Il Governatore lombardo Attilio Fontana sostiene che la vittoria del PD in Emilia Romagna è avvenuta anche grazie al trasporto attrezzato di anziani e persone con disabilità ai seggi da parte del partito. Una dichiarazione forzata che vuole giustificare la sconfitta in un modo molto discutibile.
di Iacopo Melio - Fanpage.it
Caro Attilio Fontana, fra un mese ho ventotto anni, fra una settimana una laurea in Scienze Politiche, e da sempre una malattia rara. E da quel sempre, Governatore, succede ad ogni campagna: cittadini con disabilità come merce di scambio elettorale.
Quante ne ho viste e quante ne ho lette, sa? Anche sulla mia stessa pelle. Illusioni per famiglie disperate, spesso impraticabili o pericolose: penso all’istituzione (fortunatamente scomparsa) del Ministro per la Disabilità, che tra l’altro portava il suo stesso cognome, inutile in quanto “senza portafoglio” ma soprattutto discriminatorio dato che, ancora una volta, sottolineava la specialità e non l’inclusività di certe questioni universali. Un ennesimo recinto, per di più associato alla Famiglia, con quel velo pietistico e caritatevole che non vorrà mai un disabile adulto, indipendente, autodeterminato… Ma al quale siete fin troppo aggrappati, come Matteo Salvini agita con violenza il rosario, a soffocare coscienza se mai ne abbia.
Non le è bastata una propaganda basata sul regresso, ha voluto strafare perché di avvoltoi non ce n’è mai abbastanza: di quelli che smembrano le dignità e si rifocillano di speranze altrui. E allora giù sui disabili, a picco, e poi gli anziani, affondati. Perché se abbiamo problemi fisici, troppi anni sulle spalle, disagi mentali, è risaputo: oltre ad essere un peso per la collettività, siamo anche dei completi imbecilli. Probabilmente.
30 gennaio 2020
28 gennaio 2020
Cerimonia della posa della Pietra d’Inciampo per Mattavelli Angelo
Sulbiate, 26 gennaio 2020
Questo è il testo che Daniela Mattavelli ha letto a nome di nipoti e pronipoti tutti.
Desideriamo ringraziare l’Amministrazione Comunale e il Comitato delle Pietre d’Inciampo di Monza e Brianza perché questa iniziativa volta a “fare memoria” e a mettere in guardia le generazioni di oggi e di domani contro il male che l’uomo è capace di coltivare e di compiere, rappresenta per Angelo e per i suoi familiari anche un Atto di Giustizia.
Un piccolo Atto di Giustizia, se lo rapportiamo agli atroci patimenti che Angelo ha dovuto subire, alla sua morte insensata e al dolore che ha lacerato i suoi cari per il resto della loro vita.
Ma, nello stesso tempo, un grande Atto di Giustizia, perché questa pietra con il suo nome scolpito – a restituirgli l’identità strappatagli dalla barbarie nazista - questa mattonella lucente sul selciato, d’ora in poi sarà sotto gli occhi di tutti i passanti, attirerà l’attenzione dei bambini e qualcuno, leggendone l’iscrizione, si domanderà chi era Angelo e forse proverà sentimenti di pietà per la sua giovane vita spezzata.
Angelo era solo un ragazzo di 19 anni che ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un ragazzo normale, le cui uniche colpe furono il desiderio di aiutare la sua famiglia, il senso del dovere e la speranza di un futuro migliore. Tali erano certamente le motivazioni che lo spinsero ad andare a lavorare in città in una grande fabbrica (la Breda), e – forse – si sentiva fortunato per non essere stato ancora arruolato e mandato a combattere al fronte. Così, mentre infuriava la guerra, lasciando il più tranquillo paesino natio, affrontò i maggiori rischi che inevitabilmente si correvano a Milano, dove nel marzo 1944 si assisteva a una recrudescenza delle rappresaglie tedesche in risposta agli scioperi degli operai nelle maggiori fabbriche.
