15 giugno 2011

Secondo IPSOS il centrosinistra avanti di dieci punti.


Il sondaggio di IPSOS comunicato dal
dott. Pagnoncelli a Ballarò il 14 giugno 2011.



Intenzioni di voto
Pd 29,8%
Pdl 27,1%
Lega Nord 10,2%
Sel 8,5%
Idv 6,4%
Udc 5,2%
M5s 4,0%
Fli 3,3%
Prc+Pdci 1,4%
Verdi 1,1%
Api 1,0%
Altri 2,0%

Totale centrosinistra: 47,2%
Totale centrodestra: 37,3%

Totale terzo polo: 9,5%

Chi sceglierebbe come presidente del Consiglio?
Bersani 36%
Berlusconi 24%
Casini 18%

Berlusconi dovrebbe dimettersi dopo i risultati del referendum?
Sì, hanno bocciato leggi varate dal governo 48%
No, i referendum non hanno conseguenze politiche 47%

Dopo i referendum…
Il berlusconismo è alla fine 41%
Berlusconi deve ripartire con un profondo cambiamento 31%
Non cambia nulla 22%

La crisi che vive Berlusconi è soprattutto:
Personale, legata alle sue vicende 51%
Politica, sua e della maggioranza 41%

Giudizio sul governo su
Lavoro e occupazione: negativo 43%, positivo 5%
Scuola e università: negativo 30%, positivo 8%
Giustizia: negativo 20%, positivo 4%
Politiche per la famiglia: negativo 14%, positivo 6%
Sostegno alle imprese: negativo 13%, positivo 9%
Immigrazione: negativo 8%, positivo 9%
Conti pubblici: negativo 5%, positivo 24%
Federalismo: negativo 4%, positivo 6%
Sicurezza: negativo 1%, positivo 10%

Che cosa migliorerebbe la sua opinione sul governo?
Riduzione delle tasse 41%
Nuova legge elettorale votata con l’opposizione 18%
Riforma della giustizia 15%

Se il centrodestra schierasse un nuovo leader alle prossime elezioni, le probabilità di vittoria…
Aumenterebbero 26%
Resterebbero le stesse 44%
Diminuirebbero 14%

Chi vedrebbe meglio come leader per il centrodestra nel futuro?
Tremonti 19%
Casini 17%
Fini 17%
Maroni 8%
Alfano 7%
Alemanno 3%
Formigoni 2%

Espropri Pedemontana: incostituzionale sottopagare i terreni.


Una sentenza della Corte di Costituzionale dice basta alla possibilità di pagare dalle 3 alle 4 volte in meno rispetto al valore reale, terreni destinati ad oper di pubblica utilità.

Dopo questo pronunciamento sarà più facile ottenere dai proprietari espropriati di Pedemontana il giusto prezzo del loro bene.

La sentenza è del 7 giugno 2011 numero 181.

Dal Voto un segnale serio e scomodo. Di M. Tarquinio direttore di Avvenire.


La macchina delle sberle

Il responso dei quattro referendum è chiaro, chiarissimo. Così come gli effetti della sua studiata politicizzazione. Ma proprio la spinta a iperpoliticizzarli ha finito per far assumere anche un altro significato ai loro esiti, un senso inaspettato tanto quanto il superamento di forza – dopo sedici anni di insuccessi diversamente motivati e spiegabili – della soglia del quorum. È questo, probabilmente, il messaggio più importante emerso dalla primavera elettoral-referendaria delle "sberle" che sta volgendo al termine e che accompagna quell’agognata «fase nuova» della politica italiana che nel Paese reale, di fatto, si è già aperta.

L’immagine delle "sberle" può anche sembrare forte, ma è la stessa che da settimane affiora nei commenti e nelle (poche) autocritiche di tre successivi dopo-voto. E forte è soprattutto la realtà che fotografa e segnala. Nelle urne ma – prima ancora – nei circuiti associativi e nei circoli formali e informali, nei passa-parola di piazza e di internet, si è messa in moto una vera e propria "macchina delle sberle". Oggi la dose maggiore è toccata indubbiamente a chi governa – la coalizione Pdl-Lega e il suo leader Silvio Berlusconi – ma i destinatari potenziali sono un po’ tutti i protagonisti della scena politica nazionale. Chi pensasse di poter sostenere tranquillamente che le "sberle" arrivate dal corpo elettorale, in fondo, riguardano solo altri, avrebbe già cominciato a prenotare, in dose massiccia, la prossima serie. La "macchina delle sberle" è, infatti, alimentata da attese deluse e da una miscela di preoccupazioni e di esigenti indignazioni che hanno un bersaglio principale, ma non risparmiano nessuno e quasi pretendono interlocutori nuovi e credibili.

È con sollievo che posso fare ammenda per un eccesso di pessimismo nutrito alla vigilia. Il risultato del voto del 12 e 13 giugno suona, in effetti, come una risposta scomoda e seria a quella che avevo definito la «vera domanda» posta agli italiani con questa consultazione: vi fidate o no dei valori e delle preoccupazioni che concretamente guidano coloro che amministrano lo Stato centrale e le realtà locali oppure temete che quei poteri possano essere usati "contro" il bene comune e a fini personalistici e privati, cioè a spese del non mercanteggiabile interesse di ogni cittadino (e soprattutto dei più deboli) di vedersi garantiti beni, servizi e standard civili essenziali nonché una progettazione saggia e sicura del futuro energetico di tutti? Beh, la risposta è stata una dichiarazione di sfiducia e un richiamo al dovere.

Ed è appena l’inizio di un discorso. Al quale un grande contributo è venuto e potrà ancora venire dai cattolici italiani, che hanno le idee chiare su ciò che negoziabile non è (a cominciare dal rispetto pieno della vita umana e della sua permanente dignità e dalla valorizzazione del bene rappresentato dalla famiglia) e sul tanto e buono che, su quella solida base, si può fare con compagni di strada altrettanto onesti e chiari nel voler costruire un Paese più giusto, umano e capace di uscire dalla sindrome (e, quasi, dalla voluttà) del declino.

Per intanto, però, bisogna prendere atto di due realtà. Da una parte, c’è un fatto che condizionerà per almeno cinque anni scelte di governo e iniziative parlamentari in tema di acqua, di energia (non solo nucleare) e di iniziative legislative suscettibili di essere definite ad personam. Dall’altra, c’è un annunciatissimo parapiglia attorno al governo Berlusconi, tutto giocato sui registri dell’intimazione a dimettersi rivolta al premier (che era oggettivamente tirato in ballo dal quesito sul "legittimo impedimento" e che aveva invitato a non votare) e del corteggiamento da parte delle due diverse opposizioni di Pd e Udc nei confronti di una Lega Nord irrequieta e prossima a riunirsi a Pontida.

Un parapiglia dagli esiti incerti e che potrebbe servire solo ad aumentare il potere di coalizione dei leghisti. E dal quale, a suo modo, tende a sfilarsi Antonio Di Pietro, lesto a suo tempo a impegnare l’Idv tra i referendari della prima ora e, oggi, altrettanto lesto a riconoscere nella partecipazione al voto di una parte non piccola né casuale anche di quello che si è soliti definire «elettorato di centrodestra» un evento non strumentalizzabile a puri fini tattici. Di Pietro ha ragione: la trasversale forza del messaggio delle urne è il punto. E le nostre cronache lo registrano a dovere. Vale, perciò, la pena di ripetersi: c’è una vasta e crescente insofferenza per la qualità della politica attuale e nessuno degli attuali protagonisti della scena politica – né i partiti di governo (che non entrano certo solo ora in difficoltà) né tutti gli altri (che non hanno ancora risolto la loro) – può illudersi che il fenomeno sia passeggero. Il fenomeno comincia adesso.
Marco Tarquinio
Editoriale di Avvenire del 14 giugno 2011.

Parchi Lombardi per la valorizzazione dell'ambiente. Domani ore 17:00 diretta web.

Giovedì 16 giugno alle 17: un mini-convegno sul tema dei parchi e aree protette della durata di circa 30 minuti che verrà trasmesso in diretta web su www.blogdem.it. (Qui maggiori dettagli).
Alleghiamo la locandina dell’evennto.

clicca sulla locandina per ingrandire.

