29 novembre 2011

Una maggioranza risicata approva il PTCP di Monza e Brianza.


Fonte sito PD Monza e Brianza.

Molto critico il Pd, che nei prossimi giorni presenterà le sue proposte
: "La provincia non pone un argine al consumo di suolo". Un largo numero di comuni della provincia di Monza non condivide il Piano territoriale di coordinamento provinciale (Ptcp) proposto dalla giunta Allevi e approvato oggi nell'assemblea dei sindaci da una maggioranza molto ridotta delle Amministrazioni comunali brianzole (delle 33 presenti stamani, su 55, 18 hanno detto sì, 14 no e 1 si è astenuta).

Lo sottolinea il gruppo provinciale di Monza del Pd, che nei prossimi giorni illustrerà le proprie proposte. Dopo il parere espresso oggi dai sindaci, il Ptcp sarà presentato e discusso in Consiglio provinciale a partire dal prossimo 15 dicembre.

"Un documento che non raccoglie neanche la maggioranza assoluta dei sindaci brianzoli – commenta il capogruppo Domenico Guerriero. La provincia, con il proprio documento, non pone un argine al consumo di suolo, anzi: rispetto al Ptcp in vigore aumenta il territorio urbanizzabile.

Su Pedemontana – continua Guerriero - viene solo considerato il tracciato senza nulla dire su che ne sarà delle aree intorno, mentre sulle aree agricole da considerare strategiche la Provincia ha praticamente escluso tutte quelle su cui i comuni pensano di sviluppare in futuro nuove edificazioni.

Con questo piano, insomma – conclude il capogruppo Pd – l'amministrazione provinciale ha rinunciato a dare precise indicazioni e disposizioni ai comuni su come tutelare in modo più incisivo uno dei territori più cementificati del nostro Paese".

Sulbiate Consiglio Comunale: questa sera - martedì 29 novembre - inizio ore 21,00.


Oggi Consiglio Comunale di Sulbiate.

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Durban: s.o.s. terra, ultima chiamata?

Il protocollo di Kyoto è il trattato del 1977 che impegava gli stati aderenti nella limitazione delle emissioni di gas serra ( i principali esponsabili dei probelmi dovuti al riscaldamento globale) scade il primo gennaio 2013.

E' urgente e necessario rinnovare e ristabilire gli impegni. Ma ancora ad oggi non si conoscono esattamente i termini, nè quanti paesi sono pronti a sottoscrivere una comune intesa per proteggere la nostra atmosfera.

Intanto tra il 1990 e il 2009, le emissioni di gas serra sono aumentate del 38%.



Ieri si è aperta a Durban in Sud Africa la difficile conferenza dell'Onu sul clima. Difficile perchè USA e Cina, che da soli costituiscono il 50% della produzione dei gas, già allora, non aderirono al protocollo di Kyoto. Inoltre sembrerebbe che Giappone, Canada, Russia, non abbiano intenzione di firmare nuovi impegni per il futuro, mentre i paesi in via di nuova industrializzazione cercano di rinviare l'obbligo di particolari limitazioni. Purtroppo lo scenario non è dei più confortanti.

Se il riscaldamento del Pianeta dovesse aumentare di altri due gradi le conseguenze sarebbero catastrofiche.

Dalla conferenza di Durban il mondo attende importanti risposte. L'atmosfera è malata e si deve agire prima che sia troppo tardi, prima che si sia superato il punto di non ritorno.

La nota del mattino del 29 novembre 2011.

1. IL MONDO RALLENTA. L’ITALIA VA IN RECESSIONE. MOODY’S E COMPAGNI VEDONO NERO. MA IL VERTICE USA-EUROPA E LA PROSPETTIVA DI UN PIANO PER SALVARE L’EURO PORTANO UN POCO DI PACE. SE L’8 E IL 9 DICEMBRE L’EUROPA DECIDE SI APRE UNA NUOVA FASE. SE NON DECIDE, SARA’ TEMPESTA.
L’Ocse, l’organizzazione che raggruppa i paesi industrializzati nel mondo, vede nero. L’economia rallenta in tutto il mondo. L’Italia andrà addirittura in recessione, cioè il valore della ricchezza che sarà prodotta dall’intero paese nel 2012 sarà inferiore a quello prodotto nel 2011.
E’ una notizia pessima, soprattutto per i posti di lavoro. Ed è anche una notizia che conferma che hanno ragione tutti gli economisti e i politici, da Obama al Pd, che sollecitano da tempo una spinta alla crescita e non solo un cieco rigore sui conti, che pure è necessario. In questo contesto il compito del governo Monti diventa ancora più difficile.
Il presidente Usa, Barack Obama, ha incontrato ieri il presidente della Commissione europea Barroso e il presidente del Consiglio europeo Rompuy. In altri tempi sarebbero stati il cancelliere tedesco, il presidente francese o il capo del governo italiano a vedere il presidente Usa. Per la prima volta l’Europa intera si sente rappresentata dal vertice della Commissione. E non solo: Obama e Barroso hanno convenuto che occorre fare tutto per salvare l’euro.
L’accordo tra le due sponde dell’Atlantico ha portato un po’ di ottimismo. Le borse hanno chiuso in attivo in tutto il mondo. Ora però tocca all’Europa: se nel vertice del 9 dicembre saranno presi provvedimenti all’altezza dei problemi (poteri alla Bce di funzionare come prestatore di ultima istanza, accordi bilaterali tra Stati per far avanzare il raccordo nelle politiche di bilancio, altre forme di intesa o altro ancora) questa potrebbe essere la prima tappa per uscire dal tunnel. In caso contrario sarà di nuovo tempesta e potrebbero avverarsi le previsioni più cupe, come quella di Moody’s, secondo la quale saranno possibili diversi sganciamenti dall’euro e diversi fallimenti in Europa.
Da Il Corriere della Sera. Articolo di Massimo Gaggi. “Modello Federal Reserve per la Bce, la Banca centrale europea. E` questa, secondo Washington, la via maestra per il salvataggio dell`eurozona. La Casa Bianca lo va ripetendo da tempo, anche se pubblicamente ricorre a varie metafore per non urtare la suscettibilità dei partner della Uee, soprattutto, della Germania. Quattro settimane fa, al G2o di Cannes, in tutti i «briefing» i rappresentanti di Obama hanno spiegato che gli Usa sono pronti ad aiutare l`Europa, anche «mettendo a disposizione l`esperienza accumulata nella gestione della crisi finanziaria del 2008-2009»: quella affrontata col Tarp, il fondo di salvataggio del Tesoro, e un imponente manovra di sostegno alle banche attraverso immissioni di liquidità della Fed (la Banca centrale Usa) praticamente senza limiti. Ieri, incontrando alla Casa Bianca i leader dell`Unione il capo della Commissione Ue, José Manuel Barroso e il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy - il presidente americano ha ribadito il pieno appoggio di Washington agli sforzi dell`Europa per evitare un collasso della sua unione monetaria. Poi, rivolto ai giornalisti che si mostravano delusi per l`assenza di novità eclatanti, ha spiegato che è «difficile far venir fuori grandi notizie quando due interlocutori vanno d`accordo
quasi su tutto». In realtà, però, l`approccio alla crisi sulle due sponde dell`Atlantico è stato fin qui piuttosto diverso, soprattutto a causa della rigidità di un modello europeo che affida alla Bce un ruolo diverso da quello della Fed, che negli Usa può muoversi a tutto campo. Il «pressing» di Obama sulla cancelliera Angela Merkel perché anche l`Eurotower di Francoforte rischi di più senza trincerarsi dietro il rispetto formale di trattati e regolamenti in una fase così drammatica, fin qui ha avuto poco successo. Ma gli eventi dell`ultima settimana- le prime, promettenti mosse del governo Monti sulla scena internazionale, le crescenti difficoltà della Francia, la Germania lambita anch`essa dalla crisi in occasione di un`asta dei Bund, il nuovo piano di salvataggio dell`euro discusso nel week end scorso e che potrebbe essere varato il 9 dicembre - hanno aperto uno spiraglio. I mercati, ieri in forte recupero, hanno subito percepito il segnale e lo stesso Obama ha cercato di aprire un varco: il vertice annuale con i leader arrivati da Bruxelles è stato dedicato soprattutto alle misure necessarie per rilanciare l`interscambio commerciale tra le due sponde dell`Atlantico e per coordinare meglio la politica estera di Washington e Bruxelles sulle sanzioni all`Iran, sull`Afghanistan, il Medio Oriente e l`Est europeo. Comprensibile l`insistenza sul commercio, visto che Usa e Ue, insieme, rappresentano oltre la metà del Pil mondiale. Obama è estremamente preoccupato dalla prospettiva di una recessione dell`Europa, tuttora di gran lunga il primo importatore di merci e servizi Usa, che potrebbe avere conseguenze gravi per un`economia americana già in affanno, quando mancano ormai solo 11 mesi alle elezioni presidenziali. A un`Europa che si è sentita un po` marginalizzata dal recente viaggio di Obama nell`area del Pacifico - una missione durante la quale si è parlato molto della centralità acquisita da questo oceano a scapito dell`Atlantico-Washington risponde con un «TransAtlantic Trade Pact» che richiama in parte la nuova zona di libero scambio che sta nascendo tra le due sponde del Pacifico: un piano per realizzare un patto commerciale capace di rilanciare gli affari e l`occupazione che è diventato il cuore del documento congiunto di ieri. A chi chiede che, con l`Europa semiparalizzata da vincoli normativi e diffidenze reciproche, sia il Fondo monetario a intervenire con enormi prestiti-ponte a favore di Italia e Spagna - interventi talmente massicci da scoraggiare la speculazione per un lungo periodo di tempo - viene risposto che il Fondo non disporrebbe delle risorse sufficienti per affrontare un simile onere, nemmeno se tutti i suoi principali soci fossero d`accordo su un massiccio rifinanziamento della grande istituzione multilaterale. Cosa che i Paesi emergenti sono restii a fare, mentre gli stessi Usa, pur offrendo solidarietà e parlando genericamente di aiuto, continuano da settimane a ripetere che l`Europa ha gli strumenti e le risorse per farcela da sola. Ma a questo punto, pur di convincere la Germania a cambiare rotta sulla Bce, Obama sembra disposto a concedere qualcosa sul Fmi, chiamato a integrare, non a sostituire, gli interventi della Banca centrale europea”.

