25 gennaio 2012

Brianza amministrative il 6 maggio. Ecco lo scenario politico.

Fonte MB News:

Il Viminale ha ufficializzato la data per le prossime elezioni amministrative: si vota domenica 6 maggio. Gli eventuali ballottaggi – come da prassi – due settimane dopo e quindi domenica 20 maggio. Per la Brianza – e i brianzoli – date da cerchiare sul calendario: alle urne andranno 3 delle 5 città più abitate della provincia: Monza (circa 122.000 abitanti), Lissone (circa 42.000 abitanti, terza città brianzola) e Cesano Maderno (circa 37.000 abitanti, quinta città brianzola). Seggi aperti anche a Meda, Lentate sul Seveso, Lesmo, Carnate e Sulbiate.
A Monza, capoluogo di provincia e piazza cruciale, il centrodestra pare non avere ancora sciolto la riserva. La Lega Nord, con il sindaco uscente Marco Mariani, ha tracciato la linea per bocca di Roberto Maroni e Umberto Bossi, intenzionati a correre in solitaria. Sul fronte Pdl, invece, dopo i rumors che davano Dario Allevi, presidente della provincia, in pole position (e le conseguenti smentite) tutto tace. Partito Democratico, Federazione della Sinistra, Sinistra Ecologia Libertà e lista Città Persone hanno optato per le primarie, vinte da Roberto Scanagatti. Tra chi ha già sciolto la riserva: CambiaMonza e PrimaVeraMonza, Pin, Aprire al Cambiamento e Movimento 5 Stelle. Sabato, invece, verrà presentata ufficialmente la candidatura di Unione Italiana appoggiata da Forza Lombarda. Infine, non ancora chiare le sorti delle due 'outsider': Ilona Staller e Milly D'Abbraccio.
A Lissone le primarie di coalizione hanno visto prevalere Concetta Monguzzi e quindi toccherà a lei, consigliere comunale del 'Listone', il tentativo di 'golpe' politico ai danni di una Lega Nord amministratrice da un ventennio in quel della città del mobile e che ancora non ha ufficializzato alcun nome in vista delle elezioni.
A Cesano Maderno lo scorso 24 giugno è caduta la giunta di centrodestra guidata da Marina Romanò, leghista, e il comune è attualmente guidato da un'amministrazione straordinaria, leggasi commissario.
Anche a Meda il sindaco, Giorgio Fiorenzo Taveggia, è in quota Lega; a Lentate sul Seveso giunta pdiellina capitanata dall'azzurro Massimo Sasso; a Lesmo il borgomastro è l'onorevole padano Marco Desiderati; a Carnate la lista civica 'Cittadini per Carnate', con Maurizio Riva, governa dal 2007 il piccolo comune al confine con la provincia di Lecco; infine c'è anche Sulbiate che va a elezioni anticipate: lo scorso dicembre è decaduto il sindaco Maurizio Stucchi, al suo secondo mandato, in seguito alle dimissioni di 9 consiglieri comunali su 16

