
Lo trovate nel libro di Marco Boschini e Ezio Ortes,
I rifiuti? Non esistono,
Emi 2014. E vi troverete anche i motivi per cui ho votato contro lo
Sblocca Italia, all'articolo 35 e alla politica che, con quel decreto,
il governo interpreta e ahinoi propone, (come se non ci fosse un
domani).
Sappiamo, per esempio, che le migliori esperienze europee
nei servizi di raccolta differenziata sono italiane? E sappiamo che
sono tutte gestite da società e consorzi pubblici? Società che, a
un’Italia che arranca attorno al 40% di raccolta differenziata e
annovera un’emergenza dietro l’altra, contrappongono gestioni oculate e
servizi di eccellenza: elevatissimi livelli di raccolta differenziata,
bilanci in utile e tariffe eque. Esperienze di punta che hanno favorito
l’occupazione e la crescita in molte regioni di una new economy
strutturata del riciclo e creato le condizioni per lo sviluppo di
filiere industriali che recuperano la materia proveniente dalla raccolta
differenziata.
E poi, facendo riferimento allo studio che parte da un altro consorzio che ha fatto cose formidabili:
Lo studio, coordinato dal Consorzio intercomunale Priula
di Treviso, ha messo in evidenza che le società pubbliche virtuose hanno
una media di raccolta differenziata del 73,5% contro una media
nazionale del 31,7% largamente sotto gli obiettivi minimi previsti dalle
linee di indirizzo dell’Ue. I cittadini serviti da queste società
caratterizzate da servizi di raccolta domiciliare porta a porta, che
intrinsecamente comportano un maggior grado di coinvolgimento e
responsabilizzazione degli utenti, hanno nel tempo ridotto la loro
produzione totale di rifiuti fino a 414 kg per abitante all’anno
rispetto ai 532 della media italiana e, più di ogni altra cosa,
differenziano quasi tutto. Quello che rimane e va a finire in discarica è
poco meno di 92 kg a testa all’anno, contro i 346 della media
nazionale.
E i costi, si chiedono gli autori?
Il costo medio per abitante/anno delle gestioni pubbliche
virtuose è di 107 euro contro i 175 della media italiana, e ogni
famiglia paga in media 162 euro di bolletta all’anno al posto dei 240
euro che è la media delle bollette italiane.
L'esempio pontalpino è folgorante e non si capisce (o forse lo si
capisce benissimo) perché non è portato a modello per tutto il
territorio nazionale: