20 luglio 2011
Nota del mattino del 20 luglio 2011.
1. LA DIREZIONE DEL PD FISSA LA LINEA SU CRISI ECONOMICA, POLITICA, RIFORMA ELETTORALE.
La relazione introduttiva di Bersani è stata approvata ieri con sole 9 astensioni (su 175 presenti alla riunione della Direzione).
Nonostante sui giornali oggi si parli solo di riforma elettorale, Bersani ha incentrato per larghissima parte il suo intervento sulla crisi economica e sulle iniziative da prendere a livello europeo e nazionale per affrontare questo difficile tornante e per cambiare linea politica. Le linee generali della relazione sono state queste.
LA CRISI INTERNAZIONALE.
I protagonisti che hanno provocato la crisi finanziaria sono ancora in campo: Non si vede ancora l’alleanza necessaria tra la politica che riprende il suo ruolo e l’economia reale. E si propone una drammatica contraddizione. Mentre la globalizzazione imporrebbe la ricerca di un governo condiviso a livello mondiale i meccanismi di ricerca del consenso portano invece verso posizioni di chiusura e di divisione. L’esempio lampante è quello della Germania, che con l’euro ha potuto guadagnare posizioni nell’espansione della propria economia, ma che davanti a un problema come quello greco, che rappresenta appena il 3 per cento del PIL europeo, sembra interessata più a una punizione della spesa facile che alla salvezza dell’euro e dell’Unione.
L’EUROPA E LA CRISI. Le destre, che hanno guidato fin qui l’Europa, cominciano a perdere consensi. Ma questo non significa che si realizzi un cambiamento con facilità. Siamo vicini a numerose elezioni. Francia, Germania, Polonia, Romania, Croazia. Saranno elezioni che si svolgono in una fase recessiva. Credo dunque che sarebbe bene avere una piattaforma europea dei partiti progressisti per avviare campagne elettorali radicali. Una piattaforma che punti alla crescita economica, senza la quale non si affronta il problema del debito; che chiarisca che lasciare affondare i paesi marginali significa segare i rami su cui tutti gli europei sono seduti; che riconosca che la diversa competitività dei paesi europei è un problema da mettere e affrontare in comune; che metta al centro il tema della domanda aggregata. Il Pd ha già avanzato in particolare il progetto di un’agenzia europea per gestire il debito pubblico che gli stati hanno accumulato per salvare i propri istituti finanziari dalla crisi, la tassazione delle transazioni finanziarie, l’emissione di eurobond per finanziare gli investimenti. Noi italiani possiamo essere protagonisti di questa fase. Sapendo che ciò che è accaduto nelle ultime settimane è solo un’onda del mare della crisi. Gli investitori finanziari sono tornati a battere sul tasto della sfiducia sull’euro e sull’Europa.
L’ITALIA E LA CRISI. E’ chiaro a tutti che con una crescita bassa non si capisce come si potrà ripagare il debito. Per di più, dopo aver visto per tre anni questo governo il mondo ha capito che non siamo credibili. Fino a un mese fa, complice uno straordinario conformismo, si discuteva con i titoli a nove colonne sulla riduzione delle tasse. Ora ci troviamo nella condizione di dover subire manovre pesantissime. La verità è che in questi tre anni non c’è stata una politica economica, né una politica industriale. Ci sono stati filosofemi. Messaggi e suggerimenti con continue oscillazioni, il fai da te, l’individualismo, poi sullo statalismo. Ma niente di risoluto o di sostanziale. E sono stati aboliti di fatto tutti i luoghi e tutte le possibilità di discussione e di confronto. Consigli dei ministri chiusi in cinque minuti. Fiducie a raffica. Non c’è stato un solo luogo dove discutere. Quella del tenere in conti in ordine in questa condizione è stata una leggenda. Abbiamo tagliato la spesa per la scuola e abbiamo speso di più negli sperperi. Altro che riduzione della spesa pubblica. Nessuna vera riforma.
