5 dicembre 2017

Lo stato di eccezione lombardo

La prevenzione è una delle scelte politiche più lungimiranti e sensate.
E' fondamentale ribadirlo proprio nella giornata dedicata alla lotta all'AIDS, una malattia che non crea più l'allarme sociale di qualche anno fa, ma che continua a diffondersi, soprattutto tra i più giovani, per comportamenti e abitudini ad alto livello di rischio, accompagnati da una scarsa cultura della prevenzione.
Si parla poco del virus Hiv, ma i contagi sono in aumento, soprattutto in Lombardia e tra la popolazione più giovane, indice del fatto che si è abbassata la guardia rispetto a un'infezione da cui non si guarisce, ma si riesce comunque a contenere e gestire grazie a farmaci sempre più evoluti, ma anche sempre più costosi.
Puntare sulla prevenzione significa, dunque, anche risparmiare e poter utilizzare in modo più lungimirante le risorse a disposizione. Al netto del fatto che la priorità rimane comunque la salute delle persone, la cultura della prevenzione a molto a che fare con la qualità della vita personale e sociale di chi vive in Lombardia.
Proviamo a pensare che cosa significa prevenzione in campo ambientale e quali siano i costi di una gestione poco assennata del territorio e dell'ambiente.
In Lombardia sono 1224 su 1520 i comuni a rischio idrogeologico, pari a oltre l'80% del totale. Una situazione pesante, che non è certo frutto di un destino cinico e baro, ma di una gestione del territorio che, negli ultimi decenni, si è limitata a interventi di carattere emergenziale senza mettere in atto veri progetti di prevenzione. L'incuria del territorio porta con sé spese enormi a causa di piccoli e grandi eventi di dissesto che ormai non fanno più notizia e denunciano una scarsissima cultura della prevenzione che causa enormi costi alla collettività.
La mancanza di prevenzione si manifesta però anche a livello sociale.
Pensiamo al degrado di tante nostre periferie, in cui si concentrano problemi enormi che negli anni sono stati scaricati sulle zone più marginali, senza alcuna capacità di gestire dinamiche sociali che la politica ha usato per creare allarme e non è stata in grado o non ha voluto affrontare. Limitarsi alla denuncia non basta, o meglio, non dovrebbe essere il mestiere della politica che è chiamata piuttosto a individuare percorsi per prevenire le situazioni difficili o accompagnarle verso possibili soluzioni.
Ci ha molto colpito, a questo proposito, quanto accaduto a Como nei giorni scorsi: un gruppo di neofascisti appartenenti a un'organizzazione con radici venete, ha fatto irruzione nella sala in cui si stava svolgendo una riunione della Rete Como Senza Frontiere interrompendo la riunione e leggendo un proclama dai chiari toni intimidatori e razzistici. Un episodio inquietante, che deve far riflettere sul clima di intolleranza che si va diffondendo.
Anche in questo caso dobbiamo interrogarci sulla prevenzione, per evitare che episodi come questo si moltiplichino in una sorta di complice indifferenza che potrebbe accrescere il rischio che alle parole seguano atti di violenza fisica. Ci preoccupa molto il silenzio di una parte della maggioranza che regge la nostra regione. Ci inquieta, soprattutto, l'atteggiamento del leader della Lega Matteo Salvini che arriva a dichiarare che il problema è Renzi e non i presunti naziskin. Il presidente Maroni si è affrettato a prendere le distanze, ma il problema rimane e ha molto a che fare con il clima di intolleranza che si è creato in questi anni e che ha portato a giustificare atteggiamenti che solo qualche anno fa avrebbero fatto inorridire l'intera opinione pubblica.
La prevenzione è sinonimo di lungimiranza e di capacità di indicare una prospettiva che vada oltre la miope e spesso cinica gestione del presente.
Giorgio Agamben, professore di estetica a Venezia, ha parlato qualche anno fa di "stato di eccezione", ossia di una sospensione dell'ordine giuridico che siamo abituati a considerare come misura provvisoria e straordinaria. Ebbene, quando manca la cultura della prevenzione o, se preferite, la politica, lo stato di eccezione diventa un paradigma normale di governo e rischia di abituarci a tutto, fino a cancellare il confine fra democrazia e arbitrio violento. Uno scenario eccessivo? Forse, ma non così remoto, soprattutto se, anche in Lombardia, non si tornerà a promuovere un'autentica cultura della prevenzione.

Nessun commento:

Posta un commento