29 aprile 2011

Lezioni di Resistenza: Lidia Menapace e Ambrogio Riboldi a Sulbiate.

Ieri sera a Sulbiate, presso il centro civico comunale si è svolto l'incontro pubblico organizzato dal Circolo del Partito Democratico "La Resistenza e la Costituzione". Protagonisti della serata due testimoni di quei giorni: la Sen. Lidia Menapace, ed il Presidente Onorario dell'Anpi sez. Arcore, Lesmo, Camparada, Usmate, Velate, Ambrogio Riboldi, partigiano della 104° Brigata Garibadi.

Pubblichiamo di seguito il testo dell'intervento del Coordinatore Maurizio Sarchielli, moderatore dell'incontro:

Per introdurre la serata vi propongo questa breve riflessione. Intendo così, tentare di specificare il senso ed il significato di questo incontro. E spero sia utile provocazione e contributo a favorire il racconto dei nostri due amici ed i vostri successivi interventi.

Incontro “La Resistenza e la Costituzione” -secondo appuntamento – Lidia Menapace e Ambrogio Riboldi.

Non introduco l’incontro presentando i nostri ospiti come si è soliti fare in occasioni di questo tipo, in primo luogo perché non hanno bisogno di presentazioni e poi perché qualsiasi cosa potrei dire sarebbe maledettamente insufficiente, ma ancora di più, perché preferisco siano loro a presentarsi con la loro storia, il loro racconto, le loro parole.

Questo è un incontro testimonianza, nostro auspicio è che sia per tutti noi il più sincero e autentico possibile. Cercherò quindi solo di fare brevemente e umilmente il quadro della situazione per poi lasciare la parola ai due testimoni, e poi a noi perché si possa dialogare con loro, e arricchirci di questo privilegio, e ascoltare ed imparare il più possibile.

Questa iniziativa è il contributo del Circolo Pd di Sulbiate alle celebrazioni della 66° Festa degli Italiani, più esattamente chiamata “Festa della Liberazione dalla dittatura nazifascista”. Evidenziamo dittatura nazifascista, perché è questo quello che è avvenuto in Italia. Perché è questo quello che celebriamo il 25 aprile. Perché è questo quello che intende il nostro Presidente Napolitano quando esorta tutti gli italiani alla “DIFESA DELL’ETICA DEI DIRITTI E DEI VALORI CONQUISTATI CON LA RESISTENZA”.

Doverlo precisare, però, è già un po’ ammettere implicitamente una sconfitta, ma se non lo facciamo il rischio è quello di non intendersi. Occorre attribuire un senso e un significato, a questo importante evento, corretto, perché non solo si rischia di non essere chiari ma peggio ancora, di non essere capiti dai giovani, delle nuove generazioni che dovranno in futuro ricordare e tramandare questi Valori.

Quindi:

L’Italia si è liberata dalla dittatura nazifascista. Ma sembra siano in molti però a quanto pare che non lo abbiano ancora capito, o fingano di non capire, per incomprensibili paure o ingiustificabili pudori, in onore forse di un’esigenza di pacificazione/riconciliazione che, come mi ha ricordato il sig. Ambrogio l’altra sera, è già avvenuta ben 60 anni fa grazie ad un’amnistia.

Il ministro di quel provvedimento si chiamava Togliatti, ed il capo del Governo era De Gasperi. Era il 22 giugno 1946. Fu un colpo di spugna per migliaia di fascisti, anche tra coloro che avevano commesso i crimini più efferati.

Paure e pudori che spesso albergano anche purtroppo, in alcune amministrazioni locali, dove ci si accontenta di celebrare, istituzionalmente, la Festa della Liberazione senza alcun altra specifica o aggettivo qualificativo!

Una Festa neutra, indifferente, indistinta, generica, imparziale, equidistante….ma equidistante da che?

Questo per noi è molto grave. In particolare alla luce di quello sta capitando a noi italiani in questi giorni.

Recentemente il mio Vescovo Dionigi Tettamanzi nell’omelia,tenuta in Duomo in occasione della domenica delle Palme, ha sollevato moniti e quesiti molto importanti che interpellano tutti, nessuno escluso, cui non solo i cattolici sono chiamati ad interrogarsi e a rispondere.

Sono le domande cui deve rispondere al più presto urgentemente la nostra generazione. Tettamanzi ha stigmatizzato il nostro tempo con questa efficace ma preoccupante ed infelice definizione “giorni strani e paradossali”.

