22 febbraio 2011

Con una bella canzone Vecchioni ha vinto a San Remo.

"Per l'operaio che non ha più il suo lavoro, per chi ha vent'anni e se ne sta a morire in un deserto come in un porcile. E per tutti i ragazzi che difendono un libro, un libro vero, così belli a gridare nelle piazze perchè stanno uccidendo il pensiero". Roberto Vecchioni

qui la canzone

NOSTALGIE:
Per chi c'era la locandina
del concerto del 1998 a Vimercate

FERMARE LA VIOLENZA. AIUTARE LA DEMOCRAZIA.


In queste ore, in Libia, si stanno consumando momenti drammatici. Il paese è ad un passo dalla guerra civile. E Muammar Gheddafi, 69 anni e è attualmente irreperibile.

Il Partito democratico ha promosso per oggi a Roma, presso piazza del Pantheon, alle ore 18.30, un sit-in per chiedere di fermare la repressione in Libia e l’avvio di una nuova fase democratica.

All'iniziativa parteciperà il segretario nazionale del Pd Pier Luigi Bersani, il Presidente dell'Assemblea nazionale, Rosy Bindi, i capigruppo di Camera e Senato, Dario Franceschini e Anna Finocchiaro, militanti, dirigenti e parlamentari del Pd.

Nota del mattino del 22/02/'11.

A cura dell'Ufficio Nazionale Circoli PD.

1. GHEDDAFI SPARA SULLA FOLLA, L’EUROPA SI INDIGNA, L’ITALIA TACE. LE BARZELLETTE, GLI AFFARI E LE ALLEGRE RIMPATRIATE DI BERLUSCONI E GHEDDAFI DIVENTANO UNA TRAGEDIA CHE INFANGA L’ITALIA. OGGI APPUNTAMENTO PD A ROMA PER INIZIATIVA PUBBLICA
Il risveglio del popolo libico è stato trasformato in una tragedia epocale dalla reazione sanguinaria di Gheddafi: aerei ed elicotteri hanno sparato sulla folla. Il paese è in fiamme. Centinaia i morti. Di fronte a questa tragedia il governo italiano, con il proprio comportamento, ha infangato la faccia dell’Italia di fronte al mondo. Mentre l’Europa invocava interventi fermi e duri, il presidente del Consiglio taceva. Il ministro degli Esteri Frattini esitava. “In passato eravamo noi l’avanguardia dell’Europa in quell’area” ha denunciato il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani. “Dovremmo essere noi, per il nostro ruolo storico e per la nostra collocazione geografica, a far capire il Nord Africa e il Medio Oriente al resto dell’Europa. E invece c’è solo un colpevole silenzio”. In serata il segretario del Pd ha telefonato a Frattini chiedendo un intervento più deciso del governo italiano e che il governo venisse a riferire in Parlamento.
Ma intanto il danno era stato fatto. Sull’Italia è sceso ieri il gelo degli altri paesi europei. Solo in serata il premier è intervenuto con un timido accenno alla necessità di evitare violenze ai danni dei civili. Una condotta scandalosa. In Europa si parla con disprezzo della diplomazia della rue Froissant, la strada laterale dove c’è l’ingresso per le riunioni del Consiglio: prima di entrare nella riunione, presidente del Consiglio e ministri italiani hanno via via elogiato e difeso Lukashenko, il despota bielorusso, l’egiziano Mubarak e ancora ieri Gheddafi, del quale si ricordano in Europa le allegre vacanze romane, con tanto di festeggiamenti ufficiali, cariche di cavalleggeri, teatrali abbracci e scambio di considerazioni su amazzoni e corano. Nelle riunioni ufficiali tra i governi europei invece l’Italia si è limitata ad allinearsi alle decisioni prese dagli altri. Una strategia tutta di comunicazione, basata sul niente e che ora ha lasciato l’Italia alla berlina nel mondo.
Oggi pomeriggio, alle 18.30, iniziativa del Pd a Roma, al Pantheon, per fermare la violenza e aiutare la democrazia.