La nota del mattino del 25/01/2012


1. FONDO MONETARIO E PARTNER EUROPEI FANNO PRESSIONE SULLA GERMANIA. MONTI: SE IL FONDO SALVASTATI SARA’ FORTE, QUESTO BASTERA’ A FERMARE LA SPECULAZIONE. A DAVOS IL MONDO SI MISURA CON LA CRISI GLOBALE.
Il Fondo monetario e tutti i paesi dell’Unione europea cercano in questi giorni di mettere alle strette la Germania perché sia più disponibile a collaborare con le proprie risorse alla costruzione di un più forte fondo salva Stati. Tutti questi sforzi hanno come obiettivo la definizione dei nuovi trattati europei, che dovrebbero essere definiti al vertice del Consiglio d’Europa (capi di Stato e di governo) di fine mese.
Rientrano in questa strategia le affermazioni rilasciate ieri dai dirigenti del Fondo monetario sull’Italia: oltre a ricordare che l’Europa, e più in particolare l’Italia, nel 2012 saranno pesantemente in recessione, il responsabile per l’area europea, Carlo Cottarelli, ha promosso le misure di rigore varate dal governo Monti, ma allo stesso tempo ha sottolineato come sia fondamentale che l’Unione europea si attrezzi per difendere i paesi più in difficoltà, perché in caso contrario anche questi sforzi rischierebbero di essere insufficienti. Ieri, per alcune ore, un errore interpretativo delle agenzie di stampa ha trasformato queste affermazioni di Cottarelli in una specie di de profundis per l’Italia: l’Italia non può farcela da sola. Il Fmi è stato costretto a precisare di non aver mai affermato una cosa del genere.
Anche le dichiarazioni del presidente del Consiglio italiano, Mario Monti, fatte ieri a Bruxelles, hanno avuto chiaramente come obiettivo le posizioni della Germania. Monti è stato chiaro: mettere più risorse nel fondo salva Stati non significa spenderle. Al contrario: più il fondo sarà potente, meno la speculazione lancerà attacchi, meno risorse finanziarie bisognerà impegnare concretamente per difendere l’euro e i paesi in difficoltà.
La trattativa sul debito pubblico greco sta nel frattempo tenendo tutta l’Europa con il fiato sospeso: ancora non c’è accordo tra i creditori privati e il governo greco.
Questa mattina la cancelliera Angela Merkel apre i lavori del forum mondiale sull’economia a Davos.

2. SENATO E CAMERA OGGI DISCUTONO E VOTANO LA MOZIONE PER SOSTENERE IL GOVERNO NELLE TRATTATIVE SUGLI ACCORDI NELL’UNIONE EUROPEA.
Prima il Senato e poi la Camera oggi discutono sulla posizione che l’Italia deve portare in Europa sui nuovi trattati. Al centro del confronto la mozione unitaria che Pd, Pdl e Terzo polo hanno messo a punto per dare forza alle posizioni che il presidente del Consiglio Mario Monti porterà in Europa per tentare di imprimere una svolta alla linea di politica economica europea e più in particolare per tenere conto dell’esigenza di rilanciare l’economia e l’occupazione e di calibrare il rigore nella finanza pubblica senza strangolare i paesi dell’Unione. La mozione comune sarà largamente basata sul testo che fin dai primi giorni di gennaio il Pd ha presentato alla Camera.
Sulla posizione del Pd e sulla importanza delle scelte compiute in questi mesi oggi l’Unità pubblica un’importante riflessione di Alfredo Reichlin.

3. LA CONSULTA SPIEGA LA BOCCIATURA DEL REFERENDUM. FRANCESCHINI E FINOCCHIARO SCRIVONO A SCHIFANI E FINI: APRIRE SUBITO IL LAVORO SULLA RIFORMA ELETTORALE.
La Corte Costituzionale ha depositato le motivazioni con le quali ha ritenuto non ammissibili i quesiti referendari sulla legge elettorale (articoli su tutti i quotidiani). Ieri i presidenti dei gruppi parlamentari del Senato e della Camera del Pd, Anna Finocchiaro e Dario Franceschini, hanno scritto ai presidenti del Senato e della Camera Schifani e Fini, chiedendo che venga subito avviato il lavoro sulla riforma della legge elettorale. Il Pd ha da tempo depositato una proposta di legge di riforma varata dalla direzione del partito. Sarà quella la base di partenza nel confronto con le altre forze politiche.

