Jobs Act.
L'impellente bisogno di dare una scossa all'economia, di aprire
prospettive occupazionali, di rilanciare la domanda interna hanno
indotto il Governo ad agire su due fronti, quello europeo e quello del mercato del lavoro interno.
Sul primo versante,
Matteo Renzi ha sostenuto e sostiene con forza un'impostazione di
allentamento delle politiche rigoristiche e una maggiore attenzione
all'economia reale, alle necessità di investimenti. In una parola: meno
vincoli di bilancio e più sviluppo, posizione ora assunta anche dalla
Francia. Su questo, da militante del PD e da parlamentare, sono con lui e
il Governo.
Sul secondo versante, invece, sono in
totale dissenso. Ristabilire l'uguaglianza tra i lavoratori parificando
al ribasso il livello delle tutele è sbagliato. La nostra Costituzione
ha già fatto la scelta - dopo sacrifici fatti di lotte, guerre e sangue -
che il lavoro e' la base del nostro ordinamento (articoli 1 e 4). Se
parificazione deve essere - e deve - occorre estendere le tutele a
coloro che non le hanno, non ridurle a chi ancora ce l'ha. Bisogna
ridurre le tipologie contrattuali, prosciugando il lago delle forme di
precariato, eliminare le dimissioni in bianco, spostare la tassazione
dal lavoro alla rendita e rendere fiscalmente più conveniente il lavoro a
tempo indeterminato rispetto alle altre tipologie. L'art. 18 della legge n. 300 del 1970 - poi - non è a rigore una regola del mercato del lavoro. E' la sanzione per la violazione delle norme sul lavoro.
Se una persona viene ingiustamente licenziata deve essere reintegrata.
Altrimenti e' inutile dire quali siano le regole, giacché esse
potrebbero essere impunemente violate. Per fare un esempio: che senso ha
dire quali siano le regole della proprietà dei beni se poi si
depenalizza il furto? Se il ladro non fosse costretto a restituire la
refurtiva o se la potesse tenere pagando una modesta cifra in danaro, in
che paese saremmo? Per questi motivi in Senato ho presentato
emendamenti volti a sventare l'ipotesi dell'abolizione dell'art. 18, a
ridurre il numero delle tipologie contrattuali, ad aumentare i livelli
di paga minima oraria per le prestazioni saltuarie e non coperte da un
contratto collettivo nazionale.