2. I CONTRACCOLPI DEL RISVEGLIO DEL NORD AFRICA. L’ITALIA RISCHIA DI PAGARE UN PREZZO ALTISSIMO.
I contraccolpi della guerra civile in Libia e del risveglio del Nord Africa e del Medio Oriente rischiano di essere pesanti per il mondo occidentale industrializzato, ma soprattutto per l’Italia. Sono centinaia le imprese italiane in Libia. I capitali libici sono presenti in gradi aziende italiane (basti pensare a Unicredit). Ma soprattutto a preoccupare sono le ripercussioni sugli approvvigionamenti energetici e sulla possibile spinta all’inflazione, che innescherebbe un aumento dei tassi di interesse capace di pesare in modo davvero pesante sul costo del nostro debito pubblico.
La Repubblica. “Il primo scossone è arrivato ieri da Piazza Affari (crollata del 3,59%, con l`oro decollato oltre i 1.400 dollari l`oncia e il petrolio schizzato ai massimi dal 2008), dove le aziende tricolori più attive nel paese africano - Eni, Unicredit, Finmeccanica e Impregilo - hanno bruciato da sole 6 miliardi del loro valore. LA BOLLETTA finale rischia però di essere molto più salata. Il Belpaese- complice l`asse di ferro Berlusconi-Gheddafi - è il primo partner commerciale del Colonnello. E a rischio il fiume di greggio (un quarto del nostro fabbisogno) che scorre ogni giorno da Tripoli a Roma. Sono in bilico commesse e investimenti italiani per una quarantina di miliardi. Molti decollati tre anni fa, quando il
Cavaliere ha firmato il "patto d`amicizia" bilaterale regalando al leader libico un assegno da 5 miliardi in 20 anni (più la Venere di Cirene) per chiudere le ferite del colonialismo. Il nodo energetico. È il capitolo più delicato. La Libia è il primo fornitore di petrolio dell`Italia: Tripoli garantisce il 23,3% del nostro fabbisogno di greggio (ogni giorno ce ne "spedisce" 50mila tonnellate). Gheddafi ha in mano anche il rubinetto da cui passa il 12% del gas consumato nel Belpaese, dopo che qualche mese fa per ridurre i propri debiti - l`Eni ha girato alla libica National Oil Corporation una quota e la gestione del gasdotto Greenstream che collega la costa africana a Gela (Sicilia). Spostare le fonti di approvvigionamento - dicono gli esperti - è complesso in situazioni di normalità. Oggi, con il Medio Oriente in fiamme e il Canale di Suez nell`occhio del ciclone, l`addio al petrolio di Gheddafi rischia di trasformarsi in una Caporetto per l`economia italiana. Anche perché gli altri nostri fornitori di fiducia – Russia (14,8%), Iran (13,8%) e Azerbaijan (13,1%) - non brillano per stabilità politica. Gli affari a rischio. L`Eni, come ovvio, è l`azienda italiana più esposta. I suoi pozzi pompano 244mila barili al giorno nel deserto libico, poco meno del 15% della produzione del Cane a sei zampe. Il numero uno Paolo Scaroni, forte del feeling Berlusconi-Gheddafi, ha ottenuto l`anno scorso un allungamento di 25 anni delle concessioni in loco in cambio di 28 milioni di dollari di investimenti in 25 anni, tra cui diversi progetti di edilizia sociale. Trema anche Finmeccanica. Il colosso della difesa ha appena aperto un impianto per l`assemblaggio di elicotteri Agusta e ha incassato commesse per 1.750 milioni per rifare i sistemi di segnalamento ferroviario nel paese e 300 destinati a sistemi per il controllo dei confini meridionali della Libia in chiave anti-immigrazione. Un miliardo di appalti ha pure Impregilo, cui è stata affidata la costruzione di tre centri universitari. L`Istituto per il commercio estero stima in 130 aziende e 600 dipendenti la presenza italiana in Libia. Sirti sta posando 7mila km. di cavi (valore 68 milioni), Trevi segue grandi progetti nel cuore di Tripoli, alcune imprese lavorano al terminal container nel porto di Tripoli. «Commesse per diverse centinaia di milioni», dicel`Ice, sono state assegnate a Friulana Bitumi e Pontello & Vannucchi nel campo delle infrastrutture. Un altro grande business (potenziale) a rischio è l’autostrada dell`amicizia: 1.700 km di asfalto lungo la costa tra Tunisia ed Egitto finanziati da Roma - quasi 3 miliardi la spesa prevista la cui costruzione doveva essere affidata a realtà italiane. Visto che l`amicizia in questione è quella con Gheddafi, resta da vedere cosa succederà ora. L`asse finanziario. Un`altra grande incognita è il destino degli investimenti finanziari libici in Italia. Dopo l`operazione Fiat negli anni`70, Tripoli è tornata a investire in Italia i suoi petrodollari con la benedizione di Berlusconi. I fondi di Gheddafi, forti di 100 miliardi di liquidità, sono i primi soci con il 7% di Unicredit, controllano il 2% di Finmeccanica e della Fiat, il 7,5% della Juventus, il 21,7% della Olcese (tessile) e il 14,8% della Retelit. Secondol`Ice, la Gheddafi Spa era pronta a investire in Mediobanca («fino a 500 milioni»), in Telecom, Impregilo e Generali”.
Oltre ai contraccolpi diretti, ve ne potrebbero essere anche di indiretti. Ieri il prezzo del petrolio è balzato oltre i 105 dollari al barile. Era dal 2008 che il costo del greggio non toccava queste quotazioni. Il rischio che si possa innescare una spirale inflattiva è reale. E per un paese come l’Italia, con un debito pubblico molto elevato, questo significa molto. Nel caso in cui scattasse un aumento dell’inflazione ( che già si teme per l’eccesso di denaro stampato dagli Stati per salvare le grandi banche e le grandi società finanziarie in crisi) è certo che la Banca centrale europea deciderebbe all’istante un aumento dei tassi di interesse, nel tentativo di stroncare sul nascere l’incendio dei prezzi. Altrettanto certo è che questo aumento si scaricherebbe sui tassi di interesse da pagare per collocare nuovi Btp, Cct, Bot, Ctz, insomma per rinnovare il debito pubblico in scadenza. Basti pensare a un dato: un solo punto percentuale in più sui tassi di interesse potrebbe costare a un paese che ha un debito pubblico come l’Italia dai 10 ai 15 miliardi di euro di spesa pubblica in più ogni anno. Come dire: un drammatico aggravamento per i nostri conti pubblici.