4. LIBERALIZZAZIONI: IL PD SPINGE IL GOVERNO A FARE DI PIU’ E MEGLIO. LAVORO: BERSANI INVITA IL GOVERNO A TENERE I PIEDI PER TERRA.
Dalle agenzie di stampa. (DIRE) Roma, 24 gen. - Più liberalizzazioni nell'interesse dei cittadini. Il Pd riunisce il gruppo di lavoro sul decreto varato nel fine settimana dal governo e annuncia emendamenti mirati per correggerlo in Parlamento, nella direzione di un "risparmio di costi più sensibile per tutti". La piattaforma dell'esecutivo, apprende la Dire, non basta ai Democratici, che sono orientati a presentare una vera e propria "lenzuolata", per dirla secondo la metafora di Bersani-ministro. Al Nazareno, di prima mattina, ci sono il responsabile economia Stefano Fassina, i capigruppo delle commissioni economiche alla Camera e al Senato e i parlamentari esperti. Si parte dalle banche. Il Pd chiede la correzione della norma sulle assicurazioni obbligatorie per chi stipula i mutui. Il decreto prevede, in analogia con la nuova disciplina delle Rc auto, la presentazione di tre offerte concorrenziali tra loro. Ma il Pd chiederà che si torni all'intenzione originaria del governo, che escludeva l'offerta di un'assicurazione sulla vita e lasciava libertà di scelta al cliente. Gli emendamenti del Pd chiedono inoltre alle banche di ridurre i costi di e-money e carte di credito.
Capitolo secondo, le assicurazioni auto. Il Pd chiederà l'introduzione di un sistema a punti, sul modello della patente. Per chi accumula più punti, i prezzi scendono. Bene invece l'offerta di tre polizze alternative, ma i Democratici vogliono il superamento del sistema del monomandato. Non basta ai Democratici neppure il testo del governo sulla separazione tra Eni e Snam. La gestione della rete gas non può essere affidata a un decreto ministeriale da definire. La separazione va fatta subito. (SEGUE). (DIRE) Roma, 24 gen. - Anche il costo del carburante entra nella 'lenzuolata' che i Democratici scriveranno in vista dell'iter parlamentare del dl liberalizzazioni. L'idea, messa nero su bianco nel corso della riunione di questa mattina a Largo del Nazareno, viene proprio dall'esperienza del ministro Pier Luigi Bersani e prevede che lo Stato si presenti come acquirente di idrocarburi sul mercato internazionale per offrire la relativa quota a prezzi calmierati sul mercato interno. Servirebbe a tamponare l'innalzamento selvaggio dei prezzi, alla base della protesta dei camionisti in queste ore. Ai notai i Democratici chiedono di rinunciare all'esclusiva su alcuni atti, a cominciare dalla compravendita di abitazioni civili fino a un determinato ammontare. Queste stipule entreranno nel mercato aperto di altri professionisti come commercialisti e avvocati. Riserve arrivano infine dal Pd sulla definizione dell'Autorità per i Trasporti. Non può
essere accorpata, secondo i Democratici, a quella per l'Energia. Deve avere un regime funzionale e statutario del tutto indipendente. In quest'ottica i Democratici accolgono una parte delle richieste avanzate dai tassisti. La piena attuazione del decreto Bersani, con il riconoscimento di un ruolo centrale ai sindaci, garantirebbe nello stesso tempo più licenze e minore disagio sociale”.
Da La Repubblica. Articolo di Giovanna Casadio. “Un colloquio con Fornero? «Ho quest`abitudine: non chiamo, ma sono a disposizione quando il governo mi chiama...». Ufficialmente, nelle dichiarazioni alle agenzie di stampa, Bersani usatovi cauti. Ma nelle riunioni di partito, il segretario del Pd dà un alt secco al ministro del Welfare. Uno stop «alla professoressa». Brava, ma secondo i democratici astratta. E soprattutto poco consapevole delle conseguenze che la stretta sulla cassa integrazione - lanciata come un sasso nello stagno e poi ritirata -rappresenterebbe per centinaia di migliaia di lavoratori. Per non parlare dell`articolo 18. Perciò il leader pd suona l`allarme: «Al governo consiglio uno sguardo lungo ma i piedi a terra, perché la crisi industriale è diffusa e non si lascia la strada vecchia senza vere alternative, mettendo nell`abbandono centinaia di migliaia di lavoratori». …Per quanto riguarda Fornero e le sue misure "radicali", replica: «Si può essere radicali ma sempre avendo bene i piedi piantatinella realtà. Cambiamo prima i meccanismi contrattuali che stanno svilendo il lavoro, perché un eccesso di precarietà sta disperdendo il tradizionale punto di forza dell`Italia ovvero il bagaglio di competenze del lavoro. Noi a questo tavolo ci siamo con il nostro contributo. Quindi, bisogna indicare una prospettiva di riorganizzazione degli ammortizzatori, ma mai dimenticando che siamo nel pieno di una crisi difficile e che non sarà breve».