Quando sotto i colpi della speculazione siamo arrivati al dunque, abbiamo fatto bene a concedere l’accelerazione dei tempi. Ma qui si ferma la nostra responsabilità per una manovra approvata con la fiducia e che è sbagliata e iniqua. Se tocca a noi garantiamo che i saldi restino invariati, ma che correggeremo il senso della manovra. Anzi noi in base alle proposte che abbiamo già elaborato siamo in grado di dare anche un altro contributo di qualità e di efficienza su quattro punti decisivi:
1. Il Risparmio nella Pubblica amministrazione. Nel documento che abbiamo approvato nella nostra assemblea nazionale ci sono moltissime indicazioni. Dobbiamo andare avanti anche con le nostre proposte istituzionali su Province, Comuni, società comunali. Noi abbiamo dimostrato, quando abbiamo governato, di saper intervenire con efficienza. Certo potevamo anche fare di più. Ma non c’è dubbio che abbiamo fatto meglio.
In questo capitolo ci sono i costi della politica. Bisogna tirare una linea e presentare proposte concrete perché effettivamente il problema esiste. Dunque dobbiamo essere fermi nel determinare interventi e iniziative. Poi bisogna tirare la riga e da lì dobbiamo difendere a spada tratta la buona politica dall’antipolitica. Adesso che la destra capisce di perdere questo sta facendo: sta mettendo fango nel ventilatore per mandare tutto allo sfascio. Dunque dobbiamo intervenire effettivamente sulle cose che vanno cambiate. E poi da lì in poi lottare per difendere la buona politica. Dobbiamo fare anche in fretta, perché solo se intervieni sulle tue cose, come per esempio i vitalizi che noi vogliamo riportare nell’alveo della previdenza che riguarda tutti gli altri cittadini iscritti all’Inps, sugli stipendi dei parlamentari da riportare nella media europea, sull’incompatibilità tra i diversi incarichi, sulle Province, sui Comuni, sulle società comunali, solo così puoi parlare e intervenire sui privilegi degli altri. E nella società italiana di situazioni di privilegio ce ne sono moltissime.
2. Il Fisco. Noi dobbiamo riequilibrare il carico fiscale. Chi ha di più deve dare di più.
3. Le liberalizzazioni.
4. La politica industriale.
IL QUADRO POLITICO. Ma si può fare tutto questo con il quadro politico attuale? Può dare questo governo un’idea di stabilità? No. La strada maestra è quella del voto. Sono convinto che se si presentano programmi nuovi a confronto, tutti nella garanzia del rispetto dei saldi, e protagonisti nuovi, mercati e investitori capiranno. Intanto non stiamo con le mani in mano. Con Idv e Sel stiamo discutendo le proposte di programma. Con l’Udc abbiamo concordato in Parlamento gli emendamenti alla manovra. Se poi, dopo le dimissioni del governo, ci fossero le condizioni per la formazione di un governo di breve transizione per fare la riforma della legge elettorale, noi potremmo essere disponibili. Ma questo passaggio presuppone tempi stretti e che non restino al loro posto coloro che ci hanno portato fin qui. LEGGE ELETTORALE. E’ importante che oggi approviamo la nostra proposta, che ha caratteri abbastanza comprensivi sia di questioni di sistema sia di questioni più politiche, uno strumento che non chiude le porte nella discussione con le altre forze politiche, accompagna il bipolarismo, garantisce un buon equilibrio tra maggioritario e proporzionale e che ciascun partito possa presentarsi con il proprio volto. Prevede un collegio nominale a doppio turno e garantisce meccanismi per la parità di genere e che prevede che i gruppi parlamentari corrispondano alle liste presentate alle elezioni. Nel frattempo sono state avviate le procedure per la presentazione di due referendum. Uno, proposto da Passigli, l’altro che punta al ripristino del mattarellum. In entrambi i casi, sia pure per ragioni diverse, gli esiti non sono coerenti con le proposte del Pd. Credo dunque che sia da sostenere la nostra proposta.