3. MA IL GOVERNO PENSA SOLO A COME BERLUSCONI POSSA EVITARE I PROCESSI.
Il governo e la maggioranza, nonostante questi rischi e nonostante tutti i problemi che ogni giorno ormai vivono milioni di italiani, ha invece una sola preoccupazione: che Berlusconi eviti di dover parlare con i giudici. La scelta sarà fatta tra il legittimo impedimento per qualche riunione internazionale o per un Consiglio dei ministri (uniche occasioni in cui è rimasto possibile attivarlo) e un ricorso alla Corte Costituzionale per il conflitto di attribuzione (ci vorrà un voto delle Camere). Tutto fuorché fare l’unica cosa che il presidente del Consiglio dovrebbe fare: presentarsi di fronte ai magistrati per i processi Mills, Mediatrade, Ruby, Mediaset.
Tutto è appeso a questa esigenza: le riunioni del Consiglio dei ministri sulla riforma della giustizia e il bavaglio all’informazione; l’attesa per la strategia difensiva disegnata dagli avvocati Ghedini e Longo; perfino la ricerca di nuovi acquisti, ad ogni costo e con ogni mezzo, per supportare la maggioranza (in vista di voti decisivi sui ricorsi alla Consulta, oltre che sul federalismo). Un’operazione, quest’ultima, che sta costando al presidente della Camera, Gianfranco Fini, le fuoriuscite di parlamentari del suo partito al Senato e alla Camera.