5. LA RIVOLTA DEI TIR. IL GOVERNO METTE IN PISTA I PREFETTI.
Il governo interviene con fermezza sui blocchi stradali organizzati dai conducenti dei tir per alleggerire le difficoltà di approvvigionamento di tutte le merci causate dal blocco quasi totale dei trasporti su gomma. Il ministro dell’Interno ha invitati i prefetti ad agire. Al di là delle ragioni di fondo che hanno provocato le proteste, sono forti i timori di una strumentalizzazione e di infiltrazioni pericolose nella protesta.
Vi sono infatti motivi concreti di sofferenza per l’attività di trasporto via Tir (il costo del carburante, le tariffe autostradali, la concorrenza dei camionisti dell’Est, come segnala oggi un articolo di Dario Di Vico su Il Corriere della sera). Ma vi sono state anche iniziative chiaramente organizzate per suscitare disagio e rivolta (Sicilia e Campania, per esempio).
Dietro la facciata della condanna degli episodi più duri, il centrodestra gongola: l’Italia che si ribella porta acqua al mulino di Berlusconi e Bossi, che mal sopportano la lontananza dal potere e sperano che l’Italia disarcioni Monti per tornare in pista.

6. OBAMA RILANCIA L’IDEA DELL’EQUITA’ COME STRUMENTO DI RILANCIO DELL’ECONOMIA.
Mentre i repubblicani sono impegnati nella scelta del candidato che sfiderà Obama, il presidente degli Usa nel suo periodico discorso alla nazionale ha rilanciato ieri il tema dell’equità come strumento di rilancio e di ripresa dell’economia. Accanto a Obama è
apparsa ieri la segretaria del multimiliardario Warren Buffet (tra l’altro uno degli azionisti delle agenzie di rating), a ricordare che nell’America erede di Reagan e della famiglia Bush un dipendente come una semplice segretaria oggi paga più tasse del proprio datore di lavoro, anche se miliardario.
Da La Repubblica. Articolo di Federico Rampini. «Torniamo ai valori che hanno fatto grande l`America. Oggi è in gioco la sopravvivenza della fondamentale promessa americana. Battiamoci per un`economia al servizio di tutti. Vi pro pongo un piano per una crescita fatta per durare». E’ un Barack Obama in assetto da combattimento, quello che parla al Congresso e alla nazione. «L`America è grande solo se ognuno gareggia secondo le regole, se ognuno ha le opportunità giuste, se ciascuno si prende la sua parte di responsabilità. Se torna ad essere il paese dove chi ce la mette tutta, può farcela». Il presidente è lanciato verso la battaglia per la rielezione, sa che sarà durissima.
Il discorso sullo Stato dell`Unione, l`appuntamento politico più solenne dell` anno, gli serve per dare un senso a questa battaglia. È un discorso di strategia e divisione del mondo. «La sfida che definisce il nostro tempo - dice - è se in questo paese un numero sempre più ristretto di persone starà sempre meglio mentre gli altri fanno fatica; oppure se costruiamo le condizioni in cui le regole del gioco sono eque e uguali per tutti». Offre una diagnosi allarmata, sulla condizione di «lavoratori e ceto medio impoveriti e resi meno sicuri per decenni», un declino «iniziato molto prima dell`ultima recessione», proprio in coincidenza con «l`arricchimento smisurato di chi sta in cima alla piramide». Obama il populista, accusa la destra; Obama che torna a parlare il linguaggio progressista, lo acclama la sinistra. La sua scelta di campo è resa visibile da un gesto simbolico: mentre il presidente parla al paese alle nove di sera, in diretta su tutte le tv, tra gli invitati di onore al Congresso insieme