14 marzo 2019

Sciopero Mondiale per il Futuro


Fridays For Future - Milanohttps://www.facebook.com/FFFMilan/

Il clima è un’urgenza. Lavoriamo assieme a Greta Thunberg per chiedere al governo di intraprendere una seria azione nella lotta al climate change e di impegnarsi concretamente per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi di fine 2015.

Scendiamo in piazza per il Clima il 15 marzo, una giornata di mobilitazione globale che avverrà in oltre 40 Paesi. Tutti insieme, dobbiamo far vedere che la situazione è grave e deve essere affrontata.

Tre anni dopo la firma dell'Accordo di Parigi, le promesse che ci sono state fatte devono ancora trasformarsi in azioni. Dobbiamo accelerare la transizione verso un’Italia senza emissioni di gas serra.

Sono sempre più numerosi i cittadini che vogliono aria più pulita, meno plastica nei nostri oceani, più energia da fonti rinnovabili, un futuro sostenibile per i bambini, in breve più risolutezza politica per il pianeta!

Il 15 Marzo facciamo appello per una politica climatica più ambiziosa a livello globale, europeo e nazionale.  Gli scienziati sottolineano che il riscaldamento globale non deve superare 1,5°C, al fine di evitare grandi disastri. Ci resta poco tempo.

Un gran numero di Paesi e organizzazioni già richiede misure senza precedenti, in modo che questo limite possa essere rispettato. E questo attraverso una transizione socialmente giusta, su misura per tutte le persone. Scendiamo in piazza per la giustizia climatica, in Italia e nel mondo.

Sarà un evento storico, un evento per studenti e professori, un evento per famiglie e per tutti coloro che hanno a cuore il clima, un evento pacifico e non violento. Saremo tutti uniti per il clima! Tutti uniti per garantire un futuro!

Inquinamento: il 50% è prodotto dai riscaldamenti e allevamenti intensivi

tratto da www.corriere.it

Quando in una città i livelli di polveri sottili salgono oltre le soglie di pericolo, i sindaci intervengono con il blocco del traffico. Una misura che servirà a poco, stando all’ultima analisi dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Secondo lo studio, infatti, le voci più «pesanti» dell’inquinamento da particolato PM 2,5 sono il riscaldamento e gli allevamenti intensivi di animali, rispettivamente con il 38% e il 15,1%. I veicoli sono al quarto posto con il 9%, precedute dall’industria con l’11,1%.

Perché l’Ispra ha studiato il PM 2,5?
Il particolato, PM dall’inglese Particulate Matter, è l’insieme delle sostanze sospese nell’aria che hanno una dimensione fino a 100 micrometri (un micrometro è la millesima parte di un millimetro), considerate gli inquinanti di maggior impatto nelle aree urbane. Si tratta di fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi che finiscono in atmosfera per cause naturali o per le attività dell’uomo. Le fonti naturali (terra, sale marino, pollini, eruzioni vulcaniche) ci sono sempre state, quelle dovute all’uomo (traffico, riscaldamento, processi industriali, inceneritori) sono aumentate negli ultimi decenni con la sovrappopolazione e i processi di industrializzazione, sommandosi alle prime. Le polveri più pericolose sono quelle con diametro inferiore a 10 micrometri, il cosiddetto PM10, il cui 60% è composto da particelle con dimensioni inferiori a 2,5 micrometri. Il PM 2,5 è la frazione più leggera, quella che rimane più a lungo nell’atmosfera prima di cadere al suolo e che noi respiriamo maggiormente. Sono proprio queste particelle a entrare più in profondità nei nostri polmoni, aumentando il rischio di patologie gravi: asma, bronchiti, enfisema, allergie, tumori, problemi cardio-circolatori.

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