Lo scandalo dell' esame farsa di italiano all'ex calciatore del Barcellona evidenzia come il pesce puzzi dalla testa. Troppi dirigenti pubblici si rivelano degli stuoini con i potenti
di Gad Lerner - Nigrizia
Era inevitabile che nel corso del maledetto anno che ci siamo lasciati alle spalle il tema dell’immigrazione passasse in second’ordine nell’agenda politica e nel dibattito pubblico.
Ma c’è un piccolo dettaglio che non mi va giù e merita quanto meno di essere rilevato, prima di archiviare la vicenda che ha avuto di gran lunga più risalto in materia di regole e diritti dei migranti.
Mi riferisco allo scandalo dell’esame pilotato in favore del calciatore Luis Suárez all’Università per stranieri di Perugia, per consentirgli di ottenere, in fretta e furia, la cittadinanza italiana mentre la Juventus ne stava trattando l’acquisto.
Ormai sappiamo tutti com’è andata. Rettore e docenti di quell’ateneo si sono fatti in quattro, un po’ per soggezione e un po’ nella speranza di trarne vantaggi, per favorire con escamotages truffaldini la richiesta pervenuta da un manager juventino, Fabio Paratici. Una professoressa più zelante e tifosa degli altri, volendo spiegare ai colleghi perché non si poteva dire di no, è giunta ad affermare: «Paratici conta più di Mattarella».
Il messaggio è giunto forte e chiaro a milioni di cittadini stranieri: le regole valgono solo per i poveri, ai ricchi invece è consentito di infischiarsene.