14 febbraio 2011

Il bonifico di Berlusconi. Ficarra e Picone, La Repubblica di Palermo.

cliccare sull'articolo per ingrandire.

UN GOVERNO CHE DORME.

Il governo da Gennaio, ha approvato una sola legge!


Il Governo insiste a sostenere che la maggioranza c'è, che stanno lavorando, con impegno ed intensità. Oggi il Corriere con questo intervento smentisce. SOLO UNA LEGGE APPROVATA DALL'INIZIO DELL'ANNO, Consigli dei Ministri sempre più brevi, riunioni che durano cinque minuti...

Possibile che sono attivi ed efficienti solo quando si tratta di votare leggi ad personam per difendere il Premier dai suoi processi?


Nell'ultimo recente incontro tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi, il Presidente della Repubblica ha insistito su motivi di preoccupazione, che debbono essere comuni, sull'asprezza raggiunta dai contrasti istituzionali e politici, e sulla necessità di un sforzo di contenimento delle attuali tensioni in assenza del quale sarebbe a rischio la stessa continuità della legislatura.

...meno male che GIORGIO C'E'!

Assessore Cattaneo, "CHI LA FA L'ASPETTI!". Il commento del Sindaco Stucchi.

Il commento del Sindaco Stucchi all'intervista dell'Assessore Cattaneo che minaccia di incatenarsi al Ministero se non sarà sbloccato entro 15 gg. il piano finanziario di Pedemontana.

Il Video dell'intervista:



Il commento di Maurizio Stucchi - Sindaco di Sulbiate.

Caro assessore Cattaneo,
il saggio ammonisce: "Chi la fa l'aspetti!"
Condividiamo il suo annuncio al TG3 Lombardia di volersi incatenare a Roma davanti al Ministero reo di avere modificato gli accordi sul finanziamento di Pedemontana. Capirà quindi i sentimenti dei Sindaci di Sulbiate e del Vimercatese (la tratta 'D' della Pedemontana) dove lei stesso per conto della Regione ha modificato gli accordi del progetto preliminare del 2007 alzando le quote di autostrada e ferrovia in rilevato sul piano di campagna e facendo sparire la galleria di Sulbiate di 1 chilometro gia' prescritta e finanziata. Così mettendo in gravissima difficoltà i residenti le aziende e il nostro territorio. Al suo ritorno da Roma prenderemo a prestito la sua catena per ottenere a nostra volta da lui il rispetto degli accordi. Le auguriamo di essere ascoltato nella speranza che poi sia magnanimo e faccia la stessa cosa con noi. Pare che a Cattaneo e a nessun'altro interessi che in questo territorio siano state cambiate dai burocrati le regole a metà partita, proprio ciò che non piace al Presidente Podestà. Nella tratta "D" (che è il 25% del costo dell'opera) non avviene per nulla la raccomandazione dell'AD Lombardo che afferma di avere attenzione alle micro-imprese e agli artigiani; nella tratta D le attività economiche dovranno subire 10 anni e più di cantieri perchè neppure si tenta di unificare i tempi di costruzione di autostrada e Ferrovia che per 20 chilometri corrono affiancate. In quale altra economia evoluta occidentale si riuscirebbe a decidere di affiancare due grandi opere pubbliche senza trovare le risorse per realizzarle nello stesso momento almeno nei punti più critici per i residenti e gli insediamenti produttivi? E' deludente dovere prendere atto che a tutti i livelli della politica e della PA sia diffuso il vezzo di non mantenere gli impegni presi. I Sindaci soffrono più di tutti questa situazione essendo di fatto il diretto contatto con la popolazione e le aziende che lamentano i disservizi e l'oppressione dei servizi pubblici.
Maurizio Stucchi
Sindaco di Sulbiate

Qui articolo di Libero del 11/02 : Infrastrutture Lombardo, Pedemontana lavori secondo cronoprogramma.

post correlato

Nota del mattino del 14/02/'11

A cura dell'Ufficio Nazionale Circoli del PD.

