3 aprile 2017

Lettera di Maurizio Martina

al Direttore di Repubblica

Caro direttore,
il Partito Democratico vive il suo passaggio più difficile, ma questa storia non è affatto conclusa e non è stata né un miraggio né un'utopia. Perché in tanti abbiamo creduto e continuiamo a credere in questa sfida. Oggi, nonostante i limiti e gli errori che vanno riconosciuti, c'è un'intera generazione che non intende accettare chi spinge per un ritorno alle antiche case madri. Quello di cui abbiamo bisogno è esattamente il contrario: portare a compimento ciò che è rimasto incompiuto. Costruire finalmente una nuova cultura politica, una nuova identità. Un soggetto autenticamente popolare, alternativo al populismo.

Di certo non c'è sinistra senza il Pd in questo paese. Abbiamo dato vita al partito nuovo per uscire dal novecento e non vogliamo riavvolgere il nastro della storia. Dobbiamo dare più forza alle ragioni che mossero quella scelta perché ne sentiamo ancora la necessità storica. La proposta ideale e programmatica del Lingotto nel 2007 segnò la nuova stagione, e così come allora, anche oggi abbiamo bisogno di una elaborazione all'altezza del tempo che viviamo. Per rendere compiuto ciò che è incompiuto da troppo tempo. Penso che la scommessa del Partito Democratico sia dall'origine quella di far lavorare e crescere insieme ciò che è diverso. Costruire l'unità nella pluralità. Non vivere la diversità a compartimenti stagni ma mescolare, arricchire, aprire. Perché diversi ma uniti è possibile. Anzi. Diversi ma uniti è necessario.

Credo utile porre cinque temi essenziali innanzitutto a Matteo Renzi per il nuovo PD. Temi che