13 maggio 2011
Nota del mattino del 13 maggio 2011.
1. INVERTIAMO LA ROTTA RISPETTO ALLA VITTORIA DELLA DESTRA NEL 2008 E NEL 2010 E DIAMO BUONE AMMINISTRAZIONI ALLE CITTA’: QUESTA LA POSTA IN GIOCO. QUESTA LA PAURA MATTA DI BERLUSCONI CHE TENTA DI RASCHIARE IL BARILE.
Oltre venti tra interviste televisive e radiofoniche ad emittenti pubbliche, private, regionali, cittadine e telefonate in diretta ai comizi dei candidati di mezza Italia (dal Centro in su, oggi sarà la giornata dedicata al Sud con il comizio finale a Napoli). Come previsto, Silvio Berlusconi ha sferrato in finale di campagna elettorale il solito attacco mediatico. Non è un comportamento nuovo. La novità è l’ansia che lo pervade. Questa volta dai suoi interventi traspare la paura. “Il Cavaliere si gioca tutto. Se non vince stavolta sono davvero guai perché, dopo aver dato fondo agli argomenti per sedurre gli elettori, vorrebbe dire che ha perduto ogni appeal, l`Italia non gli crede più” ha scritto Ugo Magri su La Stampa. Quel che teme dunque Berlusconi è la fine dell’incantesimo e l’inversione di tendenza rispetto all’onda lunga della destra vincente cominciata nel 2008. “Finora, il presidente del Consiglio ha registrato risultati che ribadivano la vittoria alle politiche di tre anni fa” ha scritto il commentatore Massimo Franco su Il Corriere della Sera: “Il vero pericolo che vuole evitare è quello di un`inversione di tendenza: un qualche scricchiolio sufficiente ad accreditare l`affanno del fondatore del centrodestra. Nella scorpacciata presenzialista delle ultime ore si indovina l`esigenza di coprire ogni spazio per scovare anche l`ultimo voto utile a scacciare questo fantasma. «Abbiamo vinto tutte le elezioni dal 2008 e dobbiamo dimostrare la nostra progressione», ha spiegato ieri Berlusconi da Torino”.
Ecco perché non sta lasciando nulla di intentato e oggi da Napoli continuerà imperterrito l’affondo mediatico e domani si appresta a fare della festa del Milan per lo scudetto l’ultimo comizio elettorale in una giornata in cui, per legge, c’è il silenzio della propaganda, ennesimo strappo, ennesimo tentativo di demolizione delle regole democratiche.
Ecco perché non bisogna lasciare nulla di intentato e contendere fino all’ultimo voto disponibile mobilitando tutti coloro che devono votare.
L’inversione di tendenza rispetto alla vittoria della destra nel 2008 e nelle ultime elezioni regionali e una buona amministrazione per le nostre città: ecco gli obiettivi da cogliere domenica e lunedì.
2. IL PACCHETTO DI MISCHIA DEL PD ALLA SFIDA IN TUTTE LE CITTA’. ANCHE UN VOTO IN PIU’ FA LA DIFFERENZA. BERSANI SCRIVE AGLI ELETTORI DELLE GRANDI CITTA’.
Tutti i dirigenti del Partito Democratico sono in giro per la campagna elettorale nelle diverse città e province dove si vota per le elezioni amministrative domenica e lunedì. E’ uno sforzo corale. In ogni città, in ogni paese, anche nella frazione più sperduta i militanti del Pd sono al lavoro e si percepisce la possibilità di farcela, di cogliere l’obiettivo. Il segretario nazionale del partito, Pier Luigi Bersani, ha scritto una lettera agli elettori di oltre 15 grandi centri urbani. Eccone alcuni stralci.
“Cara elettrice, Caro elettore, siamo a pochi giorni dalle elezioni amministrative del 15 - 16 maggio 2011. In ciascuna delle città e delle province dove si voterà non mancheranno le buone ragioni per sostenere schieramenti e candidati di centro sinistra,
progressisti e civici e per dare sostegno alle liste del Partito Democratico”. E’ quanto ha scritto il segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, in una lettera inviata alle famiglie degli elettori in alcune delle principali città coinvolte nelle elezioni amministrative, a cominciare da Milano, Torino, Bologna, Napoli, Trieste, Cagliari.
In particolare, agli elettori di Milano Bersani ha scritto che “il voto avrà un valore particolare per una città come Milano, una grande capitale morale, culturale, economica. Punta di diamante del Paese per l'innovazione, la moda, l'economia, la creatività. Come oltre il 70% dei cittadini pensa, Milano merita una guida diversa, che sappia occuparsi dei suoi problemi: la vivibilità, il traffico, i servizi alla persone, il lavoro e il costo della vita, le grandi sfide del cambiamento. Dare a Milano una nuova guida alla sua altezza, che la rispetti e la rappresenti: è quello che può garantire Giuliano Pisapia. E tanto più sarà forte il Partito Democratico tanto più Milano tornerà ad essere all'altezza del suo nome, della sua tradizione, dei suoi cittadini”.
