20 luglio 2010

Continua il tentativo di dividere!

Apprendiamo dal GdiVim di questa mattina che il capo Gruppo di PT
sottolinea che l'ass. Fassina non sapeva dell'inizio lavori del giorno
dopo e con lui il PD perchè, ancora una volta, il sindaco decide tutto
lui e non comunica.

Troviamo la posizione espressa a dir poco noiosa e
ripetitiva e ancora una volta senza motivo.

Hanno una idea di sindaco
super-man, omni-presente, omni-scente, che vive 48 ore al giorno....

Forse lo stanno confondendo con il Presidente del Consiglio...
presidente super-man o super-ciuk???


L'indottrinamento a volte fa brutti scherzi !

ACQUABENECOMUNE: 20MILA FIRME RACCOLTE IN MONZA BRIANZA

Comunicato stampa Lunedì 19 luglio


ACQUABENECOMUNE: 20MILA FIRME RACCOLTE IN MONZA BRIANZA
Il Comitato provinciale ha raddoppiato l’obiettivo prefissato all’inizio della campagna referendaria



Ventimila firme perché l’acqua resti un bene comune, un diritto umano universale, un bene essenziale che appartiene a tutti. E’ questo il contributo della Brianza alla campagna referendaria Acqua bene comune, lanciata nei mesi scorsi con l’obiettivo di eliminare, attraverso un referendum, tutte le norme che in questi anni hanno spinto verso la privatizzazione dell’acqua.

Nel nostro territorio si sono costituiti comitati per la raccolta delle firme in ogni Comune. A essi hanno aderito, insieme alla CGIL, partiti politici (PD, Sinistra Ecologia e Libertà, Federazione della Sinistra, Rifondazione Comunista, Partito Comunista dei Lavoratori, partito Socialista), movimenti (Sinistra e Ambiente Meda, Movimento Cinque Stelle, Libera Gioventù di Seregno, Popolo Viola), associazioni (Legambiente, Amici della Natura Triuggio, RdB, GAS Retina, Acra Mezzago, ANPI, Ass. Parchi Vimercatese, Meet up Desio).
Sono stati allestiti oltre 400 banchetti nei mercati, nelle vie e nelle piazze di tutta la Provincia, in occasione di feste locali, manifestazioni sindacali e politiche, eventi culturali, ai quali hanno lavorato senza sosta centinaia di volontari.

“Alla fine il bilancio della raccolta ha superato ampiamente l’obiettivo che ci eravamo prefissati –spiega Michele Giandinoto, referente del Comitato provinciale-: volevamo raggiungere le 10mila firme, siamo arrivati a 20mila. E’ un risultato straordinario, frutto di una mobilitazione che ha coinvolto il mondo del lavoro, le forze politiche, le amministrazioni comunali e tutta la società civile. La Brianza ha mostrato su questo tema una grandissima sensibilità”.

I cittadini sono stati chiamati a firmare su tre quesiti: per il primo sono state raccolte 20340 firme autenticate (19489 certificate); per il secondo 20413 (19531 certificate); per il terzo 20446 (19563 certificate).

L'importante partecipazione dei cittadini è la dimostrazione forte che l'acqua non va privatizzata, per ciò chiediamo al Consiglio Provinciale e ai sindaci della Brianza di esprimersi definitivamente affinché non venga messo sul mercato almeno il 40% come previsto dall’art 23 bis L.133/2008, del pacchetto di Brianzacque società interamente pubblica che gestisce nell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) l'erogazione e i servizi idrici in Monza Brianza.
La mobilitazione continua, continueranno le iniziative a sostegno della ripubblicizzazione dell'acqua.
Gestione e proprietà, devono assolutamente restare in mano pubblica, vista la vitale importanza del servizio.


I risultati dettagliati della raccolta di firme in Brianza sono stati presentati lunedì 19 luglio, in occasione di una conferenza stampa tenutasi presso la Camera del Lavoro Territoriale di Monza e Brianza. La conferenza è stata indetta in concomitanza con consegna delle firme (un milione in totale) in Cassazione, a Roma.


Il Comitato Provinciale Acquabenecomune Monza Brianza

Monza, 19 luglio 2010

Comitato Monza e Brianza

CGIL MONZA E BRIANZA – Ufficio Stampa
Telefono: 039/2731214
Mail: simone.cereda@cgil.lombardia.it
Web: www.cgilbrianza.it

Ultima Lettera di Borsellino



In occasione dell’anniversario della morte di Paolo Emanuele Borsellino, magistrato italiano vittima della mafia, pubblichiamo la lettera scrisse la mattina di 18 anni fa...