2. DOMANI RIUNIONE DECISIVA IN EUROPA: SUL SALVATAGGIO DELLA GRECIA SI GIOCANO I DESTINI DI TUTTA L’UNIONE MONETARIA. IN USA OBAMA ALLA RICERCA DI UNA SOLUZIONE PER EVITARE IL DEFAULT.
Riunione decisiva domani a Bruxelles dei capi di Stato e di governo per evitare il fallimento della Grecia e l’innesco di una crisi sistemica. I tentennamenti di diversi paesi, Germania in testa, nel concedere sostegni alla Grecia rischiano di essere pagati cari da tutti gli europei in termini di turbolenze e attacchi della speculazione contro l’euro.
La mancanza di coesione e la frantumazione europea con ogni Stato che pensa per sé, imposte dai governi egemonizzati dalle destre, sta portando l’Europa al disastro. Queste divisioni impediscono che la politica e l’economia reale si riapproprino del proprio ruolo rispetto all’attività finanziaria che ha provocato fin qui guasti e problemi.
Gli Usa non stanno meglio. Il presidente Barack Obama deve trovare un accordo con i repubblicani sull’ammontare del debito pubblico, che ha già toccato il limite massimo dei 14 mila miliardi di dollari per evitare il default in Usa.
Da l’Unità un articolo sul tema dei debiti pubblici di Silvano Andriani. “La caratteristica principale dell`attuale crisi è nella formazione di un eccesso di debito. Il grafico la mostra plasticamente. La linea indica il livello del debito totale - somma dei debiti dello Stato, delle famiglie e delle imprese - rispetto al prodotto lordo degli Usa dal 1870 al 2010. Esso per circa mezzo secolo oscilla intorno ad una volta e mezzo il Pil; negli anni `20 si impenna sino a diventare nel 1929 tre volte il Pil e generare la crisi degli anni`30; nel 1955 ritorna al livello precedente lì resta fino all`affermarsi del neo-liberismo negli anni `80, allora ricomincia a salire con moto accelerato sino a stabilire il nuovo record pari a tre volte e mezzo il Pil nel 2007 e generare una nuova crisi finanziaria ed economica. La situazione dell`Europa non è diversa: il debito totale medio nell`Unione nel 2010 era pari a due volte e mezzo il Pil, un record storico, ma variava dalle due volte della Germania alle quattro dell`Irlanda, mentre Inghilterra, Spagna, Portogallo e Grecia si avvicinano a quel massimo. Ulteriore riprova degli squilibri europei. Il debito italiano era 2,4 volte inferiore alla media, giacché il maggiore debito pubblico era più che bilanciato dal più basso debito privato. Proviamo innanzitutto a trarre qualche lezione da questa storia, aggiungendo informazioni che rafforzano l`analogia fra la crisi degli anni`30 e quella attuale. Anche negli anni`20 vi fu un rapido aumento delle disuguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza; anche allora la prima diffusione dei consumi di massa fu finanziata col debito delle famiglie. La prima lezione è che se è vero che un eccesso di debito pubblico è una cosa cattiva, un eccesso del debito privato può essere anche più pericoloso: entrambe le più micidiali crisi del capitalismo hanno avuto origine dal debito privato. Questo rende ancora più sorprendente l`inerzia del ceto politico italiano che ha disertato il confronto contro il senso comune ancora imperante nei mercati e nelle istituzioni comunitarie che considera destabilizzante solo il livello del debito pubblico. Un cambiamento del patto di stabilità che assumesse a riferimento invece del debito pubblico il debito totale lo avrebbe reso più realistico ed anche più favorevole all`Italia. L`altra, più importante lezione, è che in una crescita trainata dai mercati la distribuzione del reddito risulta non solo sempre più iniqua, ma, di conseguenza, anche inefficiente, nel senso che essa non è in grado di alimentare un adeguato livello della domanda senza una crescita dell`indebitamento. Nei "trenta anni gloriosi" successivi alla seconda guerra mondiale, invece, mentre i consumi di massa si diffondevano in tutti i paesi