4. IL PD E’ L’ARGINE PER FRENARE LA DERIVA ANTICOSTITUZIONALE E PER LA RISCOSSA DELL’ITALIA. SONDAGGI PREMIANO PD E BERSANI
Il tentativo di rimettere in campo il tema dell’immunità parlamentare, sostenuto oltre che dal centrodestra anche dal lavorio di diversi quotidiani, è stato stoppato drasticamente ieri dal Partito Democratico. Dario Franceschini, presidente del gruppo parlamentare del Pd alla Camera: «Non esiste che per bloccare i processi a Berlusconi si dia l`immunità non solo a lui ma anche agli altri 944 parlamentari». Pier Luigi Bersani: «E` ora di mettere all`ordine del giorno, non l`immunità parlamentare, ma regole, onestà, sobrietà».
Anche sul tema più generale della riforma della giustizia il Pd funge da argine. Il Pd è disponibile a discutere una riforma della giustizia per renderla efficiente e al servizio dei cittadini, non per rendere Berlusconi e la cricca non perseguibili. Le proposte per riformare la giustizia in senso positivo il Pd le ha messe a punto nel corso del processo di preparazione della piattaforma programmatica, ormai alle battute finali, che servirà da base per il confronto con le forze sociali e con gli altri partiti dell’opposizione democratica per preparare il superamento di questa fase, per ricostruire un paese civile, per rilanciare economia e occupazione.
L’aver tenuto la barra del timone del Pd ben dritta in questi mesi ha cominciato a produrre anche frutti in termini di consenso. Corriere della Sera: “Bersani stacca Berlusconi nei sondaggi. È il risultato di una rilevazione presentata ieri sera da Renato Mannheimer a Porta a porta. Se si votasse ora il centrosinistra prenderebbe il36% dei consensi e Berlusconi il29. AI Terzo polo guidato da Pier Ferdinando Casini andrebbe il 15%. Se a capo dei "terzopolisti" ci fosse Gianfranco Fini, questi renderebbero I`11 % dei consensi, mentre il centrosinistra avrebbe il 39% e il centrodestra solo il 30%”.

5. LE BUGIE DI TREMONTI HANNO LE GAMBE CORTE.
Articolo di Sergio D’Antoni su Europa. “Dopo tre anni di politiche scientificamente antimeridionali, dopo aver demolito strumenti e prosciugato fondi destinati alla convergenza, ci vuole davvero una bella faccia tosta a proporre agli italiani una simile balla (D’Antoni si riferisce alla decisione annunciata dal governo di chiedere all’Europa alcune deroghe per far sviluppare il Sud). Il fatto è che, nel 2008, quando Tremonti si insediava in via XX settembre, l`Italia disponeva già delle deroghe necessarie per avviare una politica di
sviluppo nazionale incentrata sul riscatto delle aree deboli. Il governo del centrosinistra, nei due anni precedenti, aveva negoziato proficuamente con l`Europa, portando a casa, tra l`altro, 120 miliardi tra fondi strutturali e Fas e due fondamentali strumenti di fiscalità di sviluppo: il credito d`imposta per gli investimenti produttivi e le zone franche urbane. Che fine ha fatto tutto questo? Presto detto: è stato letteralmente cancellato dal ministro che oggi si fregia di parlare di Sud”.
Romano Prodi su Il Messaggero oggi ha spiegato come sia una ben magra consolazione l’aver deciso a livello internazionale che nel conto del debito si potrà calcolare anche il debito privato. Secondo Prodi Tremonti, che ha presentato una tale decisione come un trionfo italiano, sa benissimo che questo significa una cosa sola: trasferire il peso del risanamento sulle spalle dei cittadini sotto forma di tasse. Solo che non lo dice.

6. IL CAPITALISMO ITALIANO ALLA GUERRA DI POSIZIONE. DOPO DELLA VALLE, DEL VECCHIO LASCIA LE GENERALI.
Dopo gli attacchi di Diego Della Valle a Cesare Geronzi (presidente delle Generali, la principale compagnia di assicurazione italiana e anche la principale società multinazionale italiana) per la gestione della Rcs, società editrice del Corriere, ieri il principale azionista della Luxottica, Del Vecchio, ha annunciato la sua uscita dal Cda delle Generali, perché non ne condivide la linea. Al di là delle baruffe tra i diversi personaggi da rotocalco dell’economia italiana, è chiaro che è in corso una battaglia per il riassetto del potere in quello che molti commentatori chiamano “il salotto buono” della finanza italiana: Mediobanca (principale azionista delle Generali), le Generali e, a cascata, società partecipate e azionisti, tutti collegati in un intreccio (basti pensare a Telecom, a Sai, a Fiat, tanto per citare qualche caso) inestricabile di pacchetti azionari, patti di sindacato e di interessi personali.

FOTO CHE NON SI POSSONO NASCONDERE.

