In democrazia c'è sempre un'alternativa
Ritengo doppiamente sbagliato affermare che bisogna sostenere questo governo perchè non c'è alternativa. In primo luogo perchè in democrazia l'alternativa c'è sempre, ed è quella di dare la parola agli elettori. Che non si possa fare a causa del porcellum ormai è una scusa : è evidente che la legge elettorale non sarà cambiata. È l'unica vera assicurazione anti-crisi. Ma soprattutto un governo deve avere legittimazione per le cose buone che fa. Alcune (lo sblocca-debiti in primis) sono state fatte: ora ne servono altre urgenti per sostenere la ripresa. Letta è persona competente e capace: giusto dargli fiducia, ma non è questo il punto. Il dilemma è come pensare di risolvere le emergenze con Alfano al fianco.
Le regole seguono un'idea di partito
La discussione di ieri in Direzione e le divisioni emerse evidenziano una contraddizione di fondo. Ci si divide sulle regole innanzitutto perchè ognuno dei contendenti pensa a quali gli siano più favorevoli. E su questo la vedo dura trovare una mediazione che accontenti tutti. C'è però anche un motivo meno opportunistico: le regole riflettono il modello di partito che si ha in mente. Far votare il segretario da tutti o solo dagli iscritti non è questione riducibile all'essere pro o anti-Renzi. Idem sul fatto se legare o meno i congressi regionali con quello nazionale. Semplificando, significa pensare ad un partito luogo di direzione politica collettiva o semplice comitato elettorale, funzionale al leader di turno o autenticamente federale. Ecco allora la contraddizione: queste scelte le dovrebbe fare, con altre, il congresso. Fatte prima rischiano di condizionare il congresso che le deve sancire. Come se ne esce? A meno di improbabili accordi, usando le regole esistenti, piacciano o meno.