Io credo che anche per la nostra Festa della Liberazione, quando dico nostra intendo noi italiani, siano “giorni strani e pradossali”.

Anche quest’anno, infatti, non è stato un bel XXV aprile. Breve cronaca, o bollettino di guerra di quanto è avvenuto in questi giorni… poi fate un po’ voi.

Velocemente elenco alcuni gesti intolleranti e infamanti:

Roma: “Il Lavoro rende Liberi.” Scritta in ferro battuto conforme a quella dei campi di concentramento naziasti apparsa sul ponte del Pigneto.

Roma: Manifesti di Giovani fascisti armati che in occasione del 25 aprile augurano buon pasquetta!!! Sostituendo ai tre punti esclamativi tre fasci littori.

Venezia: Striscione con scritto “lutto nazionale “ posizionato su un monumento dedicato ai partigiani.

Ampezzo Udine: “Partigiano infame” scritta sul muro i casa di Elio Martinis vice comandante della divisione Garibaldi della Carnia.

Salerno: Manifesti affissi per il 25 aprile dal presidente della provincia PDl, in cui si ring raziono gli eserciti alleati ma non si cita né la Resistenza né la guerra di Liberazione.

Napoli: Enrico Tarantino che sostiene la candidatura di Lettieri PdL a Sindaco di Napoli ha pensato bene in Facebook di aprire una pagina augurando Buon compleanno al Fuhrer.

Milano Corsico: Monumento ai caduti sfregiato con vernice nera e sinbolo di Forza nuova.

Più vicino a noi, anche se azioni non correlate con la Festa del 25 aprile:

Brugherio, Monza Brianza: In occasione della celebrazione del 150° dell’Unità d’Italia in comune si suonano alcune melodie tra cui la canzone del Partigiano, Bella ciao. I consiglieri della destra escono dall’aula perché poi dichiareranno che questa canzone non unisce ma divide.

Sulbiate, Monza Brianza: alcuni giorni fa alle bacheche pubbliche del nostro paese qualcuno appende dei volantini nazifascisti. Quello a noi circolo PD dedicato dice :” ERI COMUNISTA, POI DI SINISTRA, POI PROGRESSISTA, ORA SEI DEMOCRATICO. NOI ERAVAMO FASCISTI, POI SIAMO RIMASTI FASCISTI, ORA SIAMO ANCORA FASCISTI. ROBA DA FASCISTI”.

Che dire, …è allarmismo, stiamo in modo opportunistico alzando i toni per usare strumentalmente queste azioni, fatti sconsiderati a nostro vantaggio?

Giorni strani e paradossali.

Possiamo, veramente ignorare e far finta di niente? Ma questo, per quanto grave e dissacrante per le nostre radici per la nostra memoria, è solo un aspetto del problema, una piccola parte della devastazione che ci circonda.

Abbiamo provato a guardarci intorno? Non vediamo quante macerie intorno a noi?

L’Italia ha bisogno come dopo la guerra e la Liberazione di essere ricostruita. Forse è questa la missione cui è chiamata la nostra generazione. Chissà se ne saremo capaci.

Ricostruire la fiducia nella legge – ricostruire la cultura dell’accoglienza – ricostruire la visione del mondo – ricostruire il rispetto della Costituzione. Abbiamo bisogno di imparare bene e presto. Allora questo non sia solo un incontro celebrativo; il nostro questa sera sia un incontro tra persone. Un incontro autentico e non virtuale.

Mi piace pensarlo come un incontro tra maestri e discepoli.

Alllora mettiamoci in ascolto del racconto dei testimoni della Resistenza. Impariamo a conoscere questa storia che oggi ci sarà narrata verbalmente da due suoi protagonisti.

Anni fa in un incontro a Vimercate ho sentito pronunciare per la prima volta questa frase da Padre Alex Zanotelli:

”NOI SIAMO LA SOMMA DELLE PERSONE CHE ABBIAMO INCONTRATO, DI CiO’ CHE ABBIAMO VISTO, DI CiO’ CHE ABBIAMO UDITO”.

Bene, oggi qui a Sulbiate incontriamo due persone, Lidia e Ambrogio, guaradiamole in volto, guardiamole negli occhi, ascoltiamo ed impariamo quello che ci racconteranno.

E’ la loro Storia, la nostra Storia, quello che siamo stati, quello che siamo, quello che dovremo diventare. Custodiamola e facciamone tesoro, se ci riusciremo da questa sala sono sicuro che usciremo migliori di quando siamo entrati.

Maurizio Sarchielli.

Sulbiate 28 aprile 2011.


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