Il rapporto d'amicizia Gheddafi/Berlusconi per lo stile inconfondibile ed il carattere esuberante del nostro presidente del Consiglio ultimamente è stato decisamente imbarazzante, e fuori da qualsiasi ragionevole e opportuna misura. Ma come ci ricorda Il Post , non dimetichiamoci che Muammar Gheddafi è stato, per la diplomazia italiana, con accenti e sfumature diverse sostanzialmente amico di tutti.
Un tiranno spesso "giustificato" dalla realpolik, e accettato per superiori interessi nazionali. Purtroppo l'albun fotografico dei nostri 150 anni di storia comprenderà anche queste foto.
Una macchia che non possiamo più cancellare. Non possiamo nasconderle, nè far finta di niente.




Gli affari in Libia dell'Italia. Il Post.

Libia: gli aerei bombardano i civili.


Convocato il consiglio strordinario delle Nazioni Unite. In Libia è in corso un genocidio. L'Unione Europea condanna.

Sulla Libia, "il Governo Berlusconi tace perché non può parlare, si è compromesso in un modo incredibile stracciando anche la nostra dignità”. A sostenerlo è il segretario del Pd Pier Luigi Bersani. "Vogliamo ricordare – aggiunge - una scena, non tanto tempo fa, in una caserma dei Carabinieri con Gheddafi (guarda l'album fotografico delle sue visite in Italia, ndr) che ci dettava il compito. A questo ha portato il 'ghe pensi mi' che, trasferito in politica estera, è il rapporto personalistico con dittatori e persone autoritarie".
"Martedì - annuncia poi Bersani - faremo un sit in al Pantheon a Roma e diremo la nostra". Ora, però, l'importante per il leader del Pd è che "si fermi la repressione, si finisca col sangue che genera altro sangue e si metta in moto una transizione verso un sistema più partecipato".

fonte sky tg 24

post correlato: Tripoli in fiamme.

LEGA NORD: i furbetti del latticinio. Pagano i malati di tumore e la collettività.


Il milleproreghe blindato dalla fiducia passerà con la necesaria approvazione della "Lega nord... buongiorno padania libera, olè".

Hanno finto di spaventare il premier ospitando il Segretario Bersani sul tema del federalismo forse semplicemente per ottenere più facilmente ragione delle proprie richieste.
Si sospendono le multe sulle quote latte fino al 30/06/2011 per pochi pochissimi PRIVILEGIATI produttori. Un manipolo di allevatori "ribelli" alle leggi europee da anni protetto dalla Lega.
E' un insulto per i 40.000 che hanno invece aderito al programma di rateizzazione del 2003 e che stanno pagando la settima tranche.

Il capo gruppo al Senato canta inni di vittoria! Briccolo :"La maggioranza è compatta ha dato risposte concrete al territorio".

POCHI furbetti del latte beneficeranno della proroga.

A finanziare la dilazione saranno i malati di tumore!
Infati i 5 milioni necessari saranno prelevati da un fondo istituito dalla Finanziaria 2011 per «interventi urgenti finalizzati al riequilibrio socio-economico, allo sviluppo dei territori, alle attività di ricerca, alle attività di assistenza, ricerca e cura dei malati oncologici e alla promozione di attività sportive, culturali e sociali».

VERGONA! STATE PROTEGGENDO POCHI FURBETTI CONTRO L'INTERESSE DI TUTTA LA COMUNITA'.

LEGA DI ROMA... LEGA LADRONA!

Intanto ieri Radio Padania ha annullato all'ultimo momento il programma in diretta dell'Annunziata che avrebbe dovuto dare voce al popolo leghista.
Secondo la giornalista il partito del carroccio temeva i commenti della base.
A estremi mali, estremi rimedi.

IL POPOLO "LIBERO" PADANO
CENSURATO PADRONE...MA A CASA SUA!






ATTIVITA’ IN PROVINCIA DI MB n°6/’11

Settimana dal 14 al 18 febbraio 2011

a cura del Consigliere Vittorio Arrigoni.

1)Lunedì 14 febbraio ’11 in Commissione 5 gli assessori Colombo ed Elli ci hanno illustrato il Piano Provinciale sul lavoro e la formazione professionale per il 2011/2012, come previsto dalle Leggi Regionali n° 22/2006 e n° 19/2007.

