16 giugno 2018

Carceri, la denuncia del Garante: "Negli hotspot violati i diritti fondamentali delle persone straniere"

La relazione annuale al Parlamento. Il diritto al lavoro dietro le sbarre garantito solo a uno su 3. La proposta: "Per i transessuali creare sezioni specifiche negli istituti femminili"

di ALESSANDRA ZINITI (Repubblica)

15 giugno 2018

Le condizioni dei migranti negli hotspot ma anche dei detenuti nelle strutture per minori, nei reparti speciali del 41 bis, nei reparti ospedalieri protetti, dei transgender. C'è un monitoraggio variegato del panorama delle carceri italiane nella relazione annuale al Parlamento del garante nazionale dei detenuti Mario Palma, consegnata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e presentata oggi alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico e del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.
I migranti negli hotspot
Se nel 2017 si è assistito ad un calo degli arrivi sulle coste italiane e a una corrispondente diminuzione degli ingressi negli hotspot, d'altra parte si è registrata una crescita del numero delle persone transitate nei centri di trattenimento (+36 %), del numero dei centri stessi e delle persone rimpatriate in maniera forzata con scorta internazionale (+ 25%). "Va purtroppo rilevato - nota il garante - che le rinnovate espressioni di impegno per il rispetto dei diritti fondamentali sono rimaste dichiarazioni di principio, cui non hanno fatto seguito il miglioramento della vivibilità e una nuova organizzazione delle strutture. Scadenti condizioni materiali e igieniche, assenza di attività, mancata apertura dei centri alla società civile, scarsa trasparenza, assenza di una procedura di reclamo in caso di violazioni dei diritti sono solo alcuni dei nodi critici", è la denuncia di Mauro Palma che parla di "possibili gravi ripercussioni sui diritti fondamentali delle persone straniere". Così come critico è il tempo di permanenza delle persone negli hotspot che non dovrebbe superare le 48 ore e che invece va ben oltre.

I rimpatri
Sono state monitorate 16 operazioni di rimpatrio forzato, di cui 13 voli charter verso la Tunisia e tre verso la Nigeria. Lo staff del garante, presente sugli aerei, ha stigmatizzato l'adozione di alcune prassi: migranti con i polsi legati da fascette per ore anche in assenza di comportamenti a rischio, nessun avviso per tempo della partenza, nessun avviso ai familiari e lunghe attese in piedi. Il garante, nella sua relazione, esprime grosse perplessità "sull'opportunità di organizzare voli di rimpatrio forzato verso Paesi come l'Egitto e la Nigeria, che non hanno istituito un meccanismo nazionale di prevenzione della tortura".

I transessuali
La relazione contiene anche una proposta di tutt'altro genere destinata ad aprire un dibattito: trasferire in sezioni specifiche in istituti femminili i 58 transessuali attualmente ospitati in dieci sezioni tutte collocate in istituti maschili. L'opinione del garante è che "sarebbe più opportuno dare maggior rilevanza al genere, in quanto vissuto soggettivo, che alla contingente situazione anatomica".

I bambini detenuti
Un capitolo è dedicato ai bimbi sotto i tre anni che vivono in carcere insieme alle mamme detenute: sono otto. Quindici, di età fino ai 6 anni, invece stanno negli Istituti a custodia attenuata. Alcuni istituti sono attrezzati con sezioni o stanze nido ma altrove i bimbi vivono addirittura in promiscuità con le altre donne detenute. Altissimo poi il numero dei bambini che entrano in carcere a visitare i genitori: due milioni in Europa.

Il diritto al lavoro
Critica la situazione del diritto al lavoro. "La carenza quantitativa e qualitativa del lavoro offerto all'interno degli istituti - dice il garante - è una delle criticità maggiori. Al 31 dicembre, secondo i dati del Dap, a lavorare erano 18.404 persone, il 31,95 % della popolazione detenuta, con un leggero incremento rispetto al 2016 ma sempre ben al di sotto della quota del 50%.

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