2. IL GOVERNO ORA E’ AL COMPLETO. L’ITALIA HA VENTI GIORNI PER USCIRE DAL TUNNEL E FAR VEDERE CHE FA SUL SERIO.
Fatti i viceministri e i sottosegretari, il governo è ormai nel pieno delle sue funzioni. Ora tocca ai provvedimenti. E sarà la vera prova del fuoco. L’Italia dovrà dimostrare di saper fare “i compiti a casa” come dice Monti, anche per poter dire la propria al tavolo europeo e mondiale su come si può uscire dalla crisi. Ci resta ormai poco tempo.
Da Il Corriere della Sera. Articolo di Federico Fubini. “I venti giorni per salvare l`Italia iniziano ora e stavolta è difficile che si possa conquistare altro tempo. I decisori
d`Europa hanno già militarizzato il calendario del mese di dicembre come la mappa della battaglia decisiva. La Banca centrale europea, il governo italiano, la cancelleria tedesca: in tutte le stanze del potere, chi può sta piantando bandiere e spostando le proprie forze sulla carta geografica per evitare un cedimento. Che poi lo stesso risultato si riproduca nella realtà, dipenderà dalla determinazione con cui le decisioni dei prossimi giorni saranno prese.
Il momento per convincere i mercati e la Bce per l`Italia è questo: un confronto formale su nuovi eventuali interventi, a Francoforte, non partirà prima di aver preso visione delle misure del governo. Poi tutto il processo potrà - o potrebbe - finalmente accelerare. Il primo passaggio è già all`Eurogruppo dei ministri finanziari europei di oggi, un debutto con il cappello da ministro dell`Economia nel quale Mario Monti presenterà le misure a cui lavora il governo. Queste arriveranno sono lunedì prossimo e, visto da Francoforte, non si tratta di un passaggio meramente formale. Il capitale di credibilità del premier è intatto nelle capitali d`Europa, ma quello del Paese che rappresenta e del Parlamento che lo sostiene non più. La Bce vuole veder chiaro nelle misure - numeri, scadenze, meccanismi - prima di discutere formalmente qualunque nuova iniziativa a favore dell`Italia. Non che il presidente Mario Draghi dubiti di Monti, ma molti nel Consiglio della banca si sono già sentiti traditi dall`Italia quando Silvio Berlusconi tirò i remi in barca dopo i primi interventi dell`Eurotower in agosto. Ora non hanno più voglia di prendere rischi: la crisi dell`euro in fondo è anche la crisi dei loro posti di lavoro, oltre a quella di un continente. Dunque solo dopo il Consiglio dei ministri di lunedì prossimo tutto potrà accelerare. Se la Bce riterrà che le misure italiane possono rassicurare i mercati (alla lunga) sulla capacità del Paese di crescere, discuterà nuovi interventi. Alcuni nel Consiglio direttivo di Francoforte pensano ad acquisti illimitati di titoli di Stato italiani (e spagnoli), solo una volta superato un certo livello degli spread. Per ora però sembra più probabile che l`Eurotower si orienti su acquisti incisivi sì, ma solo fino alla soglia dei 20 miliardi alla settimana. Su questo, si considera ancora escluso che un annuncio possa arrivare già nel prossimo vertice della Bce dell`8 dicembre. Per allora la banca centrale si concentrerà nel montare una enorme camera a ossigeno per le banche europee. L`infrastruttura si fonderà su due pilastri: un`asta illimitata di liquidità a tre anni, più la scelta di accettare in garanzia per i prestiti agli istituti anche titoli di scarsa qualità. Così l`Eurotower intende sostituirsi al mercato paralizzato da una glaciazione forse peggiore che ai tempi del crac di Lehman. La liquidità illimitata a tre anni, punta infatti a permettere alle banche di rimborsare i debiti in scadenza e intanto di continuare a concedere crediti alle famiglie o alle imprese anche sulle scadenze medio-lunghe. Oggi la sfiducia è tale che molte banche trovano fondi sul mercato solo a scadenza di un giorno, non oltre. Ma hanno esposizione sulle imprese o sui mutui a venti o a trent`anni: possono recuperare i loro soldi solo in un futuro distante, ma devono rimborsare i debiti ogni giorno. «È come guidare in autostrada con un joystick al posto del volante», osserva un banchiere. Il rischio dì un incidente è elevatissimo. Sarebbe un disastro a catena: solo nel primo trimestre del 2012 il settore del credito in Europa ha bisogno di fondi per 280 miliardi di euro per evitare un`insolvenza, poi di 800 miliardi su tutto l`anno.
Di qui anche l`idea della Bce di accettare dalle banche titoli di dubbia qualità in garanzia per i suoi prestiti. Per molte banche, può rivelarsi una pozione salva-vita. Soprattutto gli istituti di media o piccola taglia hanno infatti già esaurito la carta «solida» da portare in Eurotower in cambio di fondi freschi e, senza questa svolta, non
potrebbero più alimentarsi alla banca centrale. Per l`istituto di Draghi è un rischio, ma non c`è scelta. A quel punto la mappa di dicembre prevede il vertice europeo del 9. Monti allora spiegherà le misure dell`Italia e, sperabilmente, convincerà. Angela Merkel - sostenuta da Nicolas Sarkozy perché il leader francese non ha altra scelta - cercherà di far passare le proprie: la Germania punta al massimo dei vincoli nella sorveglianza di bilancio dei Paesi dell`euro. Contro il potere di veto europeo sulle decisioni di bilancio nazionali si è già alzato un fuoco di sbarramento e per ora Merkel è arretrata. Ma altre proposte di pari impatto certo seguiranno: dal vincolo di pareggio in costituzione alle sanzioni rafforzate. A quel punto tutto sarebbe pronto, nella settimana che inizia il 12 dicembre, perché la Bce incrementi la sua azione di sostegno ai titoli di Stato. Non è certo troppo presto: l`Italia deve rifinanziare circa 150 miliardi nel primo trimestre del 2012, l`area-euro in totale circa 400. Il mercato è oggi quasi del tutto chiuso, eppure le banche e gli Stati d`Europa hanno bisogno di circa 700 miliardi nei prossimi tre mesi e mezzo solo per non collassare. Non è una battaglia disperata, ma è da combattere e chiudere in fretta. Presto il mercato capirà che la crescita italiana l`anno prossimo può toccare un nadir di meno 3%. A quel punto sarà chiaro che il buco di bilancio che separa dal pareggio nel 2013 sarà più largo. E il debito rischia di non scendere (o di salire) in rapporto a un`economia che arretra. Una definitiva perdita di fiducia degli investitori diventerebbe tutt`altro che impossibile. Per questo la mappa dei prossimi dieci o venti giorni è quella vitale per mettersi in salvo: in caso contrario, ciò che verrà dopo sarà solo un lungo campo minato. Da attraversare solo, se ce ne saranno le risorse, incatenati alle guide dell`Fmi”.

