L'Editoriale La resa della Lombardia
Mentre ci avviamo al fatidico 18 maggio, cresce la sensazione di una Lombardia ancora in mezzo al guado. La Giunta si aggrappa a un dato di diffusione del contagio che sarebbe tra i migliori, se non il migliore d’Italia, ma il numero dei morti per Covid-19 continua ad allungare la sua triste ombra. La regione che doveva fare da sola, ha cambiato radicalmente registro e si limita a dire che attende indicazioni da altri, forse nella speranza di scaricare su di loro responsabilità che si rende conto di non essere riuscita a gestire. Due vicende sono lì a testimoniare la resa della Lombardia di fronte all’evidenza di un’epidemia che non ha saputo controllare. La prima è quella dell’ospedale costruito nei padiglioni di Fiera Milano. Doveva essere il modo per dimostrare che la Lombardia sapeva arrivare prima e meglio alla soluzione finale nei confronti di Covid-19, si sta trasformando nel simbolo di uno sforzo mal indirizzato e per nulla integrato in un progetto condiviso. La seconda è quella dei test sierologici. Anche in questo caso, la Lombardia ha deciso di scommettere su una soluzione autonoma e solitaria e si ritrova ora a rincorrere altre regioni che hanno avuto l’umiltà di seguire protocolli consolidati e la pazienza di controllare l’epidemia senza voler trovare un’inesistente soluzione finale contro di essa. Se, come speriamo, stiamo progressivamente uscendo dall’emergenza, questo si deve allo sforzo dei cittadini e delle imprese lombarde, che cominciano a guardare con sospetto e impazienza a una regione che invocava maggiore autonomia, ma non ha saputo gestire quella che aveva.
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Decreto Rilancio Per un'Italia giusta, semplice, competitiva
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