3 gennaio 2019

Caro 2019, portami un partito normale

Gli auspici per l’anno nuovo dopo un terribile 2018

Vorrei che il 2019 portasse con sé un partito di sinistra normale.
Vorrei un partito ancorato ai valori della sinistra, quelli di sempre: libertà e uguaglianza. Con particolare attenzione alla libertà, oggi messa a repentaglio dalla destra mondiale, europea e italiana.
Un partito che piano piano sconfiggesse le due destre italiane hanno saputo trovare facce nuove per agitare  messaggi vecchissimi, il razzismo, l’intolleranza, l’antiparlamentarismo, la demagogia.
Vorrei un partito capace di fare opposizione puntando a governare il Paese perché la sinistra o è capacità di governo o non serve a niente.
Vorrei un partito normale, plurale ma unito, con un segretario che dirige e non comanda, un gruppo dirigente che discute e non si fa la guerra, parlamentari e dirigenti che studiano i problemi e mantengono i contatti con il Paese reale.
Vorrei un partito normale che non pensasse solo alle campagne elettorali e alla composizione delle sue liste ma fosse impegnato soprattutto nei periodi “fra” le campagna elettorali.
Vorrei un partito che rivendicasse il grande compito cui ha assolto in questi anni arginando una spaventosa crisi economica e ricordasse a se stesso e agli altri tutti gli sforzi fatti per salvare il Paese dalla bancarotta in cui rischiava di finire.
Vorrei un partito non arrogante ma fermo, combattivo ma sereno nelle sue convinzioni, che non avesse paura di ammettere gli errori, primo fra tutti che fosse sufficiente l’azione dall’alto troppo spesso negando o sottovalutando i drammi reali del Paese.
Vorrei un partito che non fosse ossessionato da dispute ideologiche superate e che non fosse subalterno ad altre esperienze europee, puntando invece ad una via Italiana al riformismo.
Vorrei un partito normale e autonomo, non subalterno agli altri partiti e non angosciato dal tema delle alleanze. Vorrei dunque un partito che pensasse a come crescere, non a inseguire gli altri.
Un partito giovane e creativo ma che sollecitasse con umiltà le opinione dei più anziani, che in fin dei conti ne sanno più di tutti.
Vorrei un partito normale con un segretario normale, serio, aperto, onesto, creativo. Chiunque egli sia, a questo punto, purché sappia riconnettere il suo partito alla società e alle periferie della società.
Vorrei un partito normale in cui ci fosse spazio per tutti, con una maggioranza che ascolta e una minoranza che non minacciasse ogni cinque minuti di andarsene.
Vorrei un partito con normali organismi dirigenti, con responsabilità individuali specifiche e risultati valutabili, con una attenzione completamente diversa nei confronti delle realtà locali, con strumenti d’informazione autonomi strutturati e autorevoli.
Vorrei un partito che ponesse la questione della qualità della democrazia dei partiti e dunque anche il tema del loro finanziamento, senza il quale non si può fare politica a meno che non si abbia una florida azienda alle spalle.
Vorrei un partito che chiedesse a chi ne sa come funzionano i nuovi processi economici, sociali, ambientali, demografici.
Vorrei un partito normale nel quale si studiasse e non si pensasse a far carriera e a costruire cordate. Un partito che non fosse una caserma di yes men  ma nemmeno un casino di voci stonate e sovrapposte.
Vorrei un partito normale nel quale non ci si guardasse in cagnesco.
Ecco, spero che almeno una parte di questa “normalità” il 2019 la porti. Al Pd.

Tratto da Democratica