3. DISASTRO SCUOLA. UNA DELLE EREDITA’ DELLA DESTRA. MA NON ERA INCAPACITA’ A GOVERNARE: ERA VOLONTA’ POLITICA.
La Fondazione Agnelli fa l’ennesima indagine sulla scuola e presenta il risultato: la scuola media è al disastro. Dopo anni e anni di egemonia berlusconiana e della destra, la scuola pubblica ormai è ridotta al lumicino.
Da La Stampa. Articolo di Flavia Amabile. “La scuola media esce a pezzi dall`analisi della Fondazione Agnelli. Il rapporto del 2011 è tutto dedicato al ciclo intermedio dell`istruzione:160 pagine di numeri e analisi che descrivono un fallimento. Che altro si potrebbe dire di una scuola da cui 1 professore su 3, se può, scappa? O dove addirittura si trovano insegnanti (quasi uno su dieci) che non esitano a criticare il loro stesso mestiere? Persino un maestro (o una maestra) su 4 delle elementari la considerano un disastro, anche se si tratta di un ciclo superiore e quindi una specie di traguardo a cui aspirare. Nulla, bocciata anche da loro. Insomma qualcosa non va nelle scuole medie italiane. L`ex ministro dell`Istruzione Mariastella Gelmini probabilmente la considererà per sempre la sua riforma mancata, l`ultima, quella che avrebbe completato la sua opera. Non è detto che gliel`avrebbero permesso nemmeno se il governo Berlusconi fosse rimasto in carica l`intera legislatura ma per non perdere tempo stava preparando una riforma dell`esame di terza media. E comunque alla fine i ragazzi e le famiglie italiane dovranno convivere con la secondaria inferiore ancora per un po`. Non è un bel vivere a giudicare da quel che si legge nel Rapporto 2011 della Fondazione Agnelli. I professori potrebbero essere i nonni dei loro alunni. Se i docenti italiani sono già i più anziani all`interno dell`Ocse, quelli delle scuole medie detengono il primato assoluto: sono più vecchi persino di quelli delle scuole elementari e superiori italiane, età media dei prof di ruolo di oltre 52 anni,
e una loro concentrazione soprattutto nella fascia fra i 58 e i 60 anni. Nessun insegnante di ruolo ha meno di 35 anni. E comunque trovarne è una vera rarità: oggi si diventa di ruolo a oltre 40 anni, il doppio rispetto a quello che avveniva all`inizio degli Anni Settanta. Quel che più lascia sbigottiti è che i meno soddisfatti della propria formazione sono proprio loro, i prof. Le tecnologie? Il 46% ritiene inadeguata, o poco adeguata, la propria preparazione contro il 39% degli insegnanti delle elementari e il 43% di quelli delle superiori. La multiculturalità?
Non ne parliamo: il 44% dei prof delle medie si ritiene non all`altezza rispetto al 27% delle elementari e il 43% delle superiori. Persino per comunicare con i genitori il 47% ritiene di non avere gli strumenti necessari invece del 30% delle elementari e del 45% dellesuperiori. Stesso discorso per la gestione della classe: il 39% non si ritiene preparato a sufficienza contro il 21% delle elementari e il 36% delle superiori. Come sintetizza il Rapporto,sono «poco attrezzati per affrontare i profondi cambiamenti che interessano gli studenti preadolescenti e l`organizzazione scolastica». Una simile catastrofe non può non fare vittime. Innanzitutto i preadolescenti italiani vanno a scuola meno volentieri dei loro coetanei stranieri. Solo il 17% dei maschi e il 26% delle femmine di undici anni è contento di stare in classe, un gradimento quasi tre volte inferiore rispetto a quello di Germania e Inghilterra e comunque molto più basso della media europea del 33 e 44%. Ma il gradimento cala ancora se si considerano i ragazzi dopo tre anni di medie. A 13 anni a dirsi contenti di andare a scuola sono solo il 7% dei ragazzi e 1`11% delle ragazze italiane. In tutti gli altri Paesi invece, il gradimento aumenta. Come sempre a rimetterci davvero sono i deboli. «La famiglia continua ad avere un ruolo decisivo e crescente nel tempo - sottolinea l`analisi. Chi ha genitori con al massimo la licenza media ha una probabilità tre volte più elevata di essere in ritardo in prima media e quattro volte più alta in terza media. Chi viene da una famiglia povera ha il 60% di probabilità di essere in ritardo rispetto a chi ha .un benessere economico elevato. E gli immigrati figli di stranieri - nati però in Italia - che iniziano le medie in condizioni di parità rispetto agli italiani possono perdere terreno anche di 3,5 volte entro la terza media. «La scuola media fallisce proprio dove la scuola primaria riesce: contenere l`influenza delle differenze sociali nei livelli di apprendimento», conclude senza sconti il Rapporto”.

4. L’EGITTO AL VOTO. FRATELLI MUSULMANI E SALAFITI VERSO LA MAGGIORANZA.
Ieri ed oggi il primo dei tre turni per eleggere i 498 deputati dell’assemblea del popolo. Fratelli musulmani e salafiti verso la maggioranza. Le elezioni si stanno svolgendo senza scontri e tensioni.

28 novembre 2011

"Eguaglianza è sinonimo di sviluppo". Conferenza nazionale Pd per il lavoro autonomo e la micro e piccola impresa.

"Bisogna fare presto, ma lasciatelo dire a noi! Sono tre anni che ne parliamo. Sembra che qualcuno abbia vissuto in un sonno totale dove non è mai suonata la sveglia".

"Siamo noi il partito del territorio, non la Lega. Il nostro approccio sarà quello di una ricerca comune per capire il da farsi.Dobbiamo ribadire l'attenzione per l'economia reale di questo Paese.
La passione ci viene dal fatto che noi riteniamo che concetti di uguaglianza e democrazia siano elementi di crescita del Paese. Noi riusciremo a crescere se cresceremo un po' tutti: basta demagogia, nessuno vince da solo". Pier Luigi Bersani.

Video del discorso del Segretario Bersani che ha chiuso la conferenza PD piccola e media impresa svoltasi nell'ultimo fine settimana a Monza.

Sondaggio Cise-Sole 24 ore: Pd al 32%,

Il Pd al 32,7% e il Pdl al 21,8%. Sono alcuni dei dati del sondaggio Cise-Sole 24 ore sugli orientamenti di voto degli italiani. Il quotidiano registra inoltre la Lega al 9,1%, l’Udc all’8,4%. Secondo la rilevazione svolta dal 18 al 23 novembre su 1542 intervistati, inoltre, Idv si attesterebbe sul 7,7% e, a seguire: Sel (4,7), Movimento 5 Stelle (3,9), Fli (3,8), altri (4,1). L’analisi della testata di Confindstria, che paragona i dati con quelli registrati ad aprile, quello del Pdl sarebbe il minimo storico, ma i voti in uscita dal partito di Silvio Berlusconi vanno prevalentemente verso l’area centrista e quella del non voto.

«Il sondaggio che assegna al Pd il 32,7 % dimostra che siamo sulla strada giusta», ha detto Stefano Di Traglia, Responsabile Comunicazione del PD. «I sondaggi ovviamente vanno presi con la giusta cautela - spiega - ma la tendenza è chiara. Vengono premiati il senso di responsabilità dimostrato da tutto il gruppo dirigente e la chiarezza del progetto politico proposto dal Pd in questi mesi. L'aver messo l'Italia prima di tutto, gli interessi degli italiani davanti agli interessi di parte, sembra essere apprezzato dagli elettori. Il sondaggio del Sole24ore infine dimostra una grande maturità da parte degli italiani, pronti a sacrifici se accompagnati da equità e giustizia sociale. Il messaggio che arriva è che l'Italia può davvero farcela ad uscire dalla crisi». - Fonte l'Unità -

Sulbiate: laboratorio "Officina del Sapone". Locandina.

Cliccare sulle locandina per ingrandire:

Acqua, la Consulta boccia la Regione.


