30 giugno 2018

Occorre che diamo un senso alla nostra vita

Ma non quello bello e che tutti vedono. Quello, per intenderci, che il mondo vorrebbe darci, se accettiamo di vendere la nostra anima. Non quello che la modernità tecnica vorrebbe proporci per essere vincenti e felici secondo il sistema vigente e trionfante, ma quel giro di boa che consiste nell’affacciarsi sull’infinito ed i cui cavalieri dell’apocalisse scorrono, oggi più che mai, le praterie della storia.
Non mi stancherò mai di ripetere che oggi occorre modificare modus vivendi ritornando dentro i limiti che la natura ha posto a salvaguardia del pianeta. Se faremo ciò i nostri successori ci ringrazieranno.
Il  sistema di vita attualmente in auge purtroppo non lascia speranza di un benché minimo rientro nel limite naturale e, anche se qualcuno rimane un ottimista inveterato, c’è da chiedersi quanta parte di ottimismo nasce dalla speranza e non piuttosto dalla convenienza o dalla disperazione. 
Quello che conta al termine della vita è avere amato. Come questa storiella racconta.

L’uomo nel pozzo
Un uomo cadde in un pozzo da cui non riusciva a uscire.

22 giugno 2018

Assemblea aperta

Il Circolo del PD convoca una
Assemblea aperta

Discuterà con noi il  sen. Roberto Rampi
                                      Lunedì 25 giugno 2018
                       press
o la sede in via Mattavelli 8
                          dalle ore 21 alle ore 23
Odg:
1-     La nuova situazione politica italiana: come fare opposizione ?
2-     Sulbiate: definizione obiettivi futuri e collaborazione con gli altri Circoli
3-     Quali prossime iniziative prendere ?
4-     Conclusione tesseramento 2018

L’Assemblea è aperta ad amici, sostenitori e a tutti coloro che vogliono confrontarsi su come fare Politica.

21 giugno 2018

Il mio nome non è Rifugiato


“La mia mamma mi ha detto: dobbiamo andare via da questa città, è pericolosa per noi. Vuoi sapere cosa faremo?

Dovremo salutare i nostri amici. Puoi preparare lo zaino, ma mi raccomando: prendi solo quel che riesci a portare.

Ci sarà da correre, camminare, camminare, camminare. E da aspettare, aspettare, aspettare, aspettare.

Dormiremo in posti insoliti.

Sentiremo parole che non capiremo.

E vedrai, quelle parole sconosciute comincerai a capirle.

Ti chiameranno Rifugiato. Ma ricorda: il tuo nome non è Rifugiato.”

Nel 2017, secondo l’ultimo report dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il numero delle persone che hanno dovuto abbandonare le proprie case per fuggire dalla guerra, dalle persecuzioni e dalla povertà ha raggiunto i 68 milioni. Tra queste, il 53% sono bambini. Costretti a compiere da soli, o con le loro famiglie, un viaggio che facciamo fatica a immaginare, nel quale si può perdere tutto, anche il proprio nome. Ma non la propria identità. Perché coloro che chiamiamo “gli altri” sono persone e hanno gli stessi nostri diritti.

L'edizione dell'albo illustrato "Il mio nome non è Rifugiato" di Kate Milner è un progetto della casa editrice Les Mots Libres in collaborazione con Emergency.

16 giugno 2018

Carceri, la denuncia del Garante: "Negli hotspot violati i diritti fondamentali delle persone straniere"

La relazione annuale al Parlamento. Il diritto al lavoro dietro le sbarre garantito solo a uno su 3. La proposta: "Per i transessuali creare sezioni specifiche negli istituti femminili"

di ALESSANDRA ZINITI (Repubblica)

15 giugno 2018

Le condizioni dei migranti negli hotspot ma anche dei detenuti nelle strutture per minori, nei reparti speciali del 41 bis, nei reparti ospedalieri protetti, dei transgender. C'è un monitoraggio variegato del panorama delle carceri italiane nella relazione annuale al Parlamento del garante nazionale dei detenuti Mario Palma, consegnata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e presentata oggi alla presenza del presidente della Camera Roberto Fico e del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

11 giugno 2018

La rigenerazione urbana di Monza.

Una scommessa senza grattacieli né archistar
Scritto da Francesca Pontani   

Rigenerare - lo dice il termine stesso - significa, in ambito urbano, approcciarsi all’evoluzione di un tessuto edificato e non, attraverso una serie di continue demolizioni, ricostruzioni e ri-funzionalizzazioni delle sue parti che tengano conto delle esigenze specifiche del contesto.

Restringendo l’analisi all’ambito italiano si può definire il fenomeno della rigenerazione urbana diviso in tre cicli.

1. La riqualificazione dei centri storici (ancora in gran parte incompiuta) che ha avuto inizio durante gli anni ’70.

2. Il recupero delle aree dismesse (un processo ancora in corso in molti centri come per esempio proprio Monza) iniziato sul finire degli anni ’80.

3. La riqualificazione dei quartieri residenziali costruiti nella seconda metà del ’900. Costruiti con criteri di bassa qualità edilizia, architettonica e urbanistica e sostegno alle politiche di mobilità sostenibile e quant'altro possa servire come attrattore per ripopolare le aree dismesse.

