Non c'è sovranità nella solitudine, c'è solo l'inganno di ciò che siamo, nell'oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”.
Questo è un passaggio molto significativo del discorso del Presidente Draghi al Senato, perché illustra in maniera chiara il nostro rapporto con la costruzione europea: unirci per riappropriarci della sovranità democratica nel governo dei grandi fenomeni globali, dal cambiamento climatico all'avvento dell’intelligenza artificiale. Sovranità che oggi stentiamo a esercitare e che si può rafforzare con la condivisione europea, rompendo con l'illusione nazionalista dei sovranisti.
Secondo alcuni commentatori la divisione tra sovranisti ed europeisti, che ha scandito la politica italiana e internazionale di questi ultimi anni, è oramai sorpassata dalla fine dell'amministrazione Trump a cui corrisponde in Italia l'improvvisa conversione europeista della Lega. Essi sostengono che si tratti di un cambiamento di tale portata da essere destinato a rimettere in discussione l'identità del Partito Democratico, che in questi anni difficili di euroscetticismo e sovranismo ha fatto da argine proteggendo l'Italia dal rischio di un'involuzione pericolosa e dannosa come quella a cui stiamo assistendo in Gran Bretagna.