Questo è il testo che Daniela Mattavelli ha letto a nome di nipoti e pronipoti tutti.
Desideriamo ringraziare l’Amministrazione Comunale e il Comitato delle Pietre d’Inciampo di Monza e Brianza perché questa iniziativa volta a “fare memoria” e a mettere in guardia le generazioni di oggi e di domani contro il male che l’uomo è capace di coltivare e di compiere, rappresenta per Angelo e per i suoi familiari anche un Atto di Giustizia.
Un piccolo Atto di Giustizia, se lo rapportiamo agli atroci patimenti che Angelo ha dovuto subire, alla sua morte insensata e al dolore che ha lacerato i suoi cari per il resto della loro vita.
Ma, nello stesso tempo, un grande Atto di Giustizia, perché questa pietra con il suo nome scolpito – a restituirgli l’identità strappatagli dalla barbarie nazista - questa mattonella lucente sul selciato, d’ora in poi sarà sotto gli occhi di tutti i passanti, attirerà l’attenzione dei bambini e qualcuno, leggendone l’iscrizione, si domanderà chi era Angelo e forse proverà sentimenti di pietà per la sua giovane vita spezzata.
Angelo era solo un ragazzo di 19 anni che ebbe la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Un ragazzo normale, le cui uniche colpe furono il desiderio di aiutare la sua famiglia, il senso del dovere e la speranza di un futuro migliore. Tali erano certamente le motivazioni che lo spinsero ad andare a lavorare in città in una grande fabbrica (la Breda), e – forse – si sentiva fortunato per non essere stato ancora arruolato e mandato a combattere al fronte. Così, mentre infuriava la guerra, lasciando il più tranquillo paesino natio, affrontò i maggiori rischi che inevitabilmente si correvano a Milano, dove nel marzo 1944 si assisteva a una recrudescenza delle rappresaglie tedesche in risposta agli scioperi degli operai nelle maggiori fabbriche.
27 gennaio 2020
21 gennaio 2020
Venerdì 24 gennaio ore 20,30: il Viceministro Mauri a Monza
Venerdì 24 gennaio alle ore 20,30 sarà presente a Monza, presso la sala Picasso dell'Urban Center di Monza il Vice Ministro dell'Interno Matteo Mauri.
Sarà un'occasione importante per tutti noi per fare il punto della situazione e approfondire insieme a lui diversi aspetti relativi al presente e al futuro del Governo e del Paese.
Sarà un'occasione importante per tutti noi per fare il punto della situazione e approfondire insieme a lui diversi aspetti relativi al presente e al futuro del Governo e del Paese.
16 gennaio 2020
Riscaldamenti: a confronto le emissioni di impianti a gas naturale, gasolio, legna e pellet
Si rileva una marcata differenza fra i vari combustibili, con un incremento progressivo di due ordini di grandezza nelle emissioni di PM passando dai combustibili gassosi e il gasolio al pellet e di un altro passando dal pellet alla legna da ardere.
Gabriele Migliavacca, Responsabile del Laboratorio Emissioni di Innovhub Stazioni Sperimentali per l’industria (Camera di commercio Metropolitana di Milano, Monza- Brianza Lodi), ha presentato a Milano, ad un un convegno su “Il ruolo del riscaldamento domestico nell’ambito della qualità dell’aria a scala locale e regionale”, uno studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, gpl, gasolio e pellet ed effetto dell’invecchiamento.
L’indagine di Innovhub – Stazioni Sperimentali per l’Industria “Studio comparativo sulle emissioni da apparecchi a gas, GPL, gasolio e pellet” parte dalla considerazione che il settore del riscaldamento ha un ruolo significativo nel produrre quelle emissioni inquinanti in atmosfera che generano rilevanti problemi di qualità dell’aria in molte aree italiane con frequenti periodi di crisi, che si collocano sempre durante la stagione invernale, quando gli impianti di riscaldamento sommano il proprio contributo a quelli del traffico e delle emissioni industriali.
La rielaborazione delle serie storiche dei dati dell’Inventario Ispra delle emissioni totali dei differenti settori ha condotto ad una significativa rivalutazione del peso del riscaldamento domestico, in particolar modo per quanto riguarda il particolato (PM), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e le diossine (PCDD-PCDF).
Gabriele Migliavacca, Responsabile del Laboratorio Emissioni di Innovhub Stazioni Sperimentali per l’industria (Camera di commercio Metropolitana di Milano, Monza- Brianza Lodi), ha presentato a Milano, ad un un convegno su “Il ruolo del riscaldamento domestico nell’ambito della qualità dell’aria a scala locale e regionale”, uno studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, gpl, gasolio e pellet ed effetto dell’invecchiamento.
L’indagine di Innovhub – Stazioni Sperimentali per l’Industria “Studio comparativo sulle emissioni da apparecchi a gas, GPL, gasolio e pellet” parte dalla considerazione che il settore del riscaldamento ha un ruolo significativo nel produrre quelle emissioni inquinanti in atmosfera che generano rilevanti problemi di qualità dell’aria in molte aree italiane con frequenti periodi di crisi, che si collocano sempre durante la stagione invernale, quando gli impianti di riscaldamento sommano il proprio contributo a quelli del traffico e delle emissioni industriali.
La rielaborazione delle serie storiche dei dati dell’Inventario Ispra delle emissioni totali dei differenti settori ha condotto ad una significativa rivalutazione del peso del riscaldamento domestico, in particolar modo per quanto riguarda il particolato (PM), gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e le diossine (PCDD-PCDF).
13 gennaio 2020
SettegiorniPD in Regione Lombardia
La Newsletter del Partito Democratico del Consiglio regionale della Lombardia
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10 gennaio 2020
40 anni dopo. Omicidio Mattarella, «la mafia non ha vinto». Quel che manca alla verità
Non si conosce il nome del sicario che, il 6 gennaio 1980, uccise l’allora presidente della Regione Siciliana. A Palermo la commemorazione con il presidente della Repubblica, fratello della vittima
Alessandra Turrisi - Avvenire.it
Piersanti Mattarella nacque a Castellammare del Golfo (Trapani) il 24 maggio 1935. Esponente della Democrazia Cristiana, fu eletto dall’Assemblea regionale siciliana presidente della Regione il 9 febbraio 1978 con 77 voti su 100, alla guida di una coalizione di centrosinistra con l’appoggio esterno del Pci. Il 6 gennaio 1980, in Via della Libertà a Palermo, un sicario lo uccise a colpi di pistola.
Non c’è giustizia senza verità. E anche per il delitto Mattarella, come per troppe stragi italiane, non si conosce il nome di chi fermò la voglia di rinnovamento politico di un uomo che aveva il sogno di una Regione «con le carte in regola». Il 6 gennaio saranno trascorsi quarantanni dall'omicidio a Palermo del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, uomo della Dc, considerato artefice di una stagione di riforme e di trasparenza all'interno dell’amministrazione regionale e che per la prima volta portò il Pci a sostenere la maggioranza di centrosinistra. Il suo sogno si infranse quella mattina dell’Epifania del 1980, quando l’allievo di Aldo Moro fu colpito dai killer al volante della sua Fiat 132, davanti casa, nella centralissima via Libertà, mentre stava per andare a Messa. Un anniversario in cui la famiglia, le istituzioni, i cittadini aspettano ancora la verità.
Alessandra Turrisi - Avvenire.it
Piersanti Mattarella nacque a Castellammare del Golfo (Trapani) il 24 maggio 1935. Esponente della Democrazia Cristiana, fu eletto dall’Assemblea regionale siciliana presidente della Regione il 9 febbraio 1978 con 77 voti su 100, alla guida di una coalizione di centrosinistra con l’appoggio esterno del Pci. Il 6 gennaio 1980, in Via della Libertà a Palermo, un sicario lo uccise a colpi di pistola.
Non c’è giustizia senza verità. E anche per il delitto Mattarella, come per troppe stragi italiane, non si conosce il nome di chi fermò la voglia di rinnovamento politico di un uomo che aveva il sogno di una Regione «con le carte in regola». Il 6 gennaio saranno trascorsi quarantanni dall'omicidio a Palermo del presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, uomo della Dc, considerato artefice di una stagione di riforme e di trasparenza all'interno dell’amministrazione regionale e che per la prima volta portò il Pci a sostenere la maggioranza di centrosinistra. Il suo sogno si infranse quella mattina dell’Epifania del 1980, quando l’allievo di Aldo Moro fu colpito dai killer al volante della sua Fiat 132, davanti casa, nella centralissima via Libertà, mentre stava per andare a Messa. Un anniversario in cui la famiglia, le istituzioni, i cittadini aspettano ancora la verità.
9 gennaio 2020
Le guerre lontane ci fanno compagnia (ma non le capiamo)
A Baghdad sono stato una volta sola, nel 1988. Faceva un caldo formidabile, finiva la guerra con l'Iran, Saddam Hussein sorrideva sotto i baffoni dai manifesti, per strada sparavano in aria per festeggiare e all'aeroporto insistevano per sottoporre i nuovi arrivati a un test dell'Aids. La guerra, costata almeno un milione di morti, era durata otto anni: sembrava un tempo infinito.
Oggi guardo su uno schermo le immagini dalla stessa città. Le fiamme, le tracce dei missili e della morte di Qasem Soleimani. Ascolto le urla e le minacce di nuova morte; e penso quanto poco sia cambiato. Ancora sciiti e sunniti, ancora Iran e America, ancora il mondo spettatore: forse è la stessa guerra, e non è mai finita. Come tante altre.
Oggi guardo su uno schermo le immagini dalla stessa città. Le fiamme, le tracce dei missili e della morte di Qasem Soleimani. Ascolto le urla e le minacce di nuova morte; e penso quanto poco sia cambiato. Ancora sciiti e sunniti, ancora Iran e America, ancora il mondo spettatore: forse è la stessa guerra, e non è mai finita. Come tante altre.
7 gennaio 2020
Quaranta anni fa l'omicidio Mattarella
"Le ragioni per cui è stato ucciso sono ancora attuali": le parole del ministro per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano. E' la prima volta che il governo nazionale è presente alla cerimonia
Con la deposizione di corone d'alloro sul luogo dell'omicidio è iniziata, a Palermo, la giornata in ricordo di Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio del 1980. Alla cerimonia in via Libertà, dove erano presenti anche diversi familiari di Mattarella, hanno partecipato, tra gli altri, il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, il governatore siciliano Nello Musumeci, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. E' la prima volta che un ministro partecipa alla commemorazione.
"La mafia che ha voluto uccidere Piersanti Mattarella non ha vinto, eppure non ha nemmeno perso perché quella riforma profonda delle istituzioni che Mattarella voleva realizzare in Sicilia, e di cui c'è bisogno in tutto il Paese, è un lavoro che ancora deve essere portato a compimento: le ragioni per cui è stato ucciso sono ancora attuali". Così il ministro per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano, a margine della commemorazione.
"A 40 anni di distanza dalla morte di Piersanti Mattarella emerge sempre di più la levatura nazionale di questa figura. Ha tenuto alta la dignità della politica e delle istituzioni. La sua battaglia per lo sviluppo parla all'Italia intera non solo alla Sicilia, per questo oggi ho voluto essere qui", ha aggiunto Provenzano.
Con la deposizione di corone d'alloro sul luogo dell'omicidio è iniziata, a Palermo, la giornata in ricordo di Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio del 1980. Alla cerimonia in via Libertà, dove erano presenti anche diversi familiari di Mattarella, hanno partecipato, tra gli altri, il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, il governatore siciliano Nello Musumeci, e il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. E' la prima volta che un ministro partecipa alla commemorazione.