Brambilla, PD: la Consulta boccia la Regione, ora si convinceranno che la legge regionale va riscritta”. “La Corte costituzionale ha stabilito che le reti idriche sono demanio pubblico, come le spiagge, i fiumi e le vette delle montagne e dunque ha ribadito il principio che gli italiani hanno voluto riaffermare con il referendum di giugno.

La Regione è stata bocciata ancora una volta su di una norma complessivamente illogica, ideologica e scritta di fretta lo scorso dicembre.

Ora è ancora più chiaro che la legge deve essere riscritta a partire dall’esito del referendum, anche perché il sistema ha bisogno di indirizzi certi che facciano ripartire gli investimenti e garantiscano la qualità del servizio”.

Lo dichiara Enrico Brambilla, capogruppo Pd in commissione bilancio del Consiglio regionale, dopo la sentenza della Consulta che dichiara incostituzionale la legge regionale sul servizio idrico.

La nota del mattino del 28 novembre 2011.


1. MOODY’S GELA L’EUROPA: C’E’ IL RISCHIO EURO-DEFAULT. GERMANIA, FRANCIA E ITALIA PROPONGONO DI FARE UN PASSO IN AVANTI POLITICO PER FERMARE LA CRISI. OBAMA AVVERTE: NON SOLO TAGLI, BISOGNA SOSTENERE LA CRESCITA.
L’Agenzia di rating Moody’s ha deciso di aprire la settimana con un colpo al mercato europeo e all’euro. C’è la possibilità, ha scritto, che diverse economie escano dall’euro. Dopo l’articolo di sabato del New York Times, secondo il quale le banche Usa stanno preparando piani di riserva per fronteggiare il fallimento dell’euro, la comunicazione di Moody’s pesa ancora di più.
L’Europa, però, tenta di resistere a tutte queste pressioni, che vengono soprattutto dal mondo anglosassone e da economie che certo non stanno meglio di quelle europee. Si moltiplicano gli incontri e le ricette possibili. Germania, Francia e Italia stanno guidando in questi giorni il continente verso un passo in avanti nella cooperazione politica ed economica. Decisivi sono i tempi. E anche le munizioni (le risorse finanziarie per reggere) che si potranno avere a disposizione. Nei giorni scorsi si è parlato di una possibile linea di credito del Fondo monetario internazionale all’Italia per un importo di 600 miliardi di dollari.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, preoccupato delle ripercussioni che potrebbe avere la tempesta europea, ma soprattutto preoccupato della recessione che ormai si intravede all’orizzonte (meno investimenti, meno consumi, meno attività, più disoccupazione: oggi usciranno le stime ufficiali dell’Ocse e si prevede che siano nere) , ha invitato l’Europa a non pensare solo ai tagli, ma a rilanciare la crescita.
(ANSA) - NEW YORK, 28 NOV - Le probabilità di più default fra i paesi dell'area euro "non sono più insignificanti". E "una serie di default aumenterebbe significativamente la possibilità che uno o più paesi, oltre al default, escano da Eurolandia". L'allarme è dell'agenzia internazionale di rating Moody's, secondo la quale nelle ultime settimane le probabilità di uno scenario negativo per l'area euro sono aumentate con "l'incertezza politica in Grecia e in Italia e il peggioramento delle prospettive economiche". L'agenzia avverte: in assenza di misure che nel breve termine stabilizzino i mercati, le valutazioni sui paesi dell'area euro e dell'Unione Europea potrebbero essere riviste. Moody's prevede di completare la revisione dei rating dell'area euro nel primo trimestre 2012. Lo scenario di Moody's - afferma l'agenzia in un rapporto - resta basato su una tenuta dell'area euro, ma anche questo scenario positivo "porta con sé implicazioni molto negative sul rating". "La rapida escalation della crisi del debito dell'area euro e del settore bancario sta minacciando tutti" i rating sovrani europei, afferma Moody's sottolineando che l'aumento della pressione su Eurolandia ha spinto le autorità ad agire rapidamente per riportare fiducia. "L'area euro ha punti di forza finanziari ed economici, ma la debolezza istituzionale continua a frenare la risoluzione della crisi e pesa sui rating. Eurolandia è vicina a un bivio che la porterà o verso una più stretta integrazione o verso una maggiore frammentazione", con il default e l'uscita dall'area di uno o più paesi."Le probabilità di default multipli fra i paesi dell'area euro non sono più insignificanti. Più la crisi di liquidità continua, più rapidamente le possibilità di default aumentano. Una serie di default aumenterebbe la probabilità che uno o più paesi non solo facciano default ma lascino l'euro. Uno scenario con più
uscite avrebbe impatti negativi" sul rating dei paesi dell'area euro e dell'Unione Europa.
Da La Repubblica. Federico Rampini. “Che la Bce intervenga a offrire liquidità illimitata, per garantire le banche europee più fragili, onde evitare un crac che sarebbe «una bancarotta Lehman all`ennesima potenza». Una raccomandazione che oggi Barack Obama intende consegnare ai rappresentanti dell`Unione europea giunti a Washington. Lo farà con discrezione, per rispetto dell`autonomia della banca centrale. Ma difficilmente l`eurozona otterrà nuovi aiuti dal Fondo monetario internazionale (di cui gli Stati Uniti sono l`azionista di maggioranza relativa) se non cambia qualcosa nel ruolo della Bce. Arginare il credit crunch, lo schiacciamento del credito bancario, per Obama è una priorità da perseguire con la massima urgenza. Lui ricorda bene il pericolo scampato nel 2008 in America: fu il suo battesimo di fuoco, quella bancarotta Lehman, in seguito alla quale le banche smisero di farsi credito tra loro, rischiando così di asfissiare l`economia reale. Obama era ancora un semplice candidato alla Casa Bianca quando si prese la responsabilità di appoggiare il piano Paulson, 700 miliardi di dollari per creare un cordone sanitario attorno alle banche. Ora è convinto che i leader europei devono osare altrettanto. Lo farà capire stamane a Herman van Rompuy e Jose Barroso, accogliendoli alla Casa Bianca per il vertice annuo UsaUe. Userà i suoi due ospiti come "messaggeri", perché riferiscano a chi di dovere: Angela Merkel, l`unica che può sbloccare l`impasse europea. Obama teme che la Merkel e gli altri leader non abbiano ancora colto tutta la gravità della situazione, ha l`impressione che sottovalutino la velocità con cui una crisi di sfiducia dei mercati può precipitare verso esiti irrimediabili. Gli eventi delle due ultime settimane lo hanno allarmato. Obama aveva salutato - dal vertice Apec di Honolulu, il 12 novembre- i «positivi sviluppi in Italia e in Grecia», l`avvento dei governi Monti e Papademos. La settimana scorsa ha osservato con costernazione le nuove convulsioni di sfiducia: i tassi record sui bond italiani e spagnoli, il downgrading del Belgio, i tremori che lambiscono Austria, Francia, la stessa Germania. I progetti di Europa a due velocità, revisioni dei trattati, sanzioni fiscali automatiche sui paesi indisciplinati, tutto questo a Washington appare irrilevante nell`immediato: le risposte vanno date subito, entro pochi giorni o al massimo settimane, non mesi o anni. Ora Obama ha un potere contrattuale per far leva sulla Merkel. E` proprio la Germania ad avere chiamato indirettamente in gioco il presidente americano. Venerdì a Berlino i tre ministri delle Finanze tedesco olandese e finlandese (guarda caso i tre paesi che la speculazione vede come candidati a una "mini-unione" dei forti) hanno firmato un comunicato congiunto per chiedere al Fmi di giocare un ruolo più importante nella costruzione della «muraglia anti-incendio» che deve impedire la disgregazione dell`euro. E` l`ammissione implicita che il fondo salva-Stati dell`eurozona (Efsf) non basta già più. Ma per mettere in campo la potenza di fuoco del Fmi è indispensabile il via libera degli Stati Uniti. Un passo non facile, in piena campagna elettorale: Ob ama dovrà spiegare ai suoi contribuenti perché l`America deve contribuire a finanziare il salvataggio dell`euro, mentre in casa propria è l`ora dei tagli di bilancio. Obama ha cominciato a preparare il terreno, dichiarando che «non ci sarà crescita negli Stati Uniti e nell`economia globale, finché l`eurozona non avrà risolto i suoi problemi». L`emergenza euro dunque tocca gli interessi vitali degli Stati Uniti, minacciando la ripresa. Ma cosa chiederebbe Washington agli europei, come contropartita per un via libera a nuovi aiuti del Fmi? Il ruolo della Bce è uno degli aspetti cruciali per Obama: nella banca centrale lui vede un possibile argine contro i default a catena che possono travolgere gli istituti di credito europei. Per vincere le resistenze tedesche, gli
americani agitano scenari da Apocalisse: i crac bancari porterebbero a una deflagrazione sistemica, una nuova paralisi dei mercati finanziari perfino peggiore di quella avvenuta nel 2008. L`intero commercio mondiale subirebbe un colpo durissimo. Non parliamo poi della disgregazione dell`euro: i grandi studi legali di New York e Londra hanno già cominciato a "simulare" il boom del contenzioso giuridico che si aprirebbe all`indomani dell`uscita di questo o quel paese, per stabilire come andrebbero convertiti tutti i contratti denominati in euro. Sarebbe la fine del mercato unico europeo, un ritorno delle restrizioni valutarie, un balzo indietro con effetti disastrosi per i maggiori partner commerciali dell`Europa, America e Cina. Ma non è solo di finanza che Obama vuol parlare con i rappresentanti Ue. Ha un messaggio che riguarda la crescita: non c`è risanamento possibile dei conti pubblici, se si ricade nella recessione. Quando l`economia decresce, l`unico valore che sale sono i debiti. La Casa Bianca addita l`esempio dell`Irlanda: virtuosa nell`applicare le ricette rigoriste dettate da Berlino e Bruxelles, ha visto la disoccupazione salire al 14%, e i tassi sui suoi bond sono tuttora all`8%, superiori a quelli italiani”.
Da La Stampa. Alberto Mattioli. “Un patto per ridisegnare l`Europa e tentare di salvarla dalle sabbie mobili finanziarie che la stanno inghiottendo. La novità è che il patto Merkel-Sarkozy per cambiare i trattati europei non è più solo tra Francia e Germania, ma c`è anche l`Italia. La notizia arriva all`indomani delle rivelazioni de La Stampa sul maxiprestito da 600 miliardi di dollari che il Fondo monetario internazionale sarebbe disposto ad offrire all`Italia in caso di necessità. Parigi, finora, aveva sempre parlato di consultazioni con Berlino per elaborare insieme la riforma dei trattati europei da presentare al vertice di Bruxelles del 9 dicembre. Ma Ieri, il ministro del Bilancio e portavoce del Governo francese, Valérie Pécresse, è andata in tivù per dire che il duetto franco-tedesco diventerà un terzetto con l`Italia. «Francia, Germania e Italia - ha promesso - vogliono essere il motore di un`Europa più integrata, più solida e con meccanismi virtuosi che impediscano che nessuno si possa esentare dal rispetto delle regole». Insomma, in programma c`è una nuova versione del patto di stabilità, con «vere sanzioni», minaccia Pécresse. Il ministro si è affrettata a precisare che «non si tratta di un patto a tre», quindi con l`esclusione di tutti gli altri, ma «un patto dei membri della zona euro per una nuova governance che dia finalmente fiducia». La conferma che la strada scelta è quella della riforma-lampo dei trattati è arrivata dall`Eliseo, che fa sapere che, benché «si debba esercitare più sorveglianza su Paesi come la Grecia», la Francia e la Germania non pensano «a dare poteri sovranazionali alla Commissione europea». Ieri è stata una domenica insolitamente attiva per l`ufficio stampa dell`Eliseo. Dopo le rivelazioni de La Stampa sul maxiprestito del Fmi, fonti della Presidenza si sono affrettate a ricordare che «se c`è un problema italiano, è il Schàuble: sì ai nuovi Trattati, niente eurobond Occhi puntati su Borse e l`asta dei Btp cuore dell`Eurozona che viene colpito». Quindi l`impegno dei dirigenti francesi e tedeschi per sostenere Mania è «molto forte». Secondo l`Eliseo, «spetta all`Italia fare quello cui il Paese si è impegnato», leggi tagli e riforme per ridurre il debito pubblico, ma sugli impegni di Roma e sulla sua volontà di onorarli «nessuno ha dubbi».
Insomma regge il clima di fiducia che si è instaurato con il vertice a tre Sarkozy-Merkel-Monti di giovedì scorso a Strasburgo, quando l`italiano ha spiegato ai Merkozy cosa intende fare e in quanto tempo. Da Berlino, intanto, il ministro delle Finanze, Wolfgang Schàuble, ribadendo il «nein» tedesco agli eurobond che, secondo lui, sono «dannosi». «Ogni Paese deve risolvere ora i suoi problemi - ha insistito Schàuble, fermo per
rassicurare un`opinione pubblica dubbiosa - e dobbiamo creare insieme istituzioni che possano assicurare la fiducia nell`euro. Tutto quello che distoglie da questo obiettivo è dannoso». Insomma, sì alla riforma dei trattati (che, assicura Schàuble, «è possibile senza dover convocare una Convenzione»), no alle obbligazioni europee, che sarebbero l`alibi per gli ultimi della classe per non fare i compiti. Appunto: ogni. Paese «faccia i compiti a casa», ha detto Schàuble. E` la stessa metafora già utilizzata da Monti a Strasburgo, a conferma che fra Parigi, Berlino e Roma non solo c`è accordo su cosa fare ma anche su come dirlo. Quanto ai tempi, ieri la «Weltam Sonntag» ha scritto che Parigi e Berlino presenteranno le loro proposte prossima settimana. E che la Bce potrebbe rafforzare l`acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà. Stamattina la parola passa ai mercati. Gli occhi degli operatori sono puntati sulle Borse ma anche sulle aste dei titoli di Stato. È in programma un`asta di Btp per cinque miliardi di euro. E proprio oggi l`Abi sperimenterà il suo «Btp day»: le banche italiane non faranno pagare ai loro clienti le commissioni sull`acquisto delle obbligazioni del Tesoro”.

