Il testo definitivo della manovra per l'Europa. Gli impegni e il calendario. | |
PREMESSA
Nei prossimi 4 mesiè, ad ogni modo, prioritario aggredire con decisione il dualismo Nord-Sud che storicamente caratterizza e penalizza l’economia italiana. Tale divario si estrinseca in un livello del Pil del Centro-Nord Italia che eguaglia il livello delle migliori realtà europee, e quello del Mezzogiorno, che è collocato in fondo alla graduatoria europea.
L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti; si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo); si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.
È prevista l’approvazione di misure addizionali concernenti il mercato del lavoro.
Entro il 1° marzo 2012saranno rafforzati gli strumenti di intervento dell’Autorità per la Concorrenza per prevenire le incoerenze tra promozione della concorrenza e disposizioni di livello regionale o locale. Verrà generalizzata, la liberalizzazione degli orari degli esercizi commerciali in accordo con gli enti territoriali.
Entro il 2011, al fine di favorire la crescita delle imprese il Governo prevede di utilizzare la leva fiscale per agevolare la capitalizzazione delle aziende, con meccanismi di deducibilità del rendimento del capitale di rischio. Verranno potenziati gli schemi a partecipazione pubblica di venture capital e private equity, preservando la concorrenza nei relativi comparti.
Il Governo incentiva la costituzione di “zone a burocrazia zero” in tutto il territorio nazionale in via sperimentale per tutto il 2013, anche attraverso la creazione dell’U.L.G. – Ufficio Locale dei Governi quale autorità unica amministrativa che coinvolgerà i livelli locali di governo in passato esclusi.
La pubblica amministrazione è un volano fondamentale della crescita. Stiamo creando le condizioni perché la pubblica amministrazione sia pronta ad accompagnare la ripresa, svolgendo una funzione di servizio allo sviluppo e non di zavorra burocratica. Ecco perché la semplificazione, la trasparenza e la meritocrazia sono fondamentali. Un tassello rilevante è costituito dalla piena attuazione della Riforma Brunetta della pubblica amministrazione, in particolar modo dalle misure che rafforzano il ruolo della Commissione per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle amministrazioni pubbliche (istituita nel dicembre del 2009) e le cui competenze saranno integrate con il disegno di legge in materia di anticorruzione, già approvato dal Senato, e attualmente all’esame della Camera dei Deputati. Esso rappresenta un passaggio importante per la completa implementazione della riforma della pubblica amministrazione in quanto individua una nuova governance per l’attività di prevenzione e contrasto della corruzione, affidando le funzioni alla Commissione e individuando con estrema puntualità le modalità di accrescimento del livello di trasparenza della pubblica amministrazione.
Proseguendo sulla linea delle misure definite in estate, verranno rafforzati il contrasto della litigiosità e la prevenzione del contenzioso (anche attraverso la costituzione presso il Ministero della Giustizia di un gruppo tecnico che individui situazioni a forte incidenza di litigiosità e proponga specifici interventi di contrasto). Entro il 30 aprile 2012 verrà completato il progetto in corso presso il Ministero della Giustizia per la creazione di una banca dati centralizzata per le statistiche civili e per quelle fallimentari. Verranno rafforzati i meccanismi incentivanti per gli uffici virtuosi di cui alla Legge n. 111 del 2011. L’obiettivo è quello della riduzione della durata delle controversie civili di almeno il 20 per cento in 3 anni.
Oltre alla realizzazione degli investimenti già concordati con le società concessionarie, il Governo solleciterà una maggiore partecipazione degli investitori privati, definendo entro il 31 dicembre 2011 standard contrattuali tipo che facilitino il ricorso al project financing, con una più chiara ed efficiente allocazione dei rischi tra le parti e accrescendo le certezze sulla redditività dell’opera e la prevenzione di comportamenti di tipo monopolistico nella determinazione dei pedaggi. Verrà rafforzata la qualità della programmazione finanziaria pubblica, definendo obiettivi pluriennali di spesa e concentrando le risorse su progetti considerati strategici.
Il Governo italiano è impegnato in un processo di complessiva riforma costituzionale. Essa riguarda tanto l’assetto costituzionale dei poteri, quanto la cornice normativa volta a promuovere le condizioni di sviluppo del mercato e una disciplina più rigorosa delle finanze pubbliche.
Sul secondo versante, relativo alla disciplina del mercato e al rigore della finanza pubblica, si prevede:
A tal fine si deve ricordare che l’articolo 138 della Costituzione Italiana impone che le leggi costituzionali ad intervallo non minore di tre mesi. Quindi, anche con la massima celerità possibile, le riforme costituzionali richiedono dei tempi minimi imprescindibili.
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26 ottobre 2011
Ecco la lettera italiana per l'Europa.
Le dichiarazioni del Sindaco al Cittadino del 22 ottobre 2011.
Progetto Territorio ha inviato una lettera al Prefetto.

Ieri, Progetto Terriotorio, in merito ai fatti avvenuti durante il Consiglio Comunale del 30 settembre 2011, ha inviato una lettera al Prefetto.
Il Gruppo Consiliare del PD, a cui era stato chiesto di condividere e sottoscrivere, prima di decidere qualsiasi iniziativa, attende la risposta al documento del 14 ottobre che contiene precise domande rivolte al Segretario Comunale.
Per leggere la lettera recapita alla Dott.ssa Tavella e per conoscenza al Capogruppo del SI e al Capogruppo della minoranza, clicca qui.
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Il Sindaco di Sulbiate s'inventa una delega "creativa". Il PD e la minoranza rispondono "NO GRAZIE!"
In un momento in cui sarebbero necessarie, accortezza, lucidità e massima prudenza e intelligenza politica, il Sindaco di Sulbiate, invece, inventa improbabili delege a coloro che, invece, lo avevano impegnato ad agire in prima persona.
Nell'ultimo Consiglio Comunale svoltosi il 30 settembre, la nostra mozione di indirizzo in merito alle problematiche legate a Pedemontana (per leggere clicca qui) approvavata dalla maggioranza dei Consilieri, quindi con il concorso dei voti di Progetto Territorio, che ha condiviso, come ormai spesso accade, la nostra iniziativa, tra le altre cose, impegnava il Sindaco a promuovere un incontro con il Comune di Bellusco, mediante le commissioni competenti, per concertare insieme la miglior soluzione possibile alla viabilità tra casello Pedemontana e zona indutriale.
Il 19 di ottobre, il Sindaco, con la "curiosa" nota sotto riportata, inviata per conoscenza anche al Sindaco di Bellusco Roberto Invernizzi, ha delegato a questo compito , secondo il solito stile creativo e forse provocatore, che disconosce le più semplici consuetudini e le più elementari norme di pubblica amministrazione, il Capogruppo della minoranza ed il capogruppo Pd Fassina, senza neppure essersi preventivamente confrontato con loro, almeno con una telefonata!
Perchè questa azione? Cosa sperava di ottenere?
Chi pensava di mettere in difficoltà?
Per vostra informazione, pubblichiamo la delega del Sindaco e di seguito la risposta firmata congiutamenente da Fassina e dal Capogruppo della minoranza.Chi pensava di mettere in difficoltà?
"La delega del Sindaco".
cliccare sull'immagine per ingrandire
"La risposta del Gruppo Consiliare PD e di Progetto Territorio":

"La risposta del Gruppo Consiliare PD e di Progetto Territorio":
A: Sindaco Comune di Sulbiate,
Maurizio Stucchi
e p.c.: Sindaco Comune di Bellusco,
Roberto Invernizzi
Capogruppo di Sulbiate Insieme,
Luca Zoia
Consiglieri Comunali di Sulbiate
Sulbiate, lì 24/10/2011
OGGETTO: Risposta a Sua nota “Delega”, in data 19/10/2011, Prot. 6808
Lascia esterrefatti la Sua nota citata in oggetto perché non tiene conto delle regole basilari della pratica amministrativa, da Lei sempre utilizzata per rivolgersi verso i Consiglieri Comunali del nostro Comune, oltre che per rivolgersi verso i Suoi colleghi Sindaci nelle diverse questioni trattate in questi anni.