"La mafia che ha voluto uccidere Piersanti Mattarella non ha vinto, eppure non ha nemmeno perso perché quella riforma profonda delle istituzioni che Mattarella voleva realizzare in Sicilia, e di cui c'è bisogno in tutto il Paese, è un lavoro che ancora deve essere portato a compimento: le ragioni per cui è stato ucciso sono ancora attuali". Così il ministro per il Mezzogiorno, Giuseppe Provenzano, a margine della commemorazione.
"A 40 anni di distanza dalla morte di Piersanti Mattarella emerge sempre di più la levatura nazionale di questa figura. Ha tenuto alta la dignità della politica e delle istituzioni. La sua battaglia per lo sviluppo parla all'Italia intera non solo alla Sicilia, per questo oggi ho voluto essere qui", ha aggiunto Provenzano.
4 gennaio 2020
Operaio muore schiacciato nello stabilimento Sevel di Atessa (Chieti)
3-1-2020 tratto da "la Repubblica"
L'incidente durante la manutenzione degli impianti nella fabbrica a produzione ferma. Cristian Terilli, 29 anni da compiere, di Pignataro Interamna (Frosinone), è la prima vittima sul lavoro dell'anno. Lavorava per una ditta esterna. La rabbia dei sindacati, il cordoglio di Fca
Ennesima tragedia nel mondo del lavoro. Inizia male il 2020, così come si era chiuso il 2019, con un altro incidente mortale stavolta nella fabbrica abruzzese della Sevel in Val di Sangro. Un operaio di quasi 29 anni, Cristian Terilli, di Pignataro Interamna (Frosinone) è morto nella fabbrica di Atessa. Era dipendente di una ditta esterna dell'ex gruppo Fiat, impiegata per la manutenzione degli stabilimenti. L'uomo è stato schiacciato da un supporto di ferro dell'impianto robotico cadutogli addosso mentre stava sostituendo un tirante a un discensore. Inutili i soccorsi del 118 che ha inviato anche l'elisoccorso.
Cordoglio e indignazione dai sindacati.
Le aziende che non investono sulla sicurezza andrebbero penalizzate seriamente. Abbiamo chiesto subito un incontro urgente alla Direzione di Fca per capire come sia potuto accadere un incidente cosi drammatico. Resta però una piaga che dalle Alpi alla Sicilia sta investendo in modo trasversale tutti i settori, dal metalmeccanico a quello edile passando per i trasporti e la logistica", commenta il Coordinatore Fim Cisl del settore automotive, Raffaele Apetino.
"Bisogna lavorare tutti nella stessa direzione ed è necessario un controllo capillare e preventivo sulla sicurezza nelle aziende. - conclude Apetino - Non servono slogan ad effetto ma interventi mirati alla vera prevenzione per non scrivere ogni giorno un nuovo necrologio". Stesso appello lanciato dalla Fiom: "Il nuovo anno comincia come si è chiuso: è inaccettabile che i lavoratori rischiano infortuni o addirittura perdano la vita. C'è una responsabilità di prevenzione e controllo delle imprese e delle istituzioni pubbliche. È necessario intervenire con urgenza".
Vigilare, segnalare... è un problema che investe tutti
L'incidente durante la manutenzione degli impianti nella fabbrica a produzione ferma. Cristian Terilli, 29 anni da compiere, di Pignataro Interamna (Frosinone), è la prima vittima sul lavoro dell'anno. Lavorava per una ditta esterna. La rabbia dei sindacati, il cordoglio di Fca
Ennesima tragedia nel mondo del lavoro. Inizia male il 2020, così come si era chiuso il 2019, con un altro incidente mortale stavolta nella fabbrica abruzzese della Sevel in Val di Sangro. Un operaio di quasi 29 anni, Cristian Terilli, di Pignataro Interamna (Frosinone) è morto nella fabbrica di Atessa. Era dipendente di una ditta esterna dell'ex gruppo Fiat, impiegata per la manutenzione degli stabilimenti. L'uomo è stato schiacciato da un supporto di ferro dell'impianto robotico cadutogli addosso mentre stava sostituendo un tirante a un discensore. Inutili i soccorsi del 118 che ha inviato anche l'elisoccorso.