2. SETTIMANA DECISIVA PER MONDI. DOMANI I SOTTOSEGRETARI. POI L’ECOFIN. LUNEDI’ CINQUE LA MANOVRA. MA PRIMA SENTITA’ UNO PER I UNO I SEGRETARI DEI PARTITI. NO AI DUE TEMPI: INSIEME RISANAMENTO E RILANCIO.
Anche per l’Italia, per gli impegni interni, comincia una settimana decisiva. Martedì il governo completa il quadro dei sottosegretari. Poi Monti vola in Europa. Quindi il 5 dicembre le misure. Nei giorni oprecedenti incontrerà uno ad uno i segretari dei partiti. Da La Stampa. Tonia Matrobuoni. “Si apre una settimana cruciale per Mario Monti che già domani sera a Bruxelles incontrerà all`Ecofm i suoi omologhi europei nella veste di ministro dell`Economia. Il viaggio sarà l`occasione anche per capire cosa includere nel primo pacchetto di misure che .sarà approvato, come ha annunciato lui stesso, il 5 dicembre. A seconda se Bruxelles concederà a Roma 1`«attenuante» del ciclo avverso - secondo Fitch l`Italia è già in recessione - la cornice finanziaria della prima tornata di interventi potrebbe essere più o meno pesante. Ad appesantire il quadro il rapporto Ocse atteso per oggi sull`economia globale che, come anticipato dal vicesegretario generale Pier Carlo Padoan a questo giornale, parlerà di uno scenario in peggioramento sul versante economico e della disoccupazione e si eserciterà su umo scenario di crisi finanziaria grave in Europa - scenario che nell`ultima settimana sembra essere diventato estremamente realistico. I ministri, a Roma, continueranno nel frattempo a lavorare per individuare entro lunedì prossimo le misure più urgenti, nel rispetto della filosofia chiesta dall`ex Commissario europeo. Dopo il pacchetto di lunedì ne seguiranno altri con le riforme che avranno bisogno di più tempo per essere elaborati o che sortiranno effetti più lenti. Ma non verrà seguita la regola dei «due tempi», cioè prima il risanamento e poi la crescita: nella testa di Monti i decreti e i disegni di legge dovranno sempre essere bilanciati all`insegna della triade «crescita-risanamento-equità».

