21 giugno 2018

Il mio nome non è Rifugiato


“La mia mamma mi ha detto: dobbiamo andare via da questa città, è pericolosa per noi. Vuoi sapere cosa faremo?

Dovremo salutare i nostri amici. Puoi preparare lo zaino, ma mi raccomando: prendi solo quel che riesci a portare.

Ci sarà da correre, camminare, camminare, camminare. E da aspettare, aspettare, aspettare, aspettare.

Dormiremo in posti insoliti.

Sentiremo parole che non capiremo.

E vedrai, quelle parole sconosciute comincerai a capirle.

Ti chiameranno Rifugiato. Ma ricorda: il tuo nome non è Rifugiato.”

Nel 2017, secondo l’ultimo report dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, il numero delle persone che hanno dovuto abbandonare le proprie case per fuggire dalla guerra, dalle persecuzioni e dalla povertà ha raggiunto i 68 milioni. Tra queste, il 53% sono bambini. Costretti a compiere da soli, o con le loro famiglie, un viaggio che facciamo fatica a immaginare, nel quale si può perdere tutto, anche il proprio nome. Ma non la propria identità. Perché coloro che chiamiamo “gli altri” sono persone e hanno gli stessi nostri diritti.

L'edizione dell'albo illustrato "Il mio nome non è Rifugiato" di Kate Milner è un progetto della casa editrice Les Mots Libres in collaborazione con Emergency.