11 agosto 2017

LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA


Dum Romae consulitur
Mentre a Roma si discute, a noi tocca occuparci della presa di Sagunto, ovvero Palazzo Lombardia. Pare ormai assai probabile che elezioni nazionali e regionali si terranno in contemporanea nella prossima primavera. Scenario ancor più complicato dal diverso sistema elettorale: verosimilmente proporzionale per il Parlamento, sicuramente maggioritario per il Consiglio regionale. Fare a Milano quel che non si riesce a fare nella Capitale, ovvero rimettere insieme un centrosinistra largo e di governo non è impresa facile nè forse sufficiente, ma necessaria e possibile. Al momento di stringere le fila la destra trova sempre la sintesi: meno tasse e meno migranti ed il programma è bell'e pronto. Per noi è tutto sempre più complicato e cavilloso. Fin dalla scelta del candidato; loro a Milano già ce l'hanno: Roberto Maroni. A dire il vero ce l'avremmo anche noi: Giorgio Gori. Se ne presentasse un altro se ne può ragionare. Purché non si finisca pure noi nella palude capitolina.

La settimana in Regione
Martedì 1 agosto è stato votato l'assestamento di bilancio, uno dei più travagliati della legislatura. A causa, anzitutto, dell'improvvisazione e dello scollamento interno alla maggioranza, e tra Giunta e Consiglio. Due episodi cruciali lo hanno contrassegnato, a distanza di pochi secondi l'uno dall'altro. Per due volte di seguito la Giunta è stata battuta su due emendamenti. Il primo, l'ormai famoso stanziamento di 500 mila euro per gli Open di Golf di Monza. Bocciato da un buon pezzo della stessa maggioranza. Poi è stato approvato un emendamento di 6 milioni per la montagna. Avversato dall'assessore Garavaglia, firmato dal PD Barboni e sostenuto, oltre che dalle minoranze, dalla lobby trasversale dei consiglieri delle valli. Questo 1-2 ha reso necessaria una lunga sospensione della seduta per chiarimenti interni al centrodestra. Furibondo Maroni, che nella stessa mattinata aveva partecipato ad una conferenza assicurando l'obolo ai golfisti. In spregio al Regolamento è stato quindi presentato un nuovo emendamento per ripristinare ciò che era stato appena respinto. Da qui la protesta di tutta la minoranza, con toni accesi soprattutto dei grillini. È dovuta intervenire la Digos, cosa mai successa in quasi cinquant'anni di istituzione della Regione. Maroni, partito con le scope per far pulizia, finisce il suo mandato con le mazze. È proprio andato in buca.