3. BERSANI INDICA LA RAD MAP DEL PD IN QUESTA CRISI. INTERVISTA A IL MESSAGGERO.
Da Il M Il governo di Parigi parla di un patto Francia-Germania-Italia per rafforzare la disciplina di bilancio. Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, si va verso un’Europa a due velocità? «Se si parla di un lavoro per la modifica dei trattati che renda più coerente il
patto a 17 (i Paesi della zona Euro), va bene. Tuttavia, intanto che si prepara una riforma dei trattati noi rischiamo la pelle. Stiamo vivendo una contraddizione micidiale: mentre discutiamo giustamente di una necessaria disciplina dei bilanci, noi non abbiamo una garanzia collettiva a tutela dell’Euro. Questo è il punto irrisolto. Deve essere affrontato con assoluta urgenza, lavorando (anche dentro gli statuti attuali) ad un ruolo della Banca centrale europea triangolato o con il Fondo monetario, soluzione non gradevolissima, o triangolato con la trasformazione del Fondo salva stati in una banca. Ma qualsiasi sia la tecnica, se stiamo solo alla disciplina di bilancio, rischiamo di arrivarci morti». C’è chi denuncia l’egoismo di Francia e Germania. Lei ha qualche rimprovero da fare a Sarkozy e Merkel?
«Purtroppo si è coltivata nelle opinioni pubbliche europee, in particolare sotto la spinta politico-elettorale della destra, l’idea che uno si salva da solo e che c’è una distinzione tra virtù e vizi per cui i vizi sono sempre quelli dell’altro. Tutto ciò, unito a un certo lassismo in diversi paesi, ha provocato una miscela esplosiva che ha portato all’impotenza il sistema. Manca lo scatto di orgoglio europeo. Se ci fosse, in poco tempo la fiducia tornerebbe. Non vedo nell’immediato la possibilità di questo scatto. Aspettiamo il precipizio e forse arriverà». In Italia c’è un nuovo governo e qualche critica a Monti è già arrivata, soprattutto sui tempi di azione di fronte alla crisi. «Il Pd sarebbe l’unico a poter tirare per la giacca Monti perché siamo i soli che diciamo da tre anni che il Paese va incontro a guai seri. Tanti di coloro che adesso si agitano, negli anni in cui si dormiva non hanno suonato la sveglia. Io sono per dare gli otto giorni a un governo che arriva, dopodiché i provvedimenti hanno una loro urgenza e devono essere incisivi. E non credo che le sollecitazioni che arrivano siano disinteressate. Quando sento dire che non basta Monti per risolvere la questione dello spread, vedo un segno di irresponsabilità. Di chi non ha capito quanto grave sia il problema». Le ricette per risolvere il problema. Si parla di Ici, Iva, meno tasse sul lavoro. E patrimoniale. Forse. «Il quadro è segnato dalla necessità di consolidare la manovra per il pareggio di bilancio. L’operazione da fare deve essere caratterizzata dall’equità e tener conto che è già un mese o due che siamo in recessione. Quindi serve una manovra che abbia il minimo impatto recessivo. Noi portiamo le nostre proposte: le risorse vanno cercate là dove c’è stato meno disturbo e quindi pensiamo a un’imposta sui grandi patrimoni immobiliari; un’azione credibile sul lato dell’evasione fiscale; siamo molto prudenti, invece, su provvedimenti che riguardino l’Iva perché l’Italia è un paese in cui l’effetto inflazionistico, anche quello di una piccola mossa sull’Iva, è rilevantissimo; lavoriamo poi a un pacchetto di proposte che riguardino da un lato risparmi sulla pubblica amministrazione e dall’altro le liberalizzazioni; riteniamo che per dare un minimo di sostegno alle attività in senso anti-recessivo bisogna lavorare sull’immediata partenza di piccole opere pubbliche e private, e dunque pensiamo a una limitata deroga al piano di stabilità dei Comuni».L’impostazione data da Elsa Fornero al dibattito sulla riforma delle pensioni va nella strada giusta? «Questa ministra ha mostrato grande competenza e serietà. E’ positivo che parli di equità perché non possono esserci dentro il sistema delle situazioni di privilegio o di mancato rapporto tra versamenti e prestazioni. E vale per tutti, a cominciare dalla politica e dai vitalizi dei parlamentari. Ha ragione Fornero, si tratta di una riforma da accelerare più che da rifondare. A noi interessa che dentro il sistema del welfare, quel che si risparmia venga orientato non a chiudere dei buchi di bilancio, ma a dare una prospettiva alle nuove generazioni». Lavoro e welfare. L’accordo tra Fiat e sindacati a Termini Imerese è un buon risultato? «E’ una bella novità rispetto al recente passato.
C’è qualcuno che chiama i protagonisti e vede di trovare una soluzione. Bene ha fatto Fornero, comunque, a richiamare Fiat a chiarire meglio qual è il suo impegno nazionale. Mi auguro che il governo sia finalmente in condizione di chiamare il Lingotto a discutere del piano industriale». Berlusconi apre la campagna elettorale. Un Pdl che oscilla tra appoggio a Monti e attacchi a Monti è un pericolo per la tenuta del governo? «Certo non è una medicina. Ma l’asse fondamentale del mio partito è l’Italia, e dunque mi rifiuto di mettere nel mirino Berlusconi. Dica quel che vuole, se ritiene che sia il momento di cominciare la campagna elettorale, è un lavoro che farà da solo. Io non lo faccio. Punto e basta». Casini sostiene che sull’appoggio a Monti si ridefiniscono le alleanze future. I vostri alleati Di Pietro e Vendola sono piuttosto critici. La foto di Vasto esiste ancora? «Vorrei dire che tutti hanno guardato la foto di Vasto ma nessuno ha ascoltato il sonoro. Io ho parlato di alleanza dei moderati e dei progressisti. Certamente il passaggio Monti non è irrilevante per le prospettive politiche. Non c’è un tavolo di maggioranza, noi andiamo quando Monti chiama, ma questa fase dà anche la misura del senso di responsabilità verso il Paese che ognuno si prende. Il mio orizzonte resta una alleanza di legislatura tra moderati e progressisti per una decina di riforme sulla democrazia e sul sociale. Perché non basterà la transizione. Dopo questi 15 anni bisogna riformulare una prospettiva per il Paese. Io vedo positivamente quel che dice Casini, ma non posso ignorare le posizioni di Vendola, che non ostacolano affatto un passaggio delicato come questo. Anche io misurerò tutti quanti dall’assunzione di responsabilità che ci sarà. Chi vuol salvarsi da solo sbaglia strada». Il Pd ha qualche problema interno, con i Liberal che chiedono le dimissioni del responsabile economico Fassina. «C’è uno sport a descrivere sempre il Pd come imbarazzato e diviso, senza accettare il fatto che noi discutiamo all’aria aperta. Però dico questo: si leggono le posizioni di Fassina (più che di Fassina sono le posizioni deliberate dalle nostre assemblee) come tesi di una sinistra impotabile, mentre si tratta di idee liberali discusse ovunque: il fatto che le sole misure di rigore e di austerità non accompagnate da politiche di equità e di crescita ci portino contro un muro, è teoria condivisa da tutti i liberal del mondo. Noi non facciamo una politica laburista, ma sociale e liberale». Si torna a parlare di un congresso del Pd in primavera. «Se si fa il congresso dovrei saperlo, non trova? Non mi risulta. In ogni caso queste voci non sono da attribuire a un disagio. Semmai sono voci che richiamano la possibilità di investire ulteriormente sui risultati che stiamo incassando in termini di consenso. A queste buone intenzioni rispondo così: prima di tutto l’Italia, noi veniamo dopo». Due temi nell’agenda del Parlamento. Torna attuale la riforma elettorale e voi rilanciate la legge sulla cittadinanza per i figli di immigrati nati in Italia. Ce la farete? «La riforma elettorale è importantissima. C’è la possibilità di lavorare a una legge che preservi il bipolarismo e che eviti la nomina dei parlamentari. Quanto alla cittadinanza, il tema è anche politico. La Lega è all’opposizione? Benissimo, vogliamo ancora farci ricattare dal Carroccio? No, basta. Adesso andiamo in Europa non solo con gli spread ma anche con qualche minimo segno di civiltà. Per me questo è un punto abbastanza dirimente». Il Pd farà le primarie per il segretario del Lazio a febbraio. Siete arrivati alla conclusione di un percorso complicato. E tra un anno e mezzo si vota a Roma. Zingaretti sarebbe un buon sindaco? «Intanto chiarisco che non ci sarà nessuna interferenza dei quadri nazionali del partito. Raccomando che tutto si svolga con sobrietà e che si dia luogo a un confronto democratico. Sul secondo punto, devono decidere i romani. Per me Zingaretti è un amministratore ottimo, una personalità notevole, fra le migliori che abbiamo».