1. LA SCOSSA DELLE DONNE ALLA VIGILIA DI UNA SETTIMANA CRUCIALE. A MILANO PARLA LA MAGISTRATURA. E IN UN PARLAMENTO A MAGGIORANZA RISICATA RIPRENDE IL CAMMINO DEL FEDERALISMO.
“Arrivederci, Silvio” titola oggi il Financial Times, che dedica all’Italia ben tre articoli (donne, sbarchi e crisi politica). Ma non sarà così semplice, anche se le manifestazioni svoltesi ieri in tutta Italia (e non solo), organizzate dal basso dalle donne, senza simboli di partito e che hanno ottenuto un risultato straordinario dal punto di vista della partecipazione popolare (oltre un milione di persone coinvolte), costituiscono un punto di forza nuovo per la riscossa dell’Italia. “Siamo qui tutte insieme per restituire dignità alle donne e al paese” ha detto il presidente del Pd Rosy Bindi, in piazza a Roma. “Questo movimento non si fermerà, il paese merita di più e lo otterrà grazie alle donne”. “Oggi il paese ha parlato” ha detto il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, anche lui in piazza a Roma insieme alla moglie Daniela: “Questa imponente manifestazione spontanea è il segno di un nuovo ciclo: Berlusconi e i suoi dovrebbero uscire dal delirio e guardare in faccia la manifestazione del sentimento popolare”.
La scossa voluta e ottenuta dalle donne italiane è arrivata alla vigilia di una settimana cruciale. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’incontro con il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, svoltosi la scorsa settimana, ha richiamato l’esigenza di evitare scontri istituzionali e lo stallo della politica, pena la fine della legislatura. Da oggi si vedrà se il richiamo alla responsabilità ha funzionato.
Tra oggi e domani, a Milano, il giudice per le indagini preliminari dirà se la richiesta della Procura della Repubblica di avviare il processo immediato contro Berlusconi per due reati gravissimi, concussione e prostituzione minorile, sarà accolta o meno. Se la richiesta venisse accolta è già chiara la contromossa che farà il presidente del Consiglio: utilizzerà tutte le leve che ha a disposizione per sollevare il cosiddetto conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale, perché chiederà di essere giudicato dal Tribunale dei ministri almeno per il reato di concussione. Ma soprattutto metterà in campo la strategia del polverone mediatico che ha già avviato, grazie alle reti televisive e alle testate della carta stampata che controlla direttamente, ma anche alle trasmissioni Rai dove hanno posti di rilievo persone a lui fedelissime.
Non solo. Ieri si è svolto il congresso di Fli. Fini, eletto presidente, ha lanciato una nuova sfida: ha chiesto a Berlusconi di dimettersi tutti e due perché eletti ciascuno con i voti dell’altro ed ha proposto alla Lega Nord di approvare il federalismo (anche con il varo del Senato delle Regioni) e una nuova legge elettorale, per andare poi a votare l’anno venturo, ma, appunto, senza Berlusconi.
Dalla Lega sono venuti segnali di tentennamento, collegati in modo specifico al federalismo. Questa settimana riprende infatti l’iter legislativo dei decreti attuativi della legge delega sul federalismo. Il decreto delegato sul federalismo comunale deve tornare in discussione dopo la bocciatura da parte di Napolitano. Il decreto delegato su Regioni e costi standard della sanità deve andare in discussione nella commissione bicamerale, nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali, dove Pdl e Lega non hanno più la maggioranza. Da qui, e dallo stallo politico della maggioranza e del governo, oltre che dalla protesta della base per l’eccessivo coinvolgimento nella difesa dei problemi di Berlusconi, gli avvertimenti di due ministri importanti. Roberto Maroni, ministro
dell’Interno, ha detto che effettivamente ci sono rischi di voto anticipato. Roberto Calderoli, il ministro che più segue le sorti dei provvedimenti sul federalismo, ha detto che se non si recupera la maggioranza nelle commissioni parlamentari si dovrà andare alle elezioni politiche.

2. SOPRAVVIVENZA & AFFARI. IL PDL CONTRO NAPOLITANO. I FALCHI DELLA DESTRA RIPENSANO ALLA PIAZZA. BERLUSCONI RIAPPARE IN TV. E INTANTO NEL MILLEPROROGHE SI PENSA AL BUSINESS DEI MEDIA.
Le elezioni anticipate vengono considerate un rischio troppo alto da Berlusconi e dal Pdl. Come si può leggere oggi su La Repubblica, dagli ultimi sondaggi emergono tre scenari per il risultato alla Camera, dove scatta il premio di maggioranza per la coalizione che ottiene più voti: vittoria del centrosinistra se si andasse al voto su tre poli (42,7 per cento a Pd-Idv-Sel; 20,1 Centro; 36,4 Pdl-Lega), vittoria della coalizione larga (56,5 a Pd-Idv-Sel-Centro contro il 42,7 di Pdl-Lega); vittoria della destra se si andasse su tre poli, ma composti in modo diverso (28,2 per cento Sel-Idv; 30,2 per cento Pd-Centro; 40,0 per cento Pdl-Lega).
Da qui la strategia di resistenza ad ogni costo di Berlusconi. Il Pdl ha già risposto a muso duro al presidente Napolitano, affermando che non può essere lui a decidere le sorti della legislatura. I giornali di Berlusconi hanno già cominciato il solito cannoneggiamento. Questa mattina Berlusconi torna in Tv, intervistato da Maurizio Belpietro su Canale 5 (Mediaset). I falchi della destra hanno ricominciato a parlare di manifestazioni di piazza a favore del governo, anche per bilanciare l’effetto della manifestazione di ieri. Tutto in gioco, anche la guerra istituzionale o le tensioni di piazza, pur di sopravvivere.
E intanto, lontano dai riflettori, nel provvedimento chiamato milleproroghe, al Senato, è passata una norma molto particolare. Secondo Vincenzo Vita, senatore Pd, l’effetto di questa norma alla luce dei fatti sarà di impedire a Sky di acquisire o varare un quotidiano (il divieto per le Tv è stato esteso a tutto il 2011), ma consentirebbe a Mediaset di farlo.

3. IL RISVEGLIO DEL NORD AFRICA COINVOLGE L’ITALIA (E L’EUROPA).
Quattromila sbarchi in pochi giorni. Decine di migliaia di persone pronte a partire dalle spiagge tunisine. E molte di più che potrebbero partire da paesi, come l’Egitto, coinvolti nel risveglio delle masse nel Nord Africa. L’Italia è per queste persone la porta più vicina per entrare in Europa. E dunque il problema dell’immigrazione, che il governo della destra ha voluto rinviare, congelare, non vedere, invece di gestirlo perché inevitabile in un mondo globalizzato dove i paesi ricchi convivono con paesi poveri e poverissimi, è improvvisamente esploso in una dimensione drammatica.
Il problema è che anche l’Europa sta facendo finta di non vedere questo dramma che la riguarda direttamente. E il richiamo dell’Italia alle responsabilità comuni pesa di meno sul piano internazionale anche a causa del discredito provocato dalle vicende interne.

4. IN USA E IN EUROPA SI RIPARLA DI DRASTICI TAGLI AL DEBITO PUBBLICO. E L’ITALIA NON SARA’ ESENTATA.
Oggi il presidente Usa, Barack Obama, presenterà al Congresso una proposta di Bilancio che congela per cinque anni le spese discrezionali dell’amministrazione, punta a dimezzare il deficit pubblico (la differenza tra spese ed entrate annuali) e a ridurre in
pochi anni di 1.100 miliardi il debito pubblico (i debiti accumulati negli anni per coprire i deficit annuali). Una medicina amarissima. E che però non basterà ai repubblicani che dopo le elezioni di metà mandato sono fortissimi nel Parlamento Usa. Così è possibile che i tagli alla spesa pubblica sia ancora più pesanti.
Oggi in Europa si apre anche la riunione dell’Ecofin (riunione dei ministri finanziari) per discutere di conti pubblici, in vista della riunione dei 27 paesi prevista per domani, ma soprattutto del summit dei capi di Stato e di governo europei che a marzo dovrebbero stabilire nuove regole su deficit, debito e fondi per il salvataggio dei paesi in difficoltà. Germania e Francia venerdì scorso hanno concordato un pacchetto di proposte molto dure, per esempio la penalizzazione dei paesi che non riducano in modo consistente il debito pubblico quando questo valga più del 60 per cento della ricchezza che quello stesso paese produce ogni anno (Pil).
L’Italia ha un debito pubblico praticamente doppio rispetto al limite indicato da Francia e Germania (ma che era previsto anche nel trattato di Maastricht). Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha più volte garantito che il paese non sarà chiamato a fare sforzi straordinari perché ha un basso indebitamento privato. E’ la ragione che ha consentito al governo della destra di non affrontare il problema, così come non ha affrontato il problema della crescita perché la crisi, secondo Berlusconi, o non c’era o era già passata.
Fermo restando che un debito tanto elevato rappresenterà comunque un rischio di fronte ad un eventuale riaccendersi dell’inflazione o ad un attacco della speculazione sui mercati finanziari, entro marzo sarà chiaro se la garanzia dichiarata da Tremonti sarà riconosciuta anche da tutti gli altri paesi europei o se invece l’Italia sarà chiamata da subito a pagare un prezzo pesante per la politica del governo Berlusconi, che nel 2008 ha ereditato dal governo Prodi un debito pubblico al 104 per cento del Pil.
Da ricordare che questo risultato il governo Prodi (che certo non fu esente da difetti) riuscì ad ottenerlo pur avendo sostenuto in modo consistente la ripresa dell’economia e l’occupazione, tra l’altro riducendo per diversi miliardi di euro il cuneo fiscale (il costo del lavoro per le imprese), l’Ires, le imposte sulle società, e offrendo sostegno di reddito ai più poveri. Così come riuscì a liberare da lacci, lacciuoli e pesanti vessazioni diverse attività economiche degli italiani (mutui, conti correnti, ricariche telefoniche), senza dover toccare per questo la Costituzione.

