28 giugno 2015

La newsletter di Lucrezia Ricchiuti

 










Commissione 6^ Finanze e Tesoro
Commissione parlamentare d'inchiesta sulle mafie


 Care tutte a cari tutti,
la primavera e l’inizio dell’estate ci hanno riservato uno scenario politico molto movimentato, non sempre per il bene.
Il Parlamento resta percorso da contrasti marcati tra i partiti e all’interno stesso dei partiti.
Le Camere hanno approvato due leggi, una sui reati contro la pubblica amministrazione (la c.d. legge Grasso sulla corruzione) e una sui reati ambientali.
La prima di queste leggi (la n. 69 del 2015) ha comportato l’aumento di alcune pene per reati dei colletti bianchi e ha portato miglioramenti dal punto di vista del recupero del maltolto.
E’ stata purtroppo un’occasione mancata per il falso in bilancio, perché è stata approvata una disposizione confusa e contraddittoria.
Anche con la seconda legge approvata (la n. 68 del 2015) si fanno dei passi avanti perché per la prima volta viene definita sul piano penale la nozione di disastro ambientale, con l’introduzione dell’art. 452-quater del codice penale. Si richiedono risorse e professionalità per far sì che essa sia efficace.
 
 Il Senato ha approvato il disegno di legge di riforma della Pubblica amministrazione.
Nel testo c’è la delega al Governo per intervenire in diversi settori dell’organizzazione e dei costi amministrativi, per semplificare e razionalizzare la spesa.

14 giugno 2015

LA NEWSLETTER DI ENRICO BRAMBILLA N. 118 del 13 giugno 2015

Stazione Centrale
Le divisioni del PD c'entrano poco: a resuscitare la moribonda destra italiana ci pensano rom e profughi. Da mesi Salvini sta costruendo su di loro la propria fortuna e si prepara a lanciare la campagna elettorale per il Sindaco di Milano. Ha ormai accantonato la Padania Libera ed anche sul resto delle sue “proposte” (uscita dall'Euro, flat tax,  etc.) nessuno gli dà retta. Sta giocando tutte le sue carte sulla pelle dei migranti. Cosa deve fare la sinistra? Denunciare le strumentalizzazioni, spiegare i numeri veri del fenomeno, ricordare l'inerzia dei governi di centro-destra che ci hanno preceduto nei quali Maroni ha avuto un ruolo chiave. Tutto ciò però non basta: i bivacchi disumani di questi giorni alla Stazione centrale di Milano e nelle zone circostanti non possono essere tollerati. La soluzione di questo dramma è il vero banco di prova per questo governo, sul quale rischia di giocarsi anche il nostro futuro politico.

La settimana in Regione
Alle prese con un caso giudiziario per lui molto imbarazzante, il Presidente Maroni sta abilmente sviando l'attenzione dei media sollevando quotidianamente altri polveroni. Ha iniziato con la lettera ai Prefetti contro l'accoglienza dei profughi; a fronte della nostra richiesta di venire a riferirne al Consiglio, si è presentato in aula parlando di altro: una proposta ancora molto vaga sul di reddito di cittadinanza. Ha terminato la settimana sparando a salve dopo il terribile episodio del ferroviere aggredito. Dimenticando peraltro di ricordare che la competenza di quanto avviene sui treni regionali è sua, ed a lui, non ad altri, spetterebbe garantirne la sicurezza.

12 giugno 2015

Gli imbarazza(n)ti diversivi di Maroni

Durante una conversazione, quando ci si trova in imbarazzo su qualche argomento, si ricorre solitamente a un diversivo, si cambia discorso, si tenta di parlare d'altro per distogliere l'attenzione e la discussione dall'argomento che potrebbe creare problemi.

Anche nel discorso pubblico della politica il diversivo trova spesso la sua applicazione.

Lo ha dimostrato in questi giorni il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, che ha imboccato la strada del diversivo per tentare di sviare l'attenzione mediatica che si stava facendo insistente e impertinente sulle sue vicende giudiziarie. Cose di poco conto, dirà qualcuno, al cospetto di scandali ben più gravi come Roma Capitale o la richiesta di arresto di un senatore in casa NCD, ma l'immagine del governatore e la sua autorevolezza rischiavano di subirne un grave pregiudizio.

La vicenda giudiziaria, comunque, continua e rischia di provocare un grattacapo di nome Severino a Maroni che le tenta tutte pur di non far parlare i media di sms, intercettazioni e deposizioni varie sul caso Paturzo. Ma veniamo ai diversivi.

Il primo, a dire il vero abbastanza vago e ancora informe, è il reddito di cittadinanza o di inclusione o di autonomia. La definizione deve per forza di cose essere generica, così come sono state le parole spese da Maroni in consiglio regionale sull'argomento. Il governatore spiega di avere un tesoretto da 500 milioni di euro tra fondi europei e quattrini spuntati da un bilancio regionale che fino a qualche mese fa sembrava privo di qualsiasi risorsa. Quando tenta però di illustrare le caratteristiche del provvedimento, non dice granché, limitandosi ad elencare idee già proposte da altri negli ultimi anni e chiedendo l'aiuto di tutte le forze politiche in consiglio per individuare la misura giusta da applicare in Lombardia a partire dal prossimo mese di ottobre. Tanto fumo, magari anche profumato, ma poco arrosto.

Ma il fuoco di sbarramento più rumoroso è quello che Maroni ha lanciato sull'immigrazione diffidando il governo dall'invio di nuovi profughi in Lombardia, minacciando i comuni che intendessero offrire la disponibilità ad ospitarne qualcuno e scrivendo ai prefetti per avere collaborazione nel controllo sanitario degli immigrati.
Le ha sparate un po' grosse il governatore, ma l'obiettivo non era certo di ottenere qualcosa di diverso rispetto a qualche titolo di giornale che distogliesse l'attenzione dalla sua vicenda su nomine e raccomandazioni.

L'ufficio propaganda di Maroni è da mesi impegnato a pieno regime nel tentativo di coprire l'inerzia e l'inconcludenza del presidente, ma questa volta ha davvero pescato dal mazzo il carico pesante nella speranza che possa sparigliare il gioco.
L'impressione è che Maroni sia sempre più in difficoltà nel gestire la sua litigiosa maggioranza e che punti tutto, sotto la copertura del fuoco di sbarramento, sulla possibile approvazione prima dell'estate di qualche provvedimento simbolico, tipo la riforma sanitaria.

Basterà per mettere in sicurezza il suo ruolo in attesa delle decisioni della magistratura?
Difficile dirlo. Ma difficile anche che i lombardi se la bevano.