Cordoglio e indignazione dai sindacati.
Le aziende che non investono sulla sicurezza andrebbero penalizzate seriamente. Abbiamo chiesto subito un incontro urgente alla Direzione di Fca per capire come sia potuto accadere un incidente cosi drammatico. Resta però una piaga che dalle Alpi alla Sicilia sta investendo in modo trasversale tutti i settori, dal metalmeccanico a quello edile passando per i trasporti e la logistica", commenta il Coordinatore Fim Cisl del settore automotive, Raffaele Apetino.
"Bisogna lavorare tutti nella stessa direzione ed è necessario un controllo capillare e preventivo sulla sicurezza nelle aziende. - conclude Apetino - Non servono slogan ad effetto ma interventi mirati alla vera prevenzione per non scrivere ogni giorno un nuovo necrologio". Stesso appello lanciato dalla Fiom: "Il nuovo anno comincia come si è chiuso: è inaccettabile che i lavoratori rischiano infortuni o addirittura perdano la vita. C'è una responsabilità di prevenzione e controllo delle imprese e delle istituzioni pubbliche. È necessario intervenire con urgenza".
Vigilare, segnalare... è un problema che investe tutti
3 gennaio 2020
L'innovazione si sposti dalle tecnologie alle persone
Michele Fioroni: "L'innovazione si sposti dalle tecnologie alle persone. Solo così faremo un passo avanti"
di SARA FICOCELLI
La Regione Umbria ha introdotto i DigiPass, luoghi di supporto ai cittadini nell'utilizzo dei servizi digitali. L'assessore allo Sviluppo economico: "Migliaia di utenti. Colta una necessità nei territori"
LA REGIONE UMBRIA punta sull'innovazione: grazie ai DigiPass - luoghi pubblici, aperti, ad accesso libero, in cui poter trovare, nei giorni e orari di apertura indicati, un esperto a disposizione, in grado di accompagnare cittadini e imprese nell'utilizzo di servizi digitali - prenotare una visita medica, iscrivere i figli a scuola, consultare referti online è infatti da oggi possibile, nella regione, anche per chi non è un mago della tecnologia. Situati in tutte le aree sociali dell'Umbria, per il loro valore innovativo i DigiPass sono già vincitori del "premio nazionale OpenGov Champion" per la categoria "cittadinanza e competenze digitali". Abbiamo intervistato Michele Fioroni, assessore allo Sviluppo economico, innovazione, digitale e semplificazione della Regione Umbria, per farci spiegare meglio in che consiste questo progetto co-finanziato con fondi europei.
di SARA FICOCELLI
La Regione Umbria ha introdotto i DigiPass, luoghi di supporto ai cittadini nell'utilizzo dei servizi digitali. L'assessore allo Sviluppo economico: "Migliaia di utenti. Colta una necessità nei territori"
LA REGIONE UMBRIA punta sull'innovazione: grazie ai DigiPass - luoghi pubblici, aperti, ad accesso libero, in cui poter trovare, nei giorni e orari di apertura indicati, un esperto a disposizione, in grado di accompagnare cittadini e imprese nell'utilizzo di servizi digitali - prenotare una visita medica, iscrivere i figli a scuola, consultare referti online è infatti da oggi possibile, nella regione, anche per chi non è un mago della tecnologia. Situati in tutte le aree sociali dell'Umbria, per il loro valore innovativo i DigiPass sono già vincitori del "premio nazionale OpenGov Champion" per la categoria "cittadinanza e competenze digitali". Abbiamo intervistato Michele Fioroni, assessore allo Sviluppo economico, innovazione, digitale e semplificazione della Regione Umbria, per farci spiegare meglio in che consiste questo progetto co-finanziato con fondi europei.
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