Rendiamo infatti noto che nessuna comunicazione precedente è intercorsa con i firmatari del presente per l’affidamento di una delega di questo tipo. Ma potremmo anche sorvolare sulla educazione e sulla prassi che di solito si suole utilizzare prima di emanare una delega di questo tipo. Non possiamo però sorvolare sulla gravità estrema del Suo gesto che ci lascia basiti, dato il ruolo Istituzionale che Ella ricopre, ma soprattutto data la Sua troppo spesso decantata “esperienza amministrativa”.
Non possiamo quindi che evidenziarLe:
- che la mozione è stata approvata dalla maggioranza dei Consiglieri Comunali e quanto approvato deve essere rispettato perché è il Consiglio Comunale che in maniera maggioritaria ha deliberato con chiari e precisi punti. Non Le staremo quindi a ricordare l’importanza che assume una decisione del Consiglio Comunale ovvero ricordarLe l’Istituzione fondamentale che lo stesso assume;
- che poco può importare che “il Sindaco e la maggioranza, momentaneamente in minoranza [..] non hanno avuto motivo di considerare carente la relazione con la vicina amministrazione di Bellusco”. Il dato oggettivo è che la maggioranza dei Consiglieri Comunali ritiene il contrario e per tali motivi hanno approvato di impegnare il Sindaco come espresso nella Deliberazione di Consiglio n. 49 del 30/09/2011;
- siamo ben contenti di partecipare agli incontri che il Consiglio Comunale Le ha affidato, ma di certo delegare due Consiglieri Comunali, affermando quanto espresso al punto precedente, senza nemmeno sentire la loro disponibilità in materia, rende nota una mancanza di rispetto verso le scelte prese in ambito di Consiglio Comunale. Dunque, dato che il Sindaco è Lei e la Sua figura rappresenta il nostro Comune, i sottoscritti non possono fare altro, al più, che accompagnarLa negli incontri alla quale Lei è stato impegnato dall’Istituzione del Consiglio Comunale, e mai poterci ritenere alla pari della Sua figura Istituzionale, data la diversità di ruoli che ricopriamo.
Concludiamo la presente rimarcando quanto espresso all’ultimo punto poc’anzi citato: il Consiglio Comunale Le ha affidato il compito espresso dalla Deliberazione Consiliare n. 49 del 30/09/2011, e Lei deve assumersi quanto l’Istituzione che rappresenta tutti i Cittadini di Sulbiate Le ha affidato. Usare scappatoie politiche come si evince palesemente dalla nota in oggetto non Le fa onore, ma non fa onore nemmeno al nostro paese.
Rimettiamo quindi le deleghe nelle Sue mani e saremmo pronti a ricevere le stesse solamente se il Consiglio Comunale decidesse che i sigg. Luca Sanità e Luigi Fassina siano coloro i quali possano adempiere ai dettami della D.C. n.49. Fino a quel momento La sollecitiamo a rispettare le direttive che il Consiglio Comunale, a maggioranza, Le ha attribuito e, dato l’argomento in questione, Le rimarchiamo una celere calendarizzazione delle azioni come espresso nella Deliberazione su citata.
Distinti Saluti,
f.to Luca Sanità – Capogruppo PROGETTO TERRITORIO
f.to Luigi Fassina – Capogruppo PARTITO DEMOCRATICO
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La nota del mattino del 26 ottobre 2011.

1. L’EUROPA SULL’ORLO DEL BARATRO. RIUNIONE TRA CAPI DI STATO E DI GOVERNO. IL TEMPO STRINGE. SARKOZY E MERKEL CONSULTANO IL PROPRIO PARLAMENTO.
Da La Repubblica. Articolo di Andrea Bonanni. «L`Europa non è mai stata così vicina all`esplosione», dice il presidente francese Sarkozy parlando a porte chiuse ai suoi deputati. E in effetti il vertice che si aprirà questa sera a Bruxelles rappresenta l`ultima spiaggia per salvare l`euro e l`unione monetaria. La liturgia è quella dei grandi eventi. La Francia ha rinviato la pubblicazione delle previsioni di crescita perché, ha spiegato il premier Fillon, «esse dipendono in gran parte dal summit di domani». La cancelliere Merkel si presenterà prima del vertice davanti al Parlamento tedesco riunito solennemente in seduta plenaria per ricevere un mandato bipartisan a negoziare le condizioni del salvataggio dell`euro. Da Francoforte, la Bce potrebbe rompere il suo tradizionale silenzio ed emettere un comunicato al termine della riunione. Per sottolineare l`importanza dell`evento e la loro determinazione di andare al sodo, i capi di governo hanno anche annullato un incontro dei ministri delle finanze che avrebbe dovuto precedere il summit: come dire che ora non è più tempo di discussioni e di schermaglie, ma di decisioni concrete. Ma il nervosismo che circonda il vertice è al massimo”.
2. IL GOVERNO CERCA DI PASSARE LA NOTTATA PER ANDARE AL VOTO IN PRIMAVERA. BERLUSCONI NON CONSULTA IL PARLAMENTO, MA BOSSI.
Da La Stampa. Dall’articolo di Amedeo La Mattina. “L ennesima giornata convulsa sì chiude con una indiscrezione: Bossi accetta di alzare a quota 67 anni l`età per andare in pensione, Berlusconi apre alla possibilità di votare a marzo. Un`intesa segreta per sbloccare la situazione e scrivere una lettera che soddisfi Bruxelles senza spaccare la maggioranza. Prima di partire per Bruges, Napolitano ha atteso di leggere la missiva che Berlusconi manderà (dovrebbe mandare) stamane all`Unione europea. Il Capo dello Stato ha pure rinviato la partenza perla cittadina belga dove oggi parteciperà all`inaugurazione dell`anno accademico del Collegio d`Europa. Ha atteso invano: la missiva non era pronta, un accordo completo con Bossi non era stato ancora trovato. Qualcosa però Gianni Letta gliel`ha anticipato al telefono. Napolitano è partito preoccupato. Intanto a Roma il premier ha continuato a limare il testo, lungo nell`esposizione e nelle rivendicazioni ma «sottile» nei contenuti. Almeno rispetto alle aspettative europee; in particolare sul versante delle pensioni sul quale la Lega non ha ceduto. Tra l`altro il Consiglio dei ministri non ha preso alcuna decisione e scadenze precise non ce sono”.
3. L’ITALIA PAGA UN DECENNIO DI BUFALE E FAVOLE. E ADESSO RISCHIA DI DIVENTARE POVERA.
Da La Stampa. Intervista di Tonia Mastrobuoni a Vito Tanzi, per vent’anni stimatissimo capo economista del Fondo monetario e per qualche tempo sottosegretario all’economia dal 2001, dimessosi dal governo Berlusconi perché non sopportava di
dover raccontare bufale. “L’Italia rischia di mandare in rovina i frutti del miracolo economico se non fa le riforme che l`Europa le chiede». In questi giorni Vito Tanzi è in Italia, ospite dell`Istituto Bruno Leoni. Quando era sottosegretario all`Economia, all`inizio degli anni Duemila, l`italo arnericano era sempre seguito da un nugolo di cronisti affamati di notizie. Non solo per la sua biografia: dopo essere stato per vent`anni a capo del dipartimento delle politiche fiscali del Fmi, l`esperto mondiale di conti pubblici era stato catapultato nel ministero di Giulio Tremonti con una solida fama di economista. E diceva sempre, candidamente, quello che pensava. A un certo punto, nel 2003, lasciò. Qualcuno insinuò che Tremonti, innervosito da quel brutto vizio, l`avesse messo alla porta. E andata così professore? «Devo smentire questa tesi. È stata una scelta mia. Diciamo però che io ero abituato a dire le cose come le vedevo, non avevo interesse a dire la versione ufficiale che chiedevano al ministero». Scusi, che vuol dire la versione ufficiale? I conti sono conti. «Appunto. Non c`erano riunioni in cui qualcuno spiegava questa "versione ufficiale". Dovevamo coglierla a naso. Già pochi mesi dopo il mio arrivo, nel 2001, il ministro Tremanti mi mandò a una conferenza al posto suo. Dissi che c`erano problemi di finanza pubblica e che bisognava tagliare la spesa. E che non bisognava vedere solo le "vacche grasse", le cose positive, ma bisognava vedere tutto. Tremonti mi volle vedere e mi disse che dovevamo dire sempre che non avremmo mai messo le mani nelle tasche negli italiani». Lei come reagì? «Dissi che i conti pubblici non andavano bene. Dopo un po`, quando ho capito che non si-facevano le cose che pensavo si dovessero fare, ho preferito tornare a fare l`economista». E oggi cosa pensa dell`Italia? «Penso che di recente, dopo la lettera della Bce, Berlusconi si sia finalmente svegliato dal lungo sonno del "va tutto bene". E la stessa cosa però vale per Tremonti. In Italia il debito è al 120 per cento, il deficit da anni a livelli d`allarme, la produttività negativa da tempo: elementi che avrebbero fatto preoccupare da tempo qualsiasi ministro dell`Economia». Di cosa ha bisogno il nostro Paese? «Di una rivoluzione politica, amministrativa ed economica. Apportare modesti ritocchi, come è stato fatto negli ultimi anni, non basta più. Le riforme da fare si sanno da anni: bisogna rivedere le pensioni e ridurre la spesa pubblica (a cominciare dal taglio delle Province o dei Comuni), fare una seria riforma fiscale e mettere mano a questa montagna di burocrazia che vi affligge». Il governo continua a rimandare. «Faccio una previsione molto semplice: in assenza di cambiamenti fondamentali l`Italia potrà rimanere un Paese ricco ancora per qualche anno. Ma il lento declino che abbiamo osservato negli ultori vent`anni continuerà e, sul lungo periodo, la renderà più povera esponendola sempre più spesso alle crisi economiche e finanziarie. Il rischio è quello di mandare in rovina i frutti del miracolo economico». Ma perché il mercato si è svegliato solo ora se i problemi sono antichi? «E come in Argentina. Ad un certo punto gli investitori non si fidarono più. Gli interessi sul debito schizzarono di 2000 punti base e l`Argentina fallì».
4. BERSANI: IL PAESE RISCHIA. O GOVERNO DI TRANSIZIONE O VOTO.
Da La Repubblica. Articolo di Goffredo De Marchis. “Possiamo andare a votare a dicembre? «Perché no», è la risposta secca di Pier Luigi Bersani. Con un gruppo di deputati democratici, in un corridoio laterale della Camera, il segretario fa un`analisi impietosa della situazione. Prevede lo show down a brevissimo, «la letterina di
Berlusconi può far guadagnare 2-3 giorni». E poi? «Se anche l`Europa dovesse accettare questo accordo minimo, ci penseranno i mercati a darci una bastonata. Ormai i nostri titoli di Stato li comprano solo le banche italiane e la Bce. Che succede se la Banca centrale smette di acquistarli? Come fa a ingoiare un`intesa sul nulla?». Pensa già al dopo, Bersani. «Il governo di transizione sul modello Ciampi sarebbe l`ideale, è un`ipotesi che si rafforza in questo momento. Ma da sempre temo che Berlusconi abbia pronto il lanciafiamme e sia pronto ad usarlo contro il Paese. Quindi è una soluzione non facile. Può nascere un governo Letta. Sarebbe un passo avanti ma dovrebbe fare le riforme. E noi rimarremmo all`opposizione». La terza via è il voto anticipato. Non a marzo, è troppo tardi. A dicembre «perché no», insiste Bersani lasciando intendere che la considera molto più di una probabilità. «Anche in Spagna non sono abituati a votare d`inverno. Eppure le elezioni le fanno il mese prossimo...». Di tutto questo, racconta Bersani rispondendo alle domande dei presenti, ha discusso con Pier Ferdinando Casini nel pranzo di lunedì. È la seconda volta che si vedono "d`urgenza" a Bologna. «Facciamo il punto quando la fase diventa critica. Ma parliamo anche del futuro. Io mi preoccupo di rendere potabile e credibile per il governo un`alleanza di centrosinistra, quella che chiamano la foto di Vasto. In fondo, è il compito principale del segretario del Pd: cercare di tenere insieme le anime del centrosinistra. Ma la prospettiva finale rimane l`alleanza con i moderati. L`ho detto a Casini, capisco che guardando i sondaggi il Terzo abbia la tentazione di correre da solo. Ed è vero che un`intesa con loro si può trovare anche a urne chiuse. Ma è diverso fare un patto prima del voto anziché dopo». Casini cosa risponde durante i pranzi bolognesi? «Da due anni il Pd parla di ricostruzione, di crisi sociale, del pericolo di un crollo della nostra economia. Io vedo in Casini una consapevolezza nuova rispetto al passato. Adesso condivide la nostra analisi». Il leader democratico fa capire che un pezzo di strada con l`Udc è già stato fatto, che manca poco a un patto per il governo. Ma Berlusconi è ancora in sella, l`accordo con la Lega in qualche modo regge. «Ho parlato con Maroni. Gli ho detto che o staccano la spina o pagheranno il conto con gli elettori. Perché Berlusconi non mollerà mai. Non ha un partito vero come ce l`ha Zapatero. Io quella storia la conosco bene. Un bel giorno sono andati da lui 5-6 dirigenti del partito socialista e gli hanno spiegato: "Zappy, è finita, ti devi fare da parte. Magari perderemo le elezioni, così però abbiamola speranza di non essere ancellati"». Nel Pdl sono in grado di fare lo stesso? Dice Bersani che l`Unione «sta dicendo a Berlusconi: devi andare a casa». Ed è inutile rigirare la frittata aggrappandosi alle debolezze di Merkel e Sarkozy. «Sarà pure vero che il settore industriale tedesco soffre, ma noi siamo il fanalino di coda dell`Europa. Ed è vero che le banche francesi hanno in pancia tanti titoli tossici. Ma lì regge un sistema complessivo, sul mercato gli istituti francesi trovano sempre nuove risorse. Senza contare che sia la Francia sia la Germania hanno i soldi per salvare chi è in difficoltà, noi no. In America tante banche sull`orlo del fallimento il giorno dopo hanno accolto nuovi investitori senza fargli pagare un centesimo più del giorno prima. Perché nessuno può credere che gli Usa vadano gambe all`aria. Noi invece corriamo il rischio. Siamo troppo grandi per essere aiutati dagli altri, ce la dobbiamo fare da soli». Se la salvezza passa dal voto, se Berlusconi ha veramente deciso di usare il lanciafiamme, che voto sia. Prima di marzo, prima dei danni irreparabili. «Non è vero che stiamo meglio degli altri, che alcuni nostri fondamentali reggono. Le banche italiane sono solide seppure fanno una fatica enorme a trovare i soldi sul mercato.
Perché il Paese non funziona, perché tutti vedono che rischiamo grosso. E temo che i prossimi giorni ce lo ricorderanno».
5. BINDI: LE NOSTRE PROPOSTE VALIDE PER SALVARE IL PAESE. SE IL GOVERNO AVESSE FATTO CIO’ CHE PROPONIAMO DA TEMPO L’ITALIA NON SAREBBE CADUTA FINO AL PUNTO DI OGGI.
Da Il Corriere della Sera. Intervista all’arma bianca a Rosy Bindi di Monica Guerzoni. «La vera misura che l`Europa ci chiede è il passo indietro di Berlusconi». Il premier resiste e oggi la sua lettera arriverà a Bruxelles. «Bisogna vedere se il compitino soddisfa la Ue e se la sopravvivenza del governo non è la morte del Paese». Bossi è pessimista, dice che il governo rischia la crisi. «Mai come questa volta ci sono così vicini. La Lega è in grande sofferenza, lo sa Maroni e lo sa anche Bossi. Il motivo per cui il governo teneva segreta la lettera della Bce è che non è in grado di onorare gli impegni». Se al governo ci foste voi del Pd la situazione economica sarebbe migliore? «A noi quella lettera non sarebbe arrivata, perché non avremmo sprecato io miliardi per togliere l`Ici e provare a salvare l`Alitalia senza riuscirci. Non avremmo abbassato la guardia sulla lotta all`evasione e avremmo riformato il fisco tassando rendite e transazioni finanziarie e alleggerendo famiglie e imprese. Avremmo lavorato per irrobustire l`Europa e non per ridurla alle conferenze stampa di Merkel e Sarkozy». Le dichiarazioni del vostro responsabile economico, Stefano Fassina, non sembrano rafforzare l`Europa... «Fassina ha mosso critiche alla lettera della Bce. Ma al di là delle posizioni caratterizzate da qualche eccesso, la linea del Pd è assumere i contenuti di quella lettera non acriticamente ma con una mediazione politica». Prima di tutto dovete mediare al vostro interno, vista la differenza di posizioni su temi come le pensioni. «Non credo che il Pd sia diviso. La riforma della previdenza che abbiamo fatto noi con il governo Dini funziona e ha al suo interno gli strumenti per affrontare le sfide di oggi». Voterebbe l`innalzamento dell`età pensionabile a 67 anni? «La nostra proposta prevede incentivi e disincentivi per allungare l`età a 67 anni su base volontaria, ma il risultato della riforma dovrebbe andare ai giovani e alle politiche per la famiglia e non solo a scalare il debito, come è avvenuto per la pensione delle donne. Con noi la crescita sarebbe stata diversa, non avremmo affamato famiglie ed enti locali, non avremmo umiliato la scuola e avremmo riformato la pubblica amministrazione». E la patrimoniale? Le liberalizzazioni? «Le nostre proposte sono chiare, i grandi patrimoni immobiliari vanno tassati. Quanto alle liberalizzazioni, siamo stati gli unici ad averle fatte». Sulla flessibilità non avete idee altrettanto chiare, altrimenti non farebbero notizia il neolibe-rismo di Matteo Renzi e i «giovani curdi» del Pd, i trentenni che invocano il riformismo di Alesina e Giavazzi. Licenziare è un tabù? «La riforma del mercato del lavoro è necessaria, ma non ci sono solo le proposte di Alesina e Giavazzi. Siamo pronti a ragionare sulla flessibilità in entrata e in uscita, ma con adeguati ammortizzatori sociali. Però non siamo disponibili a fare cassa sulla pelle delle persone. E, soprattutto, il lavoro precario deve costare di più del lavoro stabile». E come pensate di far tornare i conti dello Stato? «Non si esce dalla crisi diminuendo il sistema di welfare. A saldi invariati noi chiediamo che il governo ritiri la delega per la riforma fiscale e assistenziale». Bersani ed Enrico Letta hanno lavorato ai fianchi Maroni, ma la Lega non stacca la spina. Non offrite sufficienti garanzie?
«La garanzia più grande per la Lega è staccarsi da Berlusconi, prima di perdere del tutto i suoi riferimenti elettorali e politici. Lo ha capito perfettamente Maroni e lo ha capito anche Bossi. La nostra proposta è sempre quella, un governo di responsabilità nazionale. Spero che trovino il coraggio di rompere” Dareste l`appoggio a un governo guidato da Schifani o Gianni Letta? «No, se cade Berlusconi ci sono solo due strade. Un governo di responsabilità sostenuto da tutti, o le elezioni. Siamo pronti a votare e saremo in grado. di costruire una coalizione larga tra progressisti e moderati. L`unità delle opposizioni è un dato di fatto».
Non avete un leader... «Se non lo abbiamo ancora individuato non è perché ci mancano i leader, ma perché ne abbiamo fin troppi. Comunque c`è Bersani e faremo le primarie». Lei si candida? «Lo potrei fare solo se melo chiedesse il mio partito».
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