Per il lavoro sono previsti interventi per le politiche attive per il lavoro, il sostegno ad AFOL, l’Osservatorio lavoro, il collegamento con la formazione professionale ed il sostegno alle imprese.

Per la formazione professionale sono previsti interventi per migliorare la qualità della FP media ed alta, mentre la FP di primo livello è già di buona qualità. L’istruzione tecnica è carente e trascurata.

Si prevede di qualificare un certo numero di aziende per l’alternanza scuola-lavoro.

Il piano prevede non solo dichiarazioni di indirizzo, ma anche azioni operative e ha come obiettivo la pianificazione coordinata degli interventi tra lavoro e formazione professionale.

Abbiamo chiesto di riportare l’esame del piano ancora in commissione per un ulteriore approfondimento.

In Commissione 7 il comandante della Polizia provinciale, dott. Zanardo, ci ha illustrato il lavoro svolto dal corpo nel corso del 2010. L’organico è costituito da 20 agenti e 4 amministrativi.

Gli interventi più significativi sono stati: 183 di polizia ambientale, 65 di polizia giudiziaria, coordinate 22 guardie ecologiche. Gli interventi hanno riguardato: abbandono di rifiuti, ispezioni presso produttori di rifiuti, comunicazioni di reati ambientali. Ripopolamento e cattura di selvaggina, trappolaggio, ispezioni presso centri di revisione autoveicoli, sorveglianza cantieri stradali. Con le limitate risorse umane sono state svolti molti interventi in ambiti diversi: per la commissione è stato fatto un buon lavoro.

2)Martedì 15 febbraio ’11 in Commissione 8 il dott. Mangone ci ha illustrato il sistema informativo e telefonico della provincia di MB. Il server principale è nella sede di p.za Diaz, come pure la centrale telefonica. Nella sede di via T. Grossi è in corso di applicazione una rete wi-fi che potenzierà il sistema informatico provinciale con l’obiettivo di distribuire meno documenti su carta.

In Commissione 9 l’assessore Grisi ci ha aggiornato circa le tariffe e le aliquote delle imposte previste per il 2011. Il tributo ambientale è pari al 5% del riscosso del Comune sulla tassa raccolta e smaltimento rifiuti, mentre l’accisa sull’energia elettrica è pari a 11,40 euro per ogni 1.000 Kwh consumati da utenti di media potenza (artigiani, aziende, ecc.). L’IPT per gli autoveicoli è pari alla tariffa base di 153 euro aumentata del 30%, mentre sull’RCAuto è prevista un imposta del 12,50%.

Il sistema delle imposte per la Provincia è molto soggetto all’andamento dell’economia esterna e quindi poco stabile per permettere all’ente di garantire i servizi istituzionali.

3)Mercoledì 16 febbraio ’11 in consiglio provinciale si è svolta la discussione generale sul bilancio di previsione per il 2011 della provincia con gli interventi di tutti i consiglieri del PD.

Gli interventi generali più politici sono stati svolti dal capogruppo Guerriero che ha illustrato la controproposta del PD che prevedeva uno spostamento di 2,3 milioni di euro di spesa corrente a favore delle politiche sociali, a sostegno delle famiglie e delle piccole imprese in difficoltà, dell’ambiente, dei trasporti e della cultura. Poi è intervenuto Gigi Ponti, segretario provinciale PD, sviluppando considerazioni politiche sulla gestione inadeguata della provincia da parte della destra.

Successivamente sono intervenuti Arrigoni sui temi del lavoro, delle attività produttive e della sicurezza; Poletti sulle infrastrutture; Pozzati su cultura, biblioteche, carcere; Ghioni su trasporti, ecologia ed ambiente;Veneziano su villa reale, eventi culturali e mobilità sostenibile; Limonta su gestione del territorio; Fiorito su politiche sociali e scolastiche, sulla dignità delle donne; Pilotto su scuola, università, sport e turismo.

Sono intervenuti anche i due consiglieri dell’IdV esprimendo critiche al bilancio. Per la maggioranza sono intervenuti a sostegno i consiglieri Petrucci e Gavazzi.

IL presidente Allevi, in chiusura del dibattito, ha respinto le critiche dei consiglieri PD con una spiccata animosità, procurata forse dai 1638 emendamenti e dai 104 odg presentati dal PD.