Oggi (15 giugno) a Sulbiate apre il"CAFFE' LETTERARIO".

per ingrandire cliccare sulla locandina





La rete non perdona. Scruta, esamina, sbugiarda. Di M. Sarchielli.

Una delle tante immagini create e circolate
in rete a sostegno dei Referedum.


Se i giovani sono stati i protagonisti del successo di questi referendum un ruolo determinante è stato certamente svolto dalla rete. In quest’occasione grazie al sempre più diffuso uso dei Social Network, e-mail, Twitter, Blog, Facebook… non solo hanno alimentato una mobilitazione generale, ma contribuito a formare consapevolezza e conoscenza dei problemi.

L'oscuramente del mezzo televisivo voluto dal Governo non ha prodotto il risultato sperato. Anzi non si esclude che abbia giovato non poco alla rete, perché chi era alla ricerca di informazioni e di approfondimenti, sapeva dove poterli trovare.

Il black out televisivo sull'informazione refrendaria è stato un boomerang inaspettato per il nostro presidente del Consiglio.

I cittadini navigatori sono stati i protagonisti della propaganda referendaria. Tutti protagonisti. Nessuno escluso.

La strada tracciata da Obama che individuò la sua arma vincente nella propaganda elettorale on line è confermata anche dal recente risultato elettorale referendario italiano.

Se il fenomeno “rete” attende di essere ancora conosciuto compiutamente tuttavia è possibile già svelare i principali segreti:

  • Trattare gli utenti di internet come parte dello staff.
  • Dare spazio e non avere paura; saper ascoltare, non censurare.
  • I messaggi sono più efficaci se creativi ed ironici. E’ importante far sorridere.

L’operazione è rischiosa ma inevitabile se si vuole avere successo. Chi ancora non lo ha compreso è in difficoltà. La rete è rischiosa perché non perdona. La Rete scruta, esamina, sbugiarda, senza pietà.

Il nostro modesto Blog Teorema, in questi giorni di “turbolenze” politiche locali sta registrando sorprendenti picchi di visualizzazioni. Ringrazio la redazione del Blog per il buon lavoro fin qui svolto, per il supplemento di impegno di questo periodo, e per il sostegno manifestato sia al Circolo PD che al nuovo Gruppo Consiliare, ora guidato dall'ex assessore Luigi Fassina.

La comunicazione sarà un elemento decisivo. La recente campagna locale "NO OUTLET" è stata l'origine della costituzione del Movimento sovra comunale NO OUTLET e di tutto quello che è avvenuto poi.

Li esorto ad insistere su questa linea e li invito, pertanto, a non perdere quest’occasione e a continuare a non avere paura, a non censurare (se non quando è strettamente necessario per offese personali e volgarità), a dare spazio, e a saper ascoltare per dare ancora di meglio e di più.

Grazie

Maurizio Sarchielli

Sulbiate, 15/06/2011

Grazie di Quorum!

IL DATO DI SULBIATE
DELL'AFFLUENZA AI SEGGI
PER I REFERENDUM 2011
E' IL SECONDO
DI TUTTI I COMUNI DELLA
PROVINCIA DI MB.





Post correlato: Risultati referendum 2011. Provincia di MB. Sulbiate secondo solo a Mezzago
.

Referendum analisi del voto secondo Termometro Politico.

I GIOVANI PROTAGONISTI DEL RISULTATO.


La numerosa partecipazione dei giovani è stata certamente una delle ragioni principali del clamoroso successo del risultato referendario.
I dati sono dell' istant poll EMG l'analisi di Termometro Politico.
Sotto i 25 anni l'afflusso è stato del 64%.

Brambilla PD:"Ora rivedere la legge regionale sull'acqua ".


Brambilla, Pd: “L’esito del referendum sull’acqua impone di rivedere urgentemente la legge regionale lombarda, che ricalca la normativa nazionale bocciata dagli italiani, che in questi mesi ha determinato sul territorio, compreso quello brianzolo, l’avvio di procedure per l’ingresso dei privati nella gestione delle risorse idriche e la marginalizzazione degli enti locali”.

