27 luglio 2018

Protezione dei dati e scandalo Facebook Cambridge Analytica


Carissime, carissimi,

con questa newsletter anziché parlarvi di politica (che in questo periodo, purtroppo, ci riserva tante delusioni) vi voglio raccontare di quello che sta facendo l’Europa, e in particolare il Parlamento Europeo, su uno dei temi controversi e di forte attualità quali la protezione dei dati personali, l’intelligenza artificiale, e il copyright.

Oggi entro nel merito dello scandalo Facebook/Cambridge Analytica.

È notizia fresca la multa di 500.000 sterline del Garante del Regno Unito a Facebook proprio per il mancato rispetto della protezione dei dati personali.

Il tema era venuto fuori con lo scandalo di qualche mese fa per l’uso scorretto di un’enorme quantità di dati derivati da 87 milioni di utenti prelevati da Facebook, da parte di un’azienda di consulenza per il marketing online che si chiama Cambridge Analytica, fondata da Robert Mercer, un miliardario imprenditore statunitense conservatore che è stato anche uno dei finanziatori del sito d’informazione di estrema destra Breitbart News, diretto da Steve Bannon (consigliere e stratega di Trump durante la campagna elettorale e poi alla Casa Bianca). Cambridge Analytica è specializzata nel raccogliere dai social network dati sugli utenti: quanti “Mi piace” mettono e su quali post, dove lasciano il maggior numero di commenti, il luogo da cui condividono i loro contenuti. Queste informazioni sono poi elaborate da modelli e algoritmi per creare profili di ogni singolo utente (microtargeting) e cercare di influenzarne preferenze e scelte.

A seguito di questo scandalo il fondatore di Facebook Mark Zuckerberg è stato chiamato in audizione sia al Congresso che al Parlamento Europeo (qui il video dell’audizione) che ha deciso di andare a fondo del caso con diverse audizioni (per un approfondimento si veda il mio sito).

L’obiettivo del Parlamento Europeo è chiedere conto di questo scandalo e discutere le soluzioni concrete che le piattaforme online dovranno introdurre per mettere al riparo tutte le prossime elezioni - anche quelle per le elezioni del Parlamento europeo previste nella primavera del 2019 - da ogni rischio di manipolazione.

Lo scandalo di Facebook e Cambridge Analytica sprona ancora di più l’Europa a una maggiore trasparenza rispetto alla gestione di catene di dati su strutture interconnesse (come le piattaforme online), per assicurare che ci sia reale comprensione da parte degli utenti sulla protezione della loro riservatezza.

Il Parlamento europeo sta anche studiando come mantenere aperto il mercato dei social media, tutelando le PMI attive nel settore nei confronti dei colossi di internet (Facebook, Google ecc.), perché sono quest’ultime a riuscire a impattare sull’innovazione.

Dalle audizioni è stato sottolineato che FB non è un vero e proprio spazio pubblico ma piuttosto uno spazio sotto il controllo di una impresa privata, che si sta rivelando refrattario a dar conto del suo operato

Le rivelazioni sull’abuso dei dati Facebook sono arrivate proprio nel momento in cui l’Unione europea si preparava all’entrata in vigore del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR dall’inglese General Data Protection Regulation), su cui vi avevo inviato una newsletter ad hoc.

Con il regolamento si è deciso di stabilire nuove regole che le società che trattano dati personali di cittadini europei devono seguire, dando così più controllo ai cittadini sui propri dati personali, ad esempio il diritto di sapere quando i dati in possesso di una società sono stati hackerati e il diritto di obiettare alla profilazione.

Il Parlamento europeo vuole anche assicurare la privacy per le comunicazioni elettroniche. Per fare questo ha avanzato la proposta di riforma della direttiva sull’e-privacy che applica alti standard di riservatezza, gli stessi delle telefonate, alle comunicazioni via messaggio come Messenger, Whatsapp e Skype.

Nella proposta per una privacy digitale è anche incluso un controllo più severo sull’uso dei dati, che devono essere impiegati solo per lo scopo per cui è stato dato il consenso, e sui meta dati (i cosiddetti “dati sui dati”, cioè informazioni sui numeri chiamati, sui siti visitati, sulla geolocalizzazione) in modo che siano trattati in maniera confidenziale e non vengano trasmessi ad altri soggetti.

Credo che il Parlamento Europeo, che comunque proseguirà con le audizioni su Cambridge Analityca, abbia saputo dimostrare una fermezza e una capacità decisionale, a tutela dei suoi cittadini e dei valori che lo contraddistinguono, nettamente superiore a quanto ha invece fatto il Congresso degli Stati Uniti.

Resto a disposizione per ulteriori appronfondimenti e vi saluto caramente,

Patrizia Toia

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