alla First lady Michelle appare una certa signora Debbie Bosanek. È la segretaria del miliardario Warren Buffett, resa celebre dal suo datore di lavoro. Buffett, di simpatie progressiste e obamiano della prima ora, rivelò di «pagare un aliquota fiscale molto inferiore a quella della mia segretaria». Gesto efficace, quell`invito alla segretaria, perché il discorso sullo Stato dell`Unione coincide con la pubblicazione della dichiarazione dei redditi di Mitt Romney. Il candidato repubblicano paga appena il 14% dei suoi redditi multimilionari, anche lui come Buffett è graziato dall`assurdo privilegio per i detentori di plusvalenze finanziarie. Ecco un tema forte su cui Obama è deciso a impostare la sua campagna per la rielezione: «Possiamo andare in due direzioni opposte». La destra è il partito del privilegio, del capitalismo senza regole, dello smantellamento di ogni protezione sociale. Rieleggere Obama vuol dire «difendere chi lavora, le classi medie, che sono state retrocesse implacabilmente». I repubblicani vorrebbero ridurre ulteriormente la redistribuzione fiscale, spingendo le aliquote più in basso di quanto osarono Ronald Reagan e George W. Bush. I repubblicani dalla parte di Wall Street, il presidente con la segretaria di Buffett: questa è la "narrativa" che il discorso cerca di imprimere sullo scontro dei prossimi nove mesi. L`economia al primo posto, dunque, anche se Obama sa che i numeri non gli sono favorevoli: dal dopoguerra nessun presidente è stato rieletto con 1`8,5% di disoccupazione. Rivendica però «la creazione di 3,2 milioni di posti di lavoro nel settore privato negli ultimi 22 mesi; la rinascita di un`industria manifatturiera americana che ha ripreso a creare occupazione per la prima volta dagli anni Novanta». La sua presidenza ha fatto da argine, contro una recessione provocata nel 2008 «dal crollo di un castello di carte», cioè l` economia del
debito, l`ipertrofia della finanza. Ma non è populismo, non è neppure anti-capitalismo quello di Obama. Anche qui è emblematica la figura di un`ospite: la vedova di Steve Jobs è anche lei a fianco di Michelle, a ricordare che il capitalismo migliore, quello rivoluzionario e innovativo della Silicon Valley, con questo presidente è sempre andato d`accordo. Obama rilancia temi tipicamente "californiani", come la Green Economy che i repubblicani gli hanno ostacolato senza pietà. Annuncia la creazione di una speciale task force per contrastare la concorrenza sleale della Cina. Propone incentivi per le aziende che rilocalizzano forza lavoro negli Stati Uniti. Sfida i repubblicani sul terreno della difesa del risparmiatore, proponendo nuove norme contro le frodi e gli abusi dell`alta finanza. La politica estera non è in primo piano, e tuttavia Obama rivendica con orgoglio i suoi due successi più grandi. «Non ci sono più soldati americani che combattono in Iraq, per la prima volta da nove anni». È al suo attivo l`uccisione di Osama bin Laden, lo smantellamento di Al Qaeda: risultati che la destra cerca di svilire accusandolo di cedimenti ai nemici dell`America. Obama usa parole dure con l`Iran,non è questo il momento di offrire ramoscelli d`ulivo. Sa che una crisi internazionale - compresa un`eventuale ricaduta dell`euro zona - può ancora cambiare tutte le coordinate di quest`annata elettorale. Da qui a novembre, per lui è essenziale spostare il baricentro del dibattito: non un referendum sul presidente, ma una scelta tra due idee dell`America”.