Per un pugno di Euro: LAVORO E MALESSERE SOCIALE.



Ultimo incontro della serie. Meno tecnico più sociologico.
Obiettivo: analizzare quali risvolti
del precariato e delle difficoltà
nel trovare lavoro
sulla società
in particolare sui Giovani.
Relatori:
Pippo Civati - Consigliere Regionale PD
Aldo Bonomi - Sociologo, fondatore e direttore
dell'Istituto di ricerca Aestar.
Moderatore - Francesco Cereda

Domani sera
MARTEDI' 15 febbraio
Villa Gussi ore 21:00
via Mazzini, 41
Vimercate (MB)

Dimettiamoci tutti e due. La sfida di Fini a Berlusconi.


Gianfranco Fini, eletto Presidente di FLI, in occasione dell'Assemblea Costituente, si è autosospeso dall'incarico ma ha anche proposto a Berlusconi le dimissioni di entrambi prima di andare al voto:
«Lancio questa sfida al presidente del Consiglio: sono pronto a dimettermi domani mattina se prende atto che se io sono presidente della Camera anche perché ho preso i voti di Forza Italia, lui è premier anche perché lo hanno votato tanti uomini e donne di AN. Credo che faremmo entrambi una splendida figura nel momento in cui dicessimo “Ci si dimette”, per consentire agli italiani di esprimersi con il voto». Ha poi aggiunto
«Dobbiamo prendere atto della sconfitta del 14 dicembre. Non è attendendo l’esito dei processi che si supera Berlusconi o lo si archivia, ma agendo nella società italiana».
Stralci dell'intervento qui e qui.

Sulbiate foto-gallery - BERLUSCONI DIMETTITI.


Per aderire on line cliccare sul bunner.

Molti Sulbiatesi ieri hanno firmato l'appello,

"BERLUSCONI DIMETTITI. Firma anche tu per cambiare l'italia".

Grazie a loro e a tutti i volontari del Circolo PD di Sulbiate,ieri mattina abbiamo già raggiunto quasi metà dell'obiettivo che ci eravamo fissati.

Devono ancora rientrare diversi moduli in giro per il porta a porta, e giovedi', salvo imprevisti, saremo presenti ancora in piazza con il nostro banchetto in occasione del marcato.

Di seguito una breve foto-gallery di alcuni momenti del presidio di ieri in piazza Giovanni XXIII che in solo tre ore ha raccolto più di 235 adesioni.




UN MILIONE DI DONNE, NIPOTI DI NESSUNO!


Se non ora quando, è stata una grande mobilitazione che ha coinvolto tutto il paese da Palermo a Milano.
Qui i numeri di tutte le piazze.

Il commento del Ministro Maria Stella Gelmini: "Le donne che scendono oggi in piazza sono solo poche radical chic che manifestano per fini politici e per strumentalizzare le donne. Non vengano a raccontarci di voler difendere la loro dignita', quando sono le prime a bollare automaticamente come prostituta qualsiasi donna metta piede in casa del premier". "Si tratta delle solite eroine snob della sinistra che sono uscite dai loro salotti per tentare di strumentalizzare la questione femminile e per attaccare un governo che continua ad avere la fiducia della maggioranza degli italiani . Oggi non va in scena la manifestazione 'delle donne' ma quella di militanti della sinistra contro il governo Berlusconi. Le organizzatrici se ne facciano una ragione, questa loro battaglia non monta nel Paese".

Il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, invece, si schiera: "Se fossi donna, domenica sarei in Piazza".

Gent.le Ministro Gelmini,
pubblichiamo la testimonianza di una delle così dette "poche radical chic" presenti alla manifestazione:
Suor Eugenia Bonetti (per vedere ed ascoltare clicca qui).

" Se non ora quando" ad Arcore. Fonte MBnews.