30 agosto 2018

Approfondiamo le questioni ambientali.

Prendiamo spunto da alcune righe di uno scritto di Andrea Rinaldo (Circoli Dossetti-Milano)

Verso uno sviluppo sostenibile

Nella temperie storica attuale dominata dagli effetti ambivalenti della cosiddetta “globalizzazione” argomentare sul concetto di “sviluppo sostenibile” è diventato ormai imprescindibile, giacché le implicazioni di quello che per converso potremmo definire “insostenibile” sono invece sotto gli occhi di tutti. Al netto delle locuzioni à la page i due asset si differenziano tra loro per un uso diverso delle risorse naturali, più oculato e rispettoso degli equilibri planetari, e orientato verso una distribuzione “democratica” delle ricadute positive sull’esistenza delle persone nel caso della sostenibilità, mentre all’opposto le disparità sociali e l’inquinamento ambientale si tengono insieme, generando un sistema che riduce ogni forma di biodiversità, anche umana.

Se si affrontano queste tematiche giocoforza non si può che entrare in un territorio di riflessione dove la trasversalità dei contenuti ne è la cifra distintiva: che tipologia di modello di sviluppo si sta promuovendo? E per chi? Secondo quale possibile tenuta nel tempo? Il benessere raggiunto dalla parte più fortunata degli abitanti del pianeta tendenzialmente si sta spostando anche verso i Paesi delle “economie emergenti”, ma questo fenomeno emancipativo non è indolore. Accanto ad una sempre maggiore richiesta di materie prime da parte dei Paesi più industrializzati unita con la consolidata abitudine consumista dell’ “usa e getta”, la rapida espansione delle economie di nuovo conio pone dei seri dubbi sul fatto che l’offerta delle risorse non rinnovabili sarà abbastanza abbondante ed economica, e tale da soddisfare i bisogni umani del futuro. Ammettendo la possibilità (a questo punto doverosa) per la popolazione mondiale che è stimata intorno ai sette miliardi e mezzo circa di individui, di possedere un’abitazione, un’auto, un frigorifero, un televisore, ecc., sarà in grado la nostra Terra di sopportarne l’impatto pauperista ed ambientale?

Quindi quanto si argomenta intorno allo “sviluppo sostenibile” si ha come riferimento principale la parte del mondo più industrializzata, la quale numericamente rappresenta un segmento minoritario del genere umano, mentre una fetta consistente si sta ancora dibattendo con le più prosaiche questioni della sopravvivenza: i massicci fenomeni migratori in atto sono la cartina di tornasole degli squilibri planetari causati spesso da “economie di rapina” ed anche dalle conseguenti devastanti perturbazioni ambientali.