L’ultima lettera di Paolo Borsellino
Palermo 19/06/1940/Palermo 19/07/1972

"Gentilissima" professoressa, uso le virgolette perché le ha usate Lei nello scrivermi, non so se per sottolineare qualcosa, e "pentito" mi dichiaro e dispiaciutissimo per il disappunto che ho causato agli studenti del Suo Liceo per la mia mancata presenza all'incontro di Venerdì 24 gennaio.

Intanto vorrei assicurarle che non mi sono affatto trincerato dietro un compiacente centralino telefonico (suppongo quello della Procura di Marsala) non foss'altro perché a quell'epoca ero stato già applicato per quasi tutta la settimana alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, ove da pochi giorni mi sono definitivamente insediato come Procuratore Aggiunto.
Se le Sue telefonate sono state dirette a Marsala non mi meraviglio che non mi abbia mai trovato. Comunque il mio numero telefonico presso la Procura di Palermo è (...), utenza alla quale rispondo direttamente.
Se ben ricordo, inoltre, in quei giorni mi sono recato per ben due volte a Roma nella stessa settimana e, nell'intervallo, mi sono trattenuto ad Agrigento per le indagini conseguenti alla faida mafiosa di Palma di Montechiaro.
Ricordo sicuramente che nel gennaio scorso il dott. Vento del Pungolo di Trapani mi parlò della Vostra iniziativa per assicurarsi la mia disponibilità, che diedi in linea di massima, pur rappresentandogli le tragiche condizioni di lavoro che mi affliggevano. Mi preannunciò che sarei stato contattato da un Preside del quale mi fece anche il nome, che non ricordo, e da allora non ho più sentito nessuno.
Il 24 Gennaio poi, essendo ritornato ad Agrigento, colà qualcuno mi disse di aver sentito alla radio che quel giorno ero a Padova e mi domandò quale mezzo avessi usato per rientrare in Sicilia tanto repentinamente. Capii che era stata "comunque" preannunciata la mia presenza al Vostro convegno, ma mi creda, non ebbi proprio il tempo di dolermene perché i miei impegni di lavoro sono tanti e così incalzanti che raramente ci si può occupare di altro.
Spero che la prossima volta Lei sarà così gentile da contattarmi personalmente e non affidarsi a intermediari di sorta o telefoni sbagliati.

Oggi non è per certo il giorno più adatto per risponderLe perché frattanto la mia città si è di nuovo barbaramente insanguinata ed io non ho più tempo da dedicare neanche ai miei figli, che vedo raramente poiché dormono quando esco da casa ed al mio rientro, quasi sempre in ore notturne, li trovo nuovamente addormentati.

Ma è la prima domenica, dopo almeno tre mesi, che mi sono imposto di non lavorare e non ho difficoltà a rispondere, però in modo telegrafico, alle sue domande.

1) Sono diventato giudice perché nutrivo grandissima passione per il diritto civile ed entrai in magistratura con l'idea di diventare un civilista, dedito alle ricerche giuridiche e sollevato dalla necessità di inseguire i compensi dei clienti. La magistratura mi appariva la carriera per me più percorribile per dare sfogo al mio desiderio di ricerca giuridica non appagabile con la carriera universitaria per la quale occorrevano tempo e santi in paradiso.

Fui fortunato e divenni magistrato nove mesi dopo la laurea (1964) e fino al 1980 mi occupai soprattutto di cause civili, cui dedicavo il meglio di me stesso. E' vero che nel 1975, per rientrare a Palermo, ove ha sempre vissuto la mia famiglia, ero approdato all'Ufficio Istruzione Processi Penali, ma ottenni l'applicazione, anche se saltuaria, ad una sezione civile e continuai a dedicarmi soprattutto alle problematiche dei diritti reali, delle (...) legali, delle divisioni ereditarie ecc.

Il 4 maggio 1980 uccisero il Capitano Emanuele Basile ed il Cons. Chinnici volle che mi occupassi io dell'istruzione del relativo procedimento. Nel mio stesso ufficio frattanto era approdato, provenendo anche egli dal Civile, il mio amico d'infanzia Giovanni Falcone e sin da allora capii che il mio lavoro doveva essere un altro. Avevo scelto di rimanere in Sicilia ed a questa scelta dovevo dare un senso.
I nostri problemi erano quelli dei quali avevo preso ad occuparmi quasi casualmente, ma, se amavo questa terra, di essi dovevo esclusivamente occuparmi.

