10 luglio 2019

La FINESTRA di fronte... numero 42

L’uomo che cura le torture. Bisturi contro il Medio Evo

Massimo Del Bene ricostruisce le mani al San Gerardo di Monza. I pazienti sono migranti scappati dagli orrori dei lager libici. Aprirà un centro per le vittime di guerra
di Francesco Battistini - Corriere della Sera.it

Ci pensi spesso? «Sì». Se potessi tornare indietro? «Non so se lo rifarei». Ne valeva la pena? Silenzio. Per chi si chiede se è proprio vero che li torturano, questi migranti. Per chi pensa che la loro sia una pacchia infinita. Per chi butta lì che va beh, alla fine sono loro che se la cercano. Per tutti varrebbe fermarsi un attimo. E guardare le mani di Mohammed D., un ghanese che oggi vive a Como: sfasciate, tagliate, rattrappite. Sono la sua carta d’identità. Dicono più dei suoi documenti, dei racconti, dei 24 anni che porta in faccia. «Vivevo nella zona occidentale del Ghana, una mamma già anziana, quattro fratelli. Non avevo nient’altro. Sono partito nel 2013 e dopo un mese sono entrato in Libia. Non sapevo che ne sarei uscito conciato così…». Un anno e mezzo a Sebha e a Tripoli, il degrado assoluto: «Io non ero un criminale. Però mi hanno messo dentro. E picchiato, tutti i giorni. Le guardie libiche mi prendevano a pietrate le mani. Con un coltello di quelli che si usano per sgozzare gli animali, mi hanno tagliato la destra. Per lasciarmi andare, volevano che la mia famiglia pagasse. Mi sono salvato solo perché sono fuggito. Ho preso un barcone. Sono arrivato in Italia. E ho trovato il Dottore…».