Lo dichiara Enrico Brambilla, consigliere regionale lombardo del Pd, commentando i risultati del referendum, in particolare i due quesiti sull’acqua.

“Serve subito un intervento – spiega ancora - nell’attesa di nuove norme che ristabiliscano quanto sancito dalla consultazione referendaria e cioè che l’acqua è un bene che deve rimanere pubblico e che centrale deve essere il ruolo dei comuni. A dicembre avevamo chiesto al centrodestra in Regione di attendere l’esito del referendum prima dell’approvazione della legge ma non siamo stati ascoltati: ora ascoltino subito i cittadini”.

Milano, 13 giugno 2011

Nota del mattino del 15 giugno 2011.


1. CANDIDATURE. TREMONTI RITIRA FUORI LA RIFORMA GIA’ PRESENTATA NEL 2001 E PER LA QUALE NON E’ MAI RIUSCITO A TROVARE LE RISORSE. NEMMENO ADESSO CI SONO I SOLDI PER FARLA. TREMONTI LO DICE, INVOCA ANCHE L’OBIETTIVO DI ARRIVARE AL PAREGGIO DI BILANCIO E SI CANDIDA A PRENDERE IL POSTO DI BERLUSCONI.
Tre sole aliquote Irpef, e più basse: 20, 30 e 40 per cento. Su tutti i quotidiani oggi campeggia la proposta presentata ieri dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, come se fosse la ricetta della felicità. Tremonti ha tuttavia avvertito: si può fare se ci sono i soldi e mantenendo comunque l’obiettivo di arrivare al pareggio di bilancio.
Ma i soldi non ci sono. Lo stesso Tremonti ha firmato con l’Unione europea una cambiale per la quale ha dovuto mettere nero su bianco che entro il 2014 l’Italia raggiungerà il pareggio di bilancio. Stando ai numeri scritti dal ministro dell’Economia nel Def (tavola 1 pagina 1: tutti possono leggere i documenti, basta scaricarli dal sito del ministero), le manovre di aggiustamento dovranno essere pari in valore all’1,2 per cento del Pil nel 2013 e ad un altro 1,1 nel 2014, senza contare gli aggiustamenti da fare già per quest’anno e quello venturo. Tradotto in cifre assolute, si tratta di poco meno di 40 miliardi di euro.
Oltre a questa cura da cavallo, capace di abbattere anche il paese più forte, per fare la riforma che ha ri-raccontato Tremonti di euro ce ne vorrebbero altri 20-30 miliardi.
Ma allora perché Tremonti ha raccontato di nuovo la riforma che ha proposto nel 2001 e da allora non è mai riuscito a fare pur stando al governo per molti anni? Di più: perché l’ha riproposta sapendo che, messa insieme alla manovra per raggiungere il pareggio, questa riforma sarebbe impossibile da finanziare? Alcuni sospettano che la presentazione della riforma fiscale unita all’avvertenza sul rigore di bilancio sia in realtà una “discesa in campo” di Tremonti che si candida per il dopo Berlusconi nel centrodestra.
Memento: nel frattempo il debito pubblico italiano ha toccato in aprile un nuovo record: 1.890 miliardi di euro. E la prima legge che rischia di finire nel dibattito parlamentare è quella sulla prescrizione breve al Senato, ormai indispensabile per evitare che Berlusconi sia condannato per corruzione nel processo Mills.

2. FIBRILLAZIONI PADANE. IN VISTA DI PONTIDA E DEL DIBATTITO IN PARLAMENTO SUL GOVERNO LA LEGA E’ SULLE SPINE.
Maroni, Tosi, Zaia: tutta generazione di 40-50enni leghisti è in fibrillazione. In vista del tradizionale raduno di Pontida, previsto per domenica 19, alzano i toni e cercano di smarcarsi dalle “sberle”, così le chiamano, prese nelle amministrative e nei referendum da vecchio duo Bossi e Berlusconi. La Base leghista è in tumulto. Ma Bossi non mollerà il presidente del Consiglio.

