La contrapposizione fra la piazza della CGIL a Roma (fossero o meno un
milione di persone) e il gruppo dei renziani della prima e di tutte le ore non
regge.
La grande manifestazione della CGIL può essere un momento importante di
svolta per il rapporto fra sindacato e politica. Certo, così tante persone in
piazza, anche se in base ad una piattaforma e a parole d’ordine errate e
lacunose, sono un fatto politico in sé. Ma il dato importante è che,
finalmente, si prenda atto da una parte e dall’altra che il rapporto fra
soggettività sindacale e soggettività politico – istituzionale è un rapporto
fra distinti, cosa che si è affermata in tutta Europa a partire dalla Gran
Bretagna dove addirittura era stato il sindacato a fondare il partito
laburista.
La CGIL , che non è “il” sindacato ma “un” sindacato (cosa che quando
verrà ben interiorizzata da alcuni amici e compagni dentro al PD non sarà mai
abbastanza presto), con la manifestazione di ieri ha voluto affermare la sua
autonomia e il suo dissenso rispetto al Partito Democratico e a chi
legittimamente lo guida. Tale autonomia dovrà ora essere conseguente, per
evitare di vedere spettacoli come quello cui assistemmo all’ ultimo Congresso
della Federazione milanese del PD, quando la larga parte del vertice dirigenziale
della Camera del lavoro di Milano si schierò con una corrente e con la sua
candidata alla Segreteria (oltretutto perdendo nettamente).