2 ottobre 2017

Nebbia fitta in Brianza

Ci risiamo. Purtroppo.
Un altro comune lombardo è scosso da un'indagine che ipotizza collusioni con la malavita organizzata. Questa volta c'è addirittura un sindaco agli arresti domiciliari e un consiglio comunale che si scioglie per le dimissioni di buona parte degli eletti. Uno spettacolo triste, che deve far riflettere sull'ormai pervasiva capacità della malavita organizzata, la 'ndrangheta in particolare, di mettere radici nei nostri territori, soprattutto laddove gli affari si profilano più allettanti. Il sistema è più o meno quello che già conosciamo: un imprenditore compiacente si fa carico di garantire affari con il beneplacito o addirittura il favore di qualche politico locale.
Non sta a noi ricostruire l'accaduto o ipotizzare gli sviluppi giudiziari, di certo non possiamo esimerci dal sottolineare come sia finito il tempo dell'antimafia delle parole e della legalità fatta a proclami. Servono fatti concreti e azioni che portino a costruire anticorpi solidi e condivisi contro le infiltrazioni. Amministratori locali che spadroneggiano sul proprio territorio e ostentano interventi draconiani per sicurezza e legalità possono anche conquistare consensi sui social network, ma non costruiscono il clima giusto per scongiurare possibili tentativi di infiltrazione e isolare imprenditori spregiudicati o altri soggetti troppo ingombranti.
A Seregno in troppi hanno taciuto o hanno fatto finta di non vedere. Questo non significa scrivere già una sentenza di condanna, quanto piuttosto riflettere su che cosa significhi rafforzare il presidio sociale del territorio. Sono molto opportune le considerazioni del nostro collega Gianni Girelli, presidente della Commissione Antimafia del Consiglio regionale: "Dobbiamo uscire dalla fase della semplice consapevolezza, che ha sostituito quella della negazione, per entrare nella fase della ferma risposta. Agire in maniera preventiva da parte della politica e delle istituzioni diventa una necessità, tanto più che la Lombardia è diventata luogo d'azione di nuovi modelli mafiosi. In gioco c'è la tenuta del nostro modello socioeconomico in termini di competitività, trasparenza e rispetto delle regole, ma anche la credibilità del nostro sistema istituzionale e politico che non può subire ulteriori delegittimazioni".
A questo proposito, sta facendo scalpore la presenza dell'ex vice presidente della regione e tutt'ora consigliere regionale Mario Mantovani nella lista dei destinatari di un avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta di Seregno. Lungi da noi ogni atteggiamento di condanna preventiva. Mantovani ha tutto il diritto di difendersi e di dimostrare la propria estraneità, ma il fatto che il suo nome compaia in diverse inchieste non può lasciare indifferenti. O siamo di fronte a un clamoroso caso di persecuzione e di accanimento giudiziario, o qualche considerazione sul metodo e lo stile di fare politica diventa necessaria. E' senza dubbio vero che chi fa politica e vuole essere presente nei territori che lo hanno eletto può sempre essere a rischio di finire immortalato mentre stringe la mano a qualche individuo discutibile o partecipa a incontri in cui si è infiltrato qualche soggetto imbarazzante, ma c'è anche una vigilanza e un'azione preventiva da mettere in atto. E' faticoso, certo, e rischia anche di precludere qualche buona opportunità di conquistare consenso, ma è sempre più necessario, soprattutto di fronte al moltiplicarsi di segnali allarmanti riguardo possibili infiltrazioni malavitose.
La legalità non ha colore politico, è un percorso da costruire assieme, a prescindere dagli schieramenti.
Nessuno può dirsi al sicuro dall'assalto di chi tenta di infiltrare le istituzioni, ma nessuno può ergersi a paladino indiscusso e indiscutibile della legalità o, peggio ancora, dell'onestà.
La legalità è un bene comune che cresce quando viene condiviso e riconosciuto anche negli altri. Chi crede di poterlo costruire e gestire da solo o lo usa per promuovere se stesso e screditare gli altri lo mette a rischio. E' più utile e lungimirante praticare silenziosamente e quotidianamente la legalità e l'onesta che proclamarle o postarle sui social network e lasciare poi che la nebbia dell'illegalità si addensi attorno a noi.

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