Non ho più lasciato questo lavoro e da quel giorno mi occupo pressoché esclusivamente di criminalità mafiosa. E sono ottimista poiché vedo che verso di essa i giovani, siciliani e no, hanno oggi una attenzione ben diversa da quella colpevole indifferenza che io mantenni sino ai quarant'anni. Quando questi giovani saranno adulti avranno più forza di reagire di quanto io e la mia generazione ne abbiamo avuta.

2) La Dia è un organismo investigativo formato da elementi dei Carabinieri, della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, e la sua istituzione si propone di realizzare il coordinamento fra queste tre strutture investigative che, fino ad ora, con lodevoli ma scarse eccezioni, hanno agito senza assicurare un reciproco scambio di informazioni ed una auspicabile razionale divisione dei compiti loro istituzionalmente affidati in modo promiscuo e non coordinato.
La Dna è una nuova struttura giudiziaria che tende ad assicurare soprattutto una circolazione delle informazioni fra i vari organi del Pubblico Ministero distribuiti tra le... circoscrizioni territoriali.

Sino ad ora questi organi hanno agito in assoluta indipendenza ed autonomia l'uno dall'altro (indipendenza e autonomia che rimangono nonostante la nuova figura del Superprocuratore) ma anche in condizioni di piena separazione, ignorando nella maggior parte dei casi il lavoro e le risultanze investigative e processuali degli altri organi, anche confinanti, e senza che vi fosse una struttura sovrapposta delegata ad assicurare il necessario coordinamento e ad intervenire tempestivamente con propri mezzi e proprio personale giudiziario nel caso in cui se ne ravvisi la necessità.

3) La mafia (Cosa Nostra) è una organizzazione criminale, unitaria e verticisticamente strutturata, che si contraddistingue da ogni altra per la sua caratteristica di "territorialità".

Essa è suddivisa in "famiglie", collegate tra loro per la comune dipendenza da una direzione comune (Cupola), che tendono ad esercitare sul territorio la stessa sovranità che su esso esercita, deve esercitare, legittimamente, lo Stato.
Ciò comporta che Cosa Nostra tende ad appropriarsi delle ricchezze che si producono o affluiscono sul territorio principalmente con l'imposizione di tangenti (paragonabili alle esazioni fiscali dello Stato) e con l'accaparramento degli appalti pubblici, fornendo al contempo una serie di servizi apparenti rassembrabili a quelli di giustizia, ordine pubblico, lavoro ecc., che dovrebbero essere forniti esclusivamente dallo Stato.

E' naturalmente una fornitura apparente perché a somma algebrica zero, nel senso che ogni esigenza di giustizia è soddisfatta dalla mafia mediante una corrispondente ingiustizia. Nel senso che la tutela dalle altre forme di criminalità (storicamente soprattutto dal terrorismo) è fornita attraverso l'imposizione di altra e più grave forma di criminalità. Nel senso che il lavoro è assicurato ad alcuni (pochi) togliendolo ad altri (molti).
La produzione ed il commercio della droga, che pur hanno fornito Cosa Nostra dei mezzi economici prima indispensabili, sono accidenti di questo sistema criminale e non necessari alla sua perpetuazione.
Il conflitto inevitabile con lo Stato con cui Cosa Nostra è in sostanziale concorrenza (hanno lo stesso territorio e si attribuiscono le stesse funzioni) è risolto condizionando lo Stato dall'interno, cioè con le infiltrazioni negli organi pubblici che tendono a condizionare la volontà di questi perché venga indirizzata verso il soddisfacimento degli interessi mafiosi e non di quelli di tutta la comunità sociale.

Alle altre organizzazioni criminali di tipo mafioso (camorra, 'ndrangheta, Sacra Corona Unita ecc.) difetta la caratteristica della unitarietà ed esclusività. Sono organizzazioni criminali che agiscono con le stesse caratteristiche di sopraffazione e violenza di Cosa Nostra, ma non ne hanno l'organizzazione verticistica ed unitaria. Usufruiscono inoltre in forma minore del "consenso" di cui Cosa Nostra si avvale per accreditarsi come istituzione alternativa allo Stato, che tuttavia con gli organi di questo tende a confondersi.

Paolo Borsellino
19 luglio 1992