Ai Napoletani Bersani ha scritto che “il voto a Napoli ha un doppio valore: dare alla città una guida credibile che riesca ad affrontare problemi seri come i rifiuti, il lavoro, la sicurezza e la vivibilità. Una guida autorevole come Mario Morcone capace di amministrare bene e di essere libero di agire in autonomia, rilanciando valori come la solidarietà, l'accoglienza, il buon vivere. Ma il voto a Napoli è importante anche per lanciare un segnale a tutta l'Italia della capacità del Sud di uscire dalla palude in cui è stato relegato dall'attuale Governo. Con quante promesse Berlusconi, a cominciare dalla risoluzione del problema rifiuti o dall'incremento dell'occupazione, ha ingannato i napoletani. Un voto per la città, un voto per l'Italia, qui è più vero che altrove: il centrodestra qui tenta la sua disperata resistenza. Napoli ha diritto alla sua riscossa”.
Agli elettori di tutte le città il segretario del Pd ha inoltre proposto una riflessione su un ulteriore argomento. “L'Italia – ha scritto Bersani - vive un momento difficile. Difficile soprattutto perché non si riesce, non dico a risolvere, ma nemmeno a discutere davvero i gravi problemi sociali che si sono affacciati e che si acuiscono. Il lavoro, innanzitutto; la disoccupazione e la precarietà dei giovani, la crisi delle piccole imprese, i redditi di famiglie e pensionati che si impoveriscono, i consumi che calano. Si stanno indebolendo i servizi, dalla scuola, alla sanità, alla giustizia per i cittadini. I comuni mancano di risorse per le politiche sociali e per investimenti immediati che diano un po’ di lavoro. Ma in Italia si parla d'altro. Questo è il problema. Il governo è di fatto paralizzato, il Parlamento è paralizzato. Tutto gira attorno ai problemi e alle battaglie personali del Presidente del Consiglio.
Si bloccano cosi le grandi energie e le enormi potenzialità che l'Italia possiede. Diventa impossibile fare quello che si dovrebbe fare: una svolta di politica economica e sociale e un piano di riforme vere che rimettano in movimento l'economia e l'occupazione.
La deformazione continua della nostra democrazia cancella dalla scena e dall'agenda del governo i problemi concreti dei cittadini e le vere priorità del Paese. Le elezioni amministrative non cambiano i governi nazionali . Queste elezioni amministrative, tuttavia, possono e devono dare un segnale chiaro: cosi non si può più andare avanti. Bisogna cambiare strada e occuparsi finalmente del futuro dei nostri figli e del nostro paese. Anche il Suo voto può dare questo segnale”.
3. NAPOLITANO PRESIDENTE DI TUTTI RICHIAMA LA POLITICA ALL’ETICA.
«Faccio come posso quel che mi detta la Costituzione e mi chiede la gente di ogni colore politico. Sento la responsabilità della fiducia tributata dagli italiani di ogni parte del Paese e di tutte le condizioni sociali». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, è stato accolto ieri con grande affetto a Firenze, seconda capitale del regno d’Italia dopo Torino e prima di Roma. Il presidente ha rilanciato il tema del ruolo e
della dignità del Parlamento, ma anche dell’etica nella politica, ricordando come in altri paesi basti poco, dal punto di vista delle infrazioni alla correttezza personale, perché un parlamentare debba lasciare il suo posto. Inoltre il presidente ha ricordato come, imboccata la strada del federalismo, ora si debba completare l’opera anche dal punto di vista delle riforme istituzionali con «una Camera delle Regioni e delle Autonomie per corresponsabilizzare i rappresentanti locali e regionali sul problema del bilancio pubblico».
4. LA SERVITU’ DELLA RAI NEI CONFRONTI DI BERLUSCONI LASCIA IL SEGNO. MINZOLINI INDAGATO PER PECULATO, L’AZIENDA CON 320 MILIONI DI DEBITI. E IL PREMIER DEBORDA DA TUTTE LE TV E LE RADIO.
Il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di peculato per le spese pagate con la carta di credito della Rai. Minzolini non ha fatto una piega. Ieri ha annunciato di aver ridato indietro alla Rai i 60 mila euro spesi e di aver riottenuto (per compensazione) la rubrica su Panorama, settimanale della Mondadori, che ha come azionista di controllo la famiglia Berlusconi.
La Rai, che permette queste e altre amenità, sta subendo anche i contraccolpi economici e di audience. Quest’anno i debiti ammonteranno a 320 milioni di euro, la raccolta pubblicitaria non va bene (articolo di Massimo Mucchetti su Il Corriere della sera). Mentre Mediaset, azienda del premier, non ha mai chiuso bilanci più floridi, nonostante la crisi (quale azienda si rifiuterebbe di concedere pubblicità alla televisione del presidente del Consiglio correndo il rischio di vedersi ostacolare in altri affari?).
5. IL PROBLEMA DEL DEBITO PUBBLICO E’ PIOMBO PER LA RIPRESA. TREMONTI FA FINTA DI NIENTE. MA DOPO LE ELEZIONI SERVIRA’ ALL’ITALIA LA RICETTA DELLA DESTRA: TAGLI ALLE SPESE SOCIALI.
Debito sovrano: il rischio-contagio sussiste, è «tangibile» e grava su Eurolandia, scrive il Fondo monetario internazionale. Come sempre il governo italiano minimizza. Passate le elezioni,però, il ministro Giulio Tremonti scoprirà la sue carte: dal taglio di spesa di 7-8 miliardi da fare già quest0’anno a quelli da 40-50 miliardi da fare nei prossimi due. Chi li pagherà questi tagli? Con la destra al governo non saranno certo gli evasori fiscali, già favoriti da Tremonti con il condono, e nemmeno chi specula sul capitale (sulle rendite finanziarie si paga la metà di quanto deve versare un pensionato). Come è accaduto fino ad oggi il peso lo sopporterà chi lavora.
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