avanzati e venivano sviluppate le strutture dello Stato Sociale, il livello del debito totale non aumentò. Ciò fu il frutto di un modello distributivo determinato e gestito politicamente che fu lo strumento principale di una visione riformista dello sviluppo. Ora la domanda chiave è: dopo quattro anni di crisi il livello del debito sta diminuendo? No, sta aumentando, in quanto la modesta riduzione del debito privato è più che bilanciata dalla crescita del debito pubblico. Il grafico ci dice che qui è una grande differenza rispetto agli anni`30. La rapida riduzione del livello del debito fu allora conseguito facendo fallire migliaia di banche. Le scelte finora fatte tendono invece a preservare il valore dei crediti si cerca solo di frenarne l`aumento del debito operando sulla componente pubblica, sulle pensioni, sulle retribuzioni, cioè con l`austerità. Il permanere di un`enorme massa di debiti comprimerà le capacità di crescita per molti anni a venire e destabilizza i sistemi economici. Proprio considerando questi rischi in sede al Fondo Monetario Internazionale è stata condotta una ricerca da parte di Rheinard e Sbrancia per analizzare i diversi modi con i quali nell`ultimo secolo si è proceduto ad una riduzione del valore del debito e i loro effetti sulla crescita: default delle banche, ristrutturazione dei debiti degli Stati, periodi prolungati di tassi a interesse negativi, scoppi improvvisi di inflazione e, meglio, un`inflazione controllata abbinata ad una forte crescita economica: così fu drasticamente ridotto l`enorme debito accumulato durante la seconda guerra mondiale e rilanciata l`economia mondiale. Questo complesso di misure viene definito "financial repression" e considerato l`alternativa all`austerità. Oggi assistiamo impotenti al fatto che mercati finanziari, che hanno provocato la crisi e sono stati salvati da interventi statali, attaccano gli Stati che li hanno salvati e anche altre componenti della stessa finanza, le banche, per imporre i propri interessi. La politica non ha nessuna speranza di riprendere il controllo dei processi economici per ridurne l`instabilità ed orientarli alla soddisfazione dei bisogni prioritari senza ridurre drasticamente il ruolo dei mercati finanziari”.
3. OGGI IL DOPPIO VOTO SU PAPA E TEDESCO. BERSANI: NOI VOTIAMO SI’ ALL’ARRESTO. IL GRUPPI DEL SENATO E DELLA CAMERA CHIEDONO IL VOTO PALESE.
Oggi pomeriggio la Camera vota sulla richiesta di arresto del deputato Pdl Papa e il Senato sul senatore Pd Tedesco. La linea del Pd è chiara. Bersani ha chiesto il voto palese e ha schierato il Pd per un doppio sì alle richieste di arresto.
4. DISINFORMAZIONE DI MASSA I GIORNALI DI BERLUSCONI INNEGGIANO A TREMONTI E ATTACCANO NAPOLITANO, CALDEROLI FINI E BERSANI DIPINGENDOLI COME LA CASTA. MA NELLE VIGNETTE SUI PAPPONI NON CI SONO IL VERDINI DELLA CRICCA, IL DELL’UTRI CONDANNATO PER MAFIA, IL COSENTINO INDAGATO PER LA VICINANZA ALLA CAMORRA, SCAJOLA, LA CASA DI TREMONTI E MILANESE PAGATA DALLA SOGEI, SENZA CONTARE LO STESSO BERLUSCONI.
Con il governo che annaspa e Berlusconi che affonda, la destra ha deciso di sollevare un polverone cavalcando fino alle estreme conseguenze il vento dell’antipolitica. Come ha detto ieri Bersani è giusto intervenire subito e con efficacia per ridurre i costi della politica. Ma da lì in poi bisogna lottare contro l’antipolitica.
