che faticano poi a trovare, per ora, concretezza economica, al di là dei comunicati stampa e dell'annuncio di risorse che rischiano poi di essere sempre le stesse. Ci pare di essere, anche in questo caso, in un campo di profonda sintonia con il trattato: "Disturba il nemico con falsi allarmi e false informazioni; guadagna alla tua causa gli amministratori e i governanti delle province nemiche". Le false informazioni, se proprio vogliamo essere pignoli, riguardano l'evocazione di elezioni anticipate, poi smentite, ma subito dopo implicitamente confermate.
E, per finire, Maroni ha in mente molto bene un ultimo suggerimento del saggio connazionale degli attuali padroni delle squadre di calcio milanesi: "Se il nemico ti offre un'occasione di vantaggio, sfruttala subito". Che tradurremmo così: se il nemico va ad elezioni anticipate a Roma, sfrutta subito l'occasione e vacci anche tu.
A copertura di tutta questa strategia, Maroni invoca l'obiettivo di tenere più soldi per la Lombardia (dal 75% è sceso al 50% del mitico residuo fiscale da 54 miliardi) e darne meno al Sud.
Ma su come intenda spendere quei soldi e su quali idee abbia per il futuro della regione è notte fonda, anche perché nella sua pseudo-maggioranza su questo ci sono idee molto diverse.

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