3 novembre 2020

OSPEDALE IN FIERA: AAA PERSONALE CERCASI

Con una delibera, la giunta riattiva la struttura voluta da Fontana e recluta i medici e gli infermieri degli altri ospedali lombardi

La Regione Lombardia deve recuperare, per la riapertura dell’Ospedale in Fiera a Milano, 153 medici intensivisti e 459 infermieri, operatori che non ci sono e che quindi sottrarrà ai diversi territori, indebolendone la capacità di cura. Il tutto per attrezzare una struttura che non può contare su nessuna specializzazione e può quindi in realtà curare solo i malati meno gravi. La Regione fa esattamente quello che, a detta di tutti i maggiori esperti, non va fatto: sguarnisce la sanità territoriale per investire in un unico hub.

Trasferimento volontario? Solo sulla carta, a quanto pare. Perché, stando alle diverse segnalazioni pervenute al capogruppo dem Fabio Pizzul, Regione Lombardia, per la riattivazione del cosiddetto ospedale in fiera di Milano, sta operando forti pressioni su medici e infermieri affinché si trasferiscano da altri ospedali.

“È stato evidente fin dall’annuncio del progetto, all’inizio del mese di marzo, che il principale problema sarebbe stato quello del reperimento del personale necessario per il suo funzionamento. La delibera con cui si riapre, di fatto, la struttura, prevede il coinvolgimento di ben undici ospedali della regione, con precisazione riguardo la necessità di reperire personale qualificato, a fronte di una disponibilità, preferibilmente, in forma volontaria. Ci sembra che ci sia stata una grande sottovalutazione del possibile impatto di questa scelta sugli ospedali chiamati in causa. Ci risulta anche che la volontarietà del coinvolgimento sia solo sulla carta e che ci siano forti pressioni sul personale e sulle strutture che non contribuiscono certo a creare i presupposti per una buona gestione dell’emergenza”.