In questo contesto i giornali della casa sbattono in prima pagina con il titolo i papponi di Stato Napolitano, Calderoli, Fini e Bersani. Dimenticando guarda caso Verdini e gli appalti del G8, Dell’Utri condannato per Mafia, Cosentino indagato per Camorra, il ministro Romano per Mafia, Tremonti e
Milanese, con la casa da oltre ottomila euro al mese pagata dalla società pubblica Sogei, i voli blu a gogò dei ministri, la casa di Scajola, la P4 con Bisignani e chi più ne ha più ne metta. Senza dimenticare ovviamente il presidente del Consiglio, con i suoi uomini impegnati a tenere bassa la Rai per favorire Mediaset, le guardie del corpo fatte assumere al Sismi, la polizia a guardia del bunga bunga, i processi per corruzione ed evasione fiscale.
5. DISTRAZIONI DI MASSA 2. AFFARI DI FAMIGLIA. MENTRE GLI ITALIANI TIRANO LA CINGHIA E LIBERO E IL GIORNALE FANNO LA MORALE AI POLITICI MEDIASET CONQUISTA LE TORRI DI TRASMISSIONE DEL DIGITALE TERRESTRE E SUPERA LA RAI.
Da La Repubblica. “Accordo fatto. Mediaset mette le mani su Dmt, lo spin off di Alessandro Falciai che nel 2000 aveva lasciato il Biscione per creare il grande polo indipendente delle torri televisive. Un`impresa fallita per 1`ostruzionismo degli operatori che adesso, con l`avvento del digitale, hanno riscoperto quanto siano importanti le infrastrutture. Dmt verrà quindi incorporata in Elettronica Industriale, il veicolo creato da Mediaset che al termine dell`operazione punta ad avere almeno il 66% del capitale, rilevando da Falciai un altro 5-6%. Il resto sarà flottante. Il Biscione crea così un gigante da 3.300 torri, contro le 2.500 di Rai Way garantendosi nuovi flussi di cassa per almeno 500 milioni e - soprattutto - imponendo a chi vorrà entrare sul mercato televisivo italiano di passare da Segrate per trasmettere il proprio segnale. Una scelta strategica e allo stesso tempo difensiva. Eppure il piano ha rischiato di saltare «per l’arroganza di chi ha condotto le trattative» spiega Cara Goldenberg, 30 anni, azionista di minoranza di Dmt e numero uno del fondo Permian. L`esclusiva era scaduta il 30 giugno con un nulla di fatto. Poi l`accelerata improvvisa con il ruolo chiave di Carlo Ramella, direttore finanziario di Dmt, e Guido Barbieri, responsabile acquisti di Mediaset che guideranno anche la nuova struttura. L`operazione non prevede alcun esborso in contanti, quindi il nodo della trattativa era esclusivamente legato alla valutazione dei reciproci asset. E se per Dmt, quotata, i conti sono stati più semplici (con un`ebidta atteso per fine anno a 30 milioni di euro) per Elettronica Industriale l`operazione è stata più complicata. Con Mediaset che ha giocato a lungo cercando di strappare un prezzo migliore, ma rischiando di incassare il veto delle minoranze che si pronunceranno in assemblea, in autunno, come richiesto dalla Consob: «Fino a pochi giorni fa, non ci hanno mostrato i piani industriali - rilancia Goldenberg - e conferivano in Elettronica tutta gli scarti, perfino i camion che nulla c`entrano con le torri». Una trattativa, secondo alcuni, ai limiti della paranoia. Con Falciai che, dopo aver fallito il proprio piano voleva vendere, ma senza fretta. E Mediaset, di fatto, costretta a comprare per frenare la crisi della pubblicità e mettere a segno un punto nella battaglia contro Sky. Senza dimenticare che le torri valgono diversi punti nella gara per le nuove frequenze tv. Ieri, trovato l`accordo sugli asset, l`intesa è stata raggiunta
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