4)Giovedì 17 febbraio ’11 in consiglio provinciale il gruppo PD ha avviato la presentazione degli emendamenti contingentati in due giorni e senza la votazione, come deciso a maggioranza dai capi gruppo e come votato dal consiglio. Il tutto confermato dal segretario generale della provincia. Il gruppo PD ha espresso la sua contrarietà sulla procedura e si è riservato di ricorrere nelle sedi più opportune.

L’illustrazione della prima parte degli emendamenti si è protratta fino alle ore 21,00 circa con un impegno corale e costante di tutti i consiglieri PD.

5)Venerdì 18 febbraio ’11, in apertura del consiglio provinciale, il capo gruppo PD Guerriero leggeva una lettera ben argomentata di contestazione delle procedure imposte per l’illustrazione e la votazione degli emendamenti, lettera poi consegnata al presidente del consiglio provinciale.

Poi è continuata l’illustrazione degli emendamenti, da parte dei consiglieri del PD, emendamenti con contenuto propositivo e non pretestuosi.

Ciononostante i consiglieri del PdL brillavano per il loro disinteresse, mentre il presidente e gli assessori erano presenti a turno. A tarda ora veniva terminata l’illustrazione degli emendamenti e si è proseguiti con le operazioni di voto di ogni emendamento.

Le votazioni sono state sospese verso le ore cinque di sabato mattina su proposta del gruppo PdL e con il voto contrario del PD e dell’IdV. Una bella battaglia che proseguirà la prossima settimana. Vedremo come andrà a finire.

Vimercate, 21 febbraio 2011

AV

Esercizio libero di "Mignottocrazia". by Virus

Questo è un breve campionario fotografico di Parlamentari eletti come recita la Costituzione "senza vincolo di mandato" in pieno esercizio di "Mignottocrazia".



Dall'alto in basso da sinistra a destra:

PAOLO GUZZANTI - A lui si deve il neologismo "mignottocrazia". Da Forza Italia a Forza Gnocca ora inpegnato a vendere il suo libro da neo-responsabile. Per far parlare di se e per promuovere meglio il suo libro il giorno della fiducia il suo voto fu in bilico fino all'ultimo.

DOMENICO SCILIPOTI - Da dipietrista convinto a berlusconiano illuminato. Silvio gli ha regalato una cravatta. Ora cena regolarmente a palazzo Grazioli, èesperto nel reggere cornette del telefono qualora improvvisamente dovesse chiamare il presidente.

ROBERTO ROSSO - Fuggì indignato dal PDL al grido: "siamo tutti camerieri in livrea di chi ci nomina". Si dice che il suo ritorno all'ovile sia giustificato da nostalgia e fascino della divisa.

GIAMPIERO CATONE - Lasciò il PDL il 03/09 in piena crisi morale. Questione risolta il 03/12. 70 giorni di profonde rifelssioni e pensieri per chiarirsi le idee.

MARIA GRAZIA SILIQUINI - A Mirabello con Fini in prima fila, poi accanto a Granata e Caselli in un convegno sulla giustizia, attualmente grintoso difensore della dis-onorabilità del Premier.

SILVANO MOFFA - L'uomo del giorno, tutti lo vogliono, tutti lo cercano. Nesuno prima aveva mai avuto notizia della sua esistenza politica. Ora referente e animatore del nuovo Gruppo di Iniziativa Responsabile che responsabilmente, appunto, veste i panni del salvatore della patria e appena può dichiara:" “Siamo una grande area di responsabilità che può dare una svolta al Paese, qualcosa di estramemente serio, un coagulo politico e culturale che si è sedimentato nelle coscienze…”

LUCA GIORGIO BARBARESCHI - Pochi giorni fa diceva “ci tratta come sudditi” e “ha trasformato lo Stato in un bordello”. Recitò, da esperto attore quale egli è, il manifesto dei futuristi accompangato dalla musica di Monricone. Partecipata interpretazione: commosse tutti e forse anche se stesso (ma la sua professione a questo punto desta qualche sospetto sulla sincerità di quelle lacrime). E' uno degli ultimi ad aver cambiato nuovamente idea.

Lapidario il commento di Gianfranco Fini:"BUFFONE!".

VIRUS: Perchè in tale consesso anche un cartone animato può fare la sua porca figura!