2 novembre 2020

I terroristi tolgono l’islam dalla storia per usarlo come arma


di Mario Giro (politologo, già vice ministro degli affari esteri, è professore in relazioni internazionale all'Università per stranieri di Perugia) - Domani

  • Anni fa l’islam era visto in maniera molto più simpatica se non esotica. Ma oggi la propaganda dei numerosi gruppi radicali islamisti, terroristi e jihadisti, è imperniata su un linguaggio e su concetti islamici che mirano ad una “guerra permanente”.

  • Dietro la terminologia islamica dei jihadisti contemporanei si cela una trasformazione: un neo-prodotto religioso che strumentalizza la religione mediante un mix di concetti rimaneggiati, di provenienza non islamica e anche occidentale.

  • Il problema è che l’islam tradizionale pare cedere a tale versione senza riuscire a ribellarsi. Del resto, fin dall’epoca coloniale l’islam riformista-conservatore è evoluto lungo la doppia cifra della competizione ed imitazione dell’Occidente. Una specie di odio/amore.

La condanna dell’università di Al-Azhar, la massima autorità dell’islam sunnita, è senza ambiguità: «Sono gesti terroristici orrendi e non possono essere ispirati da nessuna fede religiosa. Non bisogna abbassare la guardia sui discorsi di odio, intolleranza e violenza». Davanti alle tragiche uccisioni di Nizza (dopo quella di Parigi), per andare oltre le emozioni e trovare le giuste risposte, è necessario far luce su ciò che ha portato l’islam ad essere percepito come una minaccia globale e che rischia di scavare un abisso tra i suoi seguaci e il resto del mondo. Non solamente gli occidentali ma anche gli induisti, i cinesi, i russi, la gran parte dei popoli asiatici e africani, guardano oggi all’islam con grande sospetto e spesso con astio. Nell’immaginario collettivo globale, della nota teoria del “clash tra civiltà” (ciclicamente sostenuta o avversata) oggi resta soprattutto una paura diffusa dell’islam. Ai non musulmani quest’ultimo pare essere alieno alla convivenza globale. Sono sempre più numerosi gli osservatori occidentali o asiatici pronti ad affermare che il problema risiede nell’islam stesso: una religione intrinsecamente violenta ed eversiva da contenere solo con la forza.