3. PD PRIMO PARTITO. GIUSTA LA LINEA DI SOSTEGNO AL RISVEGLIO
CIVICO. ORA AL CONFRONTO SUL PROGRAMMA DI GOVERNO CON
OPPOSIZIONI E SOCIETA’ PER PREPARARE L’ALTERNATIVA.
L’ultimo sondaggio Ipsos, presentato ieri sera a Ballarò: 29,8 per cento Pd, 27,1 Pdl,
10,2 Lega, 8,9 Sel, 6,4 Idv, 5,2 Udc, 4,4 Grillo, 3,3 Fli.
Da L’Unità: Presidente Rosy Bindi, davvero non c`è collegamento tra i risultati dei
referendum e la richiesta di dimissioni dei governo avanzata dal Pd? «C`è eccome un
collegamento, nessuno ha voluto strumentalizzare il risultato del referendum o
appropriarsi del voto di oltre 27 milioni di italiani, ma parliamoci chiaro: non siamo su
Marte. E stata bocciata la politica del governo, soprattutto in materia di giustizia e il
fatto che a bocciarla siano stati anche moltissimi elettori di centrodestra è una ragione in
più per chiedere le dimissioni di questo governo. Non capisco i puristi dell`ultima
ora...». Tanto per non fare i nomi, Antonio Di Pietro. Che adesso ritiene inutile anche
una mozione delle opposizioni in Aula. Come se la spiega questa posizione
all`improvviso moderata? «Non mi sono chiari i motivi di questo argomentare di Di
Pietro. Qui nessun partito si vuole intestare il risultare ma la volontà popolare quanto
più è ampia tanto più nettamente boccia il governo. Il Pd ha fatto una richiesta politica,
le dimissioni, se il Pdl e la Lega fossero responsabili non direbbero che non ci sono
conseguenze politiche dopo i referendum. Durante questa campagna referendaria
abbiamo parlato di acqua e nucleare ma c`era anche un quesito sul legittimo
impedimento, una legge ad personam che gli italiani hanno bocciato bocciando
contestualmente il minstro Alfano e la sua riforma "epocale" della giustizia». Bindi, ma
l`altra sera chi era in piazza per festeggiare ha urlato contro i partiti, compreso il Pd,
"non ci rappresentate". «Io ero lì e ho ricevuto un`accoglienza molto calorosa. Detto
questo, sono convinta che quella dei referendum non sia una vittoria dei partiti. I partiti
hanno avuto il merito, e il Pd in modo particolare, di incrociare questa volontà popolare,
così come hanno avuto merito quelli che hanno raccolto le firme, tra cui anche molti
nostri iscritti. Sono anche convinta della forza del messaggio arrivato dalle urne: l`Italia
si è svegliata, ha ripreso in mano la propria capacità di decidere, e questo è frutto di
un`onda carsica che qualcuno di noi dubitava che ci fosse e invece è esplosa e si è
manifestata. Oggi questa circostanza ci interroga tutti: il governo che deve andare a casa
e i partiti di opposizione che devono mettersi in sintonia con quel messaggio». Adesso,
però tutti i partiti aspettano Pontida, quando Bossi parlerà al suo popolo. Secondo lei la
Lega alla fine staccherà la spina? «È dalle elezioni amministrative che la Lega, a parte
la città di Milano, perde voti. Quello è stato un primo segnale, con i referendum ne è
arrivato un altro ancora più netto. Si è votato contro le leggi approvate dal governo e
anche se alcuni esponenti leghisti avevano indicato di andare a votare per acqua e
nucleare, i loro elettori, tantissimi, hanno votato in maniera omogenea anche sul
legittimo impedimento. E evidente che Bossi dovrà fare una riflessione, perché mentre
la rottura dentro la maggioranza con Fini si è consumata soprattutto tra la classe
dirigente, questa si è consumata con l`elettorato, ed è molto più seria. Non è un caso che
oggi i massimi dirigenti della Lega dicano “o si cambia o stacchiamo la spina". Ma io
non vedo quali possano essere gli spazi di cambiamento». II 21 e il 22 in Parlamento ci
sarà la verifica chiesta dal Colle. Il Pd presenterà o no una mozione contro il governo?
«Mi sembra presto per dirlo, ha ragione Bersani, vediamo cosa faranno loro. Dovremo
ascoltare la relazione del presidente del Consiglio e poi decideremo di conseguenza».
Archiviata definitivamente l`ipotesi di un governo tecnico? «Direi di sì. Per noi non ci
sono vie di mezzo: se cade il governo si va al voto». Con questa legge elettorale?
«Berlusconi non la cambierà mai, a lui sta bene il Porcellum. Noi abbiamo una nostra
proposta aperta alle opposizioni e poi, se si dovesse consumare una rottura dentro la
maggioranza, con chiunque sia interessato a cambiarla, ma senza fare accordi». I sondaggi danno un Pd in forte crescita. Ma la prova dei nove sarà la costruzione di un`alternativa. «Se il Pd cresce è perché sta pagando una linea politica sostanzialmente fondata su due pilastri: la capacità di ascoltare e di mettersi in sintonia con il Paese e la consapevolezza che essere il primo partito non significa essere autosufficienti, ma riferimento imprescindibile per costruire l`alternativa. La domanda di cambiamento che arriva dal Paese, inoltre, è in linea con i valori fondanti del nostro partito: tutela del bene comune; una società fondata sulla solidarietà e non sull`individualismo, sulla sicurezza, la salute. Questo referendum è una sconfitta anche di tutti coloro che in questi anni sono stati tentati da qualche cedimento culturale nei confronti di quella che sembrava l`onda vincente nel Paese. C`era chi pensava che anche le idee sbagliate della destra amministrate da noi potevamo diventare giuste: no, sono giuste le nostre».

4. LA RAI DISTRUTTA DAI BERLUSCONIANI SI APPRESTA A DECIDERE NUOVE NOMINE. PER UN’EVENTUALE CAMPAGNA ELETTORALE BERLUSCONI E BOSSI VOGLIONO TUTTE LE POSTAZIONI DI FUOCO.
Ecco il conflitto di interesse trasformato in risultati economici: 2 miliardi e 770 milioni di ricavi per Mediaset, 2 miliardi e 630 milioni per Sky, 2 miliardi e 553 milioni per la Rai. La principale impresa culturale del paese, costretta in condizione servile, guadagna di meno.
Ed è già pronto il nuovo pacchetto di nomine con il timbro della maggioranza per blindare tg e trasmissioni in vista di un’eventuale campagna elettorale per le politiche.

5. CONTRATTI. MARCEGAGLIA INCONTRA I SINDACATI E MARCHIONNE TORNA A METTERE TUTTO IL PESO DELLA FIAT SULLA BILANCIA. CONFERENZA NAZIONALE PER IL LAVORO DEL PD A GENOVA IL 17 E 18.
Da Il Corriere della Sera: “ «Le distanze non si accorciano né si allungano», dice Susanna Camusso, leader della Cgil dopo l`incontro col presidente della Confindustria Emma Marcegaglia su contratti e rappresentanza. «È stata una chiacchierata generale, un giro d`orizzonte» rileva il numero uno della Confederazione di Viale dell`Astronomia. Ma intanto nel faccia a faccia informale, che si è svolto ieri pomeriggio nella foresteria dell`associazione degli industriali in Via Veneto a Roma, le due signore hanno programmato di continuare a confrontarsi. Prende così concretezza l`avvio di un tavolo di confronto della Confindustria con tutte le sigle sindacali, Cgil compresa che tornerebbe a sedersi e a trattare con Cisl e Uil già forse nei prossimi giorni, il 21 o 22 giugno secondo quanto ha annunciato Marcegaglia”. Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, ha di nuovo messo tutto il peso del suo gruppo in questa trattativa. Sempre da Il Corriere della Sera: “Apprezza il lavoro della Confindustria, ma ribadisce la volontà di far valere prima di tutto gli interessi della Fiat. Mantiene la porta aperta con i sindacati, e annuncia un incontro a breve («entro fine mese») con Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil)”.
Il 17 e 18 giugno a Genova si svolgerà la conferenza nazionale per il lavoro del partito Democratico. Dopo l’Assemblea nazionale che fissò le proposte di base del partito, e circa 90 assemblee e riunioni provinciali, le proposte del Pd ora vengono affrontare a Genova di fronte a oltre 500 delegati e invitati.