4. DURBAN, ULTIMA CHANCE PER FRENARE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO? I PAESI DELLA TERRA DISCUTONO IL DOPO KYOTO.
Da La Stampa. Roberto giiovannini. “A Copenhagen, nel 2009, è stata la grande speranza fallita. Cancun, nel 2010, la precaria ripresa del negoziato. Da oggi, a Durban nel Sudafrica, comincia la Cop 17, la conferenza organizzata dall`Onu sul cambiamento climatico. Parteciperanno delegazioni di tutti il mondo, e certamente ascolteremo ispirate parole sulla necessità di arrestare il processo di riscaldamento globale del nostro pianeta, fenomeno che ormai la scienza (escluse minuscole frange negazioniste) considera reale e pericoloso. Eppure, sarà molto difficile, forse impossibile far sì che dal negoziato possa scaturire un accordo serio ed efficace in grado di fronteggiare il «climate change». Troppi i veti incrociati tra le potenze vecchie ed emergenti; troppi gli interessi in gioco; troppo indeboliti dalla crisi economica e finanziaria internazionale i leader politici. I termini scientifici della questione non sono in discussione. Già oggi la temperatura globale è aumentata di 0,8 gradi centigradi rispetto all`era preindustriale; andare oltre i 2 gradi può provocare conseguenze disastrose, anche se i modelli matematici di previsione non concordano sulla loro entità. Già oggi la concentrazione di CO2 nell`atmosfera tocca le 390 parti per milione; dovremmo fermarci a 350 per limitare l`aumento al di sotto dei 2 gradi. Molti Paesi industrializzati stanno adottando misure per limitare le emissioni dei gas serra, ma Paesi come la Cina, l`India e il Brasile continuano a segnare incrementi notevoli. Di questo passo raggiungeremo la soglia di 450 parti per milione di CO2 prima del 2020. A meno che la diffusione dell`economia e della tecnologia «verde» (che pure è in atto), veda una fortissima (quanto auspicabile) accelerazione. È un fatto anche che il riscaldamento globale stia già oggi producendo conseguenze pericolose, sotto forma di maggiore «disastrosità» degli eventi meteo estremi. Ne parlano ormai apertamente gli esperti che hanno esaminato le recenti alluvioni in Liguria, Toscana e Sicilia, con volumi di precipitazioni mai registrati nel passato. Come mostra il recente rapporto sugli «eventi estremi» dell`Ipcc (gli esperti Onu che studiano il cambiamento climatico) se non agiamo ci aspetta un futuro in cui la frequenza di giorni caldi sarà fino a 10 volte superiore, con precipitazioni intense e venti più veloci. Cambiamenti che mettono a repentaglio le popolazioni più povere, e che modificano anche le geografie delle produzioni di alimenti, con più inondazioni e più siccità. Sono quattro i temi principali su cui discuteranno i delegati a Durban. Il primo è il futuro del Protocollo di Kyoto, che è l`unico trattato vincolante per la riduzione dei gas serra in vigore, e riguarda i paesi industrializzati ma non gli Usa. È destinato a scadere nel 2012, andrebbe prolungato; ma il Giappone, l`Australia, il Canada e forse anche l`Europa non vogliono farsi carico di sacrifici se gli Stati Uniti e i paesi emergenti non prenderanno impegni analoghi. Il secondo è un accordo globale che in qualche modo stabilisca impegni vincolanti per tutti i paesi; obiettivo difficile, visto che i paesi in via di sviluppo chiedono il riconoscimento della «responsabilità storica» dei paesi industrializzati. Gli «sherpa» ipotizzano che se ne possa parlare solo dal 2016. Il terzo tema - su cui invece si spera in risultati positivi - è quello della «finanza verde». A Copenhagen prima e poi a Cancun si decise di varare un «Fondo Verde» di 100 miliardi di dollari per finanziare l`adattamento al cambiamento climatico e i trasferimenti di tecnologie «verdi». Qui bisognerà decidere come gestirlo e soprattutto come alimentarlo: ad esempio, con tasse sui trasporti aerei o marittimi, sui comparti economici più generatori di gas serra, o sulle transazioni finanziarie. Infine, punto quattro, si cercheranno progressi sulle
misure di adattamento e sulla difesa delle foreste, grandi e preziosi polmoni del pianeta. E se l`Europa e gli Stati Uniti sono alle prese con difficoltà economiche e carenza di risorse, tutti gli occhi sono puntati sulla Cina, ormai il primo paese del mondo per volume di emissioni. Pechino rifiuta di prendere impegni precisi per la riduzione delle emissioni, ma sembra intenzionata ad annunciare unilateralmente un megapiano per tagliarle in modo drastico e massiccio. Potrebbe essere un esempio per tutti”.

27 novembre 2011

Buona domenica del 27/11/2011. I post più cliccati delle settimana.

"Ma tu ce l'hai Pizzaballa?"

Tessere di partito o figurine Panini.

Il Consiglio Comunale, dopo due mesi, nell’ultimo giorno utile secondo quanto previsto dal regolamento, finalmente è stato convocato. La seduta si svolgerà il 29 novembre 2011. Il precedente si era svolto il 30 settembre 2011. Sarà certamente una seduta interessante, perché nei due mesi trascorsi la situazione politica a Sulbiate, nonostante la nostra disponibilità,non si è ancora sbloccata. Anzi, dopo le recenti novità, sembra essersi intricata ancora di più. Come sia possibile preparare in solo pochi giorni un Consiglio Comunale con un O.d.G. così ricco di argomenti, importanti e impegnativi, resta una questione misteriosa che la nostra attuale Giunta a quanto pare non si è minimamente posto. Come si possa favorire e promuovere la partecipazione e l'informazione dei cittadini esponendo gli avvisi con così breve anticipo è un altro aspetto incomprensibile.

Il PD da quando è stato espulso dal gruppo di maggioranza, è impegnato esclusivamente a sostenere esternamente questo esecutivo per onorare gli impegni assunti nel programma nei confronti degli elettori. Questa posizione è nota e pubblica dal giugno 2011.

Per assolvere al meglio questo compito, nell’interesse e per il bene di Sulbiate, il Gruppo PD ha avanzato una ragionevole e formale richiesta in merito alla necessità di conoscere preventivamente (almeno una settimana prima dell’ incontro di preconsiglio), i documenti oggetto dei provvedimenti presenti nell’O.d.g. La richiesta, però,non è stata accolta. Il Sindaco ha rifiutato la nostra apertura e buona volontà alla collaborazione. La motivazione del rifiuto: un’interpretazione regolamentare e procedurale rigida è inflessibile che non ammette alcun tipo di eccezione. La precaria situazione della maggioranza politica di Sulbiate, invece, a nostro modesto parere, richiederebbe maggior prudenza, flessibilità, e disponibilità all’ascolto. Qualità sempre più rara in politica. Purtroppo non solo in quella nazionale. Risultato: il 29 p.v. il Sindaco si presenterà in Aula senza una maggioranza certa o almeno preventivamente verificata o quantomeno frutto di un dialettico confronto civile e democratico.

La notizia della settimana, ancora non smentita da nessun livello politico, racconta che tre Assessori della Giunta Stucchi si sono tesserati al PDL. Ma il PDL a Sulbiate dall’inizio della legislatura è parte della minoranza; il suo logo compare nel simbolo della Civica Progetto Territorio. Forse non tutti sanno che Progetto Territorio ha già preparato una mozione di sfiducia nei confronti del Primo Cittadino.

Siamo sinceramente curiosi di conoscere come terminerà questa vicenda, sempre più surreale e paradossale, che tratta la tessera di un partito come “un tagliando buono sconto” da presentare alla cassa del “supermercato politico” della destra provinciale o regionale”, forse per accreditarsi chissà quale simpatia o guadagnare chissà quale piacere o beneficio. Tessera di un partito che ha la stessa utilità marginale di una figurina della collezione Panini. La più preziosa, negli anni 60 era quella dell’introvabile portiere dell’Atlanta Pizzaballa.

Per confermare i tre tesserati, il PDL locale attende da più di un mese precise informazioni da Roma. Comprensibile lo sbandamento a tutti i livelli del partito dovuto alla recente caduta del capo carismatico, Silvio Berlusconi, ma in questo caso un po’ più di precisione, efficienza e di elementare organizzazione politica, gioverebbe non poco, anche e in particolare alla reputazione ed alla credibilità dei referenti ufficiali del coordinamento di Sulbiate.

Rispettiamo le scelte, le difficoltà e le personali posizioni politiche di ciascuno dei Consiglieri Comunali, ma nell’interesse della Politica e del ruolo che devono svolgere i partiti a servizio della società, per piacere fermatevi, fate chiarezza,e possibilmente fate presto! Lo stesso partito come può essere maggioranza e opposizione nello stesso Consiglio? C’è un limite di dignità e di decenza che nell’interesse di tutti, non dovrebbe essere superato da nessuno di noi, indipendentemente dal Partito Politico cui ci ispiriamo, si ambisce o si dice di appartenere. In particolare in questi difficili momenti di antipolitica sempre più diffusa tra i cittadini elettori.

Sia chiaro che, per coerenza di proposta, trasparenza e onestà intellettuale e politica il PD nel 2009 non avrebbe mai costituito la nuova lista civica con Stucchi alla presenza di persone tesserate Lega o PDL; non avremmo mai firmato nessun accordo politico che potesse contemplare questa assurda anomalia.

Quindi, se quello che sta accadendo a Sulbiate non è un ribaltone, in quale altro modo si dovrebbe definire?

Il Sindaco può continuare a svolgere i suoi ragionamenti, a consumare inchiostro o i tasti del computer per inenarrabili e-mail e a presentare in tavola nuove carte, figure o figurine, ma l’unico grave fatto politico certo è il seguente: quella che si sta profilando ora, non è la maggioranza scelta dagli elettori in occasione delle ultime Amministrative secondo gli accordi sanciti nella lettera d'intenti del 4 maggio 2009.


Negli anni 60, molti di noi se lo ricordano ancora, i bambini che collezionavano le figurine dei calciatori prima ancora di controllare i doppioni dell’amico si chiedevano tra loro: “Tu, ce l’hai Pizzaballa?”. La risposta, per la delusione di tutti, era immancabilmente negativa. Pochi furono i fortunati in quegli anni che riuscirono nell’impresa di completare l’album.

Oggi a Sulbiate dopo gli ultimi scambi di poltrone, casacche e il comparire di nuove tessere o figurine varie, la domanda che molti di noi si stanno ponendo è la seguente: “Ma il Sindaco, ce l’ha ancora una maggioranza?”. Solo il Consiglio Comunale è autorizzato a fornire la risposta esatta. In questo momento per i tutti cittadini, compreso quelli del Circolo PD, più facile, come per i bambini degli anni 60, sarebbe trovare “Pizzaballa”.

Buona Domenica



26 novembre 2011

Desio (MB): stop al consumo di territorio. Salvati 1 milione e mezzo di mq.


La nuova amministrazione di centrosinistra di Desio ha recentemente approvato la variante al Piano di governo del territorio che ferma il consumo del suolo dopo anni di cementificazione selvaggia. A Desio hanno ridotto del 60% il cemento previsto dalla precedente amministrazione. Circa 1 milione e mezzo di mq di territorio continueranno ad essere agricoli e verdi e non potranno essere edificati.

Giusto sostenere il coraggio del Sindaco PD Roberto Corti (in foto) anche e in particolare per il futuro. La scelta del comune di Desio è una decisione che si oppone a grandi interessi spesso occulti. La speranza è che questa visione sia di esempio e sia messa in pratica anche in altri comuni della Brianza. Il Sindaco Corti attesta, una volta di più, la volontà del Partito Democratico di porre un argine al consumo di territorio.

Grand'Italia, la conferenza nazionale per il lavoro autonomo e la piccola e media impresa - DIRETTA WEB.

Un patto per la ricostruzione dell'Italia.

Studiosi, amministratori, rappresentanti del mondo produttivo e gli esponenti del Pd si confronteranno sul futuro delle piccole imprese per definire un ventaglio di proposte a sostegno degli imprenditori meno tutelati.


Puoi seguire la diretta di Youdem
nello speciale Grand’Italia
a partire dalle 9.30 cliccando qui

25 novembre 2011

Sulbiate Consiglio Comunale: convocazione del 29 novembre 2011.

Fonte sito Comune di Sulbiate.

Ai sensi dell’art. 17 del Regolamento del Consiglio Comunale si comunica che il Consiglio Comunale è convocato in prima seduta presso la sede municipale in sessione straordinaria, in seduta pubblica, per il giorno di martedì 29 Novembre 2011 alle ore 21.00, ed eventualmente in seconda convocazione per il giorno Mercoledì 30 Novembre 2011 alle ore 21.00 per la trattazione degli argomenti come da ordine del giorno sottoriportato.

* * * *

ORDINE DEL GIORNO

1. COMUNICAZIONI DEL SINDACO.

2. ESAME ED APPROVAZIONE DELLA CONVENZIONE TRA IL COMUNE DI SULBIATE E LA PARROCCHIA DI S. ANTONINO MARTIRE DI SULBIATE GESTORE DELLA SCUOLA PARITARIA DELL’INFANZIA S. GIUSEPPE.

3. ESAME ED APPROVAZIONE DEL PIANO DIRITTO ALLO STUDIO A.S. 2011/2012.

4. APPROVAZIONE PIANO DI AZIONE PER L’ENERGIA SOSTENIBILE (SEAP/PAES).

5. ADOZIONE REGOLAMENTO PER L’EFFICIENZA ENERGETICA DEGLI EDIFICI (Allegato Energetico al Regolamento Edilizio).

6. APPROVAZIONE DEFINITIVA VARIANTI PARZIALI AL PGT ADOTTATE CON DELIBERA DI C.C. N. 13 DEL 04.02.2011.

7. LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DA PARTE DI PRIVATO DI UNA STRUTTURA SANITARIA PER DISABILI (RSD).

8. MODIFICA REGOLAMENTO COMUNALE PER L’APPLICAZIONE DELLA TASSA PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI (ADOTTATO AI SENSI DELL’ ART. 68 DEL D. LGS 15/11/1993 N. 507 E SUCCESSIVE MODIFICAZIONI ED INTEGRAZIONI).

9. REGOLAMENTO INTERCOMUNALE DI POLIZIA LOCALE RONCO BRIANTINO E SULBIATE.

10. REGOLAMENTO DELL’ARMAMENTO DEL SERVIZIO DI POLIZIA LOCALE.

11. ASSESTAMENTO GENERALE AL BILANCIO DI PREVISIONE ANNO 2011.

12. MODIFICA STATUTO DELL’AZIENDA SPECIALE CONSORTILE OFFERTASOCIALE AZIENDA TERRITORIALE PER I SERVIZI ALLA PERSONA.

13. INTERROGAZIONE PRESENTATA DAL GRUPPO CONSILIARE PROGETTO TERRITORIO AVENTE AD OGGETTO: “AZIONI PER LO SPOSTAMENTO DELL’ANTENNA TELEFONICA IN VIA VERDI 10 (AREA VALFREDDA) COMPIUTE DALL’ATTUALE AMMINISTRAZIONE”.

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A proposito di transatlantici e di suolo. By Virus.

IL TITANIC


"IL TITANIC DI SULBIATE".

Virus è un po’ in imbarazzo e soprattutto si sente inadeguato perché tecnicamente non è pienamente competente a dare giudizi sulla materia e se ne scusa (non è un male ammetterlo, vero..).

Virus però è soddisfatto che lo scambio di opinioni sia rimasto su di un piano molto civile. Cosa rara di questi tempi.

Virus è sorpreso perché non si aspettava che questi argomenti provocassero un cosi interessante scambio di opinioni (per leggere post e commenti a qui e qui) , forse l’argomento non interessa solo a lui.

Virus concorda con l’anonimo delle 18.33: è inutile piangere sul latte versato. Utile invece evitare di versarne altro.

Virus rilancia la sua sfida, ma ora a tutti i cittadini di “buona volontà”: in questa situazione di crisi economica, con tutti gli appartamenti vuoti in Sulbiate, pensiamo e progettiamo il futuro del nostro paese senza consumo di ulteriore suolo. Incastoniamo questa idea nel più grande progetto della “Sulbiate che sognamo” e a cui tutti sono chiamati a collaborare e realizzare. Questo significa anche riflettere di soldi!

Una cosa Virus ha capito: se non cerchiamo di fare noi la nostra Sulbiate, altri sono pronti a costruirla al nostro posto con idee molto chiare, convincendoci anche che è solo per in nostro bene.

Un progetto come il consumo nullo di territorio sta in piedi solo se supportato dai cittadini perché non è facile togliere l’osso al mastino. Per non piangerci addosso tra 10 anni, i cittadini di buona volontà diano il loro contributo indipendentemente dalla casacca.

Sulbiate ha davvero bisogno del contributo e della passione di queste donne e di questi uomini.


By Virus