22 maggio 2019

Ormai Salvini è preso a schiaffi da tutti

La spinta si è esaurita e il ministro vive nel bunker delle sue certezze, isolato e intrappolato nel suo personaggio sempre meno credibile
di Mario Lavia - Democratica

Da Zorro che gli srotola uno striscione in faccia a Piazza Duomo al Cardinale Parolin che lo bacchetta forte, dalla Guardia di Finanza che fa sbarcare i migranti a Lampedusa a Di Maio che lo insulta quotidianamente, per Matteo Salvini gli ultimi tornanti della campagna elettorale sono un calvario.

Milano non l’ha accolto per niente bene – striscioni a parte – regalandogli ampi spazi vuoti nella grande piazza simbolo della città. Lasciamo perdere le solite, vacue considerazioni sulla frase di Nenni “piazze piene urne vuote” che non era poi una “legge” come molti scrivono ma una costernata considerazione post-elettorale. E però se proprio vogliamo notare una cosa, è questa: a Milano è andata piuttosto male. Ipotizziamo qui che venti giorni fa sarebbe andata diversamente. Ci sarebbe stata più gente, più entusiasmo, più scioltezza. Vogliamo dire, cioè, che la campagna elettorale di Salvini è stata forse controproducente: troppo aggressiva, troppo di destra, troppo arrogante, troppo tutto. Un leader di un partito di governo non fa così. Cerca di prendere sulle sue spalle una parte la più larga possibile del Paese, non prende a calci alleati, avversari, l’Europa, l’Onu, il Papa!