Ci sono due obiezioni al mio voto di mercoledì, al di là delle ragioni politiche che tutti possono valutare.
La prima dice: ma se non voti come il gruppo, poi come potrai
pretendere da segretario il rispetto della linea? Obiezione giusta, per
carità, però mi chiedo come sia potuto accadere che mezzo gruppo non
abbia votato Marini e un quarto non abbia votato Prodi, senza nemmeno
dichiararlo. Eppure il partito era guidato da quelli che ora mi
rimproverano, più o meno velatamente, perché c'è una disciplina di
partito.
Mi si dirà: ma il problema è politico! Appunto. Ribadisco per l'ennesima volta: il mio (non) voto è in coerenza con
quello di aprile e ad esso strettamente collegato.
E rafforzato da quello che scrivevo ieri, sul punto politico di
prospettiva. Non è uno sfregio, come lo sono state molte altre cose non
chiarite, soprattutto quando il Pd ha votato cose molto diverse, per non
dire contrarie, al proprio programma elettorale. Che prevedeva il
rispetto delle decisioni a maggioranza, ma anche molto altro. Ma su
quello si può passare sopra, vero?