10 giugno 2018

È il momento di decidere da che parte stare

Il neo-premier afferma che sono finite le visioni del mondo, le ideologie, ma nella coalizione c’è fortissima quella della Lega. E se il M5S non vuole farsi assorbire, dovrà prendere una sua posizione. E anche l'opposizione deve rigenerarsi    di Marco Damilano

Pierre Carniti è morto mentre il Senato votava la prima fiducia al nuovo governo. Aveva 81 anni, la voce roca dal fumo dei sigari e dai mille comizi, era nato a Castellone, papà operaio, «a casa eravamo in otto e c’erano due stanze, una per viverci, l’altra per dormire, abbiamo fatto la fame. Non mi chiedete quale è stato il mio primo incontro con la realtà che chiede aiuto al sindacato: io dentro questa realtà ci sono nato...», raccontava. Divenne il capo dei metalmeccanici della Fim-Cisl all’inizio degli anni Settanta, durante l’autunno caldo, 270 mila tute blu iscritte, e poi segretario della Cisl. Un riformista, un cattolico non democristiano, un socialista. «Ha grinta, tenacia, è intransigente, uomo dai rancori lunghi, le sue famose furie improvvise gli salgono alla gola anche durante le trattative, “quando vogliono farmi credere che Gesù era morto di freddo”», lo raccontava Giampaolo Pansa.

Soumayla Sacko aveva 29 anni, era venuto dal Mali, viveva in Calabria, era sindacalista anche lui, impegnato nell’Usb, l’Unione sindacale di base. Organizzava le lotte per i diritti dei braccianti agricoli sfruttati nella piana di Gioia Tauro e costretti a vivere nell’inferno della tendopoli di San Ferdinando. Lo hanno ucciso a fucilate mentre stava raccogliendo lamiere abbandonate per le baracche con due compagni. Lavoratori pagati due euro all’ora, senza nessun rispetto delle condizioni minime di lavoro, come racconta l’inchiesta di Antonello Mangano in edicola sull'Espresso da domenica 10 giugno.

Pierre Carniti e Soumayla Sacko erano due sindacalisti, di due epoche diverse. Due difensori dei lavoratori, in un tempo antico e nel nostro presente. L’Italia passata in tempi brevissimi nel dopoguerra dalla fame al benessere, dal sindacato dei poveri al pan-sindacalismo dei diritti, delle rivendicazioni (e dei privilegi di una generazione) negli anni Settanta-Ottanta, prima della grande ristrutturazione capitalista. E l’Italia dei giorni nostri, del lavoro atomizzato, precario, il lavoro che non c’è, l’Italia dei nuovi fantasmi, gli invisibili con regolare permesso di soggiorno e ridotti a schiavi, senza cittadinanza e senza il diritto di esistere. Nella diversità della loro vita e della loro fine, specchio delle abissali trasformazioni del Paese in questi decenni, sono stati due combattenti, di parte, certi della parte che avevano deciso di rappresentare, sicuri di stare da una parte sola.

Pensavo a Carniti e a Soumayla mentre assistevo da una tribuna di Palazzo Madama all’esordio parlamentare della squadra ministeriale presieduta dal professor Giuseppe Conte. Eccolo, il Governo del Cambiamento.

8 giugno 2018

Dichiarazioni...

Salvini, Ministro degli Interni, dichiarazione: "L'Italia è il paese che accoglie più rifugiati di tutti"
Sotto:rifugiati accolti ogni 1000 abitanti, fonte ONU



Che poi spiace per il Ministro ma il lavoro sporco l'ha già fatto il suo predecessore



7 giugno 2018

Si chiamava Piersanti! Si chiamava Piersanti!

In memoria di Pier Santi Mattarella
l'Assemblea Regionale Siciliana

Roberto Rampi | Notizie dal Parlamento

Dopo tre mesi dalle elezioni del 4 Marzo l’Italia ha un Governo.
Sono stato eletto Senatore del partito Democratico e sono uno dei 4 più giovani in Italia.
Ho scelto di non votare la fiducia al Governo di Giuseppe Conte.
Il mio non è un NO pregiudiziale.
È un NO alle politiche contenute nel cosiddetto contratto di Governo che abbiamo studiato con attenzione, alla visione securitaria, antieuropea, iniqua che ha saldato le nuove destre italiane nel solco di quelle europee e occidentali.
La mia sarà un’opposizione costruttiva, rigorosa, di merito, del tutto diversa da quella che ho visto in questi anni dalle forze ora al governo.
Valuteremo seriamente ogni provvedimento, riconosceremo quel che di positivo verrà proposto, proporremo soluzioni ai problemi dei cittadini e dei territori, non faremo alcuno sconto nel denunciare ciò che riterremo negativo dal nostro punto di vista.
Mi permetto di consigliare vivamente l’intervento in Aula di Liliana Segre, a tutti, anche a chi è più positivamente propenso verso il nuovo Governo.
Qui l’intervista ad Agcult. E due miei interventi su Tasse e Pensioni.

5 giugno 2018

I giovani del Partito Democratico

Uno sguardo sul futuro. Intervista a Elena Pepe (del PD di Monza)

…Perché hai deciso di  impegnarti in politica?
Ho deciso di impegnarmi attivamente in politica, perché credo che occuparsi della propria comunità, del proprio territorio e, più in generale, della cosa pubblica sia un diritto, ma soprattutto, un dovere. Al giorno d’oggi, purtroppo, si respira un clima di sfiducia generale nei confronti del mondo politico e delle istituzioni, dettato dai numerosi scandali verificatisi nel corso di questi ultimi anni. Adulti e giovani vedono prevalentemente il marcio della politica, ma sono convinta che non ci si debba mai dimenticare della buona politica, volta a mettersi completamente al servizio dei cittadini. Per queste ragioni, nonostante la mia giovane età, ho deciso di impegnarmi in prima persona, perché credo che la politica abbia bisogno di ragazzi e ragazze, che non abbiano voglia